venerdì 6 novembre 2015

Annihilator 1-6 (col cofanetto)

A rileggere la recensione che avevo dedicato ai primi due capitoli l’anno scorso, Annihilator non mi aveva entusiasmato – forse anche per la prospettiva di non sapere se e quando ne avrei letto il seguito. Adesso che l’ho letto tutto di fila e col suo bel cofanetto-raccoglitore credo di poter dire che, al di là degli spettacolari disegni di Frazer Irving, è un prodotto simpatico e nulla di più, confezionato da un Grant Morrison sicuramente non al top dell’ispirazione che si affida a trucchi del mestiere già abbondantemente collaudati.
Ricapitolando: Max Nomax è in fuga dal suo universo dove è stato rinchiuso nella prigione di Dis mentre nel nostro mondo lo sballato sceneggiatore cinematografico in disarmo Ray Spass si ritrova un tumore inoperabile nel cervello. Con un ardito impeto metanarrativo (Spass sta appunto scrivendo la storia di Nomax per un nuovo film) le esistenze dei due si incrociano e viene rivelato che in realtà il tumore è un “proiettile di informazioni” che Spass deve liberare per spiegare a Nomax come è riuscito a fuggire e come continua la sua storia.
Dal terzo episodio in poi la storia diventa un romanzo on the road visto che i due protagonisti devono fuggire inseguiti dall’implacabile Makro e nella loro fuga raccatteranno anche Luna Kozma, ex di Spass ancora traumatizzata dal passato rapporto con lo sceneggiatore. Luna servì da modello per Olympia, la donna (che proprio una donna non è, come verrà rivelato) amata da Nomax, primo stimolo alla sua ambizione di sconfiggere la morte e quindi motore della storia.
Le due vicende, quella “reale” di Spass con Nomax e la fiction nella fiction, proseguono parallele aprendosi a nuove prospettive e introducendo vari colpi di scena. Ovviamente, dato il suo carattere fantascientifico in cui tutto è possibile, la storia fittizia di Nomax è quella in cui si accumulano più sorprese e rivelazioni. Ma, a parte un brusco ribaltamento di ruoli, niente di quello che si legge è poi così rivelatore o sconvolgente, tanto più che Morrison scrive a chiare lettere che quello che ha voluto fare è stato dimostrare quanto bene padroneggia le regole delle sceneggiature cinematografiche.
Non mancano dialoghi brillanti, sequenze divertenti e (a volere stare al gioco) trovate fantasy-mistiche abbastanza carine, ma Annihilator non rientrerà sicuramente tra i fumetti migliori che ho letto nel 2015. Sempre meglio di Multiversity, comunque.

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