lunedì 28 febbraio 2022

Il Morto 51: Il pelo nell'Uovo

Accortosi della presenza del Morto grazie alle telecamere di sorveglianza, il detective Rocco Ursone, che lavora nell’hotel dove si sono svolti i fatti dello scorso numero, decide di indagare sul misterioso personaggio risalendo alla clinica dove è stata internata Gianna Letta alias Rigoletta. Qui incontra una vecchissima conoscenza della serie: nientemeno che il dottor Caini che gestiva “la clinica delle menti perdute” e che continua a lavorare coi vecchi metodi. Caini informa Ursone di una taglia che penderebbe sulla testa di Peg, di cui però nemmeno Zaxan è a conoscenza.

Tra citazioni di Qualcuno volò sul nido del cuculo e delle oche del Campidoglio la storia vede Peg e i suoi ritrovati familiari scampare senza problemi al tentativo di rapimento, mentre Rigoletta e altri pazienti si prendono la loro vendetta su Caini. Tra gli internati c’è tal Orso che evidentemente è già comparso nella serie, ma di cui non vengono forniti ulteriori dettagli pur nell’abbondanza di note a piè di vignetta che caratterizza questo numero.

I disegni vengono attribuiti al solo Vasco Gioachini, che svolge un lavoro molto buono pur se un po’ ingessato in alcuni punti.

In appendice la storia breve Psèudoma, dal soggetto banalotto ma reso in maniera coinvolgente e soprattutto con dei bei disegni. L’unico riferimento all’autore è il cognome (credo): Feltrin.

Non si tratta certo di uno degli episodi migliori della serie (l’unica spruzzata di ironia la troviamo nell’ultima vignetta) ma Il pelo nell’Uovo è comunque una piacevole lettura.

sabato 26 febbraio 2022

giovedì 24 febbraio 2022

Qualche curiosità su Larry Mannino/7

Oltre agli 81 episodi pubblicati su Lanciostory ne esiste un altro che comparve anche in Italia, sul numero 4 dell'effimera rivista Terrifik con cui Alvaro Zerboni nei primi anni '90 fece di nuovo capolino nel settore.

In realtà non si tratta di un caso isolato, perché anche di El Peregrino de las Estrellas, cioè Robin delle Stelle, a suo tempo vennero pubblicati solo 11 episodi sui 12 esistenti, e l'ultimo è stato recuperato solo in anni recenti da Allagalla.


venerdì 18 febbraio 2022

Les Eaux de Mortelune volumi 6-10

Come si poteva riprendere la serie dopo il finale disperato e nichilista dell’ultimo volume? Cothias ce la fa senza imbrogliare poi troppo.

Mille anni dopo gli eventi della prima pentalogia una nave spaziale è in rotta verso Plutone e il suo equipaggio viene catturato dal sogno latente di Nicolas che gli è sopravvissuto, e che ha fatto rinascere tutti gli altri personaggi della saga, compreso il Duca Malik che è riuscito a ottenere un’autonomia propria al di là del sogno e quindi (fuso con l’intelligenza artificiale dell’astronave) torna a sfidare Jèrôme, Violhaine e gli altri personaggi redivivi a cui si aggiunge la ciurma della nave spaziale. In sostanza è il soggetto del terzo episodio di Druuna.

Tra gli umani della navetta ci sono anche una bestiolina aliena chiama Puce che immagino essere un omaggio a Zig et Puce, fumetto storico francese. Di sicuro un omaggio alla BéDé lo è Alfred, il pinguino/robot di bordo che si chiama come il personaggio che è stato trasfigurato nel premio che danno ad Angoulême.

Un mondo onirico, dicevo: Cothias modifica la caratterizzazione di alcuni protagonisti (gli stronzi non sono più così stronzi), mutila i suoi personaggi e poi li rigenera, li ammazza e poi li fa tornare in scena. Tanto è tutto un sogno. Almeno con questa scusa Pancrasse può avere il moncherino su una mano o sull’altra senza dover sottostare a nessuna logica. Alfred, però, passa alternativamente da quattro a cinque dita per “mano”, e lui dovrebbe essere un personaggio “reale”, per quanto ci si possa chiedere se un robot riesca effettivamente a sognare.

