mercoledì 27 febbraio 2019

Storia pittoresca, drammatica e caricaturale della Santa Russia

Dopo l’uscita in occasione della kermesse lucchese è arrivata anche alla mia fumetteria, con tutta calma, una copia di questo bellissimo volume edito da Eris. Talvolta gli storici del fumetto si aggrappano ai dettagli più discutibili per giustificare il fatto che un’opera sia un protofumetto (termine inviso a Boris Battaglia, ma tant’è) però in questo caso è lampante come testo scritto e immagini siano talmente correlati che oltre a completarsi a vicenda non possano praticamente esistere da soli.
Gustave Doré realizza un lunghissimo pamphlet satirico contro l’odiato nemico della Francia dell’epoca, descrivendo i russi (i popolani e chi li governa) come barbari rozzi e violenti. Incredibile a dirsi, emerge un fortissimo gusto demenziale da queste pagine, di straordinaria modernità: la violenza grandguignolesca di molte situazioni, la totale assenza di coerenza cronologica, il ricorso a cifre sempre iperboliche… E ci sono persino elementi che, in un lavoro contemporaneo, lo taccerebbero di post-modernismo: le citazioni, la metanarrazione (limitata inizialmente alla gustosa pagina 8) e la presa in giro dei riferimenti colti.
La Storia pittoresca, drammatica e caricaturale della Santa Russia parte dalla sua origine ancestrale arrivando fino a quelli che all’epoca erano praticamente fatti di cronaca. I disegni sono realizzati con uno stile che è di volta in volta grottesco, realistico o astratto a seconda della necessità e sono costantemente in dialogo con le didascalie, tanto che ogni singola vignetta si basa sulla contrapposizione tra quello che si vede e quello che si legge, o sull’uso di termini polisemici che rivelano nei disegni il vero senso di quello che intendeva Doré, generando così degli effetti comici che fanno ridere di gusto ancora oggi. La traduzione di un’opera del genere deve essere stata un’impresa complessa, come confermato da Boris Battaglia nel suo testo in appendice.
Al di là del suo corrosivo umorismo, l’opera si fa leggere tutta d’un fiato grazie all’incalzante succedersi di sovrani, zar e trovate sempre fresche e surreali, alcune impossibili da rendere alla perfezione in italiano.
Ma la qualità non si mantiene costante: a circa due terzi dell’opera, poco dopo un’incursione dello stesso autore che gli varrà una citazione nei Fumettisti d’Invenzione, Doré cambia il passo, forse stremato dalla realizzazione di un’opera di quasi 100 pagine o forse più cauto nel trattare argomenti più recenti. La narrazione rallenta fino a impantanarsi perché le vignette non sono più necessariamente collegate tra di loro (tanto che alcune potrebbero anche essere tratte da un’altra fonte), affiorano alternativamente pagine quasi interamente scritte o quasi interamente illustrate, rompendo l’equilibrio perfetto che c’era stato fino a quel punto, e in mancanza di trovate migliori Doré si riduce a fare la parodia di un motivetto musicale in voga all’epoca. Dopo il finale vero e proprio c’è ancora spazio per una dozzina di illustrazioni satiriche a tutta pagina (tranne una) aggiunte dall’autore per la raccolta in volume. Questo progressivo peggioramento finale non inficia il valore complessivo dell’opera, però si rimane un po’ delusi a leggere delle pagine così poco ispirate rispetto a quelle precedenti, tanto più che la Storia della Santa Russia era partita veramente in quarta.
L’edizione Eris propone una breve postfazione di Guillaume Dégé tratta dalla versione francese. In sostanza è un’occasione sprecata per approfondire i retroscena e altri aspetti dell’opera e del contesto in cui uscì: quando e dove fu serializzata la Storia? Perché il montaggio di alcune tavole sembra essere frutto di un assemblaggio? Come mai Doré era così ossessionato dalle coliche renali? Misteri che rimarranno tali, la priorità di Dégé è fare sfoggio della sua cultura.
Molto, molto più interessante è l’appendice all’edizione italiana scritta da Boris Battaglia, che tratta della complessità di tradurre un’opera così piena di doppi sensi e così legata alla sua epoca. Battaglia ricorda meritoriamente il lavoro di Luciano Guidobaldi (alias “Galb”) che tradusse per la Comic Art la precedente versione della Storia della Santa Russia, uscita quasi quarant’anni fa –  traduzione su cui si è basata anche la Eris per questa edizione.
A proposito dell’edizione, il refuso in copertina che faceva temere il peggio per fortuna è solo una scivolata isolata, e nel libro si trova al massimo un «mele» al posto di «male» a pagina 69. Il tomo è un bellissimo cartonato con dorso telato stampato alla perfezione su carta Fedrigoni. Dalla biografia dell’autore risulta che Gustave Doré realizzò ben altri tre “fumetti” prima della Storia della Santa Russia, ma immagino che sia pura utopia sperare di vederli.

2 commenti:

  1. Dunque mi tocca proprio a leggerlo, l'albo della Comic Art che se sta lì sullo scaffale da tempo immemore

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io inizialmente temevo che fosse pesante, invece va giù che è una meraviglia, almeno per 2/3. E poi i disegni sono fantastici.

      Elimina