Alla fumetteria dove l’avevo
ordinato mi hanno detto che sono passati tanti mesi prima dell’arrivo del primo
volume perché Pan Distribuzione ha cambiato il tizio che si occupava degli
arretrati (ma quando lo avevo ordinato non era certo un arretrato…), un amico dice
di aver visto una copia mesi fa in fumetteria, evidentemente venduta a mia
insaputa…
Sia come sia, finalmente è
arrivato insieme a una caterva di
altra roba
il primo numero dell’Integrale di
Yoko
Tsuno, e visti tutti i mesi passati prima della sua comparsa ha fatto in
tempo ad arrivare pure il secondo!
Oltre che una piacevole lettura
Yoko Tsuno è stata una sorpresa, o
meglio una serie di sorprese: per cominciare la protagonista non è
un’adolescente e tanto meno una bambina come alcune immagini potevano far
pensare, non corrisponde allo stereotipo dell’orientale riflessiva (anzi è una
donna d’azione) e soprattutto ho scoperto che in origine non era nemmeno la
protagonista della serie ma solo la spalla dei due
reporter/produttori/cameraman Vic e Pol.
Questa collana di Integrali non è
cronologica ma tematica, quindi gli episodi non vengono presentati secondo
ordine di pubblicazione ma a seconda dei temi trattati e delle ambientazioni.
Se nel primo, Dalla Terra a Vinea, il
gap temporale tra i volumi è relativamente contenuto (gli episodi raccolti sono
il primo, il terzo e il sesto) nel secondo, Avventure
tedesche, passa oltre un decennio tra il primo episodio raccolto, il
secondo della serie: L’Organo del Diavolo,
e il quattordicesimo, Il fuoco di Wotan.
Chiaramente NonaArte si è rifatta alla collana omologa confezionata da Dupuis,
da cui sicuramente ha preso anche gli interessantissimi redazionali, ma non è
certo un problema se le storie non vengono presentate nell’ordine cronologico
visto che la saga pur avendo una continuity
generale con personaggi che ritornano periodicamente non presenta episodi
collegati o storie divise in più volumi.
È invece un po’ un peccato che
tra gli episodi raccolti non compaiano le quattro storie brevi che come da
consuetudine servirono sulla rivista belga Spirou
per saggiare il gradimento dei lettori e decidere se era il caso di promuovere
il nuovo personaggio agli album lunghi. Ma anche qui la responsabilità va
cercata a monte nell’edizione originale.
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Anche Leloup è vittima della maledizione del sesto dito |
Tra i personaggi presentati nei
vari Integrali
Yoko Tsuno è quello
più recente essendo nata appena nel 1971. Le sue storie sono di genere
fantascientifico o
mystery in cui
l’aspetto investigativo ha un grande peso e in cui l’umorismo è molto limitato.
Leloup ha fatto da assistente ad Hergé e Jacques Martin e si vede: i suoi
sfondi e i suoi particolari tecnici sono dettagliatissimi e veramente
splendidi, un vero piacere per gli occhi.
La lettura ravvicinata dei due
Integrali mi ha permesso di seguire l’evoluzione dello stile di Leloup e in
effetti all’inizio la protagonista era piuttosto diversa da come sarebbe stata
rappresentata negli episodi più recenti. Inizialmente Leloup ne fa una specie
di
dark lady austera e volitiva (ma
l’impatto di vederla esordire come ladra sarebbe stato diverso se avessimo
letto le prime storie brevi e la conoscessimo già!) ma già nel secondo episodio
comincia quel processo di riduzione della chioma e di aggiustamento del taglio
degli occhi che la renderà molto più aggraziata e giovanile – fino a renderla
successivamente un po’ leziosetta da quello che ho potuto vedere.
Come dicevo sopra, le sue storie
sono principalmente delle indagini che Yoko intraprende insieme agli amici Vic
e Pol per la loro società di audiovisivi. Nonostante l’attenzione ai dettagli e
la cura documentaristica, Leloup crea delle situazioni esoteriche o
fantascientifiche a volte un po’ improbabili ma una volta sospesa l’incredulità
il fumetto si legge con grande piacere e avvince come pochi.
