Dopo ben 7 anni dall’ultimo
volume 100% Panini Comics di Murena
esce la nuova raccolta di due episodi originali, a ben 12 anni dall’uscita del
primo. Le cause dell’attesa sono note: la dipartita di Philippe Delaby e la
ricerca di un sostituto degno, oltre ai tempi tecnici necessari alla
realizzazione di un volume franco-belga come dio comanda.
Ho sottolineato la distanza
temporale dal primo volume per ricordare come all’epoca della sua prima apparizione
in Italia Murena non beneficiasse del
formato 19x26, introdotto in seguito proprio dalla Panini e che avrebbe
caratterizzato le proposte franco-belghe di vari editori italiani. Nel 2006 la
Panini, che ancora doveva prendere le misure alla BéDé, la pubblicava in un
incongruo formato comic book che, se pure aveva un’altezza di 26 centimetri,
poggiava su una base di soli 17 centimetri col risultato di dover rimpicciolire
le tavole lasciando ampi margini bianchi sopra e sotto. Poi la Panini rimediò
per Murena confezionando gli
Integrali, ma prendere in mano questo volumetto dopo aver fatto l’abitudine al
19x26 è comunque un po’ uno choc.
Ma veniamo al fumetto in sé: Murena è una delle poche serie di Jean
Dufaux che mi piacciono. Io trovo lo sceneggiatore molto dispersivo e più
attento alle frasi a effetto che alla sostanza, ma qui ha saputo imbastire una
vicenda di rude passionalità, con degli inserti grotteschi e sarcastici niente
male e anche (se la memoria non mi inganna) con qualche riuscita punta
drammatica. Questo, almeno, fino allo scorso volume visto che gli episodi di
questo quarto “integralino” non mi sembrano molto riusciti, o comunque non ai
livelli dei precedenti.
Il primo, che dà il titolo a
tutto il volume, segue le vicende dell’apostolo Pietro e degli altri cristiani
capri espiatori perfetti per l’incendio di Roma sotto il regno di Nerone,
opportunamente consigliato da un arcinemico di Lucio Murena. Balba inoltre
regola i conti con Massam, nell’unica scena un po’ vivace di tutto l’episodio.
Il protagonista, che già di suo (se ben ricordo) è più un testimone che un
eroe, comparirà in un terzo delle pagine o poco più, limitandosi a lamentarsi e
a scopare. Ahinoi, a tal proposito si profila pure l’ipotesi di una censura,
visto che la numerazione delle tavole salta la 35, guarda caso proprio quella
in cui si sarebbe potuto approfondire il rapporto carnale tra Murena e Claudia.
Nel secondo episodio, Il Banchetto, Murena riconquista
l’amicizia di Nerone ma con un abusato e inverosimile stratagemma narrativo si
ritrova privo della memoria e finisce per far parte involontariamente di una
congiura contro il suo ritrovato amico imperatore. La trama non sarebbe nemmeno
male, funghetti psicotropi permettendo, e soprattutto rispetto a Le Spine qui una trama c’è, ma Dufaux
(che pure scrive delle didascalie e dei dialoghi più ispirati e convincenti) si
perde nei rivoli secondari della vicenda portante, spettegolando ad esempio
sugli amori di Petronio, col risultato di rubare spazio alla vicenda portante,
tanto che arriva alla fine col fiato corto e deve accelerare bruscamente per
giungere alla conclusione prevista per questo episodio, nonostante conti ben 54
pagine.
Alla fine la cosa più riuscita di
questi episodi sono le note finali con cui Dufaux approfondisce certi dettagli
dei testi: non sto scherzando, l’ironia che traspare da molte annotazioni e gli
occasionali “dietro le quinte” produttivi sono un piacere da leggere, ben più
appassionanti di un fumetto che tende spesso a ristagnare o a girare a vuoto su
se stesso.
Ai disegni Philippe Delaby si
conferma il mostro di bravura che già conoscevamo. Il formato ridotto non gli
rende molta giustizia ma in fondo nemmeno lo mortifica troppo. La qualità di
stampa non è molto buona, e i colori di Sébastien Gérard, pur validi (per
quanto possano esserlo dei colori fatti col computer), forse hanno contribuito
a “pixellare” le tavole.
Theo (al secolo Theo Caneschi) si
rivela una scelta azzeccatissima per continuare la saga: anche se il suo stile
tende vagamente al caricaturale, il rigore delle anatomie e la profusione di
dettagli non fanno affatto rimpiangere Delaby. I protagonisti hanno dei volti
un po’ diversi nella sua interpretazione, ma è una cosa fisiologica e comunque
il risultato complessivo è ottimo. La composizione dell’ultima tavola è
veramente efficace, anche se immagino che sia dovuta a una intuizione di
Dufaux. E anche nel suo caso il colorista (Lorenzo Pieri) ha fatto un buon lavoro,
migliore di quello di Gérard, e se ha usato il computer non si vede proprio e i
colori sembrano acquerelli e matite. La parte di Theo non accusa problemi di
stampa.
È un po’ paradossale che per Cani Sciolti sia stato usato un incongruo formato extralarge
quando per Murena, che ne avrebbe
decisamente beneficiato, si è optato (coerentemente con la collana in cui è
inserito) per il formato comic book.
Se ho ben capito, con il nono e
il decimo episodio della saga qui raccolti dovremmo essere giunti a metà del
terzo ciclo narrativo dei quattro previsti per Murena. Dopo la doccia fredda di questi testi non proprio
appassionanti non è che abbia tutta ’sta voglia di leggermi i prossimi, e mi sa
che se proprio dovrò farlo proverò a procurarmeli in un altro formato.