giovedì 28 aprile 2016

Eh?!?!

Anche Ut mi sterza sulla metanarrazione? Comincio a ricredermi sulla buona impressione che mi aveva fatto. Vabbè, siamo appena all'inizio, vediamo dove andrà a parare. Episodio molto suggestivo anche questo, comunque. Quindi che bisogno c'era di fare questa boutade?

domenica 24 aprile 2016

Trees Volume 1B: In Ombra

qui dovrebbe esserci l'immagine della copertina ma io non la vedo.
Adesso la vedo ma non so perché è venuta schiacciata.
Si conclude col secondo volume (o meglio la seconda parte del primo volume originale) il primo ciclo di Trees. Mah. Di Warren Ellis sicuramente ci sono l’originalità di molte trovate, la raffinatezza dei dialoghi, le basi scientifiche, l’attenzione ai dettagli. Quello che manca è il ritmo.
Sarà che forse era pensato in origine per essere letto tutto d’un fiato dal primo all’ottavo capitolo, mentre in Italia la lettura è stata spezzata, ma Trees stenta a decollare. La vicenda si concentra sulla base artica, il villaggio sperimentale cinese e Cefalù, mentre la situazione ai confini del Puntland, per quanto fondamentale per gli sviluppi della serie, viene relegata sullo sfondo e la cornice del candidato statunitense rimane appunto una cornice che serve solo a passare il testimone al prossimo ciclo.
Ci sono delle morti eccellenti e delle sequenze coinvolgenti (piccola noticina snob: nella splash page del post-orgia ovviamente tutti i personaggi che non hanno lenzuola a coprirne le pudenda indossano le mutande, sempre di fumetto statunitense si tratta) ma forse i vari rivoli in cui si è diluita la trama l’hanno un po’ rallentata, se non proprio appesantita. E su questi benedetti alberi aleggia ancora il mistero più fitto nonostante qualche vaga teoria.
Non è che abbia tutta questa voglia di continuare a seguire Trees, tanto più che i disegni sketchy di Jason Howard (il quale disegna tutte le donne uguali con lo stesso mento affilato e le stesse inquadrature) non invogliano alla lettura, proprio come l’idea di pagare complessivamente di più per due volumi invece che per uno fedele alla versione originale. In caso li recupererò con calma se dovessi scoprire che il finale merita.