Nel primo Integrale viene
raccolta una trilogia dedicata al pianeta Vinea: ne Il trio fantastico Yoko, Vic e Pol scoprono l’esistenza di una
razza aliena che vive sotto terra esiliata da un pianeta morto; in La fucina di Vulcano degli scavi
petroliferi rischiano di far scoprire la razza dei Vineani causando un
cataclisma e ne I tre soli di Vinea
il trio andrà nientemeno che nello spazio e contribuirà alla rinascita del
pianeta Vinea.
Il secondo Integrale, come è
chiaro sin dal titolo
Avventure tedesche,
è ambientato in Germania e ha come
fil
rouge la presenza come coprotagonista della bella organista Ingrid Hallberg:
L’Organo del Diavolo è una storia
forse non molto fluida ma veramente avvincente e suggestiva, in cui un
gigantesco organo da chiesa diventa un’arma;
Le frontiere della vita (o
La
frontiera della vita, quelli di NonaArte erano indecisi su come tradurre il
titolo) inizia come storia di vampiri per poi svelare una trama
medico-spionistica di quando ancora c’era il muro di Berlino;
Il fuoco di Wotan è una
spy story in cui Yoko dovrà impedire
l’utilizzo di un’arma fantascientifica.
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L'evoluzione del tratto di Leloup verso la leziosità nel quattordicesimo volume |
A seconda delle ambientazioni che
sceglie Leloup è efficacissimo nel creare un grande sense of wonder nelle storie fantascientifiche o a fare montare la
tensione in quelle esoteriche/investigative.
Come nel caso degli altri
Integrali, oltre ai fumetti in sé i volumi offrono dei ghiotti redazionali con
i retroscena della creazione delle storie (Leloup è un maniaco che spende mesi
in documentazione, e si vede) e testimonianze dirette dello stesso autore:
forse sarebbe stato meglio non riportare l’origine del nome Vinea e del
colorito azzurro dei suoi abitanti… La carriera stessa di Roger Leloup assume
contorni appassionanti, visto che dopo vent’anni passati da anonimo assistente
(anche per Peyo) gli viene finalmente data una occasione che però si
concretizzerà solo dopo alcune false partenze e correzioni di tiro fino a
ottenere il grande successo con Yoko
Tsuno, praticamente l’unico personaggio che ha creato.
A parte l’indecisione su come
tradurre
La Frontière de la Vie, la
cura di NonaArte è ottima come sempre, anche se al telefono il dottor Schulz
dice contemporaneamente «je viens» e «arrivo» ne
La frontiera della vita – e credo che a pagina 35 del primo
Integrale fossero i proiettori a illuminare la parete rocciosa e non i
«proiettili».
Spettacolari per l’epoca i colori
dello Studio Leonardo, capaci di essere perfettamente leggibili e coerenti con
i personaggi e contemporaneamente di uniformarsi allo scrupolo realistico di
Leloup adottando una tavolozza ricchissima negli sfondi e producendo degli
ottimi effetti, ad esempio per rendere lo scorrere dell’acqua o particolari
illuminazioni. Del tutto irrilevanti nel complesso generale gli errorini che
hanno commesso (la borsa di Yoko in La
fucine di Vulcano diventa blu da rossa, il maglione di Vic prima era rosso
e poi arancione in L’Organo del Diavolo).
Sull’ultima Anteprima è stato annunciato l’Integrale numero 5 dedicato a storie
ambientate in Cina, quindi NonaArte salterà i due Integrali in mezzo, ma data
la particolare continuity rilassata
non sarà un problema. Spero solo che lo pubblichino presto, e d’altra parte la
ricca offerta di Integrali (oltre a questi ho preso anche il quarto di Barbarossa) lascerebbe intendere che un pubblico
per questi prodotti è stato intercettato con successo.