lunedì 23 settembre 2024

Joker: Il Mondo


Versione dell’operazione già realizzata con Batman dedicata stavolta al suo arcinemico. Mai capito il fascino e nemmeno il senso del Joker. È tanto difficile eliminare un matto vestito da pagliaccio senza superpoteri? Boh.

Sia come sia, dopo un prologo/epilogo a opera di Geoff Johns e Jason Fabok (proprio bravo Fabok) comincia il nuovo giro del mondo realizzato da autori congruenti con le varie tappe.

David Rubín confeziona un apologo disperato sulla decadenza politica e sociale che secondo lui vigerebbe in Spagna. Avrà le sue ragioni per essere incazzato ma mi pare che abbia esagerato (dopo una delle sue “burle” omicide Joker torna a casa perché i suoi crimini passano inosservati in un Paese così immorale) e comunque non mi pare questa la sede giusta per fare un apologo. Anche i disegni sono troppo “alieni” per Batman, e troppo caricaturali per rendere veramente incisivo l’apologo.

La tappa tedesca è scritta da un comico locale, Torsten Sträter, che si inventa una trama più classica, che perlomeno è una trama vera e propria: Joker sente di una scoperta scientifica tedesca che permette di modificare il clima e vola alla volta di quello Stato per rubarla e incasinare Gotham City. La storia è molto simpatica e ben congegnata. I disegni di Ingo Römling tendono un po’ troppo al caricaturale in alcuni punti ma il risultato è comunque valido. E poi non sono niente di traumatico rispetto a certi eccessi statunitensi.

Arriva il piatto forte, quello per cui mi sono avvicinato questa antologia: l’episodio italiano disegnato nientemeno che da Paolo Bacilieri e ambientato nella Bologna del 1977. Ai testi Enrico Brizzi, ai colori Vincenzo Filosa. Sospeso tra cronistoria e apologo anche questo, non mi ha per nulla catturato (e anche Bacilieri non mi è sembrato a suo agio nel formato comic book), fino al geniale colpo di scena finale che ha rilanciato il tutto alla grande. Non so quanti lettori statunitensi avranno colto tutte le citazioni, peggio per loro.

Si passa poi al Brasile, e qua le citazioni (se ci sono) non le ho capite io. L’Arkham Asylum apre una filiale vicino a Barbacena, sede di una «Città dei Matti». L’arrivo di Joker viene salutato con un trionfo di folla festante, perché i brasiliani sono fatti così. Saputo di un orribile eccidio di Stato (reale o presunto non saprei) Joker scappa ma si consegna volentieri a Batman per tornare alla rassicurante “normalità” di Gotham. Felipe Castilho lancia lo stesso messaggio di Rubín: vivo in un Paese di merda. Qui almeno un po’ di trama c’è, ma i disegni di Tainan Rocha (colorato da Mariane Gusmão) sono del tutto inadatti a una storia tragica dall’impronta almeno in parte realistica.

L’episodio messicano è uno di quelli che mi hanno convinto di più, ma da qui in poi è stato un florilegio di piccoli gioielli. Mostra un elemento caratteristico ma riconoscibile del Paese (i luchadores) senza banalizzarlo, la trama è ben costruita e non è solo uno spot turistico e poi si tratta effettivamente di una storia “di” Joker, in cui è effettivamente lui sotto i riflettori senza andare alla ricerca di elementi esterni per giustificare la sua presenza nel volume. L’unico rammarico è che il soggetto di Alvaro Fong Varela (anche lui una figura esterna ai fumetti) avrebbe potuto essere utilizzato per costruirci sopra una miniserie. I disegni di Oscar Pinto che mckeaneggia con il computer non sono forse i più ispirati dell’antologia, ma rispetto ad altri si fanno apprezzare.

Neanche i cechi Štĕpán Kopřiva e Michal Suchánek sono precipuamente autori di fumetti. La loro storia è fantastica, per me la migliore: a Praga si stanno tenendo delle audizioni per decidere chi sarà il Joker ceco – non so se sia una cosa inventata sul momento o già esistente nella continuity, forse l’idea è ripresa dall’episodio brasiliano. Sfilano dialoghi folgoranti e commenti divertenti sugli stereotipi cechi. Bel finale e disegni decisamente più digeribili rispetto ad altri, anzi piuttosto buoni pur senza essere spettacolari.

Anche quella turca è un’ottima prova: ambientata al crepuscolo dell’Impero Ottomano alla fine del XIX secolo mette in scena un proto-Joker locale con un piano per contrastare i civilizzati invasori infedeli. Eventuali rivalse nazionaliste sono stemperate dall’ironia, dall’introduzione di un’affascinante variante di Batman e dal fatto che in fondo la Storia andò proprio così. I disegni di Ethem Onur Bilgiç sono molto belli, i più realistici tra tutti quelli dell’antologia. Lo sceneggiatore Metin Akdülger è l’ennesimo attore prestato al fumetto.

Ottimo lavoro anche dai Sudcoreani Inpyo Geon e Jaekwnag Park (dal ricco e pastoso stile quasi franco-belga): riprendendo forse un’idea dall’episodio brasiliano, a cui potrebbe essersi ispirato anche quello ceco, un detective della polizia locale deve vedersela con degli imitatori di Joker fino al drammatico e sorprendente finale/non finale.

Altro bellissimo episodio è quello argentino, in cui un giovane ultrà abituato sin da bambino alla violenza diventa il capo del suo club di hooligan proprio ispirandosi a Joker. La storia di Matías Timarchi è cruda e violenta e, non fosse per il vago elemento supereroistico, non avrebbe sfigurato a suo tempo su L’Eternauta o Metal Hurlant o Alter. I disegni di Germán Peralta sono magnifici, se ha usato il computer invece degli acquerelli ha saputo fingerli molto bene. Purtroppo non ho trovato traccia di ispirazione ai grandi Mastri delle historietas, c’è solo l’omaggio a Ruben Meriggi cui è stato intitolato uno stadio. Ma i ribadisco che i disegni sono meravigliosi pur se non ricordano Zanotto o Mandrafina o Breccia.

Anche nell’episodio camerunense il protagonista non è Joker (non direttamente) ma un suo fan/imitatore, un pagliaccio stufo delle umiliazioni che un libro libera dalle inibizioni. Vagamente interessante, questo fumetto confezionato da Zebra Comics (nella fattispecie Ejob Gaius, Bertrand Mbozo’o Zeh ed E. N. Ejob) non regge il confronto con molti degli altri qui raccolti, soprattutto per quel che riguarda la parte grafica.

Tomasz Kołodziejczak si inventa un gruppo di supereroi polacchi di cui il corrispettivo locale di Batman impedisce a Joker (che finalmente torna in scena in un volume che porta il suo nome nel titolo) di rubare un quadro dedicato a un buffone di corte di rara saggezza, unico a intuire il declino del suo Paese nel XVI secolo. Peccato che la storia non sia stata sviluppata ulteriormente, e soprattutto che il disegnatore Jacek Michalski abbia adottato uno stile molto caricaturale, un po’ sulla scia di Rand Holmes o degli illustratori di Mad.

Si finisce in bruttezza con un manga di Satoshi Miyagawa e Keisoku Gotou, addirittura montato secondo il senso di lettura giapponese. Joker deve vedersela con un Batman tornato neonato (!), ma sembra solo l’abbozzo di una storia ridicola che non rimpiangerei affatto se non venisse mai realizzata.

A rileggere quello che avevo scritto della precedente antologia mi pare che questa dedicata a Joker sia mediamente migliore. Non a caso il personaggio titolare compare raramente o comunque in versioni molto diverse.

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