lunedì 31 marzo 2014
sabato 29 marzo 2014
giovedì 27 marzo 2014
"Le tavole perdute di Western"
Così temevo che avrei dovuto intitolare questo post dopo aver notato su Western delle edizioni Cosmo che ogni tanto "saltano" due pagine, ovvero si passa ad esempio dalla 11 alla 14. Per fortuna, non è stato effettuato nessun taglio ma semplicemente le doppie tavole di raccordo à la Remington dipinte da Rosinski sono state estrapolate dalla loro posizione originale e inserite alla fine. In realtà non tutte sono state riprodotte, e solo 2 nella loro interezza. Di seguito quelle mancanti o monche tratte dai Lanciostory in cui vennero inserite correttamente come "titoli di testa" dei singoli episodi:
(quelle gentilmente postate da Jelem in un commento nel post di ieri su Michel Vaillant sono venute meglio)
Oltre appunto al mistero delle pagine che "non tornano" nel conto di Michel Vaillant mi aveva messo la pulce nell'orecchio anche il fatto che a suo tempo era stato più o meno
annunciato sul Calendario Eura 2002 un misterioso volume Cybersix Speciale ad agosto, e chiedendo informazioni Sergio Loss mi aveva detto che probabilmente si sarebbe trattato di un volume che ristampava Western, dalla lunghezza eccessiva per Euramaster. In realtà, quindi, con il volume della Cosmo non perdiamo quasi nulla. Forse il ritmo della storia non è esattamente al 100% quello voluto dagli autori, ma non lamentiamoci.
Ciò non toglie che qualche piccolo appunto alla Cosmo vada comunque fatto:
Fottuto correttore automatico (peraltro coltissimo: scopro oggi che "trinare" significa reiterare la stessa azione tre volte o guarnire di trine un vestito)
mercoledì 26 marzo 2014
-11! (e un mistero)
Per me, un'ottima notizia. Questa serie integrale sarà ancora più integrale. Perché non pubblicarli tutti, i Dossiers, visto che ci sono? E chissà che a questo punto non vedano la luce pure gli altri lavori semisconosciuti di Jean Graton.
Il mistero: in questo episodio la numerazione delle tavole, non sempre presente, sembra essere avanti di 3 numeri rispetto al numero delle pagine, dando l'impressione che ci siano 3 tavole scomparse.
Non credo che abbiano lasciato fuori dal volume tre tavole originali quando sarebbe bastato spostare o eliminare altro materiale per far loro posto, e la storia consta comunque delle canoniche 44 tavole. Può darsi che si tratti di un semplice errore di numerazione, come occasionalmente succede (anche in un precedente episodio di Michel Vaillant) o forse i disegnatori hanno contato come tavole di fumetto anche quelle che nel volume originale erano il frontespizio e la prima pagina. Se qualcuno potesse sciogliere l'arcano...
martedì 25 marzo 2014
Blake e Mortimer 22 (se ho fatto bene i conti) - L'Onda Septimus
E finalmente sono riuscito anch’io a leggere l’ultimo Blake e Mortimer, in ritardo mostruoso (persino Fumo di China ne ha parlato nel
frattempo!) per cause imputate come di consueto alla distribuzione.
Attendevo al varco Jean Dufaux, autore postmoderno amante delle frasi a
effetto, delle citazioni e delle didascalie espressive e non descrittive, e
secondo me ha passato più che dignitosamente l’esame del Classico dei Classici.
L’Onda Septimus non è un capolavoro e non è esente da
pecche: Mortimer come scienziato pazzo non ce lo vedo proprio, così come mi
pare che Blake a volte sia un po’ “anarchico”, alcuni passaggi non sono stati
sviluppati compiutamente (come è stato catturato Olrik? E Blake come è uscito
dalla grotta?), oltre ovviamente a certe vestigia dello stile di Dufaux che la
cura editoriale non ha saputo o voluto smussare, come le spacconate
melodrammatiche di alcuni dialoghi («Amo le persone fuori dal comune. Mi
divertono perché sono il mezzo migliore per combattere la noia.» afferma una
dark lady) e certe scene talmente “larger than life” da sfiorare il ridicolo,
vedi la ricostruzione in manicomio di una postazione militare a fini
terapeutici!
