giovedì 29 settembre 2016

Sleeper Point Blank: A colpo sicuro

Curioso esperimento con cui si è cercato di forzare i limiti del genere supereroistico per approdare a qualcosa di diverso e più maturo. L’esperimento non è riuscito del tutto visto che gli elementi di base sono troppo ingombranti.
Il volume vorrebbe essere un noir in cui Cole Cash/Grifter (“supereroe” che usa pistoloni ma che di poteri pare non averne) si trova invischiato nel tentato omicidio di John Lynch, il Nick Fury dell’universo Wildstorm. Il tutto è una macchinazione del supercriminale Tao che, come si addice al genere, complica in maniera infernale una trama che alla fin fine è semplicissima. Ma il bello dei polizieschi è la strada fatta per trovare il bandolo della matassa, ci mancherebbe. Il fatto che alcuni personaggi abbiano poteri psionici e possano manipolare le percezioni degli altri aumenta la confusione e le comparsate di altri supereroi rendono un po’ ridicole alcune sequenze.
Ed Brubaker mi è sembrato eccessivamente verboso: è più che lecito, anzi fisiologico, che volendo scrivere un noir dedichi moltissimo spazio ai pensieri del protagonista e alla battute pungenti, ma l’equilibrio tra azione, spiegazioni ed elucubrazioni varie pende troppo verso queste ultime.
Inoltre questo Point Blank nasce come prequel di un’altra serie Wildstorm, la Sleeper propriamente detta, di cui mi viene il sospetto che sia stata più che altro un veicolo promozionale. Wikipedia riporta Point Black come precedente a Sleeper, come sarebbe logico aspettarsi, ma nell’elenco dei volumi della Magic Press in appendice i primi due volumi di Sleeper risultavano all’epoca già editi.
Notevolissimi per espressività e ricchezza di dettagli i disegni di Colin Wilson, che invece su La Jeunesse de Blueberry non mi aveva mai convinto.
Per 7,50 € (anche questo è un socio del club del -25%) lo metto abbastanza soddisfatto nella collezione vicino ai volumi di Authority senza alcuna voglia di approfondire con gli altri volumi.

lunedì 26 settembre 2016

I Figli di El Topo 1: Caino

Al pari di Juan Solo anche I Figli di El Topo è un progetto pensato per il cinema e riciclato come fumetto, come in minor misura fu anche la saga dell’Incal. Ne scrisse Massimo Monteleone in La Talpa e la Fenice e quando ospitammo Jodorowsky al SciencePlusFiction si vociferava della partenza del progetto con Marylin Manson quale finanziatore e protagonista. La genesi viene ricordata dallo stesso autore nell’introduzione, che rimanda proprio al formato dello schermo cinematografico per giustificare la scelta stilistica di organizzare le tavole su tre strisce, cosa che viene smentita sin dalla prima pagina!
Questa trilogia porterà quindi a compimento il progetto originario: nonostante la vicenda del film El Topo venga riassunta all’inizio la sua visione è caldamente consigliata, quasi obbligatoria, per entrare nello spirito giusto e cogliere i vari rimandi disseminati nel fumetto. Tanto oggi basta avere una connessione internet e non serve penare come feci io all’epoca per procurarsi una scalcagnata copia in VHS in lingua originale appena visibile.
El Topo, pistolero mistico, è morto e la sua tomba sopraelevata su un laghetto d’acido è la meta di ipocriti farisei di ogni religione. Suo figlio Caino è stato condannato alla solitudine dalla maledizione del padre e dal simbolo che porta in fronte, che obbliga chiunque lo veda a ignorarlo.
L’altro figlio, Abele, deve affrontare la morte della madre nana con cui portava in giro uno spettacolo di burattini e sarà proprio il lutto a spingerlo a chiamare a sé il fratello: ma la strada per ricongiungere i figli di El Topo è assai lunga e durante il cammino Caino incontra personaggi pittoreschi tra cui una vergine condannata a essere rinchiusa in una chiesa.
Dopo la delusione di Showman Killer, I Figli di El Topo è un bel ritorno alle origini con il Jodorowsky migliore, pieno di trovate originali e flamboyant senza scadere nella volgarità o nel facile effettaccio. I suoi protagonisti recitano senza misura alcuna “mangiandosi” la scena con il loro lirismo esasperato e i gesti sopra le righe.
José Ladrönn mi ha un po’ spiazzato. Da quel poco che ho intravisto di suo mi sarei aspettato uno stile di disegno iperbolico, dettagliato e un po’ grottesco. Invece ho trovato un iperrealismo un po’ scarno, sicuramente per assecondare la volontà di Jodorowsky (El Topo è Jodorowsky, quindi è naturale che il disegnatore si sia basato su ritratti dello sceneggiatore). Ladrönn fa comunque un lavoro molto buono e se il progetto è veramente partito nel 2016 come detto nell’introduzione, è stato pure molto rapido.
Attendo con trepidazione i prossimi episodi.

