Non è niente di che questo nuovo
volume di Warren Ellis. Il protagonista è Shipwright, uno scienziato che ha
caldeggiato il progetto Janus, un tentativo di traslare l’umanità in un nuovo
pianeta dopo che la Terra, per l’ennesima volta in una storia di fantascienza,
è in procinto di diventare inabitabile. Shipwright ha impiantato addosso un suo
personale meccanismo di trasposizione. Qualcosa però non ha funzionato come
avrebbe dovuto e, probabilmente a causa di un sabotaggio, la missione non ha
potuto svilupparsi secondo i piani previsti e adesso il protagonista si trova
da solo e confuso su un pianeta surreale che ricorda moltissimo una terra
post-atomica abitata da personaggi troppo bizzarri e ciarlieri per essere
davvero inquietanti. Secondo una prassi consolidata, molte informazioni
verranno centellinate tramite dei flashback.
Un po’ Tarkovskij e un po’ Wim
Wenders, Shipwreck procede con una
logica tutta sua che richiede al lettore la sua rassegnata accettazione, ma
almeno ci viene risparmiato l’abusato colpo di scena finale per cui era tutto
un sogno o un delirio del protagonista. Comunque si arriva al finale con più
domande che risposte, né le bizzarrie di Ellis e i suoi sciorinamenti di
cultura scientifica (pochi in verità) destano più di un vago interesse.
Ai disegni il mignoliano Phil
Hester (inchiostrato da Eric Gapstur) fa un lavoro estremamente sintetico e
geometrico, col risultato in alcuni casi di risultare caricaturale, cosa
assolutamente inadatta per un fumetto che vorrebbe essere drammatico e
orientato sul mystery, e che così
diventa quasi ridicolo. Non capisco inoltre che senso abbia la scelta di
rappresentare alcune figure in negativo, e ancora meno perché abbia disegnato
solo i margini di molte bocche e non tutte le labbra. Nel comparto grafico un plauso
lo avrebbe meritato il colorista Mark Englert, se non fosse che ha scelto di
integrare le sue tinte con degli effetti speciali che fanno sembrare i colori
granulosi o usciti da una vecchia rivista spiegazzata.
In definitiva Shipwreck non è proprio un obbrobrio ma
semplicemente un fumetto come ne esistono tantissimi altri, per cui la bella
edizione deluxe della saldaPress è decisamente sprecata.
Lo avevo sfogliato in rete ed avevo notato Mignola e persino Zaffino nel modo in cui alcuni personaggi mostrano i denti. Lo Hester della Swamp Thing di Morrison /Millar era partito con un tratto molto + anarchico - per non parlare del lay out - poi, circa a metà, era diventato grafico - la sua Damasco era stata Sal Buscema - ed aveva portato questo nuovo stile, sicuramente + leggibile per un pubblico mainstream , sulle pagine del famoso rilancio di Green Arrow di Kevin Smith. In modalità salbuscema 2.0 ha disegnato anche un anno dello Ant-Man di Robert Kirkman ed un team up tra Daredevil e Magdalena. Shipwreck probabilmente cerca di mescolare il popolare della sue cose 21mo secolo con i suoi lavori indie come The Coffin.
RispondiEliminaMa quale Zaffino, Graziano! Non ce n'è la minima traccia (neanche del figlio).
EliminaTante teste tante sentenze. Ammetto di aver dato una occhiata alle tavole di fretta mentre scendevo da un aereo stealth in modalità halo e ripassavo contemporaneamente la teoria delle stringhe, ma ricordo un dettaglio della sesta tavola del numero uno che mi ha fatto pensare a Zaffino sr. La prossima volta presterò maggior attenzione.
RispondiEliminaLa bocca tipica di Zaffino era quella con dei tratteggi verticali che la faceva vagamente sembrare sdentata. Oppure i ghigni cue giustamente hai ricordato tu e che forse hanno un corrispettivo anche qui, ma io non l'ho visto.
EliminaMa una dentiera non fa uno Zaffino, Graziano!