Come nel caso del primo episodio di Van Hamme, anche Dufaux ci tiene a far
vedere quanto bene abbia studiato la lezione di Jacobs e riprende e sviluppa vari
dettagli (anche insignificanti) della mitica storia Il Marchio Giallo, di cui questa L’Onda Septimus ha l’ambizione di essere il seguito. Sparito Guinea
Pig/Olrik, il professor Mortimer riprende gli esperimenti di Septimus sull’Onda
Mega, ignaro che un gruppo di facoltosi con intenti malvagi sta a sua volta
ricominciando quelle ricerche. C’è “qualcosa” che però impedisce il giusto
svolgersi degli esperimenti, e che si rivelerà essere nientemeno che una navicella
spaziale sepolta nel sottosuolo di Londra!
La storia è appassionante, incalzante e originale – per quanto lo stesso
Dufaux dichiari di essersi basato sul primo episodio di una vecchia serie
televisiva per imbastirla. Molte trovate hanno inoltre un retrogusto surreale,
quasi psichedelico, che inaspettatamente si sposano molto bene con
l’ambientazione di Blake & Mortimer. Non mancano alcuni difetti, come ho
sottolineato sopra (e aggiungo: non si poteva sviluppare un po’ di più la parte
relativa a Orpheus? E come diavolo fa Olrik ipnotizzato a ricordarsi qualcosa a
cui non ha partecipato?) ma davanti alla spettacolare avanzata dei cloni
magrittiani di Septimus certi dettagli passano in secondo piano. Sinceramente
credo che questa sia l’immagine più evocativa di tutto il nuovo corso della
serie, e di gran lunga. Delle altre storie realizzate dai nuovi autori cosa si
affaccia con più incisività alla memoria? Per me forse solo gli occhi sbarrati
di Olrik che si rianima alla fine de La
Minaccia Universale, tutt’al più gli uomini del futuro de Lo Strano Appuntamento che si rivelano
tali.
Mi sembra che le pipette dei balloon facciano "parlare" i personaggi sbagliati: i pazienti invece che i dottori |
Ai disegni Antoine Aubin compie un ottimo lavoro: trovo che sia bravissimo soprattutto
nel rendere espressivi i personaggi. Purtroppo il rigore con cui si rifà allo
stile di Jacobs rende Septimus più umoristico che minaccioso, ma una volta che
ci si fa l’occhio non è più un fastidio.
I disegni subiscono però una brusca sterzata dalla tavola 41 (basta vedere
come Lady Rowana viene disegnata in maniera diversa), probabilmente è da lì che
Étienne Schréder è subentrato al disegno. Mi sembra che le mani e i piedi siano
più proporzionati che nelle tavole precedenti, ma la cura per il dettaglio è
minore, e verso la fine del volume sarà drammaticamente
minore. Andrea Sani su Fumo di China 223
attribuisce il crollo della qualità della parte grafica alla necessità di
terminare il volume in tempo per rispettare la data d’uscita preventivata, e i
ringraziamenti al termine del volume sembrano avvalorare la sua tesi.
L’edizione di Alessandro Editore è come di consueto stampata su carta non
patinata (sigh – ci rimango malissimo ogni volta) e non è esente da refusi.
Nulla che pregiudichi la lettura, e poi a un editore che continua
coraggiosamente a proporre BéDé in Italia si perdona tutto. Purtroppo però non
ho capito se uno dei personaggi si chiami Tuog o Tuong visto che passa vorticosamente
da un nome all’altro anche nel giro di poche vignette.
lunedì 24 marzo 2014
Un soggetto buono per tutte le occasioni
Un guerriero si trova ad affrontare degli avversari e delle situazioni
sempre più pericolosi, tanto meglio se con l’evolversi della storia gli
incontri diventano vieppiù incongruenti con il contesto di partenza. Colpo di
scena: era solo un gioco, di cui il guerriero era l’inconsapevole protagonista.