sabato 23 aprile 2016

Cosmo Serie Gialla 43 - Golden Dogs 1: Fanny

Erano anni che non prendevo uno dei bonellidi-BéDé della Cosmo, e nel frattempo la Serie Gialla è arrivata a quota 43 uscite mentre il formato Cosmo Color ormai è estinto. Evidentemente non sono il lettore tipo italiano.
Questo Golden Dogs è presentato a colori e a differenza di altre proposte analoghe della Cosmo che ho sfogliato è stampato bene. Sarà per questo che mi è venuta voglia di provarlo, anche se Griffo non è tra i miei disegnatori preferiti. O forse è stata la generosa quantità di tette.
La storia si svolge nella prima metà del XIX° secolo a Londra, quando il misterioso avventuriero James Orwood mette su una propria banda di criminali sulla falsariga di quella dei “Black Birds”, che tanto successo sta avendo con furti, rapine e ricettazione.
Ne fanno parte la bella prostituta Fanny, l’attore trasformista castrato Lario (o Hillario o Laria) e tal Lucrèce le cui mansioni non sono ben definite ma che deve essere una criminale di successo visto che rientra tra quanti sono in procinto di essere esiliati nelle colonie britanniche.
La storia in quattro parti viene narrata in un flashforward con voce narrante fuori campo da Fanny, probabilmente nel corso di un interrogatorio, e ci viene subito anticipato che i Golden Dogs finirono la loro carriera criminale a causa di un traditore tra i quattro, creando la giusta curiosità nel lettore che viene spinto a trovare indizi sull’identità della mela marcia.
A differenza di altre opere simili, il punto di vista è sempre quello di Fanny e i singoli volumi non si concentrano (almeno non finora) su un membro diverso della combriccola, tanto che nel secondo episodio, Orwood, Fanny domina la scena dopo che i Golden Dogs sono costretti alla separazione e alla fuga dandosi però appuntamento una volta all’anno nella piazza che vide nascere la banda, impegno che per sei anni non verrà rispettato. Stephen Desberg confeziona una storia più suggestiva che originale, in cui il pezzo forte secondo me è la ricostruzione dell’ambientazione e delle strategie con cui i malfattori compivano le loro malefatte. Il personaggio di Fanny è inoltre reso con molta efficacia.
Griffo come sempre presenta ogni tanto delle teste pericolosamente sbilanciate da un lato, alcune anatomie sproporzionate e soprattutto personaggi che sono solo caricature, ma almeno si colora da solo (e non mi sembra col computer) rendendo così piuttosto piacevole l’insieme. E alcuni primi piani femminili sono veramente ben disegnati. Per fortuna ha scelto una struttura della pagina molto libera e tendenzialmente costruita su tre strisce, così il passaggio al 16x21 non è stato troppo traumatico. Resta però il dubbio che parte dei dialoghi e delle didascalie sia stata sacrificata per farli stare nei balloon.
Leggo nel colophon che i due episodi qui presentati sarebbero stati realizzati, o perlomeno pubblicati, a distanza di soli 4 mesi: il primo a gennaio e il secondo a maggio 2014; forse Griffo non è esteticamente il meglio sulla piazza (ma mi risulta che abbia i suoi estimatori e che sappia realizzare cose egregie se può dedicarvi il giusto tempo) ma professionalmente è il disegnatore ideale, probabilmente l’unico sul mercato franco-belga di questo livello a poter realizzare dei volumi con questo ritmo.
Da segnalare che le 128 pagine a colori di questo volume presentano solo 104 tavole a fumetti (l’inusuale durata di 50 pagine del secondo episodio e l’arditissimo cliffhanger finale non indicano un taglio da parte della Cosmo, vero?) e in appendice ci sono alcuni bozzetti ma soprattutto le anteprime di altri fumetti! È chiaro che una foliazione più ridotta avrebbe influito sul contenimento del prezzo ma noi siamo uomini di mondo e sappiamo che è stato necessario inserirle per arrivare alla quota complessiva di 128 pagine stabilita con la tipografia e che forse togliere un trentaduesimo o un sedicesimo avrebbe anche potuto rivelarsi più dispendioso. Ma chi glielo va a dire al lettore tipo italiano?

mercoledì 20 aprile 2016

Fumettisti d'invenzione! - 98

Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – SERIE (pag. 19)

TRIZIA (IDEM)
(Spagna 2016, © Pedro Pérez – Ominiky Ediciones, umorismo)
Pedro Pérez

Patricia Perez detta Trizia è una giovane disegnatrice formosa, ingenua e dotata di una forza erculea. Ha appena iniziato a lavorare presso uno studio che realizza videogame (1000 euro al mese, straordinari obbligatori e non retribuiti) ma il suo sogno è realizzare fumetti e vedere pubblicato il progetto che sta portando avanti con l’amica sceneggiatrice Olivia.
Alla NerdCon cui partecipano anche come cosplayer hanno occasione di mostrare il loro lavoro agli editor insieme ad altri aspiranti (tra cui una certa Paola Garcia travestita da Jean Grey) e riescono a interessare le Tomonico Ediciones.
Pseudofumetto: Rampanciufolo Facciadiciufolo è il fumetto per l’infanzia che Olivia e Trizia stanno realizzando.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

MORGAN LOST
(Italia 2015, © Sergio Bonelli Editore, thriller)
Claudio Chiaverotti (T), Michele Rubini (D)

In un mondo alternativo in cui i serial killer sono delle celebrità il protagonista cinefilo Morgan Lost svolge l’attività di cacciatore di taglie a seguito di traumatici eventi.