domenica 25 settembre 2016

Tex: Sfida nel Montana

Un giovane Tex risponde alla richiesta d’aiuto del suo amico di lunga data Birdy, pavido e un po’ paraculo: andrà nel suo trading post nell’inospitale e gelido Montana per togliergli le castagne dal fuoco e liberarlo dalla minaccia di Tirrell che gli ha rovinato il commercio delle pelli sterminando già che c’era anche alcuni indiani.
La storia di Manfredi non è poi così scontata e mette in scena un comprimario tutt’altro che banale, un elemento storico e narrativo (il commercio delle pelli) ben sviscerato senza diventare pedante, qualche blando colpo di scena, una figura femminile accattivante (che comunque non emerge più del dovuto) e alcuni flashback. Per il resto trattandosi di un western devono per forza esserci i soliti luoghi comuni, e forse alla fine la storia si conclude con eccessiva rapidità senza il pathos che mi sarei aspettato. Ma chi se ne frega, Sfida nel Montana l’ho preso per i disegni – e ho fatto bene.
Giulio De Vita ha fatto un ottimo lavoro, il suo Tex ventenne mi è sembrato molto azzeccato e tutti i personaggi sono resi con grande cura ed espressività, amalgamando con naturalezza figure realistiche ad altre più caricaturali. Ma il meglio di sé De Vita lo dà negli sfondi e nei panorami mozzafiato, forse motivo per cui la storia non ha una grande densità di scrittura: piuttosto che fargli disegnare degli interni e dei primi piani coi personaggi che parlano alla Bonelli avranno giustamente pensato di dargli ampio spazio per rappresentare le foreste innevate, i fiumi ghiacciati e gli altri scorci paesaggistici. Apprezzo molto di più questo De Vita “sporco” ed espressivo piuttosto che quello di alcuni anni fa ancora legato a stilemi supereroistici, ed evidentemente per Tex non ha dovuto subire le pressioni dovute alle scadenze che ho ravvisato negli ultimi volumi del suo ciclo di Kriss di Valnor.
I colori di Matteo Vattani non mi sono però sembrati all’altezza dell’arte di De Vita: fatti col computer (con conseguente impatto sulla qualità di stampa), secondo me sono troppo coprenti e qualche sfumature in più soprattutto nei vestiti e nei volti avrebbe reso più piacevole l’insieme.
Un volume consigliato (come se servisse il mio beneplacito per vendere Tex!) visto anche il prezzo di soli 8,90 euro.

venerdì 23 settembre 2016

Fumettisti d'invenzione! - 104

Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.

CARTOONIST COME PROTAGONISTA – GRAPHIC NOVELS E ONE SHOTS (pag. 24)

CARTOONIST IN THE BOX
(Italia 2015, © Poli/Agni/Shockdom, thriller)
zio-P [Andrea Poli] (T), Alex Agni (D)

Lo squilibrato nerd Lankov rapisce l’autore di Amazing Boy, Frizzle, e lo segrega in cantina dove vuole costringerlo a realizzare una sceneggiatura del fumetto secondo le sue indicazioni.
Pseudofumetto: Amazing Boy, una serie supereroistica molto longeva.

CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag. 28)

MISTER ALT
(Italia 1954, in Tiramolla, © eredi Rebuffi, umorismo)
Giorgio Rebuffi

Mister Alt non è il protagonista di nessuna serie e tanto meno gli è stata dedicata una testata propria: si tratta di un autore di fumetti che compare occasionalmente negli albi della casa editrice Alpe, principalmente in Cucciolo, dove svolge il ruolo di presentatore, commentatore o deus ex machina, anche se più raramente è trattato come un personaggio al pari degli altri e prende parte alle vicende senza che a distanziarlo dai protagonisti sia alcun livello metanarrativo.
L’ipotesi che Mister Alt fosse un autoritratto di Rebuffi come lo sarà il Giorgetto Squadratura di Vita col Gatto non è univocamente accettata in quanto le fattezze dei due sono differenti. Inoltre il personaggio sarà usato anche da altri autori oltre al suo creatore.

Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)

ANIMA
(Italia 2015, © Paolo Eleuteri Serpieri, fantastico)
Paolo Eleuteri Serpieri

Opera sperimentale in cui Eleuteri Serpieri si cimenta in una storia quasi interamente muta. La formosa protagonista intraprende un viaggio affrontando varie insidie e incontrando personaggi pittoreschi.
L’autore si raffigura in una buffa autocaricatura ma Anima rivela il suo più spiccato lato metanarrativo alla fine, quando si scopre che la protagonista è nientemeno che Druuna: il personaggio-feticcio di Eleuteri Serpieri, con una parrucca bionda, che legge con trasporto i suoi stessi fumetti.

[CINEMA] FUORI TEMA 1 – TEMATICHE LIMITROFE (pag. 108)

SALUT L’ARTISTE (L’IDOLO DELLA CITTÀ)
(Francia 1973, drammatico)
Regia: Yves Robert; sceneggiatura: Jean-Loup Dabadie e Yves Robert, con Marcello Mastroianni (Nicolas Montei), Jean Rochefort (Clément Chamfort)

Attore di secondo piano, Nicolas cerca di destreggiarsi tra una vita privata molto complicata e lavoretti vari in attesa della grande occasione. Insieme all’amico e collega Clément non disdegna di doppiare cartoni animati.

martedì 20 settembre 2016

Jacen/Jason Burrows

Scartabellando la collezione di giochi di ruolo ho notato che il supplemento Children of the Night: Vampires era stato illustrato da tal Jason Burrows. Trovo che sia molto simile come stile a quello di Jacen Burrows, il disegnatore di Providence ma non ho la certezza che sia proprio lui, anche perché io Jacen me lo immagino giovane (e le foto che ho trovato in internet confermerebbero questa mia impressione) e quel supplemento per Ravenloft era del 1997.
Wikipedia, comunque di suo non molto affidabile, non ha chiarito la cosa e non riporta nemmeno la data di nascita di Jacen Burrows ma per me è proprio lui visto che lo stile è abbastanza simile:

domenica 18 settembre 2016

The Authority volume 11: Alla deriva

Probabilmente è il socio meno dignitoso del club del 25% di sconto (ma non è detto…) però è stato abbastanza piacevole rivedere questi personaggi iconoclasti, per quanto possano esserlo dei supereroi, ideati da Warren Ellis.
Della storia ho capito poco o niente: in pratica nei due volumi precedenti, che raccolgono ben 17 comic book, è successa l’ennesima catastrofe di proporzioni galattiche e Authority si trova smembrata e acciaccata ad organizzare un esodo dalla Terra. Mi pare di capire che in mezzo o in contemporanea ci siano stati anche alcuni crossover quindi la trama è ancora più sfilacciata.
I rimasugli di Authority (Jack Hawksmoor, Swift e una specie di nuova incarnazione di Engineer) guidano il Carrier sovraffollato di esuli che cominciano a dare in escandescenze e tra cui si celano fazioni nemiche. A dar man forte ai titolari ci sono personaggi presi da altri gruppi e altre testate che non conosco. Si manifesta inoltre un nuovo Spirito del Secolo.
Pur scontando la frammentarietà dovuta alla struttura stessa della saga (è stata veramente una buona idea l’inserimento del rapporto sulla situazione all’inizio di ogni capitolo, per fare un riassunto poco invasivo) Bernardin e Freeman hanno scritto delle storie piacevoli con dei dialoghi accattivanti. Non conoscendo gli altri personaggi oltre a quelli di Authority non so se sono stati rispettosi delle loro caratteristiche, ma d’altra parte molti degli stessi titolari hanno evidentemente subito delle modifiche sostanziali nel corso degli episodi precedenti.
Il pezzo forte sono comunque i disegni di Al Barrionuevo, che si rifà con successo alla lezione di Bryan Hitch. Non male nemmeno il lavoro di Mike S. Miller che disegna il quinto e ultimo episodio qui raccolto, scritto da Tom Taylor.
Nonostante alcune delle sottotrame vengano risolte l’impressione è che la storia portante si sia conclusa in un ulteriore volume e/o su altre testate. Comunque Alla Deriva è abbastanza soddisfacente anche a se stante. Scontato, poi…

venerdì 16 settembre 2016

Jean Cocteau fumettista?!

Beh, non proprio, ma a guardare le illustrazioni che sono parte integrante de Il Potomak si capisce che raccontano una storia in sequenza, con tanto di occasionali dialoghi non fumettati. Giudicate voi:

Probabilmente lo avrà già notato qualcun altro, ma l’editore (Edizioni Clichy) dice che questa è la prima edizione italiana del libro.

mercoledì 14 settembre 2016

Historica 47 - La Grande Guerra - 14-18 2: La trincea perduta

Ennesimo volume della collana dedicato alla Prima Guerra Mondiale. Se l’ho preso non è stato solo come “pizzo” da pagare alla Mondadori perché continui a rifornire l’edicola di Historica ma perché rileggendo la recensione del primo volume pareva che non fosse male, e in fondo sono solo due episodi.
In effetti per quanto si tratti di una vicenda in cui la Grande Guerra è la protagonista assoluta non è la classica storia di genere bellico. Accanto alle inevitabile scene dal fronte, rese interessanti dalla profusione di documentazione che Corbeyran ha consultato (e anche dal crudo realismo del fronte visto con gli occhi dei soldati semplici), c’è tutto un contorno di rapporti umani e di situazioni da chiarire che vengono anticipate dai flashforward. E si comincia a fare la conta dei morti tra i protagonisti.
In sintesi: nel primo volume qui raccolto, La trincea perduta (aprile 1915), gli otto amici partiti insieme al fronte scoprono gli effetti devastanti della guerra chimica mentre anche a casa durante una licenza scoppia la violenza.
Nel secondo, Il colosso d’ebano (febbraio 1916), il gruppetto si trova in trappola in una situazione da “ultimo avamposto” ma l’episodio costituisce principalmente l’occasione per mostrare le condizioni delle donne impiegate nell’industria bellica a casa e dei soldati africani delle colonie arruolati a forza (questa sottotrama che dà il titolo all’episodio fornisce materiale per delle soluzioni narrative abbastanza scontate).
I disegni di Étienne Le Roux non sono il massimo. Tende troppo al bozzettismo, senza dedicare la giusta attenzione ai dettagli (i simboli sul bavero delle divise, ad esempio, sono opera del colorista Jérôme Brizard). Se è pur vero che la realizzazione di questa saga è una corsa contro il tempo visto che da quanto riportato nell’introduzione di Brancato 14-18 deve concludersi entro il 2018 con un totale di 10 volumi, è anche vero che Le Roux ha il supporto di Loïc Chevallier e dello stesso Brizard per gli sfondi.
Non uno dei volumi migliori della collana ma comunque una lettura niente affatto sgradevole. Adesso che gli obblighi bellici sono stati assolti non pretendo che Historica presenti già nel prossimo numero la conclusione della Compagnia del Crepuscolo ma confido almeno nel finale de L’Impero Azteco.

