mercoledì 25 novembre 2015

Providence 1

Non è che crossed +100 non mi sia piaciuto, ma gli ho preferito di gran lunga questo Providence. Così a occhio mi pare che Alan Moore abbia voluto riprendere lo schema di Watchmen per applicarlo al corpus delle opere di H. P. Lovecraft e nel suo pezzo conclusivo La Strada per Providence Antonio Solinas è dello stesso parere. Anche qui c’è una parte a fumetti (dannatamente piena di rimandi e strutturata in maniera complessa e niente affatto lineare) integrata alla fine di ogni capitolo da parti scritte la cui lettura è obbligatoria per cogliere tutte le sfumature della storia e capire certi collegamenti e particolari non enunciati espressamente nella parte a fumetti. E ricordo oltretutto di aver letto da qualche parte che Providence si comporrà in totale di 12 episodi, altra analogia con Watchmen.
Robert Black è un giornalista dell’Herald che lavora nella New York distopica del 1919, in cui tra le altre cose sono attivi dei sistemi per il suicidio assistito come in Futurama (ma fanno molto meno ridere, soprattutto dopo aver riletto il primo episodio e aver capito chi è il personaggio che ne usufruisce). La sua carriera di giornalista si avvia comunque alla fine visto che, alla ricerca di argomenti per riempire una mezza pagina e affascinato dal mistero che pervade il libro Sous le Monde, finisce invischiato nella ricerca delle fonti originali del libro maledetto e dei suoi sottoprodotti per farne un romanzo, addentrandosi di capitolo in capitolo sempre più in profondità nel New England descritto da Lovecraft alla ricerca di una fantomatica «America sotterranea».
Moore è stato grandioso nell’associare e rielaborare alcuni elementi di questo quest fondendoli in un unico immaginario che rimanda a qualcosa di spaventoso che si sarebbe concretizzato in Europa qualche anno dopo gli avvenimenti di questa storia.
Providence è un’opera monumentale sin dai primi 4 episodi qui raccolti: le parti a fumetto sono molto dense e ovviamente ricche di citazioni, e la “zibaldone” d’appendice in cui Robert annota i suoi appunti e archivia documenti trovati nel percorso è ancora più ricco di informazioni e di suggestioni. C’è in effetti anche la sensazione che Moore giochi con il lettore (era veramente presente un vaso di colla sul tavolo di Willard Wheatley? Robert aveva o non aveva il cappello quando è entrato in casa di Suydam?) anche a livello metaletterario, soprattutto quando Willard fa riferimento all’appartenenza del protagonista a «n’altra storia». Nonostante questo, per quanto si tratti di una lettura molto impegnativa, Providence è molto appassionante grazie anche alla sua struttura per cui progressivamente il protagonista arriva sempre più vicino alla fonte del mistero. Inoltre le parti scritte, per quanto piuttosto ponderose  (anche una ventina di pagine per capitolo…) offrono occasionalmente qualche inaspettato spunto umoristico come ad esempio gli esiti degli interessi sentimentali del protagonista – Robert Black è omosessuale, ma a quanto trapela da alcune scene è solo una delle cose che dovrà tenere nascoste ai puritani americani di inizio secolo.
Certo, sarà un supplizio aspettare la prossima uscita, anche al pensiero che le parti scritte fanno talvolta da ponte tra un episodio e l’altro, introducendo particolari che il lettore accorto saprà ritrovare nel capitolo a fumetti immediatamente successivo, con la speranza che l’ultima annotazione del 18 agosto finisse veramente così e non sia stata tagliata dalla Panini. Ma per quando uscirà il secondo numero chi se li ricorderà più i vari indizi disseminati. E chissà quando capiremo i riferimenti all’enigmatica prima tavola del quarto capitolo.
Ai disegni Jacen Burrows ha fatto un buon lavoro, trovo che sia molto cresciuto rispetto agli altri suoi lavori che conosco – cioè, così a memoria, solo Cicatrici scritto da Warren Ellis. La sua rappresentazione del protagonista nella sequenza della fuga nel lago sotterraneo del secondo capitolo mi ha ricordato a tratti addirittura l’eleganza di Vittorio Giardino. Purtroppo il colorista Juan Rodriguez interpreta praticamente sempre le cavità orali delle bocche anche appena socchiuse come fossero denti, ma dopo un po’ non ci si fa quasi caso.
L’edizione cartonata italiana mi è sembrata molto valida, ben stampata e tradotta con la cura che necessita il diabolico Moore sempre prono all’invenzione di birignao (la citazione di cui sopra è corretta: «n’altra storia» e non «un’altra storia») e amante dei calembour. Ad arricchirla c’è anche un’appendice con il florilegio di variant cover realizzate da Burrows. Quasi del tutto assenti i refusi, Suydam diventa Suydman nel diario del secondo capitolo ma magari è stata una trovata per vedere se il lettore stava attento. Questa versione italiana, «per la prima volta al mondo in volume», è arricchita da un’introduzione e una postfazione di Antonio Solinas, in cui si dice anche (quelle finesse!) che Alan Moore scrisse il precedente Neonomicon spinto da necessità economiche.