I Coniugi Rabbit in Morgan Lost 6 (2016). Claudio Chiaverotti (T), Cristiano Spadavecchia (D)
Una coppia di serial killer agisce ispirandosi a una serie di fumetti underground con protagonisti animali antropomorfi: The Rabbit Family. L’autore della miniserie di otto numeri, James Farrel, avrà parte attiva nelle indagini e questo episodio sembra in generale un attacco contro i luoghi comuni sul fumetto e la rappresentazione stereotipata che viene fatta di autori e lettori, proprio sulla falsariga di quanto scritto da Alfredo Castelli in Fumettisti d’invenzione! (non si può realizzare e stampare un fumetto nell’arco di una notte, i fumetti non sono solo materiale destinato all’infanzia, ecc.)
Pseudofumetti: oltre a The Rabbit Family, nel mondo di Morgan Lost convivono fumetti realmente esistenti come Corto Maltese e Dylan Dog e altri di fantasia come i supereroi Max Wonder e Plastic Hero.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

THE BRAVE AND THE BOLD
(Stati Uniti 1955, © DC Comics, storico, sportivo, fantastico, supereroi)
Ed [France Edward] Herron e Robert Kanigher (T), Russ Heath [Russell Heath Jr.], Joe [Joseph] Kubert e Irv Novick (D)

Originariamente testata antologica che presentava fumetti di soggetto storico-avventuroso, in concomitanza con la Silver Age e la rinascita di interesse per i supereroi si trasformò nel 1959 in un laboratorio in cui testare l’eventuale gradimento di nuovi personaggi prima di dedicare loro una testata propria.
Dal numero 45 al 49 presentò storie di ambientazione sportiva con derive fantastiche per poi trasformarsi nella testata di team-up tra supereroi che sarebbe stata fino alla sua cancellazione nel 1983 col numero 200 della prima serie (come spesso accade nel mercato statunitense la testata sarebbe stata ripresa negli anni successivi).
Dal numero 67 (1966) la collana fu dedicata quasi esclusivamente agli incontri di Batman con altri personaggi.

Small War of the Super Rifles in The Brave and the Bold 124 (1976). Bob [Robert G.] Haney (T), Jim
[James N.] Aparo (D)

Batman e il Sergente Rock sono sulle tracce di un gruppo di terroristi armati con dei potentissimi fucili di nuova produzione. Il gruppo (che si fa chiamare «The Thousand») arriva nientemeno che a casa del disegnatore Jim Aparo per imporgli di disegnare un finale che li veda trionfare.
Oltre ad Aparo compaiono nella storia come personaggi anche lo scrittore Bob Haney e l’editor Murray Boltinoff, a cui Aparo chiede aiuto (ovviamente Haney deve chiedere a Boltinoff l’autorizzazione per scrivere la storia come vorrebbe).

[TELEVISIONE] ALTRO (pag. 129)

BASTARDO

Divertente video musicale della cantautrice Charlotte Hatherley diretto dal suo compagno dell’epoca, il regista Edgar Wright: le situazioni descritte nella canzone (un uomo latino seduce l’ingenua Charlotte e le ruba la chitarra) vengono rappresentate tramite supporti tipici della cultura popolare con particolare riguardo al mondo femminile: articoli su giornali di moda, fotoromanzi, racconti su giornali scandalistici e persino un fumetto.

domenica 17 aprile 2016

Michel Vaillant Volume Speciale: Altre Pagine Sconosciute

Preso da un contatto alla Lucca primaverile (che hanno ben pensato di fare in contemporanea col PlayModena). Il volume raccoglie storie meno che minori nell’economia della saga di Michel Vaillant ma costituisce una ghiotta proposta per i collezionisti tanto più che la tiratura viene indicata più volte come «limitatissima».
Le cinque storie brevi contenute sono:

È ovvio! (1973, 7 tavole), tratta da un volume fuori serie dedicato alle moto. Michel Vaillant non compare nemmeno e il protagonista è il campione belga di motocross Joël Robert, realmente esistente e che già era comparso nella saga. Comparto grafico di grande livello; testi praticamente dedicati solo alle descrizioni e agli esiti delle gare, che interesseranno solo gli appassionati dello sport, oppure di moto in generale e di Joël Robert in particolare.

Esclusivo: le novità del Salone di Ginevra (1983, 5 tavole), reportage a fumetti comparso su Vogue Hommes. Michel, Steve Warson e il giornalista ex pilota José Rosinski illustrano le novità automobilistiche presentate alla kermesse di Ginevra nel 1983. Pura pornografia meccanica, ovviamente, eppure sono presenti molte situazioni divertenti. Disegni ottimi, ci mancherebbe, e si nota il distacco dalla storia precedente di 10 anni prima: gli sfondi e i personaggi erano stati affidati a collaboratori più sintetici ed eleganti.