Questo finale a sorpresa, vagamente rintracciabile sin dal racconto di
Borges Le Rovine Circolari (e in
chissà quanti altri romanzi e racconti di fantascienza) è alla base di un
canovaccio che è stato adattato, modificato, rivoltato, sviluppato e
interpretato in un’infinità di maniere diverse nel corso del tempo e in ambiti
fumettistici lontanissimi per area geografica, stile e ambizioni. A volte il
protagonista non è uno solo, spesso è un militare ma non è indispensabile.
La prima apparizione di questo soggetto la possiamo trovare su Metal Hurlant 21 (settembre 1977) in cui
Nicollet presenta L’Effet Abracax, pubblicato
in Italia come L’Effetto Abracax su Alter Alter 3 del 1978.
Un mostruoso guerriero si trova catapultato in un mondo sconosciuto e
ostile; vorrebbe raggiungere una donna misteriosa ma viene attaccato da una
fauna umana e umanoide degna di Hyeronimus Bosch. Per fortuna in suo soccorso
intervengono delle folgori che sembrano spuntare dal nulla senza alcuna ragione
se non appunto quella di aiutarlo. Raggiunta la donna, avrà una sgradita
sorpresa.
In realtà tutta la storia è una partita di Encephalo, un sofisticato gioco che permette di utilizzare una non
meglio specificata energia per materializzare le idee dei giocatori. L’unica
regola a cui si fa cenno è che le invocazioni sataniche sono proibite (almeno
nelle partitelle tra amici) ma a quanto pare i giocatori più tracotanti, come
il vero “eroe” di L’Effet Abracax, se
ne fregano. Questo fumetto anticipa le variazioni sul tema che vedremo sotto, in
cui il gioco finale si scopre essere un videogame.
Su Metal Hurlant era già apparsa
una storia con un finale a sorpresa abbastanza simile al canovaccio che ho
descritto in apertura, addirittura sul numero 2 dell’aprile-giugno 1975. In AAARRRZZZ di Druillet (in Italia su AlterLinus 12/1976) il meccanismo alla
base del finale ad effetto era però differente. Degli ignari militari umanoidi
credono di essere attaccati da nemici che nella pagina successiva si rivelano solo
sassolini con cui un enorme mostro bambino, talmente grande da essere invisibile
ai loro occhi, si diverte a tormentarli («Hai finito di giocare con gli
insetti?» gli intima la mamma), quindi il meccanismo alla base del turning
point era un altro: qui i protagonisti sono reali e non sono il frutto della
fantasia di qualcuno.
Un po’ come nella inquietante storia Bunker
di Pepe Moreno vista in italiano su Comic
Art 23 del giugno 1986: dei soldati disperati combattono una guerra
devastante, ignari che sotto di loro gli alti papaveri si divertono a
sperimentare orrendi armamenti quasi per gioco.
In Italia sui settimanali dell’Eura non sono mancati esempi di questo
canovaccio, e d’altra parte la necessità di riempire tutte le pagine di Lanciostory e Skorpio (a maggior ragione nei periodi in cui i “liberi” erano la
metà o più dell’offerta dei settimanali) portava occasionalmente al ripetersi
di alcuni schemi. Carlos Trillo ogni
tanto riproponeva storie in cui il colpo di scena finale era che una coppia formata
da un elemento dominante e uno più remissivo si rivelava l’esatto contrario
speculare nell’intimità. E Guillermo Saccomanno ha presentato più volte
soggetti in cui il twist ending era che l’inconsapevole protagonista, vecchio
torturatore, finiva nelle mani di un suo torturato che non aveva riconosciuto (ma
probabilmente fu Ricardo Barreiro il primo a ideare un soggetto del genere su Orient Express).
Un primo esempio, ma chissà quanto altri mi sono sfuggiti, si trova su Skorpio 42 del 1990: il libero Riprendiamo poi... (testi di Hermo,
disegni di Szilagyi) è un esempio da manuale di quanto scritto in apertura: il
caporale John Brington affronta in un deserto assolato vari nemici che dai
“logici” tedeschi che gli hanno ammazzato i commilitoni diventano sempre più
strani e anacronistici (alla fine arrivano anche degli ussari a cavallo): è il
piccolo Carlos che approfittando della giornata di sole sta sfoggiando i suoi
giocattoli mandandoli contro il povero Brington.
