giovedì 17 ottobre 2024

Universo DC: Speciale Halloween 2024


Raccolta di storie brevi a tema horror ambientate nell’universo DC. Lo spin doctor del progetto (cioè quello che ha ideato i vari soggetti) è Keith Giffen, quel tizio che copiava José Muñoz e, come spesso capita, dopo morto è stato santificato.

Si inizia col botto con una storia molto simpatica in cui a cadere sulla fattoria dei Kent è un Kal El mostruoso e malvagio. Edward Lee scrive dei bei dialoghi e mantiene alta la tensione, Howard Porter non si fa disprezzare ai disegni.

Niente male nemmeno il secondo episodio (di Mary Sangiovanni e Bilquis Evely): delle ragazzine invocano per gioco lo spirito di una amazzone e la reincarnata Wonder Woman fa strage in giro per il quartiere vendicando la ragazzina di cui si è impossessata. Discreta quantità di gore per un fumetto DC.

Ahimè, la storia successiva è disegnata da Kyle Baker che per quanto cerchi di fare il verso agli EC Comics (anche col lettering) è pur sempre Kyle Baker. La storia (sceneggiata da Bryan Smith e Brian Keene) vede uno squilibrato ossessionato dal fantasma di Harley Quinn. Può darsi che il rimando agli EC Comics sia una scusa per riciclare un vecchio soggetto già visto in quella sede, non è che la storia brilli per originalità.

Nick Cutter e Rags Morales confezionano poi un dramma psicologico in cui Batman e Joker convivono entrambi in uno psicopatico Bruce Wayne diverso da quello canonico. Forse troppo pretenzioso e in definitiva niente che non si sia già visto altrove.

È il turno di Lanterna Verde, che nei fatti fa parte di una storia corale in cui i vampiri (o sono zombi?) stanno conquistando il mondo come ci ragguaglia all’inizio John Constantine. Il contagio arriva fino alla base lunare della Justice League e la storia, sceneggiata da Brian Keene, sarebbe anche carina se non fosse così impastoiata nella continuity DC e indecisa tra dramma e ironia. Il disegnatore Scott Kolins, che ricordavo piuttosto elegante, qui è veramente approssimativo e tirato via.

Freccia Verde subisce lo stesso trattamento di Batman diventando un assassino psicopatico, per quanto si dedichi a ripulire la sua città. In realtà la vera protagonista si rivela essere Dinah Lance che fugge alle sue attenzioni ma sicuramente non è meglio di lui. Ronald Malfi non può elaborare troppo una trama che è tutta basata su questo plot twist, il bravo Dale Eaglesham me lo ricordavo diverso: qui inizia squadrato e un po’ sporco nel tratto per poi finire pulitissimo, forse volendo assecondare l’illusorio ritorno all’ordine che conclude la vicenda.

Alquanto bizzarra la storia successiva: a Gotham un serial killer strappa la pelle delle sue vittime per “mostrare il loro vero volto” mentre un mostro gigantesco semina il terrore. Probabilmente lo scopo finale della trama (sceneggiata senza guizzi da Wrath James White) è lo shock value dell’identità del protagonista, ma anche così si resta perplessi per tutto il contorno. Disegni di Tom Raney, che ricordavo piuttosto bravo, un po’ troppo virati sul caricaturale per i miei gusti.

Si finisce in bruttezza con Howard Chaykin ai disegni. Un Billy Batson punk riceve la formula magica da un barbone più spostato di lui. Impedirsi di dire “Shazam” diventa una grande sfida con tutte le tentazioni circostanti e la voce che gli parla nella testa. Lo spunto è originale e la storia, sceneggiata da Weston Ochse, sarebbe anche carina se solo avesse un finale.

Questa è la prima parte del volume e raccoglie lo speciale DC House of Horror del 2017. Nel complesso l’idea alla base di molte delle storie, ovvero trasformare i supereroi in assassini, psicopatici, mostri, ecc. funziona bene. Forse perché sottovaluto il genere supereroistico ho anche ravvisato una certa maturità nei temi e nelle scene mostrate, con un po’ di splatter dove richiesto e addirittura riferimenti al suicidio, argomento tabù per eccellenza. I disegni sono altalenanti ma come non ho ravvisato punte di eccellenza non ci sono stati nemmeno incentivi a interrompere la lettura.

L’anno successivo la DC Comics pubblicò Cursed Comics Cavalcade con cui replicò la formula del volume precedente ma senza Giffen al timone. E si vede: la sua assenza ha prodotto storie meno originali e non legate da un concetto comune.

