mercoledì 30 ottobre 2013
domenica 27 ottobre 2013
Abissi e vette della RW Lion (almeno loro hanno qualche vetta)
Con l’avvento e l’applicazione massiccia del digitale in tutte le attività
dell’editoria ormai sono rimasti pochissimi gli editori (di fumetti ma non
solo) che riescono a offrire prodotti stampati dignitosamente. Almeno, immagino
che la colpa sia del digitale visto che le pellicole non esistono più e
comunque davano altri problemi di resa tipografica rispetto a quelli che si
vedono comunemente oggi.
Ho preso il primo Fables in
versione bonellide per cominciare finalmente a leggere in maniera organica
questa saga (il poco che avevo letto su Vertigo
Presenta non mi aveva entusiasmato), e gli ottimi risultati ottenuti da
SaldaPress con The Walking Dead
mi facevano ben sperare per la resa dei disegni. Purtroppo la qualità di stampa
lascia a desiderare, e ne ho avuto conferma con il secondo numero uscito da
poco.
Uno cerca di convincersi che i tratteggi tremolanti, i contorni imprecisi,
i segni che si impastano, i trattini appena appena visibili siano dovuti al
fatto che il disegnatore ha usato la matita e più di tanto non poteva ottenere
in quanto a resa, ma ovviamente non è così. Nel caso di Fables sono rare le immagini realizzate solo con pennellate
uniformi e le vignette sono tutte molto dettagliate, quindi questo fenomeno è
macroscopico. Ormai a stampare dignitosamente in Italia sono solo quei pochi
che si affidano a impianti esteri o che hanno evidentemente accesso a
tecnologie in cui il passaggio al digitale non è tanto determinante, o forse
semplicemente indolore: penso ad Alessandro Editore, Allagalla, 001 Edizioni,
la stessa RW Lion quando stampa materiale franco-belga.
persino i contorni dei balloon sono tremolanti |
Non vale nemmeno la scusa della retinatura troppo larga (altro bel “regalo”
del digitale) che quando si manifesta può distorcere i tratti sottostanti,
perchè nella versione economica di Fables
non ci sono ovviamente colori ma al massimo delle mezzetinte molto dense. D’altra
parte basta un rapido colpo d’occhio e vedere come sono deformati e ridotti a
mucchi di quadratini i bordi delle vignette per avere una spia del fatto che la
stampa è quella che è.
In alcuni casi sembra veramente avverarsi il progetto di Walter Benjamin
per rendere presentabili i quadri brutti, cioè applicare strati successivi di
vetro smerigliato che li deformi e li faccia somigliare a prodotti
impressionisti e infine astratti. Solo che i disegni di Lan Medina in origine
erano veramente bellissimi, e anche Buckingham mi pare abbia svolto un lavoro
più che dignitoso... e purtroppo date le dimensioni e soprattutto la diagonale
di Fables (o meglio, di C’era una volta Fables) non è proprio
possibile ignorare la cosa senza accorgersene, perchè per forza di cose (anche
solo per la densità di testo e i caratteri piccoli) il volumetto va tenuto più
vicino agli occhi rispetto a quanto si può fare ad esempio con il Lucky Luke della Gazzetta dello Sport,
che ha avuto problemi simili – raramente, ma è successo. E quindi anche chi per
disattenzione o questioni anagrafiche pensa che tutto sommato i fumetti si sono
sempre “fatti così” non può non accorgersi della cosa.
ovviamente con questa qualità di stampa le scritte più piccole diventano illeggibili |
Esiste però anche l’altra faccia della medaglia, almeno in casa RW Lion: il
mensile Dark Universe, che per me è
stata una delle migliori sorprese del 2013, nonostante sia una pubblicazione
“popolare”, nonostante presenti materiale di provenienza estera (quindi
all’editore italiano verranno fornite le scansioni delle tavole), nonostante
sia stampato negli stessi stabilimenti dove vengono stampati altri albi dei supereroi DC, nonostante sia a
colori, presenta una qualità di stampa impeccabile. I tratteggi di Pugh, di Green
III e di Paquette sono incredibilmente nitidi e perfettamente orientati, senza i
tremendi effetti dentellati e sgranati a cui ci hanno abituato gli editori
negli ultimi anni. E mi sa tanto che Pugh disegna veramente solo con la matita.