I tempi si aggiornano e nel 2000, sul numero 16 di Lanciostory, Trillo e Santana presentano un libero dal titolo L’Uomo e gli Dei. Il protagonista è un
nerboruto guerriero che compie spesso contro voglia i gesti che alcuni
misteriosi “dei” gli impongono di fare. Compare sulla scena ex abrupto e senza
memoria, ma si intuisce dai suoi pensieri che questa sua nuova apparizione sia
solo una fase in un ciclo di morte e rinascita che si rinnova periodicamente.
Sulla sua strada trova pozioni magiche, orde di nemici e persino una compagna:
insomma il classico inventario che ci si aspetterebbe da un videogioco fantasy,
che si rivela essere appunto il suo mondo e alle cui logiche invano si ribella.
Va segnalato che l’attribuzione di questa storia a Carlos Trillo potrebbe
essere stata una scelta arbitraria dell’Eura, che non segnalava il contributo
di Viviana Centol.
A distanza di soli tre anni, sul numero 18 di Lanciostory del 2003, compare il libero Scuotilancia il Bravo, a firma Recchioni e Farinelli: a differenza
del Carlos di Hermo e Szilagyi, il giovane Walter non gioca più coi soldatini
ma con un videogame, di cui alla fine assistiamo alla sorte “appesa” del
protagonista. È curioso come Recchioni abbia riprodotto, nonostante il
piacevole stile umoristico dei disegni, anche il sottotesto amaro già presente
nel fumetto di Trillo, con l’inconsapevole protagonista dotato di una propria
vita autonoma su cui però non può influire in alcun modo.
In tempi più recenti abbiamo assistito a un’ulteriore variazione sul tema:
su IComics 3 (ottobre-novembre 2010)
Riccardo Torti ed Emiliano Simeoni raccontano la stessa storia, stavolta con
due protagonisti che si trovano ancora una volta ad affrontare avventure in un
contesto fantasy, trovandosi di fronte nemici e pericoli sempre più tosti, fino
ad arrivare a una sorta di robot. È vero che si tratta di un golem, ma il suo aspetto
un po’ alieno al contesto e l’ostentato umorismo delle battute che si scambiano
i due rivelano che forse c’è qualcosa di più rispetto a quello che stiamo
leggendo: infatti nel caso de Il Fato
funesto (questo il titolo della storia) non si tratta nè di un esperimento
scientifico, nè di desueti soldatini, nè di un moderno videogioco: i
protagonisti sono i personaggi di alcuni giocatori di Dungeons & Dragons.
Questo canovaccio non si limita comunque a contesti fantasy o militari o
fantascientifici: persino ai superoeroi è capitato di interpretare lo stesso
identico soggetto. Wolverine, ad esempio, nella storia Zounds of Silence di Hama e Golden (io ce l’ho in italiano su uno Star Magazine recuperato in un “pacco”
delle edicole) si scontra contro soldati-robot, elicotteri, draghi, armi
colossali e se ne frega (come d’altra parte farebbe anche il “vero” Wolverine)
di ustioni e quant’altro: infatti il protagonista è in realtà solo una action
figure di Wolverine, che la fantasia di un bambino irruento fa combattere
contro i nemici più improbabili e fuori contesto – ma suppongo abbastanza
ricchi da permettersi il product placement su quell’albo della Marvel.
In ambito... boh... “underground”, “alternativo”, “autoriale” va segnalata la
trovata di Massimo Mattioli per riempire la sua porzione di Cannibale 4/5/6/7:
la storia Il famoso caso del Ciclamino
è un susseguirsi incalzante di colpi di scena e cambiamenti di prospettiva che
arriva a un finale in cui ricontestualizza la storia facendola diventare il
gioco di un bambino. Qui il protagonista è il Gatto Gattivo che si dedica a stupri
e rapine.
