martedì 30 aprile 2019
lunedì 29 aprile 2019
Orge Barbariche Vol. 2
Nuova raccolta delle parodie
fantasy porno del bravissimo Erich Hartmann. Stavolta non ci sono più le
protagoniste del primo volume
ma tre canovacci che si alternano nei sei episodi: Yasmine è apprendista presso
una strega che la tratta come una serva, e per adempiere ai suoi compiti esageratamente
faticosi ricorre di nascosto alla magia nera oppure si lascia imbrogliare da
animali parlanti che non sono quello che dicono di essere; quel tontolone del
paladino Sir Corwyn viene chiamato a nobili imprese, in cui finisce
regolarmente cornuto e mazziato mentre ogni tanto il suo navigato scudiero
Gilles se la gode; infine le due avventuriere Shaya e Lais (consumata
professionista la prima, nuova del mestiere la seconda) sono assoldate per
delle tipiche missioni fantasy. Le evoluzioni sessuali sono ovviamente il perno
attorno cui ruotano queste vicende.
I disegni e i colori di Hartmann
sono magnifici, ma la sua inventiva e il suo umorismo non sono quasi da meno.
Tanto che paradossalmente l’elemento pornografico passa a volte in secondo
piano rispetto alla curiosità di vedere come reagirà la principessa dopo che Sir
Corwyn l’ha “liberata” dall’orco o cosa contenga la pozione che Shaya e Lais
devono portare