Si è fatto un po’ attendere, ma
il settantanovesimo volume della collana mi ha riservato una bella sorpresa: il
ritorno di François Bourgeon. Ma l’entusiasmo iniziale si è stemperato alla
constatazione che si tratta di un tomo piuttosto smilzo e soprattutto al
ricordo di un non entusiasmante precedente episodio.
Bourgeon è un autore che da tempo non vedo più su un piedistallo, e temevo che
anche Il sangue delle ciliegie
sarebbe stato pesante come testo e ingessato come disegno. Ma i timori si sono
rivelati infondati.
Quasi con piglio provocatorio,
Bourgeon ci spiazza cambiando ambientazione e protagonisti: siamo a Parigi nel
1885 quando la giovane bretone Klervi arriva in città per lavorare come serva
proprio mentre si svolge il funerale di Jules Vallès. Tra la folla che assiste
alla straripante cerimonia pubblica c’è anche la rossa Clara con il suo amico
medico Lukaz Maze; quando vede che Klervi viene assalita da un paio di energumeni
che odiano i bretoni per motivi politici, la donna interviene e aiuta la
malcapitata che a stento parla il francese. Si ritroveranno 3 anni dopo, quando
ormai Klervi ha preso una brutta strada e Clara la prende sotto la sua ala
protettrice introducendola nel mondo dei cabaret e dei pittori di Montmartre.
Mentre nel resto della città la politica e la Storia (ma anche l’arte: quello
che compare a pagina 34 è Aristide Bruant, giusto?) fanno il loro corso, la
convivenza tra le due donne porta Klervi a scoprire che Clara altri non è che
Zabo, la protagonista di Lungo il
Mississippi. Dopo pagine di frasi solo accennate e reticenze da parte di
Clara/Zabo, scopriremo come e perché è finita a Parigi dalla natia Louisiana e
anche il motivo del suo attaccamento a Klervi.
Il sangue delle ciliegie è un fumetto molto particolare. Sembra
quasi più un documentario sugli strascichi della Comune piuttosto che un’opera
di fiction narrativa, eppure riesce ad appassionare il lettore anche se
l’azione è veramente ridotta al minimo. I dialoghi sono molto coinvolgenti, e stavolta
l’ostentata volgarità di Bourgeon sembra naturale e non un artificio per
mostrarsi disinvolto, mentre tutte le figure di contorno emanano un certo
fascino – immagino dovuto anche al fatto di essere in alcuni casi personaggi
realmente esistiti. Il lavoro di documentazione è evidente ma per nulla
invasivo o nozionistico. Ciò detto, la parte più impressionante de Il sangue delle ciliegie è quella
grafica. Alcune panoramiche dettagliatissime a tutta pagina mozzano il fiato, e
finalmente lo studio sulle espressioni dei personaggi (a cui Bourgeon si è
sempre dedicato) ha portato a dei volti molto espressivi che in alcuni casi non
necessitano nemmeno di dialoghi o didascalie per essere approfonditi. Il fatto
che le donne non siano sempre bellissime diventa un pregio, perché così il
fumetto risulta ancora più realistico. La resa dei panorami, degli interni e
degli sfondi è monumentale, mentre la perizia nell’uso degli acquerelli di
Bourgeon rimane invariata se non addirittura superiore alle sue prove
precedenti.
Come ulteriore aspetto positivo
di questo volume, segnalo che nonostante sia la prima parte di un dittico (la
storia viene narrata da Klervi nel corso di un’intervista nel 1953) Il sangue delle ciliegie è perfettamente
godibile a se stante.
In appendice al volume (il
fumetto in sé consta di 80 tavole) ci sono le traduzioni delle espressioni idiomatiche
o familiari presenti nei dialoghi, espediente già usato in Lungo il Mississippi, e una lunga intervista a Bourgeon a opera di
Michel Thiébaut. In totale sono “solo” 104 pagine, ma tra le migliori mai viste
su Historica. Non so se I Passeggeri del Vento sia nel suo
complesso un capolavoro come ribadito in più parti di questo numero di Historica, questo volume sicuramente lo
è.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSecondo me è una serie piuttosto altalenante. Il primo album dei Passeggeri del vento per me era sì un capolavoro. Poi il resto del primo ciclo si è appiattito, pur rimanendo di buon livello.
RispondiEliminaIl dittico sulla Ragazza Bois-Caiman invece l'ho trovato tremendo.
Non penso che prenderò questo volume.
Il lavoro di Bourgeon che continuo a preferire è La compagnia del crepuscolo.
Anch'io avevo i tuoi stessi dubbi, Keyser/Solomon, e concordo abbastanza con il giudizio della saga (diciamo che la fine delle avventure di Isa era un po' affrettata) ma la lettura di questo volume mi ha piacevolmente fatto cambiare idea.
Elimina