Persino nell’ambito dell’erotismo c’è stata almeno un’occasione per proporre
questo soggetto: nella storia La Regina di
Onnis e Pesce su Erotic Comix n° 7 (senza
data ma uscito nel 1994) la battaglia dei sensi, oltreché politica, che vi viene
rappresentata è in realtà solo una partita a scacchi. Il termine «erotismo» non
è abusato in questo caso, visto che nonostante l’intestazione della rivista i
fumetti di Erotic Comix erano assai
casti, pur in un periodo in cui abbondavano cloni di Blue: a ben vedere una variazione propriamente pornografica del
soggetto sarebbe molto interessante, e chissà che qualcuno non l’abbia già
fatta.
Qualcuno si ricorda qualche altra variazione di questo canovaccio che io mi
sono perso?
venerdì 21 marzo 2014
Judix Zanotto?!
Così Juan Gimenez rievoca i suoi esordi (i suoi esordi "seri" della maturità dopo le esperienze della giovinezza) nel volume La Casta dei Meta-Baroni - Le Origini edito da Alessandro Editore nel 2001:
Chiaramente "Judix" Zanotto era Juan Zanotto, che ricopriva appunto la carica di art director alla Record. Ignoro se si tratti di un errore presente solo nella versione italiana o sin dal volume originale francese La Maison des Ancetres.
martedì 18 marzo 2014
Fumettisti d'invenzione! - 74
Mi permetto di
integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con
altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito
la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.
CARTOONIST COME PROTAGONISTA – SERIE (pag. 19)
(Giappone 1995, in Comic Guys, © ?, fantastico)
Satoshi Kon
Alla vigilia della
consegna delle ultime tavole il mangaka Chikarai Nagai si ritrova catapultato
nel suo stesso fumetto a causa dell’intervento di uno dei suoi personaggi, che
ha intuito che l’autore ha intenzione di eliminarlo. Nel corso del suo
peregrinare nell’universo che ha creato, sempre in bilico tra sogno e realtà,
Nagai dovrà variare molti dettagli del suo manga per evitare paradossi e
complicazioni che la sua presenza potrebbe generare.
La storia è rimasta
incompiuta a causa della chiusura della rivista Comic Guys che la serializzava.
Pseudofumetto: Resonance, il manga di successo a cui
sta lavorando Nagai, che ha per protagonista una detective con poteri psichici.
CARTOONIST
COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag.
28)
(Francia 1982, in Metal Hurlant, © Humano s.a., fantastico)
Alejandro
Jodorowsky (T), Arno [Arnaud Dombre] (D)
Alef-Thau nasce senza braccia né gambe a causa del risucchio di energia
vitale che i tiranni del pianeta Mū-Dhara hanno inflitto alla madre incinta di
lui. Nel corso delle sue avventure si costruirà progressivamente un corpo, per
poi passare a un livello superiore diventando “reale”: come tutto ciò che
popola Mū-Dhara, anche lui è infatti solo un’illusione, creato per testare i
poteri della futura governatrice aliena Diamante.
Le Triomphe du
Rêveur (1998). Alejandro
Jodorowsky (T), Al Covial [Alain Boussillon, probabilmente sostituito o aiutato
da Fred Beltran per le ultime 3 tavole] (D).
Ottavo e ultimo volume della saga: Alef-Thau giunge sul pianeta degli
immortali che hanno distrutto l’universo e con l’aiuto di Diamante riesce a
varcare la Porta della Verità, oltre la quale diventa reale trasformandosi nel disegnatore
Arno!
È probabile, o perlomeno sperabile, che un finale così scialbo per una
saga altrimenti eccezionale sia da intendersi come omaggio ad Arno,
prematuramente scomparso nel 1996 a soli 35 anni.
Questa idea è stata ripresa nel seguito Le Monde d’Alef-Thau: la
saga, attualmente in corso, si apre con il disegnatore che dopo una sessione di
dédicaces finisce in coma ritrovandosi a rivestire nuovamente i panni di
Alef-Thau.