La vicenda è un tale coacervo di false partenze e riposizionamenti che anche stavolta Cothias tira fuori dal cilindro una cosa mai citata prima pur di far procedere la storia da qualche parte: a metà del ciclo, nell’ottavo volume, salta fuori che Paule (una delle astronaute) è incinta di una creatura aliena. Ma nell’episodio successivo la cosa si sviluppa in maniera differente e Les Eaux de Mortelune diventa il Bilbolbul di Mussino, coi personaggi che rendono concrete le loro frasi idiomatiche. Il tutto mentre l’umorismo greve di Cothias si fa sempre più greve. Mio dio…

La saga si conclude come il disastro ferroviario che annunciava di essere, con citazioni ingombranti fuori luogo (da Lovecraft a Proust) e tentativi velleitari dello sceneggiatore di attirare l’attenzione del lettore alzando sempre di più la posta, col risultato di dare l’impressione di non sapere in che direzione andare, cosa probabilmente vera, finendo nella psicanalisi spicciola che porta a un bel resettone di tutta la saga… cosa che sarebbe pure stata interessante se condotta con maggior criterio e le idee chiare sin dall’inizio.

I disegni di Adamov si sono purtroppo fatti più semplici. È ancora uno spettacolo e a tratti la sua sintesi mi ha ricordato Juillard, ma certi virtuosismi si sono persi, nonostante la storia permettesse di sbizzarrirsi in architetture e panorami alieni. Oltretutto non si colora nemmeno più da solo, ma quel compito è demandato a J. J. Chagnaud. E il lettering fatto col computer a volte è tremendo.

In definitiva questo secondo ciclo è veramente caotico e strutturato male, ma se neanche il primo brillava per coerenza stavolta sembra quasi realizzato controvoglia. D’altra parte se ne può godere lo stesso abbandonandosi alla follia di Cothias (il primo a non prendersi sul serio) tanto più che stavolta i molteplici buchi nella sceneggiatura sono quasi giustificati. Ma forse lo dico solo per non rimpiangere il tempo perso a leggere questo guazzabuglio. Non saprei dire se è veramente tanto peggiore rispetto al primo. Si tratta di due bruttezze diverse e difficilmente paragonabili.

martedì 15 febbraio 2022

Qualche curiosità su Larry Mannino/6

Ormai si sarà visto con quanta generosità Ray Collins citi e omaggi personaggi del fumetto. Curiosamente gli oggetti di queste citazioni sono i protagonisti dei comic book e delle strisce statunitensi, quasi prevedendo una diffusione al di fuori dei confini nazionali e privilegiando quindi dei rimandi universali. Qui di seguito qualche esempio, tra cui qualche anticipazione:


sabato 12 febbraio 2022

Tratti in salvo - Storie brevi, illustrazioni, perle ritrovate

Celebrazione della carriera più che quarantennale dell’Ingegnere del fumetto italiano, la parte del leone di questo volume la fanno le illustrazioni mentre i fumetti occupano una parte minoritaria, per quanto abbastanza consistente, né potrebbe essere altrimenti visto che la sua produzione a fumetti non è purtroppo molto corposa e le opere più famose e meno rare sono già state variamente ristampate.

Oltretutto viene presentata nuovamente La Pratica AB, che non sarà certo facilissima da trovare ma che è già stata ristampata in altre occasioni oltre al volume Indagine nell’Altroquando che a dispetto del mito che lo circonda non è così difficile da reperire. E con le sue 20 tavole questo esordio moebiusiano occupa in pratica un quarto dello spazio dedicato ai fumetti, visto che spesso il resto dei lavori si risolve anche in una sola tavola! Fortunatamente ogni storia è l’occasione per una breve introduzione dello stesso Giardino.