La sfida ATC (1983, 8 tavole non consecutive sulle 20 originali), introduzione ed epilogo di una storia le cui 12 tavole centrali sarebbero state riciclate da Graton per un volume della serie regolare. Gli ATC sono (o erano) dei mezzi a tre ruote progenitori dei moderni QUAD. Non essendoci la parte principale della storia originale, pubblicata su un albo pubblicitario apposito, l’azione si limita alla presentazione dei mezzi e ad alcuni intermezzi pubblicitari per Honda e Canada Dry. Quest’ultima è la bevanda misteriosa che faceva da sponsor anche a quella storia gialla di Charlier e Coutelis pubblicata su L’Eternauta di Zerboni. Pensavo fosse una bibita gassata, invece è una birra analcolica.
In Francia non è strano che due colossi del motociclismo e delle bevande investano capitali per promuovere i loro prodotti tramite dei fumetti. È proprio un altro mondo…

…come conferma A tutto gas! (1992, 12 tavole), storia pubblicitaria comparsa in un albo apposito per promuovere i prodotti di Butagaz, «ditta francese produttrice e distributrice di gas in bombole e cisterne». I due amici But’s e Fabien lavorano per Butagaz e (uno moro, l’altro biondo) si presentano come “Michel Vaillant” e “Steve Warson” vista la loro passione per le auto da rally. Inaspettatamente incontrano proprio i loro eroi (Steve è in zona perché ha acquistato casa) e così mentre i due piloti li mettono a parte di alcune dritte sui rally i due dipendenti di Butagaz si dilungano in consigli e suggerimenti che illustrano le offerte Butagaz e più in generale come lavora la ditta. Pur nell’ottica della marchetta A tutto gas! è una storiellina scorrevole e simpatica, in cui non manca nemmeno la suspense nelle scene delle corse. Di sicuro lo studio di Graton non lesinava sulla cura dei disegni anche per questi prodotti collaterali, e in questo caso è resa ancora più evidente dal bianco e nero con cui la Gazzetta ha dovuto stampare la storia.

Si chiude in bellezza con Operazione Armada (1999, 8 tavole), albetto allegato in origine alla rivista Fleet: Wilfried Dubol è un venditore di successo di parchi auto, che assiste preoccupato alla presentazione di una nuova, mostruosa, autovettura Vaillante che ha sei posti e sei ruote e può contenere di tutto, oltre ad avere una linea aggressiva e a pagare il bollo di circolazione più conveniente. Questo modello Armada non sarà messo in vendita ma solo dato in leasing alle imprese. Per Dubol e gli operatori del settore è un vero incubo, e infatti…
Operazione Armada è stata palesemente pubblicata in origine in un formato più piccolo e si nota l’ingrandimento delle tavole a cui è stata sottoposta. Ciò non pregiudica comunque la sua godibilità ed è probabilmente la storia migliore del gruppo (quella che ha oltretutto l’onore della copertina), con cui il volume si chiude in bellezza.

Altre Pagine Sconosciute ovviamente esaurisce il suo scopo nella soddisfazione dei collezionisti e dei completisti sfegatati di Michel Vaillant, e non a caso costa “ben” 9,99 euro per 48 pagine, ma è stato emozionante rivedere un pezzo della collana che ha fatto da apripista alla BéDé in allegato ai quotidiani.

