Il Meglio
1
El Sanguanel de Refavaie. Una bellissima sorpresa.
2
Gli Integrali BD: I.R.$. Ottima stampa, rispetto della
numerazione originale, nessun balloon rifatto. Ciliegina sulla torta, un
apparato redazionale di approfondimento. È anche vero che agli inizi Vrancken
era scarno e legnosetto, ma per 8,50€ resta un affarone.
3
La Porta per il Cielo. Un gioiello che avevo conosciuto in versione
francese a Lucca 2009 (o 2010?). Sicomoro all’epoca mi aveva illuso (“Il
seguito uscirà il prossimo anno”…) e intanto ha fatto uscire 32 pagine di un Dylan Dog (!). Comunque questo gioiello
di Makyo e Sicomoro valeva l’attesa: poco importa se forse la trama di detection avrebbe meritato un respiro
più ampio, per me è stata la chiusura di un cerchio.
4
5
I Figli di El Topo. Epico ed emozionante, il miglior Jodorowsky.
6
La morte di Stalin. Un ottimo fumetto, pur con quei disegni caricaturali
inadeguati al contesto.
7
Gli Ultimi Giorni di Capitan America and the Mighty Avengers.
Comincia come la solita avventura con portali dimensionali, invasioni da altri
mondi e dialoghi che vorrebbero essere spiritosi, finisce (courtesy eventone Secret Wars) con un toccante countdown e con una
narrazione tesa e commovente. E i disegni di Luke Ross sono molto belli.
8
La Compagnia del Doppiomondo ne Il
Giornalino. Nulla di eclatante o rivoluzionario, ma una simpatica
variazione sul tema abbastanza originale: elfi, nani e orchi convivono con gli
umani in incognito ma uno dei protagonisti ha la facoltà di viaggiare nel loro
mondo d’origine. Certo, ai disegni Umberto Sacchelli deve fare ancora un po’ di
strada. O forse l’ha già fatta tutta e sono io a non essere in sintonia col suo
stile.
Inutile attendere un’evoluzione
perché purtroppo dopo la prima apparizione a inizio anno è sparito dalla
rivista a testimonianza dell’interruzione della produzione diretta di fumetti.
Vedi sotto.
9
Alcune delle miniserie coinvolte
in Secret Wars.
Nessuna passerà alla storia, ma hanno rappresentato una piacevole lettura. La
mia personale classifica:
Age of Ultron vs. Marvel Zombies
Squadrone Sinistro
1872
Armor Wars
Marvel Zombies
10
Hellblazer (Vertigo Monthly)
da 46. Niente male il John Constantine di Mike Carey. Ne avevo letto un paio di
episodi in maniera sporadica e discontinua su Vertigo Presenta ma le storyline
di fila hanno ovviamente tutto un altro respiro. Soggetti originali, personaggi
ben costruiti, dialoghi effervescenti e trame non cervellotiche e lunghe come
quelle di Azzarello, o perlomeno più accessibili.
Il Peggio
1
U-47.
C’è poco da fare, non è il mio genere. Anche così, però, i disegni restano
brutti forte…
2
Elsa Charretier su Starfire 10, 11 e 12 (in Lanterna Verde 54-56). Darwyn Cooke non
mi piace. Tim Sale ancora meno. Immaginate quindi quanto ho apprezzato la vice
della Lupacchino che fonde maldestramente i due stili cartoon.
3
Miracleman Libro Quarto Capitolo 3: Memorie dal Sottosuolo. Il
picco più basso di una saga che purtroppo si è rivelata come facilmente
prevedibile non all’altezza di quanto scritto in precedenza da Alan Moore. Era
una partita persa in partenza cercare di trovare qualcosa di originale e
interessante da raccontare dopo il primo Miracleman
(chissà, magari con una storia lunga invece che episodi autoconclusivi sarebbe
venuto fuori qualcosa di diverso) ma va dato atto a Neil Gaiman che ha saputo
venirsene fuori con delle trovate molto creative e a volte spiazzanti.
Però la sua prosa è invecchiata
molto male e tutto sommato a volte non ha fatto altro che reinterpretare dei
miti classici come le note di chiusura hanno di volta in volta impietosamente
sottolineato. In Memorie dal Sottosuolo,
però, è mancato quel guizzo che ogni tanto ha fatto capolino in altri capitoli
e il tutto si è risolto con una esibizione di erudizione (nemmeno tanta) e di
rimandi alla continuity.
Inoltre in questo episodio,
smaccato monumento al riciclo e alla scarsa voglia di lavorare (ma nemmeno il
numero 5 ha
scherzato), non bastano le matite bianche su sfondo nero per nobilitare i
disegni di Buckingham anche se comunque queste tavole sono un po’ meglio del
suo solito.
Oltretutto, alla Panini hanno ben
pensato di pubblicare la saga su cartaccia invece che su patinata: visto il
mito che questo fumetto si porta dietro ci saranno state comunque file di
lettori a comprarlo. E la foliazione è stata artificialmente ingrossata con la
riproduzione di tavole “al naturale” di Buckingham (capirai…) e con una storia
spezzettata che al ritmo di due tavole per numero è illeggibile. Era così anche
in originale ma è di scarsa consolazione.
4
Indian Summer. Tutto
ricominciò con un’estate indiana in versione Panini 9L. I nuovi colori
digitali sono terribili e appiattiscono il lavoro superbo di Milo Manara, con
qualche effettino sfumato a peggiorare il tutto. I «contenuti extra» si
limitano a due dei meravigliosi acquerelli che facevano parte della cartella di
litografie uscita all’epoca. Il primo è evidentemente ancora in possesso di
Manara o di chi per lui, che scansionandolo ha evidenziato le asperità della
carta usata (come succede anche per Vittorio Giardino).
Veramente un pessimo servizio al
Maestro, tanto più che a curare i colori è stata sua (credo) figlia.
5
Il Giornalino dal numero 15. Il cambio della redazione si è fatto
sentire. In questo interregno si è respirata un po’ aria di smobilitazione, con
articoli e rubriche in avanzo dalla precedente gestione pubblicati tutti
insieme ma al contempo adottando una grafica ipertrofica per occupare più
spazio possibile dilatando i contenuti. Persino alcune anticipazioni dei numeri
successivi erano inesatte e facevano riferimento allo stesso numero su cui sono
comparse. Ci sono state insomma varie imperfezioni (almeno uno schema di un
cruciverba era sbagliato, addirittura alcune barzellette dei lettori riproposte
in numeri diversi) e le nuove rubriche come il poster centrale e il test da cui
per forza deve risultare che il bambino che lo fa ha dei problemi hanno rubato
altro spazio ai fumetti.
Anche i fumetti hanno subito
questa situazione: c’è stata qualche disattenzione (di Cèdric è stata pubblicata una tavola già presentata in precedenza,
e ogni tanto hanno tolto la numerazione originale) e purtroppo in generale c’è
stata una diminuzione dello spazio a loro riservato, oltre al fatto che
inspiegabilmente si è scelto di procrastinare di una settimana la pubblicazione
delle seconde parti di storie più lunghe. C’è stata anche un po’ di confusione
della pubblicazione de La Mappa
dell’Isola del Tesoro, che oltre a una pubblicazione non consecutiva ha
visto chiudersi un segmento con la parola “fine” quando invece doveva ancora
concludersi! E non sono nemmeno convinto che il vero finale fosse quello
presentato.
Con l’arrivo dei fumetti della
Tunué sul numero 29 la situazione non è molto migliorata visto che si è
continuato a proporli al ritmo di 8 pagine o poco più per volta (a volte 11 ma
a volte 7 e persino 5 sul numero 42!) e parcellizzandone la pubblicazione: Fiato Sospeso è stato così interrotto proprio
sul più bello!
6
100 Bullets (Vertigo
Bimonthly) 23-25. Nel complesso una serie bellissima, se non altro per i
disegni di Risso, ma il finale non è stato all’altezza delle mie aspettative.
Oltretutto la RW Lion l’ha pubblicato con ritardi clamorosi, poi parzialmente
recuperati in corsa (il finale che io avevo calcolato sarebbe uscito a gennaio
è uscito a giugno datato febbraio), e con una qualità di stampa non ottimale. E
visto che c’era qualche pagina in più negli ultimi capitoli hanno anche pensato
bene di aumentare il prezzo di un euro netto.
7
Thorgal 35: Il fuoco
scarlatto. Come sopra per 100 Bullets:
è comunque un fumetto valido, ma non così buono come mi sarei aspettato. Xavier
Dorison ha adottato uno stile di scrittura che mi è sembrato troppo moderno e
poco in linea con la tradizione di Van Hamme e Sente. Ma soprattutto certi
passaggi della sceneggiatura erano un pochino forzati (Thorgal mezzo morto per
le torture che fa strage dei nemici) oppure non mi sono stati chiarissimi (la
dinamica del rapimento di Aniel, i personaggi che si spostano da un posto
all’altro e si fa fatica a seguirne il periplo).
È anche vero che con tutti quei
personaggi in gioco è difficile raccapezzarcisi e sicuramente il tempo
trascorso tra la pubblicazione del precedente volume e di questo (tre anni!) ha
avuto il suo effetto – ma d’altra parte i dipinti pompier di Rosinski necessiteranno per forza di un bel po’ per
essere eseguiti.
Molto suggestivo e originale il
contesto, la città di Bag Dadh assediata, ma il finale apparentemente molto
drammatico e intenso perde tutto il suo pathos con l’anticipazione che una
morte eccellente non sarà tale!
Buon 2017