Apre le danze Swamp Thing: in una storia narrata principalmente con didascalie (argh!) il mostro della palude salva una ragazza da un esperimento di ibridazione animale-vegetale. Troppa continuity nella storia di Tim Seeley per capirci qualcosa, ci si consola con Kyle Hotz molto bravo a imitare Bernie Wrightson.

Gary Dauberman scrive l’ennesima storia che gioca con l’identità del mostro/colpevole, che non credo sia un personaggio già presente nella cosmologia batmaniana per non rovinare la sorpresa al lettore. Se non altro, Riccardo Federici disegna divinamente.

Vita Alaya fa scontrare Wonder Woman con una sirena in Grecia; la storia è semplice ma efficace. Molto validi i disegni di Victor Ibañez.

È poi il turno della Lanterna Verde Guy Gardner che deve vedersela con un’astronave-prigione che sta per causare danni micidiali a causa della “creatura” che la controlla. La trama di Kenny Porter ha un che di suggestivo ma si risolve troppo velocemente. Riley Rossmo disegna in maniera stilizzata, quasi caricaturale, ma in questo contesto funziona abbastanza bene, forse anche grazie ai colori “pop” di Ivan Plascencia.

Ben diverso è l’approccio di Gabriel Hardman, che con le sue tavole ricche di dettagli cerca di ricreare l’atmosfera della New Orleans di metà ’800. Firma anche la sceneggiatura insieme a Corinna Bechko mettendo in scena Etrigan e la sua controparte umana Jason Blood mentre infuria un’epidemia di peste con annesso serial killer. I veri mostri non sono necessariamente quelli che sembrano, o meglio la loro malvagità può manifestarsi anche in maniere meno eclatanti.

Mags Visaggio scrive una storia in cui Superman è tormentato da un incubo ricorrente che mette a repentaglio la vita di Lois. Mi sembra sia un soggetto originale e ben congegnato, a fronte del quale il forte rimando a una continuity a me ignota non pesa troppo. Minkyu Jung disegna Clark Kent con delle spalle gigantesche, ma al di là di questo le sue tavole sono molto belle.

Molto meno originale è la storia che vede protagonista Freccia Verde, alle prese con i suoi demoni interiori risalenti al passato. E qui la continuity è invasiva. Se Michael Moreci ai testi non entusiasma, Felipe Watanabe e Jonas Trindade disegnano più che dignitosamente smorzando in maniera realistica le derive più ipertrofiche del genere supereroistico.

Fulmine Nero e Katana sono i protagonisti di una vicenda che coinvolge un demone e una bambina. Si fa notare per essere una delle pochissime storie che citano Halloween, per il resto si riduce a un fugace scontro tra buoni e cattivi. Bryan Hill avrebbe potuto fare di più nonostante lo spazio ridotto e i protagonisti secondari che gli sono capitati. Dexter Soy è passabile anche se troppo incline all’ipertrofia.

Segue un curioso crossover in cui Robin si allea con Solomon Grundy per salvare alcune ragazzine dalle grinfie del Professor Pyg, un tizio mascherato da maiale con un piccolo esercito di altre schiave già condizionate. Anche qui bisogna conoscere un po’ la cosmologia DC, ma Dave Wielgosz scrive almeno una storia abbastanza densa per quanto non eccezionale. Buoni i disegni di Christian Duce.

Per finire, James Tynion IV scrive una storiellina un po’ demodé di Zatanna in cui l’eroina evita a una ragazzina l’umiliazione di una sfida che le propone il fratello maggiore, cioè visitare un’improvvisata casa degli orrori mentre le prepara degli scherzi terrificanti con un amico. Se i testi sono quello che sono i disegni sono ancora peggio visto che alle matite c’è Mark Buckingham (non so quanto le chine di Andrew Pepoy abbiano migliorato o peggiorato il suo lavoro).

Se il secondo volume qui raccolto è disegnato nettamente meglio del precedente, i testi sono tanto canonici da poter essere benissimo antologizzati in una sede usuale non dedicata ad Halloween e all’horror, con l’aggravante che alcune storie sono banali e poco ispirate mentre altre si limitano ad approfondire dettagli della continuity DC. D’altro canto il meccanismo alla base di DC House of Horror ha portato a ideuzze molto interessanti ma a livello grafico è inferiore a Cursed Comics Cavalcade. Eh, lo so: non si può avere tutto.

martedì 15 ottobre 2024

Fumettisti d'invenzione! - 193


Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.