sabato 16 aprile 2016

QVANDO C'ERA LVI 1

Preso principalmente per solidarietà verso Shockdom (che dubito abbia bisogno di sostegno vista la mole di materiale che riesce a mandare anche in edicola e il successo che evidentemente alcuni suoi prodotti hanno).
QVANDO C’ERA LVI è ovviamente una satira del fascismo vecchio e nuovo, in cui un terzetto di sempliciotti di Casa Pound resuscita il duce con la complicità di un mad doctor nazista. Il corpo scelto per la clonazione non è però esattamente rispondente alle loro aspettative, come scopriranno nel colpo di scena finale – che ovviamente non rivelo ma che tanto è evidente sin dall’annuncio del prossimo episodio.
Siccome nelle intenzioni la serie dovrà svilupparsi in 4 albi, è stata prioritaria la necessità di imbastire una trama e costruirci attorno delle situazioni collegate. In questa maniera, pur se abbondano le invettive e le stoccate, la satira vera e propria rimane un po’ sullo sfondo e paradossalmente credo che anche un lettore di destra possa apprezzare il fumetto vista la rappresentazione cartoonesca (quasi affettuosa) dei protagonisti e i riferimenti puntuali alla sua ideologia.
QVANDO C’ERA LVI è comunque una storia simpatica e confezionata professionalmente (si veda la buona gestione dei tempi comici ad esempio nella sequenza del crowdfunding), anche a livello di disegno, ma per me il piatto forte sono state le varie appendici con finte vignette d’epoca, le sorprese degli ovetti Kinder a tema, la traduzione autarchica dei termini inglesi moderni, ecc. Svincolati dalla continuity e liberi di sfogarsi estemporaneamente, lì gli autori fanno veramente ridere di gusto.
In definitiva, pur non essendo il piatto forte geniale né originalissimo (mi ha ricordato tra gli altri Primo e Capitan Italia, anche se in effetti i punti di contatto sono pochi), rimane un prodotto godibile. Il Piccolo Führer che viene pubblicizzato all’interno sembra promettere bene!

giovedì 14 aprile 2016

Sugar Skull

Con Sugar Skull termina la desolata, disturbante, melanconica trilogia iniziata cinque anni or sono con X’ed out. Cinque anni per noi italiani, ché la Rizzoli Lizard dopo aver pubblicato L’Alveare quasi in tempo reale ha aspettato due anni per fare uscire Sugar Skull.
Al netto dello splendido reparto grafico (Burns ci sa fare anche coi colori, per quanto digitali), sembra che l’autore si sia impegnato a inanellare tutti quelli che per me in un fumetto sono difetti. Anche se tutti i nodi vengono al pettine, persino quelli di cui mi ero scordato, Sugar Skull non è praticamente per nulla narrativo ma esclusivamente descrittivo. Il ritmo della narrazione si sfalda e si accartoccia senza alcun motivo apparente. Le visioni metaforiche, per quanto giustificate, sono preponderanti e compiaciute. L’intento manifesto è quello di costruire un’atmosfera particolare più che una trama articolata. Forse c’era anche la voglia di épater la bourgeoisie con certi elementi. La storia, in ultima analisi, è banale. Eppure…
Eppure Sugar Skull non sarà il fumetto migliore che ho letto in questi ultimi anni ma sicuramente quello che mi ha coinvolto e catturato di più. In queste pagine il lettore si prende un calcio nello stomaco dopo l’altro. E gli argomenti che tratta, eccezion fatta per le «stronzate da liceo artistico», mi sono pure estranei, per fortuna.
È ovviamente gratificante arrivare al bandolo della matassa e capire qual è il rapporto tra Doug e Johnny, e quali sono gli eventi che li hanno portati dove sono adesso, ma la vera forza di Sugar Skull è l’ansia con cui il lettore affonda sempre di più nella vita del protagonista e di chi gli sta attorno, l’orrore gigantesco di una esistenza minuscola, il terrore di leggere nei dialoghi le meschinità in cui tutto sommato molti possono riconoscersi.
Sicuramente Burns è riuscito a ottenere questi risultati anche grazie alla perfetta scansione delle vignette, dalle dimensioni calcolate al millimetro ed efficacemente alternate con vignette scure o monocrome – ma forse sto solo cercando di razionalizzare qualcosa che difficilmente può esserlo.
Sulla trama meglio non dire nulla: gli indizi che Burns aveva seminato in precedenza si sono concretizzati nella maniera più logica. Bello comunque il colpo di scena (per me, almeno, lo è stato) sull’identità del “teschio di zucchero”, che mi fa pensare che in fondo la Rizzoli Lizard ha fatto bene a non tradurre il titolo vista la mole di significati che può assumere.
Si fa presto a dire che è più difficile scrivere una storia breve con un’idea originale (vedi, sempre di Burns, il delizioso El-Borbah) piuttosto che stiracchiare il proprio disagio per pagine e pagine, eppure Sugar Skull ha toccato le corde giuste per candidarsi a essere ricordato tra il meglio del fumetto degli ultimi anni, e sicuramente ha saputo costruire un immaginario che rimarrà a lungo impresso nella memoria del lettore.
Adesso mi è venuta voglia di rileggermi tutta la saga dall’inizio, e mi sa che mi rileggerò pure The Black Hole.

