Sembra ieri ma sono passati più di 15 anni da quando Carlos Gomez ha
cominciato a portare il suo contributo a Dago
fino a diventarne il disegnatore titolare. Oltre metà della sua vita
professionale (che si può far risalire fino al 1981, quando aveva 17 anni
scarsi) è stata dedicata al Giannizzero Nero, in una di quelle simbiosi tra
autore e personaggio che possono appiattire una carriera o lanciarla
definitivamente. Quest’ultimo è stato il caso di Gomez, per sua e nostra
fortuna.
Come spesso succede con i disegnatori argentini, in Italia abbiamo visto solo una parte della sua produzione; è vero che a differenza di altri casi abbiamo potuto ammirare alcune opere recuperate dagli anni precedenti dopo il successo di Dago, ma in patria Gomez aveva già realizzato Capítan Ganímedes (anche i testi erano suoi) e soprattutto altre serie e miniserie per Columba: El Niño, Kent, La Isla de los Dioses, qualche episodio di Taggart.
Come spesso succede con i disegnatori argentini, in Italia abbiamo visto solo una parte della sua produzione; è vero che a differenza di altri casi abbiamo potuto ammirare alcune opere recuperate dagli anni precedenti dopo il successo di Dago, ma in patria Gomez aveva già realizzato Capítan Ganímedes (anche i testi erano suoi) e soprattutto altre serie e miniserie per Columba: El Niño, Kent, La Isla de los Dioses, qualche episodio di Taggart.
Un curriculum che gli vale l’attenzione di Alberto Salinas quando Dago era già passato nelle mani di
Carlos Pedrazzini senza che il suo intervento ottenesse il favore del pubblico.
Quando Carlos Gomez affianca Salinas nel disegno del Giannizzero Nero avviene
una rivoluzione: le figure maestose e austere di Salinas vengono sostituite di
colpo da immagini dinamiche, vibranti e da inquadrature molto più moderne.
Anche l’inchiostrazione subisce un radicale rinnovamento, passando dalle
corpose pennellate di Salinas al fitto e nervoso tratteggio di Gomez. Ma l’Eura
aveva fatto decisamente bene ad accogliere il cambiamento, come sarà evidente in seguito.
Come tutti i grandi Maestri argentini prima di lui, Carlos Gomez esibisce
oggi uno stile immediatamente riconoscibile, una sua personale interpretazione
della realtà che parte da basi anatomiche solidissime filtrate attraverso la
sua sensibilità: sembra quasi una provocazione che tra i suoi autori preferiti
citi sempre Uderzo. Tra gli altri, è stato allievo di Angel Alberto Fernández e
gli influssi del Maestro si sono notati ne Il
Cappellano e Il Terribile,
scritte da un ispiratissimo Ricardo Ferrari. Ma da quando Dago entra nella sua vita, a Gomez rimane ben poco tempo per
dedicarsi ad altri progetti, che si limitano in pratica a un breve fumetto a
colori nel volume celebrativo Un Giorno
Un Secolo e ad altre iniziative sempre legate a Dago.
Dal 1995 fino a pochi anni fa il percorso di Carlos Gomez su Dago è quindi continuo e ininterrotto e
pur notando il supporto del computer al disegno molti lettori si chiedono come
faccia a realizzare tante tavole (le 12 di Lanciostory
sono solo parte delle 16 che dichiara di realizzare ogni settimana!)
soprattutto considerando la loro elevata qualità. Questo trend dura fino alla
fine del 2010, quando la realizzazione del Dago
settimanale sarà affidata anche a Joan Mundet. Carlos Gomez ha infatti
accettato di cimentarsi nella realizzazione di un Texone, dopo che Sergio
Bonelli gli aveva offerto varie volte questa occasione. E così Carlos Gomez
entra nel novero dei grandi nomi che hanno prestato la loro arte ad Aquila
della Notte, al fianco di Jordi Bernet, Joe Kubert, Magnus, Guido Buzzelli...
Come nel caso di altri Maestri come José Ortiz, Alfonso Font e Victor de la Fuente il suo contributo alla collana “Speciale
Tex” (nome ufficiale dei Texoni) non è una esperienza isolata ma il preludio a
una collaborazione continuativa con la casa editrice di via Buonarroti, per cui
Gomez è già al lavoro su un nuovo episodio di Tex.
Con le varie ristampe di cui gode Dago,
si può ben dire che Carlos Gomez è attualmente il disegnatore più ristampato in
Italia.
Era un lector “promedio” como muchos niños de mi edad. No mas que el resto.
Tal vez me diferenciaba de los otros en que yo intentaba dibujar no solo los
personajes aislados, sino las secuencias de cuadritos.
Entre los personajes que recuerdo, están obviamente aquellos de Disney (me
gustaba particularmente Goofy, aquí conocido como Tribilín). Pero los que
considero que me impactaron tanto que me inclinaron a este oficio han sido Asterix y Lucky Luke. Recuerdo haber leído y releído esas historias (aún
ahora lo hago con el mismo deleite que entonces) y copiado los cuadros minuciosamente,
incluso con el texto.
Las publicaciones eran de frecuencia mensual, por lo que, como no quería
terminar de leer antes de que llegara el próximo número, dosificaba
“dolorosamente” la lectura leyendo y admirando los dibujos de a una o dos
páginas por día. Un ejercicio de voluntad y de autocontrol que no sé si ahora
podría hacer.
Luego, ya llegando a mi adolescencia aparecieron las revistas Skorpio de Editorial Record y las
revistas de Editorial Columba (El Tony,
DÀrtagnan, Nippur, etc.) donde descubrí el fascinante mundo de Zanotto, Arias,
Breccia, Lito Fernandez y un largo etc.
Ya sabía que eso era lo que quería hacer en mi vida. No tenía ninguna duda.
Victor Hugo Arias |
Grazie ai buoni uffici di un
Suo compagno di classe, nipote del disegnatore, Lei è stato introdotto a Victor
Hugo Arias[1] per cui ha cominciato
diciassettene a lavorare come assistente. In cosa consisteva il Suo lavoro? Si
ricorda qualche fumetto in particolare su cui ha lavorato con Arias?
Al principio lo que tenía que hacer era bocetar la historia. Luego Arias la
dibujaba en lápiz antes de entintar. Mas adelante ya hacía algo del lápiz
definitivo.
En realidad, siempre pensé que Víctor no necesitaba de mi trabajo, y que lo
que él estaba haciendo era darle una mano a un chico muy entusiasmado.
La primera historia en la que participé fue en un capítulo del Escuadrón
Lafayette: una historia de la primera guerra mundial. Para Editorial Record.
Luego en varias otras historias ambientadas en el oeste norteamericano y una
muy original llamada Ben Vasco.
Mi colaboración se terminó cuando tuve que hacer el servicio militar.
Il Suo primo fumetto
ufficiale (di cui ha anche scritto i testi) è stato La Odisea del Capitán Ganímedes, una storia di fantascienza. Sinteticamente,
qual era la trama?
Esa historia la comenzè en 1984. Todavía estabe muy fresco el recuerdo de
la guerra de las Malvinas. Una guerra que, además de las motivaciones políticas
de la dictadura que gobernaba la Argentina entonces, fué un intento de recuperar un
territorio usurpado por Inglaterra en 1833. Sentía la necesidad de hacer un
homenaje a los héroes argentinos que pelearon esa guerra. La trama se situaba
en un futuro incierto en un conflicto entre la Tierra y un imperio colonialista. Las alusiones
a la historia reciente eran muy obvias. Utilicé el genero de la ciencia ficción
porque era el que mas me gustaba y me permitía moverme con mucha libertad.
Altre due collaborazioni
eccellenti sono state quelle con Lito Fernández
e Horacio Lalia:
cosa ricorda di queste esperienze?
Hacia 1986 el diario que publicaba mis historietas quebró. Debía encontrar
un trabajo y decidí entonces probar suerte en donde estaban las editoriales y
los dibujantes con quienes podría trabajar. Junté todas las direcciones que
pude y me fuí a Buenos Aires.
Allí encontré la hospitalidad de Diego Navarro y Alfredo Falugi, la
valentía de Carlos Pedrazzini que en una charla sincera me hizo una crítica
feróz que me puso los pies en la tierra y la generosidad de Lito Fernandez y
Horacio Lalia que me permitieron aprender mucho trabajando a su lado.
Fué una etapa muy intensa de mi vida. Tenía 21 años, todo era nuevo para mi, vivía solo
y por mis propios medios, estaba aprendiendo muchísimo y descubriendo un mundo
fascinante en un ambiente francamente hostil para un chico de pueblo que se
sentía perdido en una ciudad gigantesca como Buenos Aires.
Lito y Horacio me dieron una ayuda que nunca podré agradecer
suficientemente, pero lo que mas me sirvió de esa relación fué el ejemplo de lo
que la dedicación al trabajo debe ser: un dibujante de historietas está mas
cerca del obrero que del artista.
Come si svolgeva il lavoro
per Browning e Cooper e Martin Hel? Lei faceva solo le matite e
poi Fernández le inchiostrava oppure c’erano dei passaggi più complessi (ad
esempio un altro disegnatore faceva gli sfondi, Fernández dava dei layout
precisi, ecc.)?
En esa historia, yo hacía el lápiz completo y entintaba los fondos. Era un
guión muy divertido, me gustó mucho hacer esa miniserie.
In Italia prima di Dago abbiamo visto di Suo (almeno, di
dichiaratamente Suo) qualche raro libero e la miniserie Banda di Streghe[2], in cui a mio
avviso erano ancora evidenti certi influssi di Fernández: come avveniva
l’esordio per un disegnatore negli anni ’80/’90? Ha dovuto proporsi Lei oppure
l’assistente di studio subentrava naturalmente quando l’autore affermato non
poteva più seguire tutti i progetti che gli venivano offerti?
