giovedì 8 giugno 2017

Giuseppe Bergman Integrale Volume 2

Della pessima resa dei colori in Indian Summer avevo già avuto modo di lamentarmi.
La colorazione del secondo Integrale di Giuseppe Bergman non è altrettanto deludente, ma mette comunque impietosamente in risalto i limiti delle tecnologie moderne, o forse della creatività di chi le usa. In pratica ognuno dei tre episodi qui raccolti fornisce un esempio concreto di un difetto specifico della computer grafica: quelli realizzati da Luca Saponti per Sognare, forse… (ma perché ribattezzare la storia Le Avventure Orientali?) sono di una freddezza disarmante e il fatto che cerchi di simulare l’uso di tecniche analogiche finisce per renderli ancora più freddi e artefatti: a pagina 101 vediamo che in alto a destra nelle vignette viene ripetuto LO STESSO IDENTICO PATTERN a simulare l’uso degli acquerelli, che si può riscontrare anche altrove con colori diversi! Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.
Annalisa Leoni dal canto suo in A Riveder le Stelle appiattisce tutto il lavoro di mezzatinta che Manara aveva realizzato per quell’opera (che possiedo nella versione francese della Casterman con serigrafia allegata: mi chiedevo infatti da anni come avrebbero tradotto in italiano «Amour et Argent», e semplicemente non l’hanno tradotto). Per poter amalgamare i suoi colori con la colorazione preesistente, perché Manara in questo episodio non si era limitato a sfumare l’inchiostro ma aveva abbozzato dei blandi colori in certi dettagli, ha dovuto sottoporre le tavole a più passaggi di lavorazione informatica che hanno finito per indebolire il tratto di Manara.
Sempre la Leoni in L’Odissea di Bergman, quello dalla resa in assoluto migliore, cede alle lusinghe degli effettini finendo così per vanificare il lavoro dignitoso che aveva realizzato: i riflessi della luce sul mare sono squisitamente kitsch, tanto per limitarmi a un esempio macroscopico (dopo un po’ i raggi di luce non si notano nemmeno più visto che sono dappertutto).
Io non ho nulla contro i due coloristi, che probabilmente nel loro settore sono delle eminenze (sono sicuro di aver già letto il nome della Leoni da qualche altra parte): semplicemente hanno fatto quello che hanno potuto con i mezzi che sono stati concessi loro, forse con un budget che richiedeva tempi stretti e senza alcuna formazione accademica alla base. Tanto, ormai, quasi tutti i fumetti vengono colorati col computer e il lettore non ci fa più caso – ma dubito che i lettori moderni non coglieranno la differenza tra il lettering manuale di Sognare, forse… e quello meccanico degli altri due episodi. È proprio lo strumento che ha dei limiti che, finora e almeno in queste circostanze, risultano invalicabili.
Il volume di per sé è comunque bello. Il formato, in quest’epoca di miniaturizzazioni indiscriminate, sarà un 25x35 o giù di lì. Cartonato e stampato su patinata lucida, offre in appendice delle splendide illustrazioni di Manara con cui rifarsi gli occhi dopo i toni lividi di Saponti e il flou della Leoni. Si sente un po’ la mancanza di redazionali, ma forse erano presenti nel primo Integrale che io non ho comprato. Segnalo che manca il testo di un balloon a pagina 189 (ma è uno di quelli “urlati” di scarsa rilevanza, forse il testo era scritto in francese da Manara direttamente sulla striscia), una didascalia a pagina 214 è parzialmente tagliata (niente di che: il testo si capisce lo stesso) e l’errore di mettere «vedere» invece di «vendere» (cosa che col vecchio lettering manuale probabilmente non sarebbe successa) indebolisce il discorso che Manara voleva fare a pagina 158, ma l’edizione vale comunque i suoi 27 euro, considerando che le ultime due storie sono lunghe ben 56 pagine mentre Sognare, forse… dura quasi il doppio.
Curiosamente, ho notato che l’erezione del bambino in Sognare, forse… non è stata censurata, mentre invece la protagonista Francesca Foscari, nome che all’epoca della pubblicazione su Corto Maltese aveva sollevato le proteste di una nobildonna veneziana omonima, è diventata semplicemente Fosca! Immagino che gli interventi siano precedenti a questa edizione, perché le correzioni sono state fatte palesemente a mano. E nella loro improvvisata artigianalità sono stupende, altro che computer.

9 commenti:

  1. Temo tu sia vicino al giorno in cui seguire i progressi di un cantiere, la Gazza rosa sotto il braccio, dall'alba al crepuscolo per poi tornare mogio al tuo brodino di dado ti sembrerà un paradiso in Terra. Noi giovani dentro e hipsters fuori nella stanza dei bottoni delle case editrici, che i maligni declassano a service, stiamo studiando il modo di ridurre alle dimensione di un fidget spinner il Jimmy Corrigan di Chris Ware per poi ri- colorarlo e ri-letterarlo a computer e venderlo ad un pubblico che sogna il biopic in arte sequenziale di Francesco Cattani e Fabio Rovazzi come fosse uno Starky & Hutch ( o Altai & Jonson ) 2.0.
    Roba molto lontana da Mailo Manari , da te e ti confesso che ho fatto uno zinzino di fatica anche io ad assimilare il nuovo che avanza, ma solo uno zinzino.
    Se ti capita - so che conosci parecchi cartoonists - di incappare in Mailo, chiedigli, per favore, se è interessato a disegnare un action con Lady Gaga e Justin Timberlake finiti per errore nelle scene da un matrimonio di Ingmar Bergman. Ai colori ed al lettering pensiamo noi. Grazie. Ciao ciao.

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    1. Seguire i progressi di un cantiere è una cosa meravigliosa, soprattutto in anni disgraziati come i nostri, in cui non si costruisce più.

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  2. Dalle tue parti e mi dispiace di leggerlo. Io lavoro circondato da cantieri e siamo entrati in fibrilla per le continue vibrazioni percepite. Io ho fatto finta di non dare peso alla cosa come uno spelacchiato Chuck Norris, ma ho fatto spazio nello zainetto tra i tascabili che porto meco sempre per nascondere il bonsai di un paracadute, idea che ho preso da un vecchio Colombo con Johnny Cash nella parte del cattivo.

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    1. Ti ricordo che Le Vibrazioni contavano Immensamente Giulia.

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  3. Sì ed il mio papà ne aveva una amaranto di quelle con il baule posteriore cesellato con la zona centrale leggermente più bassa e non liscio come i modellini Burago delle auto della polizia dei poliziotteschi. Un'auto che piace ai singers di tendenza. Pensa anche a Brava Giulia di Vasco Rossi.

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    1. Credo che i modellini si chiamassero Bburago. O Bbburago. O Bbbburago. O Bbbbburago. O...

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  4. Hai ragione. Bravo Luca. Ti meriteresti un modellino in metallo pressofuso della Brava Giulia.

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  5. Nella prima edizione della Nuova Frontiera c'erano le Avventure Asiatiche

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    1. Eh, lo so, anch'io ho quella edizione. Però "Sognare, forse..." mi suona molto meglio.

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