martedì 12 aprile 2016

Gary 0: Il Monito Rongo-rongo

Data l’ottima impressione che mi aveva fatto la mezza puntata di Gary ospitata in appendice a Il Morto 3 ho recuperato questo vecchio Alboink con una storia completa e in effetti ne valeva la pena.
Gary, il cagnone protagonista, e il suo assistente chihuahua Spike vengono inviati sull’Isola di Pasqua per fare un reportage per il Sensational Geographic. In maniera del tutto fortuita scoprono le preziose tavolette mancanti del Rongo-rongo (il linguaggio locale) e traducendole apprendono la storia dell’isola e del suo declino.
Ovviamente, con un meccanismo collaudato, la parte relativa a questa storia viene resa con un fumetto nel fumetto che costituisce la parte principale dell’albo. Come dichiarato in apertura, il fumetto è ispirato al film Rapa Nui (a sua volta tratto dal romanzo omonimo) e ne riprende in chiave comica la maggior parte delle sequenze.
Il Monito Rongo-rongo non è comunque solo una parodia visto che lo sceneggiatore e disegnatore Fulber vi ha inserito (oltre a inevitabili digressioni umoristiche autonome) persino dei riferimenti documentari precisi, per nulla scontati da trovare in una pubblicazione di questo tipo.
Il livello del disegno è ottimo, ma d’altra parte nella sua biografia in appendice si legge che Fulber (al secolo Fulvio Bernardini) ha iniziato a disegnare nel 1977, ed essendo l’albetto del 2000 è inevitabile che dopo 23 anni si sia abbondantemente “fatto le ossa”! I suoi personaggi, cani (anche se mi è sembrato di vedere pure qualche gatto) antropomorfi, sono espressivi e dinamici, l’inchiostrazione è perfetta e le sue vignette vantano sia una grande pulizia che le rende molto leggibili sia una grande ricchezza di dettagli e particolari, in cui è piacevole perdersi per scoprire ad esempio l’esito della pesca di un pescatore sfortunato o le tribolazioni dei topolini che fanno da contrappunto all’esplorazione della grotta in apertura dell’episodio.
Pur essendo uscito una ventina d’anni fa la copia dell’albetto che ho trovato io è praticamente come nuova, come mi hanno fatto notare nella fumetteria dove l’ho preso. Sicuramente segno della buona qualità dei materiali che le realtà amatoriali, non dovendosi preoccupare di ammortizzare i costi per grosse tirature, possono permettersi. Ma temo anche cartina di tornasole dello scarso interesse che il grande pubblico ha riservato a questo personaggio (di cui però vedo che le edizioni Menhir hanno prodotto molti altri albi), che invece avrebbe meritato maggiore fortuna.