Fuori tema:
fumettisti non
d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e
autoreferenzialità; parodie
PARODIE (pag. 67)
KINETIC
(Stati Uniti 2004,
© DC Comics, fantastico, drammatico)
Kelley Puckett [ideato insieme ad
Allen Heinberg] (T), Warren Pleece (D)
Qualche anno prima
di Superior,
un altro ragazzino gravemente ammalato fugge con la fantasia nel mondo dei
comic book e finisce quasi per diventare una sorta di Kick-Ass ante litteram.
Tom Morell soffre di
emofilia, diabete e amiotrofia monomielita. Un giorno scopre di essere guarito
e di avere acquisito dei superpoteri: non che gli servano a molto nella sua
deprimente vita da adolescente, ma almeno così può fantasticare ancora di più
ispirandosi al suo supereroe preferito, il Kinetic
del titolo.
Pseudofumetto: Kinetic, di cui non vengono
citati gli autori. In questo universo narrativo sono presenti anche i fumetti
dei supereroi della DC Comics.
CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – ONE SHOTS IN
PUBBLICAZIONI ANTOLOGICHE (pag. 56)
LA CHUTE
(Francia 1978, in Metal Hurlant, © Humanoïdes Associés, umorismo)
Yves Chaland
È probabile che La Chute sia un gioco rivolto al collega Luc
Cornillon che stava portando avanti la pesudo-strip John Sahara et l’Aventure...
insieme ad altri lavori parodistici.
sabato 15 marzo 2014
FontainBah!
Mah. Forse avevo delle aspettative troppo alte, ma questo Fontainbleau è proprio deludente. La storia è di una banalità disarmante e non si prende nemmeno la briga di spiegare fino in fondo alcuni passaggi e tutti i retroscena (ma chi se ne frega, tanto è un horror...). Per risollevare il tutto confidavo nel colpo di scena finale che, seppur sapientemente anticipato, si è rivelato risibile e del tutto ininfluente nell'economia della vicenda narrata.
Il disegnatore Alessandro Bocci sa sicuramente il fatto suo per quel che riguarda l'anatomia e l'architettura, ma è terribilmente freddo e inespressivo, né i colori dati da Delphine
Rieu aiutano a movimentare delle tavole che a volte sembrano anche un
po' troppo vuote. Anzi, in molti frangenti il colore tende a imbalsamare
ancora di più i disegni. Il tandem Bocci-Rieu mi ha ricordato il lavoro
di Garreta, il disegnatore di Insiders.: Bocci è sicuramente più rigoroso, ma il risultato è ugualmente legnosetto (non a caso nell'intervista in appendice Bocci segnala Fabio Civitelli come suo principale modello). Per una storia che, stante la pochezza dell'assunto di base, si appoggia sulla costruzione dell'atmosfera giusta, sarebbe stato maggiormente indicato un disegnatore più espressivo e coinvolgente.
Oltretutto, io pensavo che Bocci fosse l'autore del fumetto Il Caso Loretta Stevens, e mi aspettavo i fuochi d'artificio (anche la copertina inutilmente iperrealista di Thierry Démarez prometteva uno stile più elaborato), mentre invece scopro grazie a internet che l'Alessandro di Loretta Stevens è Baggi, non Bocci.
Ciliegina sulla torta, l'unica copia che sono riuscito a trovare di questo Cosmo Color Extra numero 1 è pure sfigata di suo, piegata verso il bordo dall'edicolante (o da chi ha fatto il pacco con cui l'hanno consegnata) e allestita malamente con le pagine che tendono a spiegazzarsi verso il centro.
Va anche detto però che tra tutte le proposte della Cosmo questa è l'unica finora ad avermi deluso, il che mi pare un ottimo risultato. E l'annunciato prossimo numero con una storia di Mangin e Alberti sembra promettere bene.
giovedì 13 marzo 2014
Chi l'ha visto? - reprise
Nel prospetto in terza di copertina degli albi Cosmo viene messo in uscita per il 10 marzo questo:
mercoledì 12 marzo 2014
domenica 9 marzo 2014
Un po' di qualunquismo
Ieri ho acquistato e divorato l'ultimo romanzo della Nothomb. Coinvolgente, commovente, scritto divinamente, piacevolmente inserito nella "continuity" delle sue opere autobiografiche di cui copre alcuni buchi e svela alcuni passaggi precedentemente non trattati.