In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

MARTIAN MANHUNTER: AMERICAN SECRETS (MARTIAN MANHUNTER: SEGRETI AMERICANI)

(Stati Uniti 1992, nel comic book omonimo, © DC Comics, supereroi)

Gerard Jones (T), Eduardo Barreto [Luis Eduardo Barreto Ferreyra ] (D)

Negli anni ’50 alieni rettiliformi cercano di controllare la popolazione degli Stati Uniti tramite la cultura pop. Il “Segugio di Marte” indaga con l’aiuto dagli animi più sensibili (tra cui beatnik e fumettisti) che possono vedere oltre il velo della finzione.

Pseudofumetto: accanto a comic book realmente esistenti o esistiti, un ruolo di rilievo ha la rivista Nuts ispirata evidentemente a Mad.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

TOKYO HIGORO (TOKYO HIGORO – GIORNO PER GIORNO)

(Giappone 2019, in Big Comic Original Zokan, © Shogakukan, drammatico)

Taiyo Matsumoto

L’editor Shinozawa va in pensione anticipata dopo che la rivista da lui curata si è rivelata fallimentare. Sinceramente appassionato di fumetti, azzarda la pubblicazione a sue spese di un’altra rivista in cui pubblicare quei mangaka che per un motivo o per l’altro non hanno avuto il successo meritato. Sfila quindi una fauna variegata e pittoresca di autori dalle personalità e dai percorsi di vita complessi.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie

FUMETTI BIOGRAFICI (pag. 63)

FUNNY THINGS

(Italia 2023, © Matteuzzi/Debus, biografia)

Francesco Matteuzzi (T), Luca Debus (D)

Originale biografia di Charles Schulz, «Good ol’ Sparky», il creatore dei Peanuts: la vita privata e lavorativa dell’autore viene raccontata attraverso strisce quotidiane e tavole domenicali che riprendono il suo stile.

[ALTRO] SAGGISTICA (categoria non presente nel volume di Castelli)

MANGAKA

(Italia 2016, © Keiko Ichiguchi/Kappalab, autobiografia)

Keiko Ichiguchi

La storia professionale (ma anche umana) dell’autrice prima di venire a vivere in Italia. Dopo il boom delle Doujinshi viene assunta da una casa editrice ed entra nello spietato mondo dell’editoria giapponese. La presentazione degli autori accompagna quella di editor dalle personalità differenti.

domenica 13 ottobre 2024

Mausart

Ah, i gioielli che si trovano quando in fumetteria non è arrivato nulla e tocca scavare tra le cose già uscite! Kleiner Flug ha pubblicato questo volume in un mese imprecisato del 2023; raccoglie i due episodi originali di 32 tavole l’uno. Wolfgang Mausart è un topino che vive con la sua numerosa famiglia all’interno del pianoforte del compositore della corte austriaca, il lupo Salieri. Dotato di un talento sconfinato per la musica, si azzarda a suonare una sua composizione al piano mentre Salieri è fuori casa. La melodia raggiunge le orecchie del re e della sua consorte che la attribuiscono al loro compositore ufficiale e gli chiedono di suonarla in occasione del compleanno della regina. Salieri si vede così costretto a catturare Mausart con l’inganno grazie alla complicità del suo famiglio Ligo, un gatto obeso. Al momento fatidico del concerto sarà quindi il sorcino in incognito a suonare, ma giustizia sarà fatta grazie a suo padre e al suo flauto magico (è un omaggio a Mozart, no?).

La seconda storia è forse ancora più affascinante. Mausart sta finendo la sua tournée europea e giunge a Venezia ospite di un parente di Ligo; nei suoi giri per la città incappa nientemeno che in Antonio Stradivari che gli racconta l’origine magica dei suoi violini. Narrato come lettera per l’amata topina, l’episodio è pervaso da un senso di minaccia incombente costruito dai doppi sensi nelle parole di Ligo e di altri personaggi. Non sarebbe stato male se poi alla fine tutto si fosse risolto con un falso allarme, ma se non altro gli autori riescono a stupire il lettore con l’identità del salvatore di Mousart.

Anche in un mondo in cui i personaggi hanno quattro dita può capitarne uno in più

Questo fumetto è stato ideato da Gradimir Smudja mentre Thierry Joor ne ha perfezionato il soggetto e curato la sceneggiatura. È sicuramente una lettura originale e divertente, ma a lasciare estasiati sono le meravigliose tavole di Smudja: coloratissime e dettagliatissime uniscono una scrupolosa documentazione a una scatenata fantasia nel disegnare le specie animali più varie. I suoi personaggi sono dinamici ed espressivi, e se si vuole cedere alla tentazione di perdersi nei particolari la lettura può prolungarsi per ore.

Chiaramente si tratta di un fumetto jeunesse, ma come tutte le migliori opere per l’infanzia possiede delle caratteristiche che lo fanno apprezzare anche a un pubblico di adulti.

Il volume è brossurato, costa 20 euro e consta di 96 pagine visto che offre una generosissima sezione di sketch e disegni vari.

La traduzione mi ha lasciato perplesso in alcuni punti ma d’altra parte non è facile tradurre dialoghi così pieni di giochi di parole.

venerdì 11 ottobre 2024

Batman: Thrillkiller

Elseworld ambientato nel 1961 in cui il Dinamico Duo è costituito da Batgirl e Robin mentre Bruce Wayne è un detective della polizia di Gotham proveniente da una famiglia ricchissima ma ridotto sul lastrico dopo l’omicidio dei genitori. Il sindaco e il capo della polizia sono corrotti oltre ogni dire, così come quasi tutto il corpo di polizia, e incaricano l’integerrimo commissario Gordon di liberarsi dei due supereroi che stanno ostacolando una vergognosa speculazione edilizia.

Inizia quindi un’indagine sospesa tra hard-boiled e camp vivacizzata dal rimescolamento del cast in ruoli inediti: Due Facce è il capo di un manipolo di poliziotti corrotti, Joker la sua complice, Catwoman una ballerina esotica che fa l’informatrice. La rilettura dei personaggi costituisce il principale motivo d’interesse della trama che è semplice e lineare e si fa leggere senza sussulti ma in fondo anche senza rimpianti.

Dello stile di Howard Chaykin non traspare molto, se non forse un certo feticismo per i travestiti che potrei essermi solo immaginato. C’è una certa attenzione per il gergo dell’epoca e anche del sarcasmo, oltre che molti riferimenti agli anni ’60 (non credo che quel Kefauver sia casuale) ma nulla che in fondo anche altri sceneggiatori non adoperino abitualmente. Per fortuna Chaykin si è limitato a scrivere: ai pennelli c’è infatti il bravissimo Dan Brereton che disegna e dipinge delle tavole spettacolari. Alcuni dei suoi corpi sono forse un po’ troppo squadrati se non proprio stilizzati, ma si è visto ben di peggio e in fondo la cosa si amalgama bene con l’atmosfera pop della storia. Forse l’uso delle didascalie con la voice over (ma di chi, poi?) non gli rende un buon servizio: anche se immagino che il loro scopo fosse quello di fare un po’ il verso alla “scuola dei duri”, sono ridondanti e in alcuni casi sembrano essere messe lì per assicurarsi che il lettore capisca bene cosa succede nelle vignette assecondando l’opinione diffusa presso le menti semplici secondo cui un disegnatore pittorico o comunque molto bravo esteticamente sia meno capace di raccontare per immagini – e invece Dan Brereton assolve con efficacia questo compito.

Evidentemente a suo tempo, cioè nel 1997, la miniserie di tre deve aver avuto un buon riscontro, perché l’anno successivo le venne aggiunto un ulteriore capitolo extralarge ambientato nel 1962. Mi pare che questa appendice funzioni anche meglio della miniserie originale: Batgirl ha un nuovo partner, cioè Batman, con cui si dedica allo smantellamento di un giro di droga. Il tutto con un sacco di altre reinterpretazioni dell’universo DC e un grande lavoro di scavo nelle personalità dei personaggi coinvolti. I disegni di Brereton mi sono sembrati addirittura migliori.

La parte del leone in Thrillkiller la fa sicuramente la parte grafica, ma nel complesso è una lettura piacevole.

mercoledì 9 ottobre 2024

Curiosità soddisfatta

Spesso mi sono chiesto come venissero rese in altre lingue le bestemmie, talvolta anche piuttosto creative, che figuravano in Ranxerox. Mi sono tolto la curiosità, scoprendo che forse inaspettatamente gli statunitensi ci si avvicinavano di più. Ovviamente la mancanza di una conoscenza specifica degli slang nazionali del periodo mi impedisce di dare un giudizio definitivo sulla questione.




lunedì 7 ottobre 2024

Corriere dei Piccoli (n. 1?)

