venerdì 17 gennaio 2025

Le grandi imprese dell'uomo

Se ho ben capito, questo volumone antologizza una mostra tenutasi presso la Biblioteca delle Nuvole a Perugia. Sono presenti vari fumetti ma anche illustrazioni tra cui la misteriosa tavola rimasta senza seguito di Sgt. Kirk 22.

Le «grandi imprese» altro non sono che operazioni belliche delle più svariate epoche e latitudini, presentate secondo l’ordine di pubblicazione.

Si comincia con una chicca che credo poco conosciuta: le 27 tavole di Piccolo Re scritto da Mario Faustinelli e pubblicato nel 1961 sul Corriere dei Piccoli. Da quel poco che conosco Faustinelli vi ravviso il suo stile molto schematico pensato per l’infanzia (mi pare avesse scritto pure un Piccolo Cowboy), d’altra parte a suo tempo non è che si potesse uscire poi tanto dagli steccati editoriali canonici – il Faustinelli umoristico mi convince molto di più.

Da lì in poi è una raffica di storie brevi scritte quasi sempre da Mino Milani. Unica eccezione è Ombre su testi di Laura Battaglia che comparve su Sgt. Kirk 14 e rappresenta non solo il fumetto più maturo ma anche quello più moderno e godibile tra quelli qui presentati.

Ho notato una cosa: quando Milani si firmava Eugenio Ventura era più avvincente e meno didascalico. Le sue altre storie qui ristampate, tutte apparse sul Corriere dei Piccoli e poi dei Ragazzi e firmate col suo nome o come Piero Selva, presentano dei testi più riassuntivi che narrativi. Ma potrebbe essere solo una mia impressione o un caso dovuto alla selezione di queste storie in particolare.

A chiudere il volume il racconto di Rainer Maria Rilke La canzone d’amore e di morte dell’alfiere Cristoforo Rilke generosamente illustrato a colori, più altre immagini alcune delle quali corredarono nel 1975 il testo Fuori del mito e dell’avventura scritto da Claudio Bertieri per il volume Uomini in guerra – brano molto apprezzato dal prefatore e direttore della Biblioteca delle Nuvole Claudio Ferracci.

La qualità della riproduzione è subordinata alla possibilità o meno di partire dagli originali di Battaglia, ma in linea di massima è accettabile. E poi il tratto già frastagliato di Battaglia soffre meno per le dentellature che ormai sono la norma della riproduzione digitale.

In un volume così prestigioso stona un po’ vedere che i curatori hanno preso l’indicazione dei numeri doppi del Corriere dei Ragazzi per due numeri consecutivi (la lunghezza fulminante de I tre miracoli avrebbe dovuto essere indicativa), ma dalle presentazioni delle singole opere usate come prefazione si capisce che l’equivoco si è verificato solo nei brevi trafiletti che introducono i fumetti. Tramite queste presentazioni scopriamo che viene qui ripristinata per la prima volta la corretta sequenza delle tavole de Il cannone di Parigi, precedentemente pubblicato e anche ristampato con due pagine invertite.

Il volume costa 25 euro e considerando che consta di ben 256 pagine è ancora più conveniente dell’altra recente antologia di Caprioli. Ma ovviamente la spinta principale per l’acquisto è la qualità grafica dei lavori qui raccolti e (immagino) la loro rarità.

mercoledì 15 gennaio 2025

Twelve Years

Presentato come gioco di ruolo in solitario, si discosta parecchio da Four Against Darkness. Qui c’è una trama portante che determina l’esito delle partite e dà il titolo al gioco: ogni dodici anni il Re dei Lich si ridesta e uno o più gruppi di avventurieri devono trovare una corona da porgli in testa per placarlo prima che si risvegli e distrugga il mondo. Il giocatore crea quindi un party di 4 componenti e alla morte totale del primo gruppo si considera che sia passato un anno e si ricomincia con un altro party. Altro modo con cui passano gli anni è perdersi nel Reame Fatato (o incontrare effetti simili) dove il tempo scorre in modo diverso.

Il gioco si svolge su due mappe: quella a esagoni rappresenta le terre aperte (mi pare che sia stata orientata al contrario, cioè il sud col Castello del Lich occupa la parte superiore) mentre quella a quadretti serve a mappare gli eventuali dungeon in cui finiranno i personaggi. Una stanza su tre è un vicolo cieco quindi non è che si possa esplorare più di tanto, anzi spesso le esplorazioni finiranno prima ancora di cominciare.

