Enrique Sanchez Abulí è tante cose: traduttore, scrittore, commediografo. Ma per gli amanti del fumetto rimarrà principalmente il creatore del celebre Torpedo, uno dei personaggi più importanti della storia del fumetto mondiale, a cui sono stati dedicati anche un film d’animazione e una riduzione teatrale, oltre ad avere avuto l’onore di vedersi intitolate due riviste in Spagna e Italia.
Abulí nasce il 25 febbraio del 1945 da padre spagnolo e madre francese. Il suo primo contatto con la scrittura avviene intorno ai 14 anni: il padre studiava Medicina ma dovette riciclarsi come scrittore di livres de poche pagati un tanto al chilo, e ogni metodo era buono per velocizzare il ritmo di produzione. Il giovane Enrique batteva a macchina più veloce del padre e così divenne il “redattore” dei suoi romanzi, scrivendo freneticamente quello che il padre gli dettava durante sessioni che duravano ore e ore. Abulí racconta addirittura che in un’occasione dovettero fare una tirata di 60 pagine al giorno per poter consegnare in tempo all’editore un testo di 120 pagine in soli due giorni!
Nel desolato dopoguerra Enrique Abulí si industria come può per portare il suo contributo alle finanze familiari (in tutto sono cinque fratelli) e svolge svariati altri lavori oltre ad aiutare il padre. Un aiuto molto importante glielo dà mettendolo in contatto con un dipendente delle edizioni francesi Gerfaut, di cui aveva conosciuto il figlio: da ora in poi scriverà anche direttamente in francese e si interrompe così il sodalizio col figlio, che ancora non conosce la lingua. Enrique Abulí è libero: nel 1973 parte alla volta di Parigi e trascorso il tempo necessario per impararne la lingua diverrà il traduttore per la Spagna dei romanzi che il padre scriveva in francese.
Terminata nel 1975 la lunga dittatura franchista e iniziato il processo di transizione verso la democrazia, l’arte spagnola conosce un’incredibile rinascita, simboleggiata dalla celebre movida madrilena (citata talvolta a sproposito) che coinvolge praticamente ogni settore estetico. Anche per i fumetti è un grandissimo momento, sollecitato però anche dall’interesse collezionistico e filologico che era già affiorato qualche anno prima. I risultati si vedranno dopo qualche anno, quando i disegnatori “prestati” all’estero torneranno a lavorare in patria producendo opere più personali e soprattutto quando saranno conclusi i tempi di realizzazione, fisiologicamente lunghi, di opere come quelle di Fernando Fernandez, pensate e realizzate come veri quadri pur rimanendo fumetti. A sancire questo passaggio c’è anche un’importante variazione terminologica: d’ora in poi in Spagna i fumetti non si chiameranno più tebeos (dal nome della prima rivista spagnola del genere, T. V. O.) ma comic.
Durante gli ultimi anni ’70 Enrique Abulí non pensa ancora al fumetto come carriera, anche se scrive occasionalmente qualche sceneggiatura horror, ma si dedica alla traduzione: ad esempio si deve a lui la versione in castigliano del Den di Richard Corben che appare su 1984.
In quegli anni l’editore di riferimento per il fumetto adulto spagnolo è ancora il leggendario Josep Toutain, il mitico imprenditore-mecenate che tanti autori ricordano con affetto e soprattutto grande rispetto (merce rara per gli editori di tutto il mondo) – Carlos Gimenez gli ha pure dedicato una splendida serie a fumetti, Los Profesionales. Sarà proprio Toutain a proporre ad Abulí di scrivere un soggetto per sottoporlo a un nuovo disegnatore in prova. Unica caratteristica richiesta: che sia una storia di gangster.
Ma quel soggetto non finirà tra le mani del giovane disegnatore e, probabilmente a causa del fascino del personaggio che vi compare, Toutain decide che vale la pena di imbastirci sopra tutta una serie. Come disegnatore viene scelto nientemeno che Alex Toth, “the Masters’ Master”, il Maestro dei Maestri che praticamente ogni disegnatore nato prima del 1970 segnala tra le sue fonti di ispirazione.
Nonostante questa concomitanza di segnali favorevoli Torpedo 1936 ha una gestazione problematica: Toth non ama la violenza e il sesso nei fumetti, nemmeno quando i protagonisti sono criminali, e riscrive le sceneggiature di Abulí arrivando anche a censurarle drasticamente, mettendo ad esempio una vignetta nera laddove il testo descrive le prestazioni sessuali del protagonista. Toth rimarrà sulla serie solo per due episodi, e a sostituirlo sarà chiamato Jordi Bernet, un disegnatore che all’epoca aveva già molti anni di carriera alle spalle (al decesso del padre disegnatore, a soli 15 anni, ne aveva continuato la serie umoristica) ma che non era ancora riuscito ad affermarsi pur potendo vantare un curriculum internazionale. Il resto è Storia del Fumetto: con il tratto caldo e progressivamente sempre più caricaturale di Bernet Torpedo si afferma dovunque e l’alchimia tra sceneggiatore e disegnatore sarà perfetta, destinata a interrompersi solo per i motivi spiegati sul numero 36 di Bodoï.
Torpedo fu addirittura uno dei pochi personaggi a cui l’italiana Edizioni Produzioni Cartoons, che per prima lo presentò nel nostro Paese, dedicò praticamente in tempo reale delle ristampe in volume.
A seguito del grande successo di Torpedo Enrique Abulí diventa uno sceneggiatore di fumetti molto richiesto, e con Antonio Segura è senz’altro uno di quelli che hanno ottenuto più successo durante la stagione del fumetto d’autore in Spagna. La sua carriera non si limita quindi a Torpedo, ma si sviluppa in maniera molto eterogenea e variegata: realizza alcuni volumi “one shot” alla francese con Bernet (Tornando a Casa, Ab Irato), si dedica con costanza alle storie brevi, scrive perfino una serie a episodi d’impianto più classico per i disegni di Genies, il figlio di Manfred Sommer: Alex Magnum. Se il formato dei fumetti a cui si dedica non sembra essere quindi così determinante, non prediligendo nè il classico standard francobelga nè gli episodi antuconclusivi, la personalità delle sue opere invece lo è: che si tratti delle brevi storie erotiche per Playboy, delle storie autoconclusive realizzate con Sauri e Oswal o del “solito” Torpedo, Abulí si presenta sempre come un autore cinico, sarcastico, ma al contempo caratterizzato da uno humor nero che stempera anche le situazioni più crude e violente. E ogni tanto affiora un po’ di sentimentalismo o di umana pietà.
Proprio in Torpedo è più evidente il suo amore per i giochi di parole, che fortunatamente in Italia sono stati tradotti in maniera sempre soddisfacente. Più in generale, i dialoghi di Abulí sono tra i più frizzanti e divertenti dei fumetti europei (di solito basta aprire a caso un suo volume e leggere un paio di vignette per mettersi a ridere), eppure la loro funzione non è quella di coprire la presunta debolezza o banalità del soggetto, espediente a cui ricorrono altri professionisti: anzi, tra le storie di Abulí ci sono alcune delle trame e delle idee più originali mai lette: il rapporto uomo-cane visto da una prospettiva inedita, una storia d’amore splatter, degli inaspettati ribaltamenti di prospettiva nei rapporti tra bambini e adulti... Nemmeno il ricorso a un genere ben codificato costituisce un freno all’emergere della personalità di Abulí: la fantascienza di Tornando a Casa è qualcosa di mai visto prima, così come lo stile di scritttura di Capitan Gambamozza (Il Terrore dei Sargassi per i lettori di Lanciostory) è indiscutibilmente il suo pur rimanendo una storia piratesca in piena regola. In Snake realizza addirittura episodio dopo episodio una parodia di ogni luogo comune sul western!
Tante e molto variegate sono le collaborazioni di Abulí: dal prolifico sodalizio con Oswal (che ha anche portato al volume L’Avvoltoio vola basso), al personaggio Maria Dolare$ disegnato da Felix Vega fino alle più recenti pubblicazioni “alla francese” con Das Pastoras (quando non era ancora famoso), Riff Reb’s, Marcelo Perez.
In occasione delle Colombiadi ha partecipato alla collana celebrativa di 25 volumi «Relatos del Nuevo Mundo» prodotta da Planeta DeAgostini, per cui ha scritto due volumi disegnati rispettivamente da Luis Bermejo e Alfonso Font.