Insomma, tanto da levarsi il cappello piangendo dalla commozione. E si potrebbe
continuare a piangere pensando che una qualità di stampa del genere anni fa era
la regola, non l’eccezione.
nonostante le linee siano orientate in modo diverso, fitte e occasionalmente spezzate sono state riprodotte alla perfezione |
la qualità della resa dei tratteggi sui teschi è da applausi |
(sì, lo so: purtroppo le mie foto non rendono al meglio quello che ho
scritto, e la porosità della carta di Fables
attutisce un po’ l’effetto. Fidatevi sulla parola o, meglio ancora, prendete
una copia di Dark Universe)
giovedì 24 ottobre 2013
Historica 12 - Gli Scudi di Marte
Dopo Vae Victis! Historica presenta un altro fumetto
d’ambientazione romana. Gli Scudi di
Marte è comunque molto diverso dalla lunga saga di Rocca e Mitton.
Gilles Chaillet abbandona provvidenzialmente il ruolo di disegnatore
riservandosi solo quello di sceneggiatore, mentre ai disegni troviamo un Gine
che in questa sede ha mediato con equilibrio il suo stile più robusto e
popolare con quello nervoso e spezzato degli ultimi lavori. Non ne viene fuori
un disegno “bello”, ma perlomeno efficace.
La trama vede il non più giovane ufficiale Ventidio Charax impegnato in una
indagine atta a scoprire chi stia tramando nelle fila dei Parti (o forse in
seno allo stesso Impero?) per fare scoppiare una nuova guerra che potrebbe
indebolire Roma già provata sul fronte della Dacia.
Senza il bisogno di alcuna didascalia esplicativa o nota a piè di pagina
Chaillet riesce a catapultare il lettore nell’ambientazione con rara abilità,
complice anche un incipit fenomenale. Gli
Scudi di Marte si compone di tre volumi e offre avventura, intrigo,
esotismo e una cura manicale ai dettagli storici. Ignoro se si tratti della
semplice trasposizione di fatti realmente accaduti o della fantasia di
Chaillet, sta di fatto che il realismo e la scorrevolezza con cui è proposta la
storia (e il contorno di intrighi politici) sono formidabili. I dialoghi sono
splendidamente costruiti, caricati laddove necessario di sottintesi e di molteplici
livelli di lettura, e i personaggi “recitano” in maniera perfetta. Va anche
segnalato che accanto alla sintassi moderna viene impiegato un lessico
vagamente desueto («donde», «sovente»...), che caratterizza ancora di più
l’ambientazione e i suoi personaggi. Che sia farina del sacco del traduttore o
una scelta già presente in origine rimane comunque un ulteriore motivo
d’interesse.
L’unico piccolo neo, se proprio uno volesse mettersi a cercare un difetto,
è che la figura del protagonista viene descritta in maniera un pochino
idealizzata e molitica, forse un retaggio degli eroi classici della BéDé: integerrimo
oltre ogni dire, è il soldato perfetto e la sua condotta con sottoposti e amici
è sempre impeccabile, anche in spregio del contesto sociale dell’epoca e
dell’anacronismo di certi comportamenti asessuati. Ma in ogni caso sono gli altri
personaggi meno “puri” del fumetto a rammaricarsi di questa sua rettitudine,
quindi alla fine tutto torna.
Non male la colorazione, pur con degli effettacci al computer che
banalizzano e sviliscono un po’ il lavoro di Gine: c’era proprio bisogno di
copiaincollare decorazioni e arazzi sollevandolo dall’incombenza di disegnarli
in prima persona? Così viene a crearsi uno scarto molto forte tra le parti
artigianali e quelle digitali.
Molto buona l’introduzione di Sergio Brancato che si concentra sugli
approfondimenti storici e su alcune considerazioni sul genere, evitando gli
spoileroni a cui ci ha abituati Pollicelli.
Tra i volumi di Historica questo
è uno di quelli che mi sono piaciuti di più. La proposta in un’unica soluzione
permette poi di goderselo tutto d’un fiato senza la frammentazione di Vae Victis! o il dispiacere per la
mancata conclusione di Gengis Khan.
Etichette:
BéDé,
Gilles Chaillet,
Gine,
Historica,
recensioni
martedì 22 ottobre 2013
La prima pubblicità di una scuola di fumetto in Italia?
sabato 19 ottobre 2013
mercoledì 16 ottobre 2013
Fumettisti d'invenzione! - 67 (66bis)
Mi permetto di
integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con
altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le
categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento
del testo originale.
In questi anni ho
trovato traccia di molti Fumettisti d’invenzione, e me ne sono tornati alla
memoria altri ancora – oltre a quelli che mi sono stati segnalati. Non di
tutti, però, sono riuscito a risalire a dati certi, alla loro reale natura e nemmeno
all’effettiva esistenza. Non ancora, almeno. Per decongestionare il file di
partenza che uso per la rubrica affiancherò qualche post “bis” con quello che
ho trovato finora; se qualcuno ha informazioni aggiuntive e verificate saranno
molto gradite.
