lunedì 13 luglio 2020

Ruby Falls

Ruby Falls è una cittadina mineraria che non offre molte prospettive ai suoi abitanti. Lana, figlia di un macellaio e di una barista separati che si odiano, se ne sarebbe già andata se non fosse che la sua ragazza vive ancora lì. Lana ha anche una nonna ricoverata in ospizio, affetta da demenza senile: da lei viene a conoscenza di un femminicidio consumato decenni prima, e decide di indagare in merito.
La storia non è particolarmente originale e nemmeno particolarmente interessante, ma viene nobilitata dallo stile molto vivace di Ann Nocenti e dai suoi dialoghi brillanti. C’è qualche concessione al dinamismo e alla spettacolarizzazione da supereroi, ma sono elementi abbastanza giustificati dal fatto che la protagonista ha un discreto caratterino e che con la sua compagna pratica l’equilibrismo. La trama di detection presenta degli spunti abbastanza interessanti e si risolve in maniera originale, ma non è l’elemento che interessa di più alla Nocenti che con Ruby Falls ha voluto fare soprattutto un pamphlet sulla labilità della memoria e sull’evoluzione della condizione femminile. La lettura procede quindi spedita e piacevole.
I disegni di Flavia Biondi sono la parte debole di Ruby Falls: la disegnatrice di suo è anche brava ma il suo stile scarno e abbozzato è inadatto per una storia che dovrebbe essere caratterizzata da un crudo realismo e in cui le figure femminili si distinguono solo per il colore dei capelli (nemmeno coi maschi è tanto diverso, e infatti uno snodo della trama prevede che una donna si travesta da maschio). La Biondi disegna molto bene gli animali, ma i suoi esseri umani cambiano faccia di vignetta in vignetta, eppure si somigliano tutti. E perché spesso non disegna le unghie, dannazione? Ci si può nascondere quanto si vuole dietro il supposto “storytelling”, ma quando si disegna un fumetto realistico certe caratteristiche sono indispensabili.

Nessun commento:

Posta un commento