Ahia. Il Crepax in copertina non
lasciava presagire niente di buono, e così è stato. Questo numero di Linus è dedicato al 1969 e agli
avvenimenti che lo caratterizzarono (lo sbarco sulla luna, Woodstock, il
concerto dei Rolling Stones ad Altamont, l’assassinio di Sharon Tate, ecc.) e
come conseguenza la parte scritta beneficia di un incremento a scapito dei
fumetti. Essendo questi ultimi sempre frammentari non è che la cosa sia
traumatica, però non ricordo un altro numero che contasse così tante pagine non
a fumetti: ben 49 tra rubriche, saggi, racconti e illustrazioni che li
accompagnano. Forse ce ne sono stati, di numeri altrettanto “scritti”, ma stavolta
questo aspetto mi è saltato subito all’occhio. Beninteso, la maggior parte del
materiale è buono (Tiziana Lo Porto mi ha quasi fatto rivalutare i fratelli
Hernandez), ma non è quello il motivo per cui compro Linus.
Tra l’altro stavolta salta Little Nemo, e non mi pare che il numero
scorso fossimo arrivati a un punto fermo: a sostituirlo (una tantum?) il Buster Brown di Outcault. Niente
Bacilieri, purtroppo, come saltano anche la Marzocchi, Toffanetti e Tom Gauld.
Come intuibile, a Crepax viene dedicato lo spazio per il fumetto “lungo”: non
solo è un Crepax d’annata (1966) già visto e stravisto anche recentemente con
la ristampa anastatica di Linus,
ma si tratta dell’unico fumetto a continuazione mai pubblicato dalla nuova
gestione di Linus: quel «continua…»
in calce all’ultima tavola lascia intendere che, se la memoria non mi inganna,
non ce ne libereremo presto. Oltretutto, l’intervista di presentazione alla
figlia di Crepax alla fine è una scusa per pubblicizzare i paraventi con le
immagini di Valentina, ma in effetti così
viene ripresa una pratica in sintonia con la storia della rivista.
Le strisce sono sempre buone con
frequenti punte d’eccellenza (a volte mi sfugge il senso di alcune vignette di Glen
Baxter, ma quando fanno ridere sono veramente divertenti) e l’omaggio di
Massimo Giacon a Serge Gainsbourg è molto piacevole anche se didascalico; ma Carpinteri,
Deco e la Antonioni non mi sono sembrati al loro top in questo numero, per
quanto gradevoli. Qualche guizzo di simpatia in più ne I Quaderni di Esther di
Sattouf, per cui comunque non stravedo. Neri
e Macola sono sicuramente bravi a disegnare ma i loro testi… boh… uno segue il
filo delle proprie sensazioni, l’altro sembra aver scorporato dei frammenti da
un’opera più estesa. Fumettibrutti, poi, è presente con un “fumetto” che avevo
letto su internet proprio la sera prima…
Finora, il numero del nuovo Linus che mi è piaciuto di meno.
Ahia. Mi piange sempre il cuore quando scopro che esiste qualcuno che non apprezza gli Hernandez bros. :D
RispondiEliminaUno dei tre è bravissimo a disegnare, ma su Comic Art c'entravano come i cavoli a merenda (cosa che peraltro uno dei personaggi di Perle ai Porci mangia regolarmente , come dice proprio in questo numero).
EliminaPresentandoli poi a spizzichi e bocconi e come dei mostri di bravura hanno nuociuto alla loro immagine, almeno ai miei occhi. Mechanix... Tutto e anche Penny... e quelli sarebbero capolavori?!
Ma certo, Mechanix è l'esordio acerbissimo di Jaime, la serie decolla dopo (peraltro abbandonando quasi del tutto gli elementi fantascientifici).
EliminaQuello bravissimo è Jaime. Mario in realtà non ha prodotto pochissime storie, mentre Gilbert è un signor narratore, ma ha un disegno... funzionale, per essere educati :D
Mi è scappato un "non" di troppo nella frase "Mario... storie".
EliminaSe non sbaglio Mechanix era anche funestato da una narrazione che procedeva tramite le pagine di un diario, meccanismo che io aborro nei fumetti.
EliminaPurtroppo non distinguo i fratelli, quello che aveva fatto Birdland, che immagino essere Gilberto, era piuttosto cartoonesco.
Sì, Birdland era di Gilbert.
EliminaMechanix è talmente acerbo che ancora oggi i fan di Love and Rockets consigliano, a chi si approccia per la prima volta alle comode raccolte in volume, di saltarlo a pié pari e di recuperarlo in un secondo momento.
Da allora Jaime ne ha fatta di strada (non nel disegno: quello era già prefetto dall'inizio). The Love Bunglers è uscito nel 2014: sfido a leggerlo e a non commuoversi.
Oddio, io invece lo acquisterei proprio per lo stesso motivo: finalmente una rivista che fa la rivista, con corposa parte redazionale.
RispondiEliminaSe ogni tanto sacrifica i fumetti, ci può stare: Peanuts sarà alla ventesima replica! XD
Moz-
Ma la "rivista che fa la rivista" è proprio quello che era diventato Linus sotto le precedenti gestioni.
EliminaLa novità di Igort è consistita innanzitutto nell'aver potenziato in maniera massiccia il comparto fumettistico, e tra l'altro andando al di là delle sole strisce (praticamente l'unico genere presente sotto le vecchie direzioni).
Purtroppo la parte redazionale, anche se spesso di qualità, non è molto in linea con la rivista, non parlando (se non in qualche rubrica) di fumetti, ma ospitando spesso racconti che non sempre sono in tema con l'argomento del mese.
EliminaDi fumetti, però, Igort ha pubblicato più che altro anticipazioni di cose che usciranno in volume, oppure cose estemporanee come i fumettini da due pagine di Bacilieri, Toffolo, Antonioni, Carpinteri, ecc.