lunedì 12 settembre 2016

Realworlds Superman

Mentre in fumetteria si chiedevano perché avessero ricevuto una copia di Realworlds Superman e se qualcuno lo avesse veramente ordinato (pare che Superman venda poco), io me lo rigiravo fischiettando distrattamente tra le mani pensando al fesso che se lo sarebbe comprato e avrebbe così goduto di una qualità di stampa che nulla ha da invidiare allo stratagemma immaginato da Walter Benjamin per rendere interessante un’opera d’arte mediocre, cioè filtrarla attraverso un vetro smerigliato che la deforma.
Ma la scrupolosa verifica degli ordini non ha ammesso deroghe e così ho dovuto sorbirmelo io pur potendo parzialmente nascondermi dietro l’alibi della scarsa memoria (l’ordine è stato fatto dall’Anteprima 293 e in questi giorni uscirà la 301). Per fortuna costa poco, 12,50€ scontati.
Il volume raccoglie due Elseworld scritti da Steve Vance in cui Superman non è Superman. Nella prima storia, Superman, Inc., il giovane Kal El non viene raccolto dai Kent ma viene lasciato davanti la porta dell’ufficio dello sceriffo di Pleasantville da un commesso viaggiatore. Dato in affidamento a una famiglia religiosa, causerà con la manifestazione dei suoi poteri la morte della madre adottiva e per questo si chiuderà in se stesso e reprimerà inconsciamente i suoi poteri. Ma evidentemente non li blocca del tutto visto che in breve diventa una stella del basket. Da lì in poi si trasformerà in uno stronzo egocentrico in lotta con Lex Luthor per diventare più popolare e potente di lui. Superman, Inc. è veramente una storia molto simpatica e si legge con gusto nonostante sia infarcita di riferimenti alla cultura popolare statunitense non proprio trasparenti per un lettore italiano. Non male le pennellate di satira, anche sui fumetti stessi, che affiorano qua e là.
La seconda storia, Il Marchio di Superman, non è altrettanto interessante. Il protagonista non è più Kal El ma il garzone sfigato Eddie Dial che a seguito dell’ennesima umiliazione (i criminali del quartiere gli hanno tatuato il simbolo di Superman sul petto) decide di non essere più una vittima cacciandosi ancora di più nei guai e finendo in carcere. Qui però la sua vita cambierà sul serio e sarà lui a diventare a sua volta un criminale. Alla fine, come da manuale ma in maniera non scontata, riuscirà comunque a riscattarsi.
Si tratterebbe quindi di un “Superman” nel mondo reale, se non fosse che è difficile immaginare come reale e vicina a noi un’America ferma agli stereotipi di West Side Story ed eccessivamente (per gli abiti, gli sfondi, le automobili) anni ’50.
Entrambe le storie sono disegnate da José-Luis Garcia-Lopez, argentino non a caso: sicuramente i suoi disegni non sono spettacolari, ma in ogni singola vignetta c’è esattamente quello che deve esserci e il lettore viene accompagnato per mano nella lettura con facilità e piacere. L’inchiostrazione delle due storie è stata fatta rispettivamente da Mark Farmer e Joe Rubinstein.
In definitiva Realworlds Superman è stato un acquisto dignitoso, peccato che sia stampato con il culo. Più che mai d’ora in avanti per la RW Lion prima sfogliare e poi eventualmente comprare.