La composizione del gruppo viene determinata casualmente col lancio di diversi tipi di dado così come il singolo equipaggiamento, portando anche a combinazioni bizzarre o molto vantaggiose per il gruppo. Ma c’è anche la possibilità che un personaggio muoia proprio in fase di creazione, prima di cominciare l’avventura.

Le quattro possibili classi/razze di partenza sono piuttosto originali, contemplando anche folletti e giganti accanto ai più canonici ladri ed eremiti (dei chierici pacifisti). I singoli componenti non hanno un livello proprio ma è il gruppo nel suo insieme ad avere un livello che ovviamente si riverbera sulla disponibilità di punti ferita dei personaggi e sull’efficacia in combattimento.

Altro tocco di originalità, i livelli non si guadagnano come al solito accumulando tesori e ammazzando mostri ma comprandoli direttamente da quei personaggi non giocanti, gli «amici», che saltano fuori con un tiro di 5. E non solo: incontrare il Nobile Smarrito genera un curioso cortocircuito, forse previsto in origine: siccome offre 100 monete per essere scortato e quella è proprio la cifra che serve per guadagnare un livello, praticamente incontrarlo significa passare automaticamente di livello. E negli esagoni già visitati lo si incontra una volta su sei.

La meccanica dei combattimenti mi è sembrata inizialmente molto simpatica e originale oltreché veloce: si lancia un solo dado e si consultano gli effetti sulla relativa tabella per vedere chi tra i personaggi e/o i nemici ha avuto la meglio, senza alcuna possibilità di modificare l’esito del tiro. Una volta messa in pratica, però, ci si accorge che le probabilità sono più favorevoli per gli avversari e due tiri sfortunati di seguito possono dimezzare o annichilire il gruppo. Credo che la cosa sia bilanciata dal fatto che i personaggi sono generalmente più numerosi dei nemici che si incontrano ma può rivelarsi comunque una dinamica frustrante.

Le possibilità strategiche sono quindi ridotte al minimo, anzi praticamente non ci sono, e il giocatore potrà fare poco più che assistere a quello che la sorte decide per lui. Al massimo, una volta determinata la maggior parte delle locazioni sulla mappa, si potrà scegliere di andare in un punto vantaggioso oppure fare la spola tra gli esagoni che prevedono incontri casuali sperando di trovare qualcosa o qualcuno di utile. Anche il recupero della corona è infatti molto casuale (un personaggi potrebbe già averne una nell’equipaggiamento di partenza) e mi pare che sia molto più semplice accumulare denari per acquistarne una qualora se ne presenti l’opportunità.

Mi sembra di capire che un’altra “strategia” da impiegare è quella di infoltire il più possibile il gruppo di avventurieri con nuovi membri (tanto più che a loro volta potrebbero possedere una corona) infatti lo scontro finale col Re dei Lich è anch’esso giocato sulla totale casualità e prevede il sacrificio di un personaggio per ogni fallimento.

In definitiva Twelve Years è un gioco abbastanza simpatico ma non per tutti i gusti. Max Moon ha imbastito un sottotesto intrigante (anche gli incontri denotano una certa creatività) ma le meccaniche di gioco avrebbero forse meritato di essere calibrate meglio. A integrare la versione di base ci sono le opzioni per rendere più difficile lo scontro finale e quelle per gestire più giocatori.

L’edizione italiana di MS Edizioni costa 17 euro ed è uno spillato di 48 pagine su carta patinata che viene venduto all’interno di una busta trasparente (così almeno me l’hanno dato in fumetteria). Le copertine sono abbellite da fregi colorati e in rilievo, così come le pagine interne beneficiano delle illustrazioni di Andy Webber e Arcane Throne oltre che dello stesso Max Moon. Non so chi dei tre, pur denunciando una certa naïveté, dimostra una certa ammirazione per John Blanche.

domenica 12 gennaio 2025

Letteratura di mare


Sesto volume della collana dedicata a Franco Caprioli e di gran lunga il più corposo. Nelle prime cento pagine Letteratura di mare raccoglie nove fumetti di ambiente marinaro transitati su Il Giornalino nei primi anni ’70 e scritti da vari sceneggiatori – principalmente Renata Gelardini e Mario Basari (che si firmava anche O. Saibari) ma in un paio di occasioni anche Alfredo Castelli e Raoul Traverso/Roudolph. Considerando il pubblico di riferimento originale e la vocazione della rivista che ospitò questi fumetti il motivo principale per l’acquisto sono come al solito le splendide tavole di Caprioli, ma qualche occasionale perla la si trova.

