Inizio con il botto, in senso letterale: una critica iperbolica alla diffusione delle armi da fuoco negli Stati Uniti. Non me l’aspettavo una presa di posizione così diretta. Ma l’impatto delle prime tavole non si limita a questo: la serie di rutilanti immagini offerteci da Van Sciver altro non è che un flashback di Catwoman, che non ricorda come sia arrivata a quel punto col costume strappato e circondata da cadaveri in un negozio di giocattoli. Per i media lei è la colpevole della strage in cui si è risvegliata, così contatta un giornalista per raccontare la sua versione dei fatti cercando di mettere ordine tra i suoi ricordi e capire come è arrivata fino a quel punto.
A Gotham si è saputo dell’arrivo di una pistola miracolosa che non sbaglia mai bersaglio perché i proiettili seguono il calore corporeo delle future vittime. Catwoman disprezza le armi da fuoco ma è interessata all’oggetto per il suo valore, e viene anche assoldata da un fabbricante di armi (degno figlio di un padre che però adesso odia le armi) affinché gliela consegni il tempo sufficiente per studiarne le caratteristiche e replicarle. E c’è anche in ballo il titolo di Re dei Ladri di Gotham, cosa che porta a un bel colpo di scena verso la fine. Batman aleggia qua e là ma è funzionale alla vicenda solo nella sequenza finale, e solo per darle una dirittura morale.
Ann Nocenti è un po’ didascalica nel descrivere le ragioni a favore o contrarie alla diffusione delle armi da fuoco, e alla fine il creatore dell’arma spiega un dettaglio logico che un lettore dovrebbe aver capito sin dall’inizio a differenza dei pazzi che vogliono usarla, ma chi se ne fotte: l’importante sono i disegni magnifici di Ethan Van Sciver.
La storia di Howard Chaykin non è male, peccato che l’abbia disegnata lui. La vita in borghese e quella da supereroe di Bruce Wayne si intrecciano quando le sue industrie finiscono in grossi guai a causa di uno scandalo finanziario in cui sono stati bruciati milioni destinati ai fondi pensione dei dipendenti. I tre colpevoli sono stati identificati, ma la pista porterebbe gli inquirenti alla bat-caverna e quindi Catwoman (che in questa versione è una supereroina e conosce l’identità segreta di Batman) gli suggerisce di far sparire i libri contabili simulando un furto, pur tra le sue perplessità. Sullo sfondo (ma neanche tanto, si scoprirà alla fine) un criminale ridicolo vestito da moschettiere affronta sia Batman che Catwoman riuscendo inizialmente a sfuggire a entrambi. Ignoro se facesse già parte della cosmologia batmaniana o se sia un’invenzione di Chaykin, propendo per la seconda ipotesi visto che offre lo spunto per un omaggio a Blake e Mortimer. Una storia semplice ma simpatica, con qualche dialogo piacevole. Se già di suo non può più essere portato a esempio di bel disegno, se mai lo fosse stato, il confronto con Van Sciver lascia Chaykin con le ossa rotte.
Seguono due storie brevi, ancora opera di Ann Nocenti: la prima è uno speciale di San Valentino in cui viene rievocato il primo incontro tra Catwoman e Batman. Buoni i disegni di Emanuela Lupacchino, ma pensando alle altre sue cose che ho visto di recente temo che le chine di Jaime Mendoza ne abbiano un po’ banalizzato il lavoro. La seconda fa parte della serie del Batman “bianco e nero”, già letta in altre occasioni. Soggetto originale e imprevedibile realizzato graficamente dal John Bolton più scazzato di sempre, comunque meglio di tanti altri colleghi.
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