sabato 10 settembre 2016

Paperi: One$

Si conclude la trilogia dei Paperi dei fratelli Rincione, puntando i riflettori sul pontefice miliardario padre di PaperUgo e di  PaperPaolo.
La vicenda non si perde nella metanarrazione ma diventa una metafora lucidamente desolata della condizione umana: da una parte la moltitudine di derelitti, i Paperi, che devono sottostare ai capricci dell’elite al potere, i Topi. Nemmeno il ricchissimo sosia di Paperone sfugge a questa logica e pur con tutti i miliardi che ha accumulato, e che fanno impallidire persino un Topolino berlusconiano fiancheggiato da Pippo e Pluto, vedrà calpestate le sue ultime volontà.
Il motore centrale della storia è infatti la chiamata al capezzale del pontefice morente del trio Topolino-Pippo-Pluto perché il vecchio papero agonizzante vuole sincerarsi che il suo testamento sia rispettato in cambio della consegna del monile a cui è più affezionato, la moneta Numero Uno. Grazie a questo espediente veniamo edotti sui rapporti tra i protagonisti della miniserie, che nel suo insieme risulta adesso molto più chiara e coerente.
One$ può essere visto come metafora di tante cose, tra cui anche il rapporto tra fruitore e opera dell’industria culturale oppure la connivenza tra religione, politica e affari, ma a livello puramente narrativo serve come chiave di lettura delle due precedenti uscite e suggerisce la causa delle derive desolate e devianti che hanno coinvolto PaperUgo e PaperPaolo. Marco Rincione ha però optato per un uso massiccio del flusso di coscienza che sicuramente è un ottimo espediente per rivelare informazioni in maniera naturale, ma che blocca un po’ il ritmo della narrazione anche per le massicce derive esistenziali che la permeano. Veramente simpatici i camei di due altri personaggi disneyani, che danno una certa aria di familiarità al lettore e aggiungono una patina di beffardo scrupolo filologico alla vicenda.
Così di primo acchito le tavole di One$ mi sono sembrate quelle più curate di tutta la miniserie (molto suggestive le pennellate piatte e dense della vignetta centrale di pagina 19), ma a ben guardare ogni tanto Giulio Rincione ha tirato via alcuni dettagli: non ho capito ad esempio se il mucchietto di monete appena accennate in basso a destra a pagina 13 sia stato lasciato volutamente abbozzato oppure se il disegnatore si sia dimenticato di terminarlo.
Alla fine non credo che metterò Paperi tra il Meglio del 2016, dove lo avevo preventivamente inserito, ma si è trattato comunque di una bella ventata di aria fresca.

venerdì 9 settembre 2016

martedì 6 settembre 2016

Il Morto 6: Ti conosco, mascherina!

Ancora qualche giro di redistribuzioni e avrò tutti i numeri de Il Morto. Questo sesto episodio datato marzo 2012 è fondamentale per la trama portante, visto che viene svelata la ragione della persecuzione verso Peg e si delinea in maniera precisa il rapporto con il “cattivo” della serie e con alcuni altri personaggi.
Peg entra in contatto con Rossana Pontecorvo, anche lei ex appartenente alle forze speciali in cui ha militato il protagonista, e comincia a sbrogliare la matassa che un giorno lo condurrà da Zaxan. La vicenda rende onore al suo titolo e il Morto dovrà confrontarsi con doppi giochi, identità nascoste e cambi di barricata. Il tutto è ambientato principalmente in una suggestiva Venezia, con una effervescente “coda” nel manicomio dove è trattenuto un altro ex commilitone di Peg.
Come sempre nel caso di questi primi episodi l’aspetto grafico è assai povero: i disegni dello Studio Telloli sono assai rozzi e l’uso del computer per abbellirli non migliora la situazione. In questo numero Ruvo Giovacca fa inoltre uso di costruzioni sintattiche un po’ ardite: sono grammaticalmente corrette ma sentire certe formulazioni un po’ arzigogolate in bocca a dei criminali o durante una scena d’azione è un po’ straniante.
In appendice viene ospitata un’altra storia breve di H. W. Grungle: la gag di Anghinoni è molto simpatica e i disegni di Paolo Telloli sono di buona fattura.

venerdì 2 settembre 2016

La prima volta in cui si usò l'espressione "fumetto d'autore"?

Sul numero 52 di Linus del luglio 1969 nell’articolo Topolino sosia di Topolino? a firma “f. c.” si lamentava il fatto che una delle mitiche storie raccolte in un volume Oscar dedicato al Topolino anteguerra fosse in realtà un remake.
Oreste Del Buono, curatore del volume, rispondeva così sulle stesse pagine: