mercoledì 22 gennaio 2025

Fallout Starter Set

Mai giocato al videogame e solo intravista qualche puntata della serie tv. Per godere appieno di questo boxed set è necessario aver fatto almeno una della due cose (giocando preferibilmente a Fallout 4 su cui si basa l’avventura allegata) perché essendo uno starter set non si dilunga quasi per nulla nella descrizione dell’ambientazione. Il contesto è comunque quello di un dopobomba con rimandi all’estetica e alla cultura pop statunitensi tra gli anni ’40 e ’60 del XX secolo. Ci sono rifugi antiatomici, robot sin troppo senzienti, bande di mutanti e umani degenerati divenuti ghoul che possono diventare «ferali».

I personaggi giocanti sono definiti da sette caratteristiche numeriche riassunte nell’acronimo S.P.E.C.I.A.L. (gioco di parole che inevitabilmente si perde in italiano essendo Strength la Forza, Luck la Fortuna, ecc.) più delle Specialità, cioè abilità specifiche tratte da una lista comune definite anch’esse da un valore numerico, il «grado». Le prove vengono risolte sommando i due fattori ottenendo così un «numero bersaglio» che lanciando due dadi a venti facce non deve essere superato. Di solito il successo è determinato da due tiri riusciti ma le prove possono essere così difficili da richiedere fino a cinque successi (mentre le situazioni più basilari possono riuscire anche senza tirare dadi, per quanto una regola permetta ai giocatori di tirarli lo stesso nella speranza di ottenere vantaggi). Per incrementare il numero dei successi si può essere molto fortunati e ottenere un 1 col dado, che vale due successi, oppure essere specializzati nel campo che viene messo alla prova, per cui un successo vale doppio.

Una meccanica che agevola i giocatori ma al contempo serve a inventare spunti narrativi è quella della Riserva di Dadi per cui i giocatori possono “acquistare” fino a tre dadi aggiuntivi tramite Punti Azione per sperare di ottenere più successi. Anche il Master dispone di una sua riserva di Punti Azione con cui incrementare le difficoltà per i personaggi o introdurre elementi esterni, ma la sua scorta non ha limiti mentre quella dei giocatori è non può superare i sei.

Su questo telaio di base si aggiungono i talenti che possono avere i personaggi e un sistema di combattimento molto dinamico e creativo che usa un altro d20 per determinare la parte del corpo colpita e soprattutto dei dadi a sei facce ideati ad hoc per verificare l’entità dei danni.

Questo il sunto delle regole presentato nel primo fascicolo spillato introduttivo (si tratta di un autocopertinato ma la carta è di qualità così alta che non ce se ne accorge), trattandosi di uno starter set per ingolosire l’acquirente le regole complete si trovano nel manuale di base. Non viene nemmeno spiegato come creare i personaggi o come avanzare di livello, perché l’avventura che costituisce il secondo fascicolo prevede dei personaggi pregenerati e un meccanismo fisso di avanzamento.

Come negli altri starter set (quei pochi che conosco, almeno) questa avventura, C’era una volta il Commonwealth, introduce passo dopo passo le regole per farci familiarizzare i giocatori. Ripeto che non conosco l’ambientazione, comunque l’avventura in sé (che poi sarebbe quasi una piccola campagna) mi sembra piuttosto interessante, con una panoramica molto ampia di quello che offre l’ambientazione e una trama abbastanza originale che prevede un colpo di scena finale.

Come altresì capita negli starter set anche questo contempla diversi game prop: una serie di sette dadi personalizzati per il mondo di campagna, le schede dei personaggi pregenerati e dei cartoncini da cui staccare i Tappi, cioè la moneta corrente dell’universo di Fallout.

Lo sviluppo delle regole è stato affidato a Nathan Dowdell e Sam Webb mentre C’era una volta il Commonwealth è stata scritta da Donathin Frye. Lo staff artistico e grafico contempla Michael Kochis, Laura Martson, Emil Pagliarulo, Spencer Weisser, Jessica Williams e Calvin Yang. Non mi è possibile dire chi ha fatto cosa, ma tra immagini iperrealiste realizzate col computer e pennellate digitali mi hanno colpito molto i disegnini che decorano buona parte del fascicolo delle regole base. Questo stile ostentatamente cartoonesco e tranquillizzante finisce per diventare inquietante, e immagino che fosse proprio questo l’obiettivo dell’illustratore.

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