Con la scusa del lockdown mi sono
procurato alcuni volumi di Melusina,
una serie belga che si era vista sulla rimpianta rivista The Garfield Show.
La protagonista si inserisce nel filone delle eroine storiche di Spirou (Natacha, Yoko Tsuno,
ecc.), bella per attirare i lettori maschi e simpatica e intelligente per
piacere alle lettrici femmine. È una giovane strega di “soli” 119 anni che va a
fare la ragazza alla pari presso una famiglia di mostri: marito vampiro, moglie
fantasma, maggiordomo mostro di Frankenstein, ecc. Come premessa non è certo
originale e gli episodi visti in Italia si facevano apprezzare senza essere
entusiasmanti, con la scusante però di essere le prime puntate e quindi di
dover introdurre cast e ambientazione. La struttura è quella classica belga
delle gag in una tavola, più raramente in due oppure inserite in ancor più rari
nuclei tematici che possono arrivare fino a quattro tavole, ma sempre con la
gag alla fine di ogni pagina. L’autore dei testi era originariamente François Gilson
che però a un certo punto (ho un buco nella lettura dal 12 al 24…) ha passato
la mano al disegnatore Clarke che si scrive anche i testi.
I disegni sono ovviamente di
matrice umoristica ma Clarke non segue lo stile “Gros Nez” dei maestri belgi
adottando un tratto più delicato e un segno meno marcato e non esageratamente
modulato. La protagonista giunge alle sue fattezze definitive intorno alla
tavola 75, anche se poi certi dettagli come il naso subiranno ancora qualche
aggiustamento. Pur essendo vestitissima, tranne quando la gag della settimana
richiede altrimenti, le sue forme sono sapientemente ben delineate. I bei
colori (belli almeno fin quando non ha cominciato a usare il computer) sono di
un colorista o una colorista che si firma Cerise, cioè Ciliegia – ma magari è
veramente il suo cognome.
Inizialmente la serie si basa su
un cast ridotto e Gilson tira fuori il solito repertorio di battute e sketch su
vampiri, mummie e mostri vari. Successivamente sviluppa dei riferimenti al
folklore locale, che tutto sommato è abbastanza simile in tutto il mondo. Parte
della freschezza della serie deriva dall’assunto di base per cui Melusina sarebbe
stata assunta al castello per le sue doti di strega mentre viene relegata a
fare lavori da serva. Sin da subito comunque il cast si arricchisce di
personaggi originali come la zia Adrazelle e la compagna di scuola brutta e
incapace Cancrelune. Come ho già fatto notare, la serie si segnala per la
particolarità delle “formule magiche” pronunciate da Melusina.
Con il passare degli episodi e il
consolidarsi di alcuni comprimari, come l’inquisitore e i compagni di scuola di
Melusina (tra cui la sexy Krapella), la serie assume una sua forma più definita
e personale e una specie di continuità, anche se il mondo di Melusina è sospeso
tra medioevo e m modernità. Fondamentale per la costituzione di questo universo
sarà la stupidissima (e per di più fata, quindi vergogna della famiglia) cugina
Melisande, che però comparirà appena nella tavola 251. Un altro inserimento
importante avverrà con le tavole 388 (che vanno da A a D, uno dei rari casi di
micro-ciclo) in cui al castello si insedierà quello che in teoria è il suo
legittimo proprietario, il dottor Kartoffeln che aveva creato Winston, analogo
del mostro di Frankenstein.
La successiva raccolta in volumi
è tendenzialmente organizzata per temi: Halloween, l’amore, la scuola di magia,
il principe azzurro, ecc. e la numerazione delle tavole, che pure presenta
qualche salto, lascia intendere che già in partenza Gilson avesse in mente
questa organizzazione tematica. Questa tematica obbligata (che comunque lascia alcuni
margini di libertà) impoverisce un po’ il lavoro dello sceneggiatore che deve
trovare delle variazioni sullo stesso tema: lette in un unico volume possono
sembrare ripetitive. I colpi di genio sono rari e, pur essendo Melusina una valida serie umoristica,
più che ridere si sorride. Sicuramente i disegni di Clarke contribuiscono al
suo fascino grazie al loro dinamismo e alla loro espressività.
Probabilmente è stato proprio lui
a imporre una decisa virata nella serie quando ha preso le redini dei testi:
adesso i volumi non sono più composti dalle raccolte delle gag in una pagina ma
raccontano episodi completi. Quello che ho letto io, il ventiquattresimo, si
conforma al resto della serie: simpatico, ma non esilarante.
Pur con tutto il successo che ha
riscosso (quasi trenta volumi usciti in patria e traduzioni varie) Melusina non è probabilmente un
capolavoro al pari di altri classici franco-belgi, ma costituisce una lettura
piacevole e non sarebbe male se potessimo rivederla in italiano.
Me lo fai pubblicare su Giornale POP?
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