Anni fa su Katzyvari era stato pubblicato il primo
episodio (non credo che abbia mai avuto un seguito) di un fumetto disegnato a
matita con un tratto schizzato ma molto realistico con protagonista un
personaggio a fumetti che sfuggiva al controllo del suo creatore e che scambiava
qualche battuta con questo fumettista d’invenzione. Non so chi sia l’autore, ma
ricordo che ero rimasto stupito nel vedere a suo agio un disegnatore caricaturale
con uno stile realistico, quindi penso che fosse opera di Diavù o Spinelli.
Ignoro su quale
numero di Katzyvari (prima serie,
quella chiusa perchè l’editore si era fregato i soldi) venne pubblicato, io
attualmente ho solo il 2.
A pagina 105 di Fumettisti d’invezione! viene citato il
film Don’t tell her it’s me, uscito
anche in Italia col titolo Non dirle chi
sono. Il film però non si basa su un soggetto originale ma è tratto dal
romanzo di Sarah Bird The Boyfriend
School (titolo con cui fu distribuito anche il film), edito da Ballantine
nel 1989. Da nessuna parte sono riuscito a scoprire se anche nel libro il
deuteragonista Gus è un fumettista/vignettista oppure se è una cosa che hanno
inventato apposta per la versione cinematografica.
The Amazing Lapis Man. Fumetto
umoristico a striscia del 1996 in cui il protagonista (un fumettista frustrato?)
si erge a paladino degli autori di fumetti incompresi. Sicuramente c’è di mezzo
qualche fumettista d’invenzione, o almeno qualche cameo o parodia. Io acquistai
il libricino a Torino Comics dove venne molto reclamizzato, però non me lo
ricordo bene e non lo trovo più! Comunque sono in ottima compagnia visto che
nemmeno l’autore ha saputo darmi delucidazioni.
Le Secret des Libellules. A
pagina 85 di Fumo di China 2/29 viene
citato come testo teatrale che ha almeno un fumettista d’invenzione tra i
protagonisti: io ho trovato in effetti un fumetto di Sylvain Chomet del 1987
edito da Futuropolis ma senza ulteriori informazioni. Da una immagine che ho
trovato pare in effetti che abbondino riferimenti al mondo del fumetto.
domenica 13 ottobre 2013
Aiuto...
...qualcuno mi dice cosa c'è scritto nella prima didascalia di questa vignetta tratta dall'ultimo numero (il sesto) di Batman Il Cavaliere Oscuro? Io riesco a leggere vagamente "cappello", "ovviamente" e poco altro.
giovedì 10 ottobre 2013
Fumettisti d'invenzione! - 66
Mi permetto di
integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con
altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le
categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento
del testo originale.
CARTOONIST
COME PROTAGONISTA – SERIE (pag. 19)
KIXIE
(Stati Uniti 2002,
in Paradise Too, © Terry Moore,
striscia umoristica)
Terry Moore
Kixie,
originariamente creata per la strip Kixie
& Grace, è una fatina dispettosa innamorata del fumettista Michael.
Un’altra versione di brevissima durata del personaggio è la moglie di un altro
fumettista, Jerry, a cui Moore preferì evidentemente la prima.
Insieme ad altri
progetti incompleti o solo abbozzati e a fumetti rigettati dagli editori (da
qui l’esistenza di due versioni), Kixie
viene raccolta nella serie antologica in quattordici numeri Paradise Too, che contiene anche molto
materiale metafumettistico.
Pseudofumetto: Michael lavora
alla strip Wonderland. Wonderland è sia il titolo di una delle
strisce rifiutate di Terry Moore che un racconto illustrato che compare negli
ultimi numeri di Paradise Too.
CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI
SERIALI (pag. 28)
LAZARUS
LEDD
(Italia
1993, © Edizioni Star Comics, thriller, fantascienza)
Ade Capone (T), Giancarlo
Olivares (D)
Dietro
un’innocua apparenza di tassista (e poi giornalista) Lazarus “Larry” Ledd
nasconde un passato violento da micidiale uomo d’azione, che riaffiorerà nel
corso di quella che è finora la più lunga serie italiana formato quaderno,
mensile fino al numero 140, a non essere stata pubblicata da Sergio Bonelli
Editore.
