domenica 13 maggio 2012

Considerazioni sparse.


Quando leggevo nelle interviste che gli autori di fumetti, sia disegnatori che sceneggiatori, non leggono fumetti pensavo che fossero un po’ stronzi. Però, riflettendoci un momento, non è poi una cosa tanto strana nè disdicevole.
Fondamentalmente i fumettisti si dividono in due categorie determinate dall’età e dal contesto in cui agiscono: fino agli anni ’70/’80 c’erano quasi esclusivamente i forzati del disegno, che avrebbero voluto fare tutt’altro ma sbarcavano il lunario così. Cosa poteva fregargliene dei fumetti, a loro?
L’altra macrocategoria è quella dei romantici fulminati sulla strada per Damasco da un fumetto o da un autore in particolare. E che ameranno e si relazioneranno sempre e solo con quell’autore o con quel fumetto. E gli altri generi o anche gli altri prodotti simili fondamentalmente non interessano loro.
Il fumetto è d’altra parte un mezzo di comunicazione molto istintivo, chiunque da bambino ha fatto un disegnino associandogli un “parlato”, senza bisogno di studiare la sintassi del fumetto come genere o di conoscerne la storia.
A differenza del cinema e della letteratura, ambiti con cui il fumetto viene più spesso impietosamente paragonato, mancano anche quei motivi economici o di prestigio che ne giustificherebbero la lettura da parte degli stessi addetti ai lavori. Gli sceneggiatori cinematografici e i registi devono guardarsi e studiarsi un sacco di altri film per poter capire da che parte tira il vento e continuare a vedersi affidati i budget dei produttori. D’altro canto i romanzieri fanno la fame praticamente dovunque, la percentuale di quanti riescono a mantenersi solo con la scrittura è irrisoria, eppure la volontà di ritagliarsi un posticino al sole in questo ambito (che poi potrà servire da trampolino di lancio per altre attività) è tale da giustificare la lettura di molti altri lavori per capire in che direzione muoversi e quale corrente sia la più idonea alle proprie caratteristiche.
Difficilmente un fumettista potrà arrivare ad avere lo stesso conto in banca di uno sceneggiatore cinematografico o lo stesso prestigio di uno scrittore. E a questo bisogna aggiungere che solitamente chi fa fumetti li fa anche per una sua necessità interiore di raccontare per immagini, cosa che non richiede a certi livelli nè una specifica competenza tecnica nè l’appartenenza a un circolo o a una corrente che dia lustro.
Forse alcuni fumettisti un po’ stronzi lo sono, ma ne hanno ben donde.

1 commento:

  1. Prima d'essere un professionista del settore ero un accanito lettore onnivoro di fumetti. Da professionista mi sono dedicato nel leggere tutto il possibile delle case editrici con cui collaboravo,e sono tante...ora da qualche anno, tranne che per casi rarissimi ho la nausea della lettura(fumetti)...forse perché è da una vita che sono onnipresenti nella mia?...o perché con l'età si diventa "STRONZI"?...
    P.S.
    Da autore completo nei ritagli di tempo mi dedico alla lettura delle eventuali documentazioni per la creazione e gli svolgimenti delle storie da me create...Devo per esempio trattare sulla Grande Guerra?...io cerco di leggere più trattati storici possibili su di essa, tanto da poter avere una idea chiara degli avvenimenti, luoghi e personaggi che la frequentarono...dopo sceneggio e termino col disegno...alla fine non riesco nemmeno a leggere il menu del ristorante...quando ho il tempo per poterci andare...

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