In linea di massima basta scartabellare la propria collezione di Comic Art, Il Grifo più qualche rivista francese e qualche catalogo per ricostruire il corpus presentato in Tratti in salvo, ma non manca qualche isolata e piacevolissima sorpresa come I Mandanti, prova generale di Piombo di Mancia che non credevo fosse stata nemmeno completata dopo gli aggiustamenti di tiro suggeriti da Bepi Zancan che avrebbero portato al Sam Pezzo definitivo.

Prezioso anche l’inserimento della tavola per la collettanea francese Tribolo l’incroyable aventure, una delle pochissime occasioni in cui Giardino non ha scritto i testi da solo, come nel caso de La Menzogna del Cavolo in cui Daniele Panebarco si è limitato (Dio sia lodato!) a fare la sceneggiatura – progetto di cui rimangono comunque solo queste cinque tavole, né mi pare che la scansione delle vignette di Giardino si sposasse bene con i ritmi narrativi di Panebarco.

Al di là di questo, dicevo, c’è una marea di illustrazioni che comprende anche omaggi ad altri fumettisti e, in appendice, sezioni dedicate al cinema, alla natura, al vino, alla musica e alle ceramiche. Probabilmente tra queste ce ne sono alcune di quelle per cui Luigi Bernardi accusava Giardino di trascurare il fumetto.

Al di là della divisione tematica delle ultime immagini, in Tratti in Salvo si respira una piacevole atmosfera caotica e bulimica, pieno zeppo com’è di opere realizzate con strumenti (ma anche stili) diversi, in epoche differenti e per le destinazioni più varie come manifesti di festival. Inoltre il fatto che molte immagini non siano recenti e di conseguenza vengano riprodotte da altre fonti, per la gioia dei collezionisti che possiedono gli originali, ci risparmia quell’antipatico effetto della scansione per cui le asperità della carta per acquerelli sono visibili in stampa. Cosa che purtroppo succede invece con la bella copertina inedita.

Data la particolarità del volume, ricchissimo di immagini pur se non offre alcun fumetto inedito (ma tra questi c’è qualche chicca), il prezzo è veramente basso: solo 19 euro a fronte di ben 256 pagine su carta patinata. A volergli proprio trovare un difetto, il formato 19x26 sembra un po’ piccolo se confrontato con quello dei “vecchi” volumi Lizard o Milano Libri, ma tanto ormai pare sia diventato un formato standard.

mercoledì 9 febbraio 2022

Mistero risolto

L’ultimo ciclo di Dago che si è concluso recentemente sul numero 2443 di Lanciostory mi ha lasciato con un punto interrogativo. L’ultima tavola è un omaggio a Robin Wood e ai suoi personaggi, ma ce n’era uno che proprio non riuscivo a capire chi fosse.

Roso dal dubbio, ho deciso di disturbare David Tejada in persona (il disegnatore di questo ciclo) per capire chi fosse. Gentilmente, e in un italiano perfetto, ha risposto al mio interrogativo:

In risposta alla tua domanda su quale personaggio sia quello tra Jackaroe e Pepe Sánchez, devo dirti che è il cosacco Sacha Veblin.

Non solo, mi ha pure fornito qualche interessante retroscena:

C'è un piccolo aneddoto in relazione all'esito della storia, perché sebbene Morini avesse pianificato che Dago entrasse in una chiesa e parlasse con un prete, non si è mai pensato che fosse Wood, dato che Robin era ancora vivo quando ho ricevuto la sceneggiatura.

Quando è arrivata la triste notizia della partenza di Robin, ho deciso che doveva essere lui il prete, poiché i dialoghi potevano adattarsi bene e generare complicità con il lettore.  È stata anche la scusa per rendergli omaggio e darmi il piacere di disegnare alcuni dei suoi personaggi più famosi.