In tempi recenti ha collaborato alla realizzazione di un testo teatrale, Asesinos Anónimos, da cui poi ha tratto un volume a fumetti.
Il suo sito internet è http://abuli.free.fr
Lei ha cominciato la Sua carriera nel mondo della letteratura aiutando Suo padre nella battitura a macchina dei suoi romanzi scritti sotto pseudonimo. Una curiosità: di che genere di romanzi si trattava? Si ricorda alcuni degli pseudonimi russi o tedeschi che usava Suo padre?
Eran bolsilibros, esa literatura llamada popular, novelas de toda clase de género: Western, ciencia-ficción, policíaco, guerra y otras. El seudónimo alemán preferido de mi padre en las novelas de guerra fue Karl von Vereiter. El más conocido fue Alex Simmons, también para novelas de guerra. Retamosa para el Western. Law Space y H.S.Thels para la ciencia-ficción. Y muchos otros seudónimos.
Lei leggeva fumetti da ragazzino?
Sí, como todos los chicos de mi edad. Lo que me caía en las manos. Durante años los estuve coleccionando, sobre todo El Capitán Trueno. Alcune biografie riportano che il Suo primo fumetto risale al 1963: di cosa si trattava?
Era un cómic de guerra de pocas páginas de la colección Hazañas Bélicas, pero ni recuerdo la editorial, ni el título, ni lo conservo.
Lei svolge anche l’attività di traduttore: quante lingue conosce?
Traduzco del francés, del inglés y del italiano. Sobre todo cómics, aunque también he traducido algunas novelas (en especial del inglés).
Tra i vari fumetti che ha tradotto ce n’è qualcuno che ha avuto per Lei un’importanza particolare, che magari Le ha fatto conoscere un autore importante o Le è stato utile poi per il Suo lavoro di sceneggiatore?
En mis comienzos, un cómic que me marcó fue “La balada de la mar salada” de Hugo Pratt.
Attualmente quale attività l’assorbe di più? La scrittura, il fumetto o la traduzione?
La que más me ocupa es el cómic.
I primi anni ’80 sono stati un periodo fantastico per il fumetto europeo, e anche in Spagna c’erano moltissime riviste d’autore come Zona 84, Creepy, Cairo, Madriz, El Vibora, Cimoc... Lei cosa ricorda di quel periodo? C’erano veramente più possibilità di affermarsi come Autori o semplicemente sono stati gli sceneggiatori migliori, che avrebbero avuto successo comunque, ad emergere?
La recuerdo como una época dorada del cómic. Una suerte de renacimiento del tebeo. Con tanta revista en el kiosco había trabajo para todo el mundo. Se creaba historieta que luego se vendía en otros países. Por desgracia, eso ya es agua pasada.
Secondo Lei cosa ha determinato la fine delle riviste di fumetto d’autore in Spagna e in generale nel resto dell’Europa? Ahimè, lo so che questa è una domanda un po’ stupida e che di risposte sicure probabilmente non ce ne sono, ma mi interessa sapere il parere di un autore che ha visto le cose dall’interno e lontano dall’Italia.
¿Quién iba a imaginar la caída del imperio romano, cuando Roma era la potencia número uno del mundo? Bromas aparte, creo que las nuevas tecnologías (internet, los videojuegos, etc.) y la irrupción del manga y los superhéroes americanos hicieron mucho daño a la industria del cómic de entonces.
A livello tecnico Lei come scrive una sceneggiatura? Realizza una cosa classica, ad esempio con riassunto vignetta per vignetta e dialoghi a parte, oppure avendo dei contatti molto stretti con i Suoi disegnatori scrive delle cose più sintetiche (o magari fa solo un riassunto come Jodorowsky)?
Hago el tratamiento clásico, con todas las viñetas de cada página. No suelo contactar con los dibujantes para hablar del trabajo, pero por supuesto que, si se presenta la ocasión, no tengo inconveniente. Por ejemplo, con Das Pastoras (Kafre), durante años nos reuníamos en un restaurante para comer. Nos jugábamos la comida al futbolín y yo aprovechaba para pasarle el guión semanal de Kafre, del que por cierto nada comentábamos.
Quando Le venne chiesto di creare il personaggio di Luca Torelli/Torpedo si è ispirato a qualche fonte (un film, un romanzo, magari un Suo amico...) oppure quelle caratteristiche che lo caratterizzano Le sono venute fuori spontaneamente?