domenica 10 aprile 2016

Historica 42 - Il fronte orientale 1: La battaglia di Kursk

Decisamente smilzo questo quarantaduesimo numero di Historica, che nonostante lo strillo sul cellophan («120 pagine») in realtà ospita due volumi della quadrilogia L’Armée de l’ombre dalla durata canonica di 46/48 tavole. Il resto sono l’introduzione di Sergio Brancato, schizzi preparatori, copertine originali, illustrazioni e work in progress delle tavole. Ma in questo caso non mi dispiace affatto leggere meno di 100 pagine di fumetto visto che si tratta di un’altra storia di guerra.
La vicenda di snoda tra il novembre del 1942 e la fine del 1943 (ognuno dei due episodi è introdotto da flashforward che dovrebbero movimentare un po’ l’ennesimo canovaccio di guerra): la Wehrmacht viene spedita sul fronte russo per espugnare Stalingrado, ritenuta fondamentale per le sorti della guerra, e il tragitto dei soldati viene funestato dal clima rigidissimo, dalle distanze titaniche da percorrere, dalla disperazione e da alcune decisioni scellerate del comando (dato il lavoro di documentazione svolto dall’autore non dubito che i convogli dei treni venissero fatti circolare aperti nonostante il freddo micidiale). Alla fine i partigiani e i soldati russi diventano l’ultimo dei pensieri per l’esercito tedesco, come sottolineato anche da Brancato nell’introduzione.
Il fronte orientale segue un manipolo di soldati quasi tutti reclute (ma c’è anche un veterano che vuole andare a Stalingrado per ricongiungersi col figlio), troppo poco caratterizzati perché qualcuno spicchi sugli altri: si nota solamente quello ultranazista con probabili agganci in alto nelle SS.
La storia, soprattutto per me che non apprezzo il genere, è la stessa di altre migliaia di film, romanzi e fumetti, ma Olivier Speltens ha saputo elevare il materiale di base introducendo dei particolari sulla vita dei soldati evidentemente tratti da testimonianze dirette, che danno alla serie un tocco quasi documentaristico.
Ai disegni Speltens non brilla per personalità né per gradevolezza, anche se nel secondo episodio mostra buoni margini di miglioramento. Non discuto che mezzi corrazzati, aerei e fucili siano riprodotti con cura certosina, ma alle sue figure umane ne L’inverno russo mancano espressività e grazia. Oltre al fatto che i colori fatti col computer dallo stesso Speltens appiattiscono il tutto e lo rendono simile a tanti altri prodotti dello stesso genere, con tanto di quei leziosi effetti a simulare esplosioni e polvere.
Nel secondo episodio, Il risveglio del gigante, ho notato però come anticipato sopra un netto miglioramento nella parte grafica che spero possa continuare o almeno stabilizzarsi su questo standard. Anche dal punto di vista dei testi e della regia delle tavole Speltens ha fatto progressi e il secondo episodio si legge con maggior piacere.
Nessun balloon invertito, questa volta, anche se all’inizio si era indecisi tra Dnepr e Dniepr, ma forse si possono usare tutti e due. Tanto per lamentarmi un po’ segnalo come il titolo originale (L’esercito dell’ombra) fosse ben più evocativo e affascinante dell’anonimo Il fronte orientale con cui è stata ribattezzata la serie, anche se in effetti il titolo italiano potrebbe costituire un migliore richiamo di sirena per un eventuale lettore occasionale interessato all’argomento.
Ah, e forse non è la Mondadori ad avercela con il mio edicolante di fiducia ma il distributore locale, visto che il precedente I Passeggeri del Vento che tanto mi ha fatto penare gli è stato chiesto in resa nonostante non gli fosse mai stato inviato…

sabato 9 aprile 2016

Fumettisti d'invenzione! - 97

Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

LEOPOLDO (LEOPOLDO: LA HISTORIETA PERDUTA)
(Argentina 2014, in Fierro, © Saccomanno/Mandrafina, fantastico)
Guillermo Saccomanno (T), Domingo Mandrafina (D)

Leopoldo è un giovane appassionato di fumetti che con l’aiuto di Lutz e alcuni incontrollabili fenomeni di viaggio del tempo ricostruisce la vicenda di un fantomatico inedito di Oesterheld e Breccia e con essa la storia della sua vita e della Storia argentina, finché scopre che anche la sua esistenza è in realtà un fumetto realizzato da tal Osvaldo Brancato.

[CINEMA] FUORI TEMA 1 –TEMATICHE LIMITROFE (pag. 108)

KDO CHCE ZABÍT JESSII? (SUPERMAN VUOLE UCCIDERE JESSIE)
(Cecoslovacchia 1966, commedia fantastica)

Regia: Václav Vorlícek; sceneggiatura: Václav Vorlícek e Milos Macourek, con Olga Schoberová (Jessie), Juraj Visny (Superman), Karel Effa [Karel Effenberger](cowboy)

Un ingegnere deve risolvere il problema del sollevamento di pesanti masse di macchinari in una fabbrica: dal fumetto Kdo chce zabít Jessii? (letteralmente: “chi vuole uccidere Jessie?”) prende l’idea dei guanti antigravitazionali indossati dalla protagonista.
Nel frattempo sua moglie ha messo a punto la tecnica sperimentale del “sogno riparatore”, ideata per rasserenare il sognatore e tramutare i suoi incubi in sogni piacevoli: questo strumento ha però la controindicazione di materializzare le cose sognate e così quando applicherà il “sogno riparatore” al marito che sognava le vicende del fumetto un cowboy e un cattivissimo Superman arriveranno nel mondo reale per dare la caccia a Jessie, proprio come nella finzione del fumetto.
Mentre i personaggi “reali” recitano normalmente, quelli usciti dal fumetto si esprimono con i balloon, che sono alla base di alcune gag.
Le immagini dei titoli di testa e il fumetto stesso sono stati realizzati dal fumettista ceco Karel (“Kaja”) Saudek, fratello del celebre fotografo Jan Saudek.
Pseudofumetto: Le avventure di Jessie compaiono in appendice alla rivista Technicky Svet (“Mondo Tecnologico”).

