Termina col botto, e in
technicolor, la saga di Zenith.
Questo ciclo comincia in media res
con il diario/saggio di Michael Peyne che riassume gli eventi che hanno portato
all’apocalisse in cui è ambientato. Peyne, progettista dei superuomini, è stato
risparmiato alle conseguenze della presa di potere delle nuove entità che
governano il mondo e gli è stata offerta l’occasione inusitata di ringiovanire
invece che invecchiare, unico umano sopravvissuto alla mattanza definitiva.
Mentre Zenith discute col suo manager
del look da adottare per sfruttare al meglio i vari revival che periodicamente
investono la moda, si compie la fase finale del Progetto Horus e una nuova
umanità soppianta quella precedente. Meglio non entrare troppo nel dettaglio:
aggiungo solo che tornano i Lloigor e tornano anche i supereroi visti in
precedenza.
La storia procede in maniera elegante,
razionale, coinvolgente e persino divertente, e alla fine si conclude con un mcguffin molto azzeccato. Peccato che i
riferimenti satirici all’Inghilterra dell’epoca non siano del tutto alla
portata del lettore italiano, e che la vicinanza temporale (si era nel 1992)
renda certi elementi di contorno come i nomi delle band meno mitici dei
riferimenti precedenti per chi li ha vissuti, ma probabilmente sono solo impressioni
mie. Alla fine credo di poter dire che Zenith
è proceduto in crescendo e questo ultimo volume è stato proprio un piacere da
leggere, tanto che persino i disegni di Steve Yeowell mi sono sembrati quasi
accettabili. In occasione del gran finale tutti i capitoli che compongono
questo ultimo ciclo sono stati colorati da Gina Hart, cosa che ha portato
notevole beneficio a Yeowell ma che però ha reso la qualità di stampa meno
buona. Non che me ne lamenti, è pur sempre Yeowell.
Dove Yeowell ha dimostrato di
essere ben più che accettabile e anzi decisamente maturato è in Zzzzenith.com, una storia breve del 2000. Purtroppo in questo frangente è stato
Morrison a deludere un po’ le aspettative imbastendo una satira poco chiara che
in alcuni frangenti mi ha fatto venire il dubbio che la Panini avesse invertito
l’ordine di pubblicazione di alcune tavole.
In appendice, oltre alla consueta
gallery, ci sono un racconto di Mark Millar illustrato da Simon Coleby (molto
simpatico, anche se traspare quanto Millar all’epoca della stesura, 1990, fosse
ancora un po’ acerbo) e una lettura critica della saga a opera di Antonio
Solinas. Quest’ultima, illuminante e azzeccatissima sotto molti aspetti, non mi
trova d’accordo su altri: secondo me Grant Morrison fece di necessità virtù e
adottò molto bene una scansione su cui non aveva facoltà imposta dalla redazione di 2000 A.D., altro che imporre un suo ritmo
basato sulla musica punk. E i dialoghi e le situazioni divertenti non mancano
nemmeno in questo ultimo volume.
Zenith in definitiva è stato una bellissima (ri)scoperta tanto che
non rimpiango di averlo pagato a prezzo pieno senza aderire alla promozione
della Panini.
Io queste cose non le seguo più da tanto tempo... mi sembra di capire che, complessivamente, Morrison abbia un po' deluso le aspettative che i suoi fan avevano negli anni 80-90...
RispondiEliminaNon saprei, neanch'io sono un esperto. Sicuramente Zenith è tra le cose migliori che ho letto di Morrison, ma d'altra parte l'ha realizzata in un momento in cui doveva far vedere di cosa era capace.
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