Yo diría que el personaje se me apareció espontáneamente (la cosa empezó con un encargo) y al poco tiempo ya tenía vida propia, por decirlo de alguna manera. Ni que decir tiene que a la hora de escribirlo todo lo que había leído, visto en el cine u oído me sirvió para la elaboración de los guiones.
A differenza di molti sceneggiatori di successo Lei si è dedicato con costanza anche alle storie brevi, ai racconti autoconclusivi di poche pagine: è una dimensione che predilige oppure è solo una necessità editoriale?
Siempre me gustó la historia corta. En aquel tiempo, los años ochenta, las historias cortas aparecían en muchas revistas, y posteriormente se recopilaban en álbumes. Hoy día, en que todas las revistas de entonces han desaparecido, ya no interesan a nadie o a casi nadie. Ahora lo que se lleva es el álbum autoconclusivo o el serial o saga de varios álbumes.
Attualmente com’è la situazione del fumetto spagnolo secondo Lei? Molti disegnatori eccellenti come Font e Ortiz lavorano da anni per l’Italia (e prima di loro già De La Fuente e Jesus Blasco), altri più giovani sono in forza alla Marvel e alla DC; l’ottimo Paco Roca è solo un’eccezione o ce ne sono altri come lui, eredi di quella tradizione di fumetto d’autore che ricordavamo sopra, che domani riusciranno ad avere una visibilità internazionale?
La situación actual del cómic en España es lamentable. Los autores más afortunados se han apuntado al carro americano, al francés o al italiano. Y también alguno que otro al manga. Los no tan afortunados se han reciclado o se han jubilado. Las editoriales apenas producen cómics: los traducen, que les sale mucho más barato.
Mi sembra che Lei non ami la serialità: a parte Torpedo quasi nessuno dei Suoi altri fumetti è una serie propriamente detta, cioè con uno stesso protagonista che vive più avventure in più episodi. Si tratta solo di una Sua preferenza personale oppure c’è qualche motivo più pratico, ad esempio chiudere subito un volume con una storia completa oppure provare con un episodio singolo a vedere se il nuovo personaggio ha una buona accoglienza presso il pubblico?
Es verdad que me gustan las historias autoconclusivas, pero aparte de Torpedo, escribí la serie de Alex Magnum, la de Kafre, la de Patapalo y alguna otra que seguramente me dejo en el tintero.
Tra i disegnatori con cui ha lavorato ce n’è uno che trovo molto bravo: Felix Vega, un ottimo seguace di Manara. Di lui so solo che è cileno e che è anche bravo come sceneggiatore. Può darmi qualche altra notizia?
En efecto, Félix es un gran dibujante. Juntos hemos hecho “María Dolares”, “Las historias eróticas de Playboy”, que se publicarán próximamente en un integral, y el cómic de “Asesinos Anónimos”, que surgió de la obra teatral del mismo nombre. Y tenemos pensado seguir colaborando en un futuro cercano. Félix estuvo viviendo unos años en Barcelona, y en la actualidad reside en Santiago de Chile. Estamos en contacto por mail.
Sempre a proposito di disegnatori, una cosa che apprezzo del Suo lavoro è il fatto che Lei non collabora solo con professionisti già affermati ma ha dato molte chances anche a disegnatori esordienti, che grazie a Lei si sono poi affermati a loro volta: come si sono svolti i contatti con Darko, Das Pastoras e Sauri? Di solito sono loro che si sono proposti oppure è Lei che li sceglie? O è semplicemente un caso, sono collaborazioni che nascono a partire dall’editore?
A Darko lo conocí cuando vino de Belgrado a Barcelona y enseguida decidimos trabajar juntos. Das Pastoras y Saurí estaban en Barcelona. Con Das Pastoras hice Kafre para la revista El Jueves, y con Saurí, “La mariposa y la llama” y “Gigoló”. Además de buenos dibujantes, los tres son buenos amigos. A veces era yo quien me ofrecía para colaborar con el dibujante, y a veces era éste quien me lo proponía. Alex Toth fue una iniciativa del editor Toutain.