Banda de Brujas fué una miniserie que Eura decidió
discontinuar. Nunca supe si se debió a que la calidad del dibujo no estuvo a la
altura que se esperaba. Fué mi primer trabajo como dibujante completo para una editorial
extranjera. La finalización del mismo fue una desilusión para mi.
Trabajando con Lito me ocurrió que se me dio la oportunidad de continuar
una serie que el no podía seguir: Kent[3]. Tenía guiones de
Ricardo Ferrari. Y también se dio el caso que yo me propuse como dibujante a la
editorial Columba donde ya me conocían como ayudante de Lito. Así empecé Capellán[4], con guiones de
Ricardo Ferrari también.
Credo che ricevere una
proposta di collaborazione con il grande Robin Wood sia una cosa molto emozionante
per un giovane disegnatore argentino (all’epoca Lei aveva poco più di
trent’anni): com’è stato l’incontro con la Leyenda?
El llamado de Robin llegó justo después de enterarme de la finalización de Banda de Brujas. Por ese entonces estaba
trabajando con Lito a distancia y el trabajo había disminuido mucho. Empezaba a
tener preocupaciones económicas.
Fue una verdadera sorpresa para mi. Nunca pensé que una personalidad internacional de la historieta estuviera
interesada en hablar conmigo.
Cuando finalmente me encontré con él en Buenos Aires, me sorprendió estar
al frente de una persona muy humana y cordial, muy lejos de la imagen de Rock
Star que me había hecho de él. Me dio mucho ánimo y confianza y sobre todo
muchos tips para tener en cuenta a la hora de dibujar Dago. Me encargó que hiciera algunas muestras y a las pocas semanas
estaba ayudando al Maestro Salinas.
Wood è noto per scrivere delle
sceneggiature sintetiche, come si può vedere anche nel suo sito: oltre a inventarsi
per forza di cose i personaggi di contorno, Lei ha anche la facoltà di
intervenire nella trama apportando qualche modifica o suggerendo dei temi?
Robin es una persona que escucha todo lo que uno quiere sugerirle, pero él
sabe muy bien qué es lo que funciona o no, así que aceptará agregar o quitar
algo si su experiencia, que es enorme, le dice que servirá para mejorar la
historia.
En mi caso yo solo puedo acotarle algo sobre cuestiones menores como
uniformes, ropas, armas, etc. Pero el devenir de las tramas es responsabilidad
y mérito solamente suyo. El es el que sabe de eso más que nadie.
Quando ha cominciato a
disegnare Dago con maggiore costanza
ho notato che usava spesso le stesse immagini di base in vignette diverse, ma
questa tecnica non è durata molto: ha smesso perchè i lettori non gradivano o
perchè non velocizzava il lavoro come forse sperava?
En una época debía hacer 48 páginas mensuales mas 48 páginas de los libros
mensuales. O sea en dos meses debía terminar un libro de 96 páginas mas los 8
episodios semanales de 12 páginas cada uno.
En ese entonces trabajaba con dos dibujantes que me ayudaban. La producción
era desmesurada y había que recurrir a cualquier medio más o menos decente para
acelerar el trabajo. Así empecé a utilizar la fotocopia y después la
computadora para las tareas mecánicas y repetitivas. Esa producción monstruosa
no duró mucho porque no había forma de sostenerla y mantener una vida normal.
Posso chiederLe chi erano i
Suoi collaboratori?
I disegnatori
erano Diego Navarro e Dario Rojas.
Diego Navarro è lo stesso
che aveva fatto da assistente per Lito Fernandez negli anni '70/'80?
Sì, era lui.
(1-continua)
[1] Nato nel 1928, esordisce su Poncho Negro per poi proseguire la sua
carriera di fumettista sulle mitiche testate argentine Misterix e Frontera. Abbastanza
vicino come stile agli autori del genere gauchesco come Roume e Arancio (al cui
confronto ha però un tratto più delicato), si dedica con particolare efficacia
al genere bellico, cosa che probabilmente ne faciliterà l’ingresso presso la
britannica Fleetway.
La sua serie più famosa in Italia è forse Ben Vasco, pubblicata su Skorpio. A titolo di curiosità va
ricordato che nel 1978 la sua I Cavalieri
del Mare venne bocciata dai lettori insieme ad altre vittime illustri come Continente Nero di Salinas e Simon Flash di Micheluzzi (persino Welcome to Springville rischiò la
cancellazione!). Victor Hugo Arias ha anche collaborato con l’Astorina a Diabolik e da quanto riportato su Fumo di China 5/32 avrebbe dovuto
entrare nello staff di Tex. Attualmente
si dedica alla pittura: http://www.victorharias.com.ar/
[2] Skorpio dal 22 al 25 del 1992.
[3] Di questa serie Lito Fernandez
dovrebbe aver disegnato solo i primi tre episodi pubblicati tra luglio e
settembre 1989 su Nippur Magnum.
[4] In Italia Il Cappellano su Skorpio
a partire dal numero 36 del 2001.
Bel post. Chissà perché, ma io invece ero convinto che fossero passati ben più di quindici anni, da quando Gomez mise le mani su Dago per la prima volta.
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