Un pugno di perle è sin troppo edificante ma piacevole.

Piacevole anche Lame incrociate, per quanto stereotipato.

Otto giorni su una zattera è tratto da Mark Twain e mal si adatta a una trasposizione a fumetti.

I corsari del Rio Grande del Sud ha come protagonista nientemeno che Giuseppe Garibaldi nelle poco conosciute vesti di corsaro. Molto interessante ma proprio per questo avrebbe meritato un maggiore approfondimento e più spazio senza comprimere così tanto la vicenda (ed è pure il fumetto più lungo, serializzato all’epoca su due numeri de Il Giornalino).

Una discesa nel Maelström è tratto da Poe e beneficia della spettacolare resa del mare di Caprioli.

Capitan Gambadilegno è una celebrazione della Società Marittima Tedesca di Salvataggio e forse è il pezzo migliore. L’argomento è interessante, i personaggi ben tratteggiati e il taglio è abbastanza moderno.

Niente male anche Il mozzo del Sant’Elia, originale e ben documentato ma con un finale troppo edificante per essere preso sul serio.

Allarme a Block Island fu forse ispirato a un fatto di cronaca e narra del salvataggio di un bambino e di un’adolescente in mare. Ahinoi, si respira un po’ l’atmosfera dei «fumetti della realtà» del Corriere dei Ragazzi.

Anche Balene d’assalto potrebbe essere stato ispirato dalla cronaca di quegli anni e anche questo è più che altro un resoconto: vede il salvataggio di una famiglia e di un loro amico sperduti in mare dopo l’inspiegabile attacco di un branco di balene.

La seconda parte del volume ospita una corposa ma incompiuta Storia della Navigazione iniziata su Il Vittorioso nel 1967 e dalla vita editoriale travagliata. Dopo la pubblicazione serrata delle prime 28 tavole, nel 1968 le successive 16 vennero pubblicate in maniera molto rarefatta e addirittura le ultime 28 hanno visto la luce solo nel 2016 grazie a un volume edito da Passenger Press su cui si è basata questa edizione che ne riprende il titolo – in origine l’operazione si intitolava Con Franco Caprioli nell’avventura del mare. Il fumetto è molto presente anche qui, ma subordinato alla natura enciclopedica dell’opera. Sia questo approccio che la natura un po’ sincopata del lavoro (che salta da una argomento all’altro e a volte torna un po’ indietro nel tempo per approfondire certi dettagli) rendono l’opera un po’ ostica da leggere. Inoltre le tavole rimaste inedite presentano come lettering quello elaborato da Caprioli solamente a matita, che così tende a essere evanescente soprattutto nelle vignette a colori. La lettura vale comunque tutto lo sforzo, sia per le nozioni non banali che Caprioli vi profuse sia ovviamente per la contestualizzazione dei suoi splendidi disegni. Dalla preistoria («Quando il mare era mistero e paura») il progetto arrivò solo sino alla morte di Cristoforo Colombo.

La cura è quella consueta profusa da Nicola Pesce Editore (a introdurre il volume c’è un testo di David Padovani) e la possibilità di partire dalle tavole originali ha permesso una buona qualità di stampa. Addirittura, nella terza vignetta di pagina 27 si vedono degli appunti a matita (alcuni sembrano più dei ghirigori, a dire il vero) mentre a pagina 29 è evidente la pecetta con cui venne apposta la parola «cacicco» in un balloon. La carta non è patinata ma questo è lo standard dell’editore e ormai mi sono rassegnato. In fondo anche questo contribuisce al fascino vintage di questi volumi.

25 euro per un volume di queste dimensioni e di questa qualità grafica mi sembrano un buon prezzo.

lunedì 6 gennaio 2025

Double M 5: Faux Témoin

È il 1963 (Giovanni XXIII è appena morto) e a Losanna vengono esposte delle preziose reliquie celtiche. Tanto preziose che vengono rubati monili di bronzo e gioielli in oro di un principe dell’epoca. Mel viene incastrato, e in effetti da un po’ di tempo era solito sparire dall’albergo dell’Alta Savoia in cui vive e lavora senza dare spiegazioni. Dopo una rocambolesca fuga messa in atto anche grazie a Fanfoué des Pnottas, giunge a Parigi dove si rivolge a Mirabelle per chiederle aiuto a farsi scagionare. Scoperto che il probabile ladro è nientemeno che il produttore cinematografico Enzo Martini, già sospettato di rubare antichità e opere d’arte, Mirabelle architetta un piano diabolico in cui avvicina il produttore per sedurlo e sposarlo fingendo che Mel opportunamente travestito sia suo fratello.

Ma il malfattore e la sua guardia del corpo non ne hanno abbastanza: la notte prima del matrimonio correranno da Saint Tropez fino a Parigi dove ruberanno (travestiti da Blake e Mortimer!) i Girasoli di Van Gogh al Louvre, nientemeno! L’idea è che se Martini si sposa l’indomani nessuno sospetterà di lui.

Oltre ai consueti dialoghi brillanti di Pascal Roman e alle comparsate di Fanfoué des Pnottas, la parte umoristica poggia principalmente sulle spalle sicule dell’invadente madre di Martini.

In definitiva Faux Témoin è una commedia forse inverosimile ma molto divertente.

I disegni di Félix Meynet, che si è occupato anche dei colori, cominciano a far intravedere quello che l’autore realizzerà in seguito. I visi sono quelli del Meynet maturo, i corpi però non si sono ancora scrollati di dosso l’approccio caricaturale, forse anche perché all’epoca (il volume è del 1996) il disegnatore faceva un ricorso minore al tratteggio modulando di più il segno. Roba che a momenti mi ha ricordato Sandro Angiolini.

venerdì 3 gennaio 2025

Fumettisti d'invenzione! - 194

Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.

In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – SERIE (pag. 19)

MASTERPIECE

(Stati Uniti 2023, nel comic book omonimo, © Jinxworld Holdings, LLC, thriller)

Brian Michael Bendis (T), Alex Maleev (D)

La quindicenne Masterpiece Lawford è figlia di due ladri di altissimo profilo che non ha mai conosciuto. Il multimiliardario che i due criminali rapinarono per chiudere alla grande la loro carriera la obbliga a lavorare per lui: il suo compito (e della sua squadra) sarà quello di rovinare la vita a un’altra miliardaria che si finge filantropa.

Pseudofumetto: Unicorn Pow, il webcomic che realizza la protagonista firmandosi «Emma!».

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – SERIE (pag. 19)

JUNKYARD JOE (IDEM)

(Stati Uniti 2022, nel comic book omonimo, © Geoff Johns & Gary Frank, fantascienza)

Geoff [Geoffrey] Johns (T), Gary Frank (D)

Nel corso della guerra del Vietnam un robot viene inviato nelle linee statunitensi per dare man forte ai soldati, ma finirà per sviluppare una coscienza antimilitarista. Ufficialmente mai esistito per il governo, ha fornito ispirazione al suo commilitone Morrie “Muddy” Davis che ne ha tratto una striscia umoristica di grande successo. Cinquant’anni dopo il loro incontro “Junkyard Joe” torna a casa.

Pseudofumetto: le strisce di Junkyard Joe.

CINEMA  (pag. 81)

HOW TO TALK TO GIRLS AT PARTIES (LA RAGAZZA DEL PUNK INNAMORATO)

(Regno Unito 2017, fantastico)

Regia: John Cameron Mitchell, sceneggiatura: John Cameron Mitchell e Philippa Goslett (tratto dal racconto omonimo di Neil Gaiman [Neil Richard McKinnon Gaiman]), con Alex Sharp [Alexander Ian Sharp] (Enn), Elle [Mary Elle] Fanning (Zan), Nicole [Mary] Kidman (Boadicea)

Liberamente ispirato a un racconto di Neil Gaiman. In un sobborgo londinese dei turbolenti anni ’70 ha luogo una bizzarra visita di alieni: vestiti con tute sgargianti, gli extraterresti vengono scambiati per appartenenti a una setta. Enn e i suoi amici entrano in contatto con Zan e saranno funzionali a evitare il meccanismo con cui gli anziani della razza aliena perpetuano se stessi.

Anni dopo Enn è diventato un fumettista di successo (elemento non presente nel racconto di Gaiman: evidentemente un omaggio all’autore) e durante un firmacopie incontra i frutti del suo amore per Zan.

Pseudofumetto: Vyris Boy and the Colony è il fumetto scritto e disegnato da Enn.

CINEMA  (pag. 81)

SUPER (SUPER – ATTENTO CRIMINE!!!)

(Stati Uniti 2010, commedia nera)

Regia e sceneggiatura: James Gunn [James Francis Gunn Jr.], con Rainn [Friedrich] Wilson (Frank), Liv Tyler [Liv Rundgren Tallarico] (Sarah), Elliot Page (Libby), Kevin [Norwood] Bacon (Jacques)

Frank Darbo è depresso perché alla sua già sconfortante vita lavorativa si aggiunge l’abbandono da parte della bella moglie Sarah che precipita nuovamente nella tossicodipendenza. Scosso da questo scenario ha un’epifania indotta dalla visione di un serial televisivo con protagonista il supereroe cattolico Holy Avenger: diventerà a sua volta un giustiziere mascherato. Si informa quindi presso una fumetteria se esistano supereroi senza superpoteri (quelli citati, sia Marvel che DC, sono tutti realmente esistenti) suscitando l’entusiasmo della commessa Libby che finirà per diventare la sua sidekick. Non finirà molto bene.

Pseudofumetto: di Holy Avenger esiste anche la versione a fumetti.

martedì 31 dicembre 2024

Il Meglio e il Peggio del 2024

 Meglio

1

Jesse Owens: Di miglia in miglia. Se non è un capolavoro ci si avvicina molto.

2


Centaurus. Questo, invece, per quanto bello non è sicuramente un capolavoro ma che piacere rileggere un fumetto francese “come si facevano una volta”.

3


Il Morto 60: I Penitenti di Capo Irto. Uno degli episodi più belli mai letti. Purtroppo almeno per un po’ sarà anche l’ultimo che leggerò visto che Il Mortonon arriva più nell’edicola dove lo trovavo.

4


Books Story 1: Il Cacciatore di Anime. Testi suggestivi ma soprattutto degli  splendidi disegni.

5


Gli Abi della Cosmo 106 – I Grandi Maestri 84: Morgan Seconda Parte. Ancora meglio del primo (d’altra parte la vita del detective è più varia di quella del galeotto). E pensare che una volta tutti i fumetti erano così!

6


A Vicious Circle. Suggestivo ma con un finale prevedibile, diciamo che si fa apprezzare più che altro per la cura e l’inventiva grafica di Lee Bermejo, quand’ancora pesantemente digitali. Ma è stata comunque una boccata d’aria fresca.

Peggio

1


Il Viaggio del Supereroe
. Atroce.

2


Ale & Cucca 13. Numero dannatamente interlocutorio in cui non succede sostanzialmente nulla. Probabilmente queste pause nella narrazione sono comuni nei manga, ma al ritmo con cui esce Ale & Cucca l’ho percepito come uno spreco.

3


Emporio Pitaciò in Don Camillo a Fumetti 23. Spiace constatare che il promesso ritorno a due uscite annuali non è stato mantenuto e spiace ancor di più percepire la difficoltà con cui ReNoir deve procacciarsi disegnatori nuovi. Una volta capitava che le scoperte o le conferme grafiche venissero cooptate dalla Bonelli e per questo per Don Camillo a Fumetti si doveva fare continuo scouting, adesso non so quale sia il motivo delle uscite diradate e del vorticoso ruotare di nuovi disegnatori a volte non ancora maturi o che sopperiscono all’inesperienza virando sul caricaturale. Alberto Ricci ad esempio nel numero 22 rientrava nella seconda categoria e mi pare che per il suo esordio realistico sia stato mandato allo sbaraglio senza aver ancora raggiunto un’adeguata maturità, forse con interventi riparatori digitali in alcuni volti in secondo piano. Potrebbe essere stato semplicemente pressato da una scadenza strettissima, di certo non gli è stata fatta fare una bella figura anche perché sullo stesso numero è presente uno sfolgorante Italo Mattone (opportunamente adattato da un’altra pubblicazione, a testimonianza della difficoltà nel costituire un parco disegnatori stabile).

4


Ipernova
. Che occasione mancata, un’antologia di Zanotto stampata male.

5


Fiore di Notte 1: Sogni infranti.  Come mortificare i disegni e i colori di Nizzoli con una carta non patinata. Peccato.

BUON 2025!