Tutta colpa mia. L’editore ha messo bene in chiaro di cosa si trattava con la grafica, lo strillo in alto a destra e soprattutto la didascalica quarta di copertina. Figurarsi che ho persino chiesto all’edicolante di poterla sfogliare prima per sincerarmi che non fosse stampata sulla cartaccia di Comics Cult (non lo è). Non ho scuse, insomma, e non dovevo aspettarmi di leggere approfondimenti su Spaventa Filippi o sulle giustificazioni pedagogiche che portarono alla cancellazione dei balloon originali o sui meccanismi editoriali che permisero la collaborazione di autori internazionali alla testata o chiarimenti sui disegni di Squadra Zenith (proprio tutto di Breccia o c’entrava anche Lito Fernendez?). Questa scintillante rivista brossurata di grande formato si occupa solo di un periodo circoscritto del Corriere dei Piccoli, concentrandosi quasi esclusivamente sul boom dei manga nelle loro varie versioni: apocrifi, originali e anime comics artigianali dei cartoni animati.

Dopo una rapida introduzione alla storia della rivista a firma Luciano Costarelli sfilano interviste e approfondimenti sui vari aspetti dell’oggetto dell’analisi (non immaginavo che Lady Oscar avesse avuto una vita editoriale e televisiva così tormentata), inframmezzati da rapidi flash su curiosità e argomenti satellitari talvolta molto specifici, come i poster e le versioni “fumettate” di film e telefilm e le riduzioni di cartoni animati non giapponesi. D’altra parte le pagine sono 112 e per quanto l’apparato grafico sia sovrabbondante bisogna pur riempirle.

Il mio interesse è molto vicino allo zero, ma riconosco che la passione dei redattori è palpabile, come immagino la loro competenza e lo scrupolo filologico. I contributi più consistenti li portano Costarelli, Fabrizio Ponciroli e Thomas e Silvia Saccani.

Devo dire però che questo speciale mi ha riservato delle sorprese inaspettate, grazie principalmente alle interviste agli operatori del settore (ce n’è anche una a un collezionista). Non avrei mai detto ad esempio che Yoshiko Watanabe avesse collaborato con l’Eura sin dagli albori di Lanciostory, decenni prima di Midori Yamane su Uncanny Valley. Apprendo inoltre che la sceneggiatrice Mara Dalla Libera in realtà non è mai esistita, essendo uno dei tanti pseudonimi di Cristiano Zentilini. E chi diavolo era il «copertinista ufficiale» di Lanciostory e Skorpio citato da Andrea Mantelli che arrotondava disegnando anonimamente le copertine di La Banda TV?

Completano la rosa degli intervistati il multiforme sceneggiatore Giorgio Pelizzari, il creatore dei Ronfi Adriano Carnevali e Giuseppe Calzolari che produsse il diario di Atlas UFO Robot.

Come già detto, la presenza di immagini è sovrabbondante, forse anche eccessiva per chi come me non ne riceve alcuno stimolo mnemonico (eppure sicuramente ho avuto per le mani qualche numero di quegli anni), e per rispettare il generoso menabò i redattori hanno abbracciato anche argomenti non strettamente legati al Corriere dei Piccoli, come la storia delle riviste nate appositamente per cavalcare l’onda dei cartoni animati e il ricordo del robottone autarchico a cui Bianconi dedicò una testata oggi di culto ma di scarso successo. In appendice vengono presentate delle «(post) recensioni» che analizzano numeri singoli di testate diverse. Un’idea simpatica, ma visto che occupano ben dodici pagine è difficile non pensare che siano state messe lì per allungare il brodo. Altra curiosità anche qui, comunque: lo stralcio del Pinocchio transitato su TV Junior è la cosa migliore che abbia mai visto di Daniele Panebarco.

Questa uscita monografica non è scevra da piccole imperfezioni (il criterio con cui sono elencati «gli anime femminili» è alfabetico, non cronologico come dichiarato: questo mi ha un po’ confuso; ovviamente le copie vendute di La Banda TV furono 80/90.000 a settimana e non «80/90»; «deux» ex machina sarà un omaggio al recente film del Joker?) ma mi sembra molto ben confezionata e più che esaustiva, per quanto Kazonga avrebbe meritato almeno la citazione. Non posso quindi dire che siano stati proprio 12,90 euro buttati, anche se limitare la parte illustrata e quindi ridurre la foliazione avrebbe portato a un minore esborso. Dal codice a barre si evince che questo è il primo numero di una testata bimestrale e forse ci sarà tempo e modo per leggere altre monografie su periodi del Corriere dei Piccoli di mio interesse.