mercoledì 2 settembre 2020

Neanche in Belgio è tutto oro quello che luccica

Con la scusa del lockdown mi sono procurato alcuni volumi di Melusina, una serie belga che si era vista sulla rimpianta rivista The Garfield Show. La protagonista si inserisce nel filone delle eroine storiche di Spirou (Natacha, Yoko Tsuno, ecc.), bella per attirare i lettori maschi e simpatica e intelligente per piacere alle lettrici femmine. È una giovane strega di “soli” 119 anni che va a fare la ragazza alla pari presso una famiglia di mostri: marito vampiro, moglie fantasma, maggiordomo mostro di Frankenstein, ecc. Come premessa non è certo originale e gli episodi visti in Italia si facevano apprezzare senza essere entusiasmanti, con la scusante però di essere le prime puntate e quindi di dover introdurre cast e ambientazione. La struttura è quella classica belga delle gag in una tavola, più raramente in due oppure inserite in ancor più rari nuclei tematici che possono arrivare fino a quattro tavole, ma sempre con la gag alla fine di ogni pagina. L’autore dei testi era originariamente François Gilson che però a un certo punto (ho un buco nella lettura dal 12 al 24…) ha passato la mano al disegnatore Clarke che si scrive anche i testi.
I disegni sono ovviamente di matrice umoristica ma Clarke non segue lo stile “Gros Nez” dei maestri belgi adottando un tratto più delicato e un segno meno marcato e non esageratamente modulato. La protagonista giunge alle sue fattezze definitive intorno alla tavola 75, anche se poi certi dettagli come il naso subiranno ancora qualche aggiustamento. Pur essendo vestitissima, tranne quando la gag della settimana richiede altrimenti, le sue forme sono sapientemente ben delineate. I bei colori (belli almeno fin quando non ha cominciato a usare il computer) sono di un colorista o una colorista che si firma Cerise, cioè Ciliegia – ma magari è veramente il suo cognome.
Inizialmente la serie si basa su un cast ridotto e Gilson tira fuori il solito repertorio di battute e sketch su vampiri, mummie e mostri vari. Successivamente sviluppa dei riferimenti al folklore locale, che tutto sommato è abbastanza simile in tutto il mondo. Parte della freschezza della serie deriva dall’assunto di base per cui Melusina sarebbe stata assunta al castello per le sue doti di strega mentre viene relegata a fare lavori da serva. Sin da subito comunque il cast si arricchisce di personaggi originali come la zia Adrazelle e la compagna di scuola brutta e incapace Cancrelune. Come ho già fatto notare, la serie si segnala per la particolarità delle “formule magiche” pronunciate da Melusina.
Con il passare degli episodi e il consolidarsi di alcuni comprimari, come l’inquisitore e i compagni di scuola di Melusina (tra cui la sexy Krapella), la serie assume una sua forma più definita e personale e una specie di continuità, anche se il mondo di Melusina è sospeso tra medioevo e m modernità. Fondamentale per la costituzione di questo universo sarà la stupidissima (e per di più fata, quindi vergogna della famiglia) cugina Melisande, che però comparirà appena nella tavola 251. Un altro inserimento importante avverrà con le tavole 388 (che vanno da A a D, uno dei rari casi di micro-ciclo) in cui al castello si insedierà quello che in teoria è il suo legittimo proprietario, il dottor Kartoffeln che aveva creato Winston, analogo del mostro di Frankenstein.
La successiva raccolta in volumi è tendenzialmente organizzata per temi: Halloween, l’amore, la scuola di magia, il principe azzurro, ecc. e la numerazione delle tavole, che pure presenta qualche salto, lascia intendere che già in partenza Gilson avesse in mente questa organizzazione tematica. Questa tematica obbligata (che comunque lascia alcuni margini di libertà) impoverisce un po’ il lavoro dello sceneggiatore che deve trovare delle variazioni sullo stesso tema: lette in un unico volume possono sembrare ripetitive. I colpi di genio sono rari e, pur essendo Melusina una valida serie umoristica, più che ridere si sorride. Sicuramente i disegni di Clarke contribuiscono al suo fascino grazie al loro dinamismo e alla loro espressività.
Probabilmente è stato proprio lui a imporre una decisa virata nella serie quando ha preso le redini dei testi: adesso i volumi non sono più composti dalle raccolte delle gag in una pagina ma raccontano episodi completi. Quello che ho letto io, il ventiquattresimo, si conforma al resto della serie: simpatico, ma non esilarante.
Pur con tutto il successo che ha riscosso (quasi trenta volumi usciti in patria e traduzioni varie) Melusina non è probabilmente un capolavoro al pari di altri classici franco-belgi, ma costituisce una lettura piacevole e non sarebbe male se potessimo rivederla in italiano.

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