6 commenti:

  1. Fantastica recensione!

    La Panini sembrava pubblicizzarlo come prequel di Neonomicon, che non ho letto, e quindi ero molto propenso a non prendere questo prima di un eventuale recupero dell'altro, ma il tuo articolo mi ha incuriosito molto. Inoltre mi sembra di capire che sia perfettamente leggibile a sé, quindi ben venga.
    L'edizione è la stessa di Deadly Class, quindi sicuramente di ottima fattura. Appena possibile mi ci fiondo.

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    1. Non so se si possa considerare un prequel di Neonomicon perché non l'ho letto! Anzi, mi hai fatto venir voglia di reuperarlo...

      (un disastro stasera con la connessione, vedrò di mettere a posto le immagini domani sul lavoro...)

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  2. Ne parlavo stamattina con Crepascolino mentre eravamo impegnati nel
    " Pedibus " - una iniziativa della associazione genitori che prevede di raggiungere la scuola seguendo una serie di fermate , come x i bus, e con pettorine gialle e paletta simil "ghisa" ( il vigile dei milanesi ndr ) x educare i ns cuccioli come pedoni - xchè Lino trova algido il segno di Jace sia in b/n sia a colori ( sono orgoglioso del fatto che a 6 anni scelga la soluz sia/sia e non la abusata sia/che ), ma è anche vero che, beata innocenza, non nota le dissonanze foriere di nevrosi nel tratto portante di Adventure Time ( praticamente le soluzioni del nostrano Ratigher ) o la sintesi blandamente jazz del Dan Hipp di Teen Titans Go. Secondo il mio bimbo, comunque, il Bardo di Northampton avrebbe scritto il Necrocoso non tanto xchè " il suo saldavadanaio aveva l'eco come mai la mia cassaforte bonsai " quanto x psicoanalizzare la sua tendenza a riconoscere in Lovecraft un anticipatore dello sgomento di fronte alle contraddizioni del secolo breve. Sempre secondo il mio erede e mentore, al quale comunque porto la cartella quando troppo pesante, Moore è il classico esempio di intellettuale che riflette - non ha scelto il verbo a caso xchè adora i doppi sensi - la sofferenza di dover nel tragitto concordare con le sirene da cui è sedotto " come nel caso di Dan Luttazzi che nel corso di una intervista notava come a distanza di anni finiva x trovare vera e logica la conclusione a cui spingeva una battuta concepita tempo prima e che in prima istanza lo aveva solo fatto ridere ".
    Non so. Quando il mio papà mi accompagnava a scuola, al massimo parlava del risultato del derby ed io, almeno all'inzio, facevo finta che fosse importante anche x me. Non mi rendevo conto di quanto fossero + semplici quei tempi.

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    1. Crepascolino è il Bambino Filosofico (o Bambino Ermetico) della tradizione alchemica. E in effetti vedo che attinge a cose speculari dello stesso spettro di competenza.

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  3. Non vorrei dare l'impressione che ha avuto accesso al Necronomicon di Alan e Jace - a dirla tutta lo Oscar Wilde di 125 cm che vive con me e Crepascola ha schifato la edizione Bao accennando al formato ed alla rilegatura - xchè è comunque un fumetto ripieno di roba che ha turbato anche me come nemmeno quella storia dei FF in cui Mr Fantastic ipnotizza alcuni alieni mutaforma xchè vivano pacifichi nei panni di mucche al pascolo.
    Ho chiesto al mio amico ed ex allievo Altan - ultimamente ha + tempo xchè va meno in bici - di riscrivere e ridisegnare la storia in modalità La Pimpa, evitando la sua deriva da romanzo grafico come in Cuori Pazzi e co. Ha fatto un buon lavoro anche se Crepascolino ha trovato non del tutto efficace la parte in cui il sole ride e parla con il mostro batracico e gli chiede per favore di non dar fastidio alla signorina ed il finale con i cultisti che cantano in mezzo ai girasoli che cantano rivolti al sole che fa il controcanto. Lovecraft incontra le silly simphonies. E' in b/n, così Lino può colorarlo con certi pennarelli lavabili che ha trovato e dimenticato di restituire al salone del gioco domenica scorsa. Non sono del tutto annientabili con il detersivo. Peccato xchè adoravo quella felpina con il Cap di Steranko che salta dalla moto sulle zucche dei cattivi soldati della Hydra...

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    1. Già, "dimenticato"... Cattivo.
      Quanta saggezza nel rifiuto del formato Bao! (sulla rilegatura non mi pronuncio, ho preso solo l'integrale del secondo ciclo degli Straordinari Gentlemen).

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