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
FUMETTI BIOGRAFICI (pag. 63)

“AUTOBIOGRAFIA” EN B.D. (AUTOBRIOGRAFIA A FUMETTI)
(Italia/Francia 1982, in B.D. Bulle 9, © Eredi Magnus, autobiografia)
Magnus [Roberto Raviola]
Breve storia pubblicata in occasione del Festival di Angoulême per presentare il lavoro di Magnus al pubblico francese. L’autore spiega da dove proviene la sua passione per i fumetti e quali sono state le suggestioni (le macerie del secondo dopoguerra) che ne hanno forgiato l’immaginario.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)

KING CITY (IDEM)
(Stati Uniti 2007, © Brandon Graham & TOKYOPOP Inc., fantascienza, umorismo)
Brandon Graham

Il Cat Master Joe è un po’ ladro, un po’ spia e un po’ ricettatore e come ogni Cat Master riesce nelle sue imprese grazie al suo gatto alieno multifunzione. Tornato dopo due anni di addestramento nella natia King City si trova invischiato in una strana storia mentre anche il suo vecchio amico Pete e la sua ex fidanzata Anna hanno i loro bizzarri grattacapi.
In appendice alla serie propriamente detta compaiono dei contenuti extra o delle storie brevi, nella maggior parte dei casi opera dello stesso autore, che raccontano la vita da fumettista di Brandon Graham (e occasionalmente della sua compagna Marian Churchland). Qualche altro riferimento metatestuale è sparso qua e là nelle pagine del fumetto.

mercoledì 6 aprile 2016

Il Morto 22: Murder Inc.

Questo nuovo episodio de Il Morto ha stentato a decollare nonostante la premessa originale e interessante alla sua base. I portinai dell’enorme palazzone di uffici Torre Magnus si sono inventati un sistema per fare i soldi: spiano le conversazioni dei vari direttori, amministratori delegati, ecc. e a seconda delle eventuali acredini (e ce ne sono) offrono i loro servigi anonimamente come «MURDER Inc.» per eliminare le cause dei “fastidi”.
La prima metà dell’albo si dilunga un po’ troppo sulla presentazione dei vari personaggi coinvolti, e Peg (in questo episodio autista di un pezzo grosso) viene chiamato in ballo con il vecchio e banale trucchetto dello scambio di persona. Quando però si arriva all’azione anche questo episodio deflagra e pur non essendo tra le storie migliori de Il Morto alla fine la lettura è più che soddisfacente, tanto più che il cinismo di Ruvo Giovacca ci risparmia un lieto fine posticcio proponendone uno più realistico coi “cattivi” che non vengono puniti ma si limitano a progettare di trasferire la loro attività altrove. Forse li rivedremo in qualche numero futuro: Norma è un personaggio molto ben caratterizzato che meriterebbe di tornare.
Anche i disegni di Luciano Bernasconi mi sono sembrati un po’ sottotono, nonostante la sua prova sia comunque dignitosa. Molto buona la costruzione della dinamica dell’incidente d’auto da pagina 56 a pagina 59.
In appendice la breve storia del mistero Edizione Straordinaria – Notizie del domani, in cui Giovacca riprende un canovaccio non originale ma suggestivo, purtroppo penalizzato dalla resa grafica dilettantesca di Pat Elly.

lunedì 4 aprile 2016

QUIZ

Trovate i tre nomi eccellenti nell’elenco di quanti vennero giudicati dal Gufo nella sua rubrica (“pagella” agli aspiranti fumettisti che sottoponevano i loro lavori) su Linus 40 del 1968.
Uno è stato riportato col nome di battesimo errato, ma le tre lettere iniziali e la provincia di residenza sono le sue quindi immagino che sia proprio lui.