Lazarus
ha una tormentata storia d’amore con Vivian Mayn, ovvero l’avventuriera
acrobata Greta Mainsky che commette furti come Gatta Ladra. Oltre a ordire le
sue attività criminose, perpetrate però a fin di bene, Vivian veste i panni (e
la parrucca bionda) di disegnatrice di fumetti.
Pseudofumetti: Vivian lavora a Catty the Model,
una striscia giornaliera furry con protagonisti gatti antropomorfi in cui
riversa il suo amore sfrenato per i felini, indotto anche dal particolare incontro
che ebbe con la dea egizia Bastet.
Catty the Model è stato raccolto in un volume che ha avuto moltissimo successo anche
in Europa (ovviamente in Italia è stato determinante l’ottimo lavoro di promozione
effettuato da Star Comics!) e Vivian ha anche ricevuto una proposta per farne
una serie animata.
Nel
numero 138 la sua abilità di disegnatrice si rivela determinante per lo
sviluppo della trama e nello stesso numero, con un rimando alla serie Il Potere e la Gloria dello stesso
Capone, vengono citati altri fumettisti d’invenzione della Golden Age: lo
sceneggiatore Bert Colbert e il disegnatore Denny Cannon.
Nel numero 57 per il lancio di un nuovo fumetto che pubblicherà il New York Bugle Vivian, dopo aver detto peste e corna di agenti e critici, invita Lazarus al party in suo onore, in cui viene presentata una varia umanità ispirata a figure reali facilmente riconoscibili: l’editore che si lamenta della crisi e intanto colleziona Mercedes, l’autore engagé ben inserito nell’ambiente che disprezza il pubblico, il redattore supponente... Una gag ricorrente coinvolge Smiley, amico di Lazarus, più interessato alle grazie delle autrici che ai loro fumetti, i cui approcci andranno desolatamente a vuoto: la disinibita autrice underground di Mary la Rossa si rivela “necessariamente” lesbica visto il tipo di fumetti provocatori che fa, una disegnatrice di supereroi si offende quando lui indaga sui suoi gusti sessuali (memore dell’esperienza di prima) e una disegnatrice di fumetti porno si rivela un maschio operato. Curiosamente il nuovo fumetto di Vivian non viene mai citato.
Nel numero 57 per il lancio di un nuovo fumetto che pubblicherà il New York Bugle Vivian, dopo aver detto peste e corna di agenti e critici, invita Lazarus al party in suo onore, in cui viene presentata una varia umanità ispirata a figure reali facilmente riconoscibili: l’editore che si lamenta della crisi e intanto colleziona Mercedes, l’autore engagé ben inserito nell’ambiente che disprezza il pubblico, il redattore supponente... Una gag ricorrente coinvolge Smiley, amico di Lazarus, più interessato alle grazie delle autrici che ai loro fumetti, i cui approcci andranno desolatamente a vuoto: la disinibita autrice underground di Mary la Rossa si rivela “necessariamente” lesbica visto il tipo di fumetti provocatori che fa, una disegnatrice di supereroi si offende quando lui indaga sui suoi gusti sessuali (memore dell’esperienza di prima) e una disegnatrice di fumetti porno si rivela un maschio operato. Curiosamente il nuovo fumetto di Vivian non viene mai citato.
Vivian
disegna inoltre anche un fumetto ispirato alle gesta dello stesso Lazarus Ledd,
stavolta con stile realistico: non lo pubblica ma ne fa dono al protagonista.
Fuori tema:
fumettisti non
d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e
autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI,
CARICATURE, CAMEI (pag. 61)
LA
CLASE MAGISTRAL
(Argentina
2007, in Las Hostorietas de Crist, ©
Crist, biografico)
Crist [Cristóbal Reinoso]
Un fumettista
(Hugo Pratt?) spiega a un giovane allievo come nasce lo stile di un
disegnatore, tracciando una sommaria storia del fumetto da Milton Caniff a José
Muñoz.
Fuori tema:
fumettisti non
d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e
autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag.
61)
(Stati
Uniti 1988, © DC Comics, horror)
Jamie
Delano (T), John Ridgway (D)
Spin-off
dello Swamp Thing di Alan Moore, la
serie ha per protagonista John Constantine, un mago che si affida tanto alla
sua indole truffaldina quanto alle sue conoscenze arcane.
Desperately
seeking something in Hellblazer 120 (1997).
Paul Jenkins (T), Sean Phillips (D)
lunedì 7 ottobre 2013
Eh?!?!
