venerdì 17 febbraio 2017

Blake e Mortimer 24: Il Testamento di William S.

Finalmente sono riuscito a mettere le mani sull’ultimo volume di Blake e Mortimer. L’attesa è valsa la pena, perché è davvero molto bello.
L’inizio è strepitoso e, nonostante sembri apparentemente slegato dal resto, fornisce un bell’incipit.
Blake e Mortimer si trovano coinvolti nella disputa tra Oxfordiani e Stratfordiani, una querelle che vede contrapposti i sostenitori della teoria che Shakespeare non fosse mai esistito e quanti invece suffragano la tesi contraria. Questa disputa non è solo intellettuale e letteraria ma nel corso del tempo ha assunto contorni sin troppo tangibili e prosaici visto che fino al 1858 le due fazioni arrivavano persino a sfidarsi a duello ammazzando a vicenda i rispettivi appartenenti!
Nel fatidico 30 agosto di quell’anno Lord Lupus Sandfield, esasperato dalle morti insensate di suoi amici appartenenti all’una e all’altra fazione, propose un accordo per cui avrebbe versato 100.000 sterline nelle casse della confraternita che avrebbe dimostrato in maniera inoppugnabile la propria teoria, a patto che per un secolo cessassero le sfide e i duelli. Il Testamento di William S. si svolge a partire dal 29 agosto 1958, quindi il tempo incalza e bisogna risolvere il mistero entro il 1 settembre, proprio mentre è in corso uno sciopero dei controllori di volo.
Nel periodo in cui si svolge questo episodio ci sono quindi tre poteri in gioco: gli Oxfordiani, gli Stratfordiani e gli eredi di Sandfield, che teoricamente sarebbero tenuti a rispettare la consegna del loro antenato qualora emergessero prove evidenti a sostegno di una tesi o dell’altra, ma che potrebbero anche non gradire di partecipare al gioco, visto che nel corso di cento anni la somma originaria è diventata una cifra da capogiro…
Qualcuno ha messo alle calcagna di Mortimer i suoi sgherri, e non è detto che qualcuno delle altre fazioni non stia agendo per conto proprio.
Nel frattempo a Venezia, guarda caso, viene scoperta in un palazzo una camera segreta che contiene il primo indizio per arrivare al bandolo della matassa.
Il tutto mentre a Londra dei Teddy Boys (chiamati semplicemente Teddys) derubano la bella società che si avventura a piedi a Hyde Park, guidati da un misterioso individuo piuttosto dandy con il vezzo dei bastoni da passeggio con la testa di animali.
La vicenda è insomma bella complicata, con molti personaggi in azione e più di un enigma da risolvere: shakespeariana, appunto! Il ritmo frenetico e appassionante è sicuramente un grande pregio di questo volume, oltre al lavoro titanico di documentazione a cui si è sottoposto Yves Sente. Apprendo che nel 1958 esistevano già le macchine fotocopiatrici, di cui viene mostrato un esemplare raffigurata con la certosina cura che solo la BéDé può garantire.
Tutti i personaggi (e ce ne sono tanti) sono ben caratterizzati, interviene anche un Olrik in gran spolvero (ancorché confinato in carcere) e ci sono citazioni a non finire (la tizia con l’abito di Mondrian è un omaggio a Peggy Guggenheim, giusto?). Non mancano nemmeno spunti umoristici, o almeno ironici, come il biglietto lasciato all’Arena di Verona da Mortimer per canzonare i suoi inseguitori.
Ciò detto, la parte grafica è addirittura migliore di quella scritta. I disegni di Juillard sono splendidi come al solito (e anche lui riempie le sue vignette di citazioni) ma soprattutto sta continuando con successo la sua opera di “juillardizzazione” di Blake e Mortimer, per cui lo stile di riferimento di Edgar Pierre Jacobs si fa sempre meno costrittivo in favore di un maggiore realismo e di un segno più modulato e tratteggiato. I volti continuano a essere raffigurati in maniera più stilizzata, ma si tratta dell’ultimo tributo allo stile di Jacobs, che comunque di stili ne aveva praticamente uno a episodio. In questa avventura compaiono diverse donne e Juillard è riuscito a personalizzarle alla perfezione senza ricorrere alla caricatura.
Probabilmente Il Testamento di William S. verrà considerato un episodio minore nel corpus della serie (non c’è nessun complotto catastrofico, i protagonisti vi si trovano invischiati praticamente per caso, certe sequenze sono un po’ pilotate per far procedere la trama nella direzione voluta, l’immagine di Mortimer viene un po’ intaccata visto che si dimentica che in Italia si guida a destra e ammette di non sapere il Latino), ma io non sono riuscito a staccare gli occhi dalle pagine e non vedevo l’ora di arrivare alla conclusione del mistero.
L’edizione italiana a cura di Alessandro Editore presenta molti più refusi del solito, ma vista la qualità del fumetto si perdonano facilmente.

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