Oswal ha detto di Lei che «Enrique es un escritor que no olvida, ni por un instante, que debe contar con la imagen. Escribe pensando en ella, es decir que me hace sentir el dibujo como una terminación de la escritura que él comenzó.» Credo che questa sia la condizione ideale in cui si possa trovare un disegnatore. Dal Suo punto di vista, invece, c’è qualche disegnatore che a sua volta ha interpretato particolarmente bene i Suoi testi, con cui si è sentito di avere lavorato al meglio?
En líneas generales, los dibujantes con que he trabajado han interpretado muy bien mis guiones. No recuerdo ninguno cuyo dibujo me haya contrariado. Pero si lo recordara, tampoco lo mencionaría.
In generale Lei che tipo di disegnatore preferisce come collaboratore: quello che interpreta con maggiore fedeltà le Sue sceneggiature o quello (magari più famoso o autorevole) che aggiunge qualcosa di suo? Immagino che l’esperienza con Alex Toth Le faccia preferire il primo tipo...
Me parecen bien los dos tipos de dibujantes, el que es fiel al guión y el que añade algo de su cosecha que lo mejora. Otra cosa es que el dibujante me censure, como me pasó con Alex Toth, aun cuando es indiscutible su maestría a la hora de dibujar.
Non vorrei sembrarLe provocatorio, ma io trovo che i Suoi fumetti non siano solamente violenti e cinici ma ironici e talvolta persino romantici, o comunque abbondantemente stemperati dall’ironia. Non a caso la critica più spesso mossa a Tic Tac, il film tratto da Torpedo, è che è puramente violento, senza l’ironia e il distacco che caratterizza il fumetto. Le pesa essere identificato con un certo tipo di fumetto “duro” quando in realtà in profondità, almeno secondo me, c’è molto di più?
Te felicito por haber llegado a esa conclusión, que es la que creo correcta en lo referente a mis guiones. El corto de Tic-Tac es sólo violencia, sin la ironía ni desenfado del cómic. Además, con un polvo inacabable, impropio de Torpedo, rápido no sólo en disparar.
Hay quien me identifica con un cómic “duro”, pero en realidad, y como tú dices, hay más que eso, sólo que no todo el mundo lo ve.
Da quello che ho capito, è stata proprio la Sua personalità di autore a spingere il regista teatrale Jesús Roche a invitarLa a scrivere con lui Asesinos Anónimos. Come è stata questa esperienza? Ha trovato molte differenze rispetto alla scrittura per il fumetto?
Así es. Jesús Roche me llamó para volver a escribir “Asesinos Anónimos”, obra de la que es autor. Como experiencia fue estupenda. Conocí a los actores, asistí a los ensayos, al estreno. Disfruté mucho con esa colaboración y ese acercamiento al teatro. El cómic, dibujado por Félix Vega, fue posterior a la obra, y aunque empieza igual, luego se separa y sigue su curso, con un incremento de la violencia que no hubiera podido darse en el escenario.
Recientemente, nos han comprado el guión para hacer un corto que todavía no he visto. De manera que primero fue obra de teatro luego cómic y por último cine.
He escrito para Oswal “La nieve y el barro”, mi guión más ambicioso de los últimos años. Tiene como fondo, efectivamente, la Guerra de los Cien Años, historia a color de 136 páginas, lo que no está mal para un guionista especializado en historias breves, y sobre todo cuenta con el magnífico dibujo del gran Oswal, maestro y amigo, con quien ya he colaborado en más de una ocasión, y para quien sólo tengo palabras de elogio, pues sus figuras y personajes cobran vida de su mano mágica y se mueven delante del lector, como si estuvieran vivos.
Più in generale, a quali altri fumetti sta lavorando attualmente?
Tengo entre manos un proyecto con otro dibujante argentino, Khato, acerca de un boxeador. Y también una historia con Darko. Y ya he mencionado mi intención de colaborar con Félix un día no muy lejano. Y estoy abierto a trabajar con algún otro dibujante, a poco que el viento sea favorable.
Khato è forse Eduardo Campdepadros, che negli anni ’70 aveva anche fatto da assistente per Alberto Salinas? Se è lui in Italia è piuttosto conosciuto perchè Lanciostory e Skorpio hanno pubblicato molti suoi lavori.
Sí, es él. Con él estoy preparando esa historia titulada "Tony Canaro".
Grazie della disponibilità.
Un placer.