Mistero risolto.

venerdì 4 febbraio 2022

Nebula - Lo straordinario caso della bambola rapita e di quello che ne conseguì

Il pisano Aiace Sbrana si reca in un paesino della Calabria dove ritroverà l’amico d’infanzia Carlo. Conosce sua figlia Veronica con cui apprenderà una brutta notizia: Carlo è morto. Mettendo a posto le carte dell’agenzia assicurativa di cui Carlo era proprietario (la Nebula del titolo) i due trovano una curiosa polizza che copre una bambola, sottoscritta dal maggiorente locale commendator Fagà. Neanche il tempo di ragionare sull’assurdità della copertura che la figlia di Fagà viene rapita, ovviamente insieme alla bambola assicurata per 200.000 euro. Per aiutare Veronica Aiace collabora alle indagini della polizia, più che altro infastidendo la bella e sboccatissima ispettrice Gallelli.

Nebula è un fumetto sicuramente originale ma anche un po’ spiazzante. Accanto a un cinico realismo (il commendator Fagà non solo ritiene normale pagare il pizzo ma si vanta di farlo regolarmente, i rapimenti sembrano una cosa tanto comune in Calabria che non serve approfondire moventi e mandanti) propone delle situazioni brillanti che a volte sembrano un po’ ingenuamente demodé, come i battibecchi tra Aiace e Veronica e le molteplici declinazioni della maremma a seconda delle situazioni in cui Aiace si trova. Tutto sommato questa ambivalenza contribuisce all’originalità e alla piacevolezza del fumetto, come anche il fatto che il “caso” venga risolto senza svelare l’identità e le motivazioni dei rapitori.

Dove gli sceneggiatori Lucio Staiano e Marco Di Grazia hanno un po’ “imbrogliato” è invece nel ricorso al sovrannaturale per sciogliere i nodi, anche se in fondo un detective improvvisato che risolve la situazione senza brillare per acume e senza conoscere i luoghi della vicenda sarebbe sembrato ancora meno realistico.

Pur se la lettura di Nebula è interessante e divertente, la parte migliore sono i disegni di Umberto Giampà, dal tratto rigorosamente realistico, ricco ma pulito e leggibile. Grazie a un uso intelligente della documentazione fotografica (Aiace è Robert Downey Jr. ma ci sono altre comparsate eccellenti tra cui Lino Banfi) è riuscito a rendere espressivi e dinamici i personaggi; inoltre abbondano scorci della Calabria a cui Nebula rende omaggio: d’altra parte due autori su tre sono appunto calabresi.

La copertina è stata realizzata da Giuseppe Di Bernardo (coi colori di Claudia SG Ianniciello), che nel 2000 aveva realizzato la prima avventura di Nebula.

Questo volume è stato pubblicato ancora nel 2018, ma è ordinabile solo a partire da pochissime Anteprima fa. Per questo mi sono permesso di anticipare alcuni snodi della trama visto che in molti l’avranno già letto.

mercoledì 2 febbraio 2022

Qualche curiosità su Larry Mannino/5


Oltre al curioso caso di un episodio di Precinto 56 disegnato (anche) da Medrano/Martinez, in quel caso mai pubblicato, Larry Mannino è stato disegnato anche da Domingo Mandrafina. Nel primo “Libro de Oro” (numero speciale fuori collana) dello Skorpio argentino comparve il libero El Triturador, che in origine era un episodio di Precinto 56 finito chissà come sul tavolo da disegno di Cacho, che oltretutto mi pare si autoritrasse nel cattivo della storia.

A suo tempo Ray Collins svolgeva anche mansioni redazionali fungendo quindi da tramite per gli autori e assegnando le sceneggiature, quindi è strano che a un disegnatore diverso da Lito Fernandez fosse finita proprio una storia pensata per una sua serie, eppure è quello che è successo.

Forse si trattava di un episodio di prova (El Triturador è del 1974) e infatti sia Val Amato, che qui si chiama Gus, che Zero Galvan hanno delle fisionomie diverse rispetto a quelle canoniche. Addirittura, il protagonista sembra anticipare Savarese!