Ma: sono 14 € per 120 pagine scarse, di cui molte meno di romanzo vero e proprio visto che indipendentemente che il capitolo precedente termini nel verso o nel recto quello successivo comincia sempre nel verso. Ci sono parecchie pagine sinistre desolatamente bianche, insomma. Non riesco a non pensare che con 14 € potrei comprarmi 4 spillati belli pienotti della Panini, o un integrale brossurato di Thorgal, o un bel cartonato francese. E il tempo di lettura è praticamente lo stesso, anche se tendenzialmente credo che i fumetti durino un po' di più. Solo che i fumetti hanno bisogno di una carta di una certa qualità, laddove la semplice parola scritta non ha di queste necessità, così come non servono particolari accortezze in fase di stampa. Certo, una volta esistevano studi costosissimi su quali caratteri utilizzare e come renderli al meglio, ma immagino che oramai nel settore librario si proceda per inerzia continuando a utilizzare le conoscenze già acquisite senza investire ulteriore denaro in merito.
E' un ragionamento qualunquista, ma non ho potuto fare a meno di farlo principalmente a causa di queste due perle che ho trovato nel libro, e che in un romanzo della Nothomb sono un pugno in un occhio:
venerdì 7 marzo 2014
Historica 17 - La Battaglia
Seconda uscita della collana Historica
dedicata al periodo napoleonico
e nettamente la migliore.
La Battaglia del titolo è quella di Essling, un massacro in cui persero la
vita in due giorni 40.000 soldati senza che le sorti della battaglia andassero sensibilmente
a favore di nessuno dei due eserciti in lotta.
Tratto dal romanzo omonimo di Patrick Rambaud, il fumetto ha una struttura
che, a voler cedere alle lusinghe della narratologia, ricorda quella di un
musical con l'epicentro spostato in avanti, una corsa verso un evento topico su
cui è incentrata tutta l'opera, una storia corale che avrà anche un epilogo.
Agli eventi narrati prendono parte un bel po' di personaggi, di statura
morale e militare assai differente, e il ritmo del fumetto è frenetico ed
incalzante. Proprio questo eclettismo permette di sviluppare varie sottotrame e
di seguire le vicende di personalità radicalmente differenti (per censo, per
visione del mondo, per ruolo), offrendo uno sguardo molto ampio che riesce ad
abbracciare sia un disincantato antimilitarismo che una celebrazione epica del
coraggio. La raccolta in un unico volumone da parte di Mondadori è stata provvidenziale,
spero che in Francia i tre volumi che costituiscono l'opera siano usciti a
breve distanza l'uno dall'altro senza far spasimare troppo il pubblico locale.
Spettacolari i disegni di Ivan Gil, tanto più lodevole quanto più, leggendo
la sua biografia, apprendiamo che nella vita si occupa di tutt’altro (anche se
svolge delle attività contigue al fumetto). La ricchezza di dettagli e
particolari gli fa perdonare le derive piuttosto caricaturali, dovute a
un'inchiostrazione molto modulata, che comunque dopo i primi capitoli si fanno
sempre più rare.
La parte grafica fa da contrappunto ai testi secchi e incalzanti, e spesso
(almeno per me) è una necessità oltre che un piacere soffermarsi sulle tavole o
sulle singole vignette per capire di preciso quali bandiere passano di mano, quali
dei protagonisti siano stati feriti, cosa diavolo succeda al cavallo di
Napoleone. Fortunatamente la qualità di stampa del volume è ottima.
In appendice vengono presentati schizzi preparatori, un esempio di
passaggio dalla pagina scritta alla sceneggiatura e alla tavola finita e
soprattutto una serie di brevi biografie sui protagonisti realmente esistiti che
compaiono ne La Battaglia, che sono
parecchi.
Ammetto che non conoscevo lo sceneggiatore Frédéric Richaud, una mancanza
decisamente imperdonabile visto che Richaud ha collaborato anche con Tronchet e
Sicomoro.
mercoledì 5 marzo 2014
Fumettisti d'invenzione! - 73
Mi permetto di
integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con
altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le
categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento
del testo originale.
CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – ONE SHOTS IN
PUBBLICAZIONI ANTOLOGICHE (pag. 56)
THE
WATCHER (IL GUARDIANO)
(Stati Uniti 1980, in Creepy, © ?, horror)
Bob Toomey (T),
Leopoldo Durañona (D)
L’irreprensibile mister Goode è un funzionario dell’oggi defunto Comics
Code Authority, l’organo di controllo che garantiva la moralità delle
pubblicazioni a fumetti statunitensi il cui marchio d’approvazione poteva
indirizzare la scelta degli inserzionisti pubblicitari.
La lettura del fumetto MoonEyes sconvolge Goode, tanto più che
scopre che la provocante protagonista è basata su una donna reale che è servita
da modella per l’autore Bert Clayton; ossessionato dalla sua bellezza, la
uccide. Una volta fuggito si rifa una vita come fumettista: col nome Simon Gould
firma una versione violenta e macabra di MoonEyes che viene rigettata
dal suo editore perché troppo estrema. Finale a sorpresa con la rivelazione di
chi, nella follia di Goode/Gould, corregge le bozze delle sue storie.
Bob Toomey inserisce nella narrazione varie citazioni tratte da famosi
testi della storia del fumetto americano, ad esempio dal famigerato La
Seduzione degli Innocenti di Wertham.
Pseudofumetti: Bart la Guerriera realizzata (o forse solo pubblicata) da tal Brogdon e una prima
versione di MoonEyes ad opera di Bert Clayton.
CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – ONE SHOTS IN
PUBBLICAZIONI ANTOLOGICHE (pag. 56)
ENTRE
L’OMBRE ET LA LUMIERE
(Francia 1983, in Metal Hurlant, © Humanoïdes Associés,
fantastico)
Jeronaton [Jean
Torton]
La giovane aspirante fumettista Isabelle (vessata dal padre che
disprezza i fumetti) entra in contatto con il suo “Ka” e scambiandosi di posto
con il suo doppio si trasferisce nell’antico Egitto.
CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – ONE SHOTS IN
PUBBLICAZIONI ANTOLOGICHE (pag. 56)
DONNA
CON FIORE
(Italia/Argentina 1996, in Lanciostory, © Eura, commedia noir)
Carlos Trillo
(T), Alejandro Santana (D)
Il fumettista Alex deve creare una storia a partire da un disegno che
ritrae una donna con un fiore, vista in sogno dal suo editore. La vicenda si
sviluppa poi attarverso un meccanismo di scatole cinesi in cui la stessa donna
compare come fumettista.
Fuori tema:
fumettisti non
d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e
autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag.
61)
AVVENTURA A LUCCA
(Italia 1987, in Comic Art, © B. M. Rizzoli, pamphlet)
Bianca Maria Rizzoli
L’autrice si
trasfigura nel suo personaggio Saskia Riant e disquisisce con Lucy dei Peanuts sul fumetto e sulla sua presenza
a Lucca. Altri personaggi dei fumetti si intromettono e dicono la loro.
domenica 2 marzo 2014
Senza parole
…come è rimasta senza parole la coprotagonista di Strange – il Dottore è fuori!. Che si tratti di una scelta voluta,
come la famosa sequenza muta dei Blackhawk
di Howard Chaykin (che non ho mai letto)? Oppure di un errore della Panini o
forse invece già presente a monte (come nel caso della ristampa in bianco e
nero di Swamp Thing della Magic)?
Mistero.
Il fumetto in breve: niente di speciale, anche se due o tre idee sono
sufficientemente originali o suggestive da meritare la lettura, e ho gradito il
finale non proprio lieto. I disegni di Emma Rios sono tollerabili (non è
affatto il mio genere) pur se le derive deformed mi sono sembrate un’occasione
per nascondere il dilettantismo della disegnatrice.
Due cose da sottolineare: è uno dei fumetti stampati meglio dalla Panini e
in una scena si vedono delle tette. Sì, delle TETTE in un FUMETTO MARVEL. Mi
sembra ancora impossibile, eppure ecco la prova:
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