Fresco dall'edicola, dove ho inaspettatamente trovato Palumbomania in visita da queste parti, ho acquistato il terzo volumetto de I Pionieri del Nuovo Mondo di Charles. Mi accorgo che termina in maniera assai sibillina, e comunque a me incomprensibile:
...ma come, perche sospenderlo?! La saga in Francia veleggia ormai verso i venti tomi, sarebbe stato bello leggerli tutti di seguito. Mi viene il sospetto che questo fumetto non abbia ottenuto un buon riscontro di pubblico.
Cosa forse ancora più strana, a sostituire I Pionieri del Nuovo Mondo sarà dal prossimo mese un western assai particolare: il Bouncer di Jodorowsky e Boucq! Credo che la riduzione di formato sarà alquanto traumatica, ma la cosa che più mi stupisce è che i toni di Bouncer sono un tantinello forti per il pubblico delle edicole italiane: desperados che stuprano cadaveri, prostitute di 9 anni... (vado a memoria e magari sbaglio, ma se non li ha messi qui sicuramente Jodorowsky non sarà andato troppo distante).
Boh.
sabato 5 ottobre 2013
Un errore da manuale
La mano con 6 dita. Una "papera" in cui sono incappati un po' tutti.
En passant, tra gli albetti BéDé bonellidi questo Dampierre è uno di quelli che mi sono piaciuti di più. Rileggersi tutta la saga d'un fiato ha fatto bene alla sua comprensione e al suo godimento. Inoltre trovo che il bianco e nero sia molto meno traumatico per Legein che per altri disegnatori (anche se però negli ultimi volumi ridurrà i tratteggi e un po' di vuoto lo si avverte). Non che sia un genio della matita, ma i suoi paesaggi e le sue panoramiche sono proprio fatti bene, e l'assenza del colore ne esalta la precisione calligrafica.
Eccellente inoltre la qualità di stampa, ad eccezione del quarto volumetto che evidentemente è stato stampato a partire da materiali non ottimali.
Etichette:
BéDé,
Bonelli,
curiosità,
Pierre Legein
venerdì 4 ottobre 2013
Un altro fumettista che viene dai giochi di ruolo
E che fumettista: nientemeno che Bill Willingham, acclamato sceneggiatore di Fables che comunque ha scritto un sacco di altra roba per Marvel e DC. Oltre ad aver creato i suoi universi supereroistici durante il boom in bianco e nero degli anni '80 con Pantheon (edito in Italia da Allagalla) e soprattutto la sua "opera maledetta" Elementals.
Willingham esordì come illustratore alla TSR, e considerando la qualità degli altri contributi non era nemmeno tra i peggiori:
(dovrei controllare, ma credo che questa venga addirittura dalla mitica avventura Keep on the Borderlands) |
Oltretutto alcuni suoi disegni comparvero nella celebre (o famigerata) Palace of the Silver Princess:
Gli vennero pure affidate delle immagini a colori, sia per le copertine vere e proprie che, più comunemente, per le quarte di copertina (certo, quelle tempere pesanti non erano poi granché ma a confronto con
quanto facevano altri artisti come Dave Trampier non sfiguravano
affatto, anzi):
Che i fumetti fossero la sua più grande passione e lo sbocco preferenziale per la sua carriera lo si poteva comunque intuire anche da alcuni rari "Easter eggs" che metteva qua e là. Come l'elmo di Iron-Man e lo scudo di Capitan America che fanno capolino in questa cassa del tesoro (l'immagine è celeberrima tra gli appassionati, ma non sono riuscito a trovarne una di qualità migliore!):
martedì 1 ottobre 2013
Ricordare con la memoria fotografica di un altro
Leggo l'ultimo Storie da Altrove e mi sembra di notare una forte somiglianza di un primo piano con un disegno che conosco già. Il naso disegnato in quel modo, il gioco di chiaroscuri...
Risalgo a un vecchio primo piano di Marco Bianchini di cui avevo già parlato.
Le somiglianze ci sono ma in effetti non sono così determinanti per poter pensare a un'"ispirazione". In compenso sono riuscito a risalire al disegno di Garcia Seijas che Bianchini prese a modello, nientemeno che un "libero" sul mitico numero 0 di Lanciostory:
Questo post potrebbe essere lo spunto di partenza per parlare delle ispirazioni "di secondo grado", quei casi in cui un disegnatore ha preso a modello un'immagine di un altro che a sua volta per realizzarla si era ispirato a un'altra fonte ancora. Ce ne sarebbero: Sicomoro che copia Hajime Sorayama che copia le foto delle riviste osé, un copertinista dell'Eura che copia Giacinto Gaudenzi che copia una foto...
Sarà difficile ma chissà che non si riesca a fare qualcosa.
Iscriviti a:
Post (Atom)