giovedì 22 dicembre 2016

I mostri non vivono solo nel buio

Dietro una copertina ostentatamente digitale (prova non esaltante dell’altrimenti bravissimo Leomacs) si nasconde un fumetto realizzato in maniera orgogliosamente artigianale con matita, penna e acquerelli.
I mostri non vivono solo nel buio è la storia ambientata a Palermo di una liceale, Linda, che denuncia l’autore di un omicidio e che per questo viene rapita dal boss mafioso a cui il killer è affiliato. Il padre, professore di lettere vedovo da poco, reagisce prendendo a sua volta in ostaggio la figlia del boss illudendosi di poter trattare con lui.
Come ho scritto in apertura la parte grafica è realizzata ad acquerello e, benché io preferisca uno stile più realistico, il risultato ottenuto dall’impressionista Rossano Piccioni è veramente lodevole e alcuni intensi primi piani sono molto espressivi. Veramente notevole anche la particolare tecnica (leggera ma al contempo decisa) con cui ha saputo raffigurare le automobili. Oltre al fatto che già di per sé gli acquerelli danno un piacevole senso di immediatezza e spontaneità.
I mostri non vivono solo nel buio potrebbe non essere esente da difetti (l’incipit di denuncia sociale diventa la scusa per una tarantinata, lo snodo del mite professore che diventa una macchina per uccidere è talmente poco credibile da venir confutato nel fumetto stesso, il finale è ottimista e idealizzato) ma rappresenta un originale corpo estraneo nel panorama fumettistico italiano e offre una lettura coinvolgente e appassionante. Tanto più lodevole se si pensa che Claudio Chiaverotti si è affidato alla classica gabbia bonelliana nonostante le possibilità offerte dal grande formato.
Il formato del volume è infatti decisamente lussuoso, un cartonato extralarge (24,5x34,5 centimetri) stampato su carta patinata lucida ad alta grammatura, e vale sicuramente i 17 euro a cui viene venduto.

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