Erano anni che non prendevo uno
dei bonellidi-BéDé della Cosmo, e nel frattempo la Serie Gialla è arrivata a
quota 43 uscite mentre il formato Cosmo Color ormai è estinto. Evidentemente
non sono il lettore tipo italiano.
Questo Golden Dogs è presentato a colori e a differenza di altre proposte
analoghe della Cosmo che ho sfogliato è stampato bene. Sarà per questo che mi è
venuta voglia di provarlo, anche se Griffo non è tra i miei disegnatori
preferiti. O forse è stata la generosa quantità di tette.
La storia si svolge nella prima
metà del XIX° secolo a Londra, quando il misterioso avventuriero James Orwood
mette su una propria banda di criminali sulla falsariga di quella dei “Black
Birds”, che tanto successo sta avendo con furti, rapine e ricettazione.
Ne fanno parte la bella
prostituta Fanny, l’attore trasformista castrato Lario (o Hillario o Laria) e
tal Lucrèce le cui mansioni non sono ben definite ma che deve essere una
criminale di successo visto che rientra tra quanti sono in procinto di essere
esiliati nelle colonie britanniche.
La storia in quattro parti viene
narrata in un flashforward con voce
narrante fuori campo da Fanny, probabilmente nel corso di un interrogatorio, e
ci viene subito anticipato che i Golden Dogs finirono la loro carriera
criminale a causa di un traditore tra i quattro, creando la giusta curiosità
nel lettore che viene spinto a trovare indizi sull’identità della mela marcia.
A differenza di altre opere
simili, il punto di vista è sempre quello di Fanny e i singoli volumi non si
concentrano (almeno non finora) su un membro diverso della combriccola, tanto
che nel secondo episodio, Orwood,
Fanny domina la scena dopo che i Golden Dogs sono costretti alla separazione e
alla fuga dandosi però appuntamento una volta all’anno nella piazza che vide
nascere la banda, impegno che per sei anni non verrà rispettato. Stephen
Desberg confeziona una storia più suggestiva che originale, in cui il pezzo
forte secondo me è la ricostruzione dell’ambientazione e delle strategie con
cui i malfattori compivano le loro malefatte. Il personaggio di Fanny è inoltre
reso con molta efficacia.
Griffo come sempre presenta ogni
tanto delle teste pericolosamente sbilanciate da un lato, alcune anatomie
sproporzionate e soprattutto personaggi che sono solo caricature, ma almeno si
colora da solo (e non mi sembra col computer) rendendo così piuttosto piacevole
l’insieme. E alcuni primi piani femminili sono veramente ben disegnati. Per
fortuna ha scelto una struttura della pagina molto libera e tendenzialmente
costruita su tre strisce, così il passaggio al 16x21 non è stato troppo traumatico.
Resta però il dubbio che parte dei dialoghi e delle didascalie sia stata
sacrificata per farli stare nei balloon.
Leggo nel colophon che i due
episodi qui presentati sarebbero stati realizzati, o perlomeno pubblicati, a
distanza di soli 4 mesi: il primo a gennaio e il secondo a maggio 2014; forse
Griffo non è esteticamente il meglio sulla piazza (ma mi risulta che abbia i
suoi estimatori e che sappia realizzare cose egregie se può dedicarvi il giusto
tempo) ma professionalmente è il disegnatore ideale, probabilmente l’unico sul
mercato franco-belga di questo livello a poter realizzare dei volumi con questo
ritmo.
Da segnalare che le 128 pagine a
colori di questo volume presentano solo 104 tavole a fumetti (l’inusuale durata
di 50 pagine del secondo episodio e l’arditissimo cliffhanger finale non indicano un taglio da parte della Cosmo, vero?)
e in appendice ci sono alcuni bozzetti ma soprattutto le anteprime di altri
fumetti! È chiaro che una foliazione più ridotta avrebbe influito sul
contenimento del prezzo ma noi siamo uomini di mondo e sappiamo che è stato
necessario inserirle per arrivare alla quota complessiva di 128 pagine stabilita
con la tipografia e che forse togliere un trentaduesimo o un sedicesimo avrebbe
anche potuto rivelarsi più dispendioso. Ma chi glielo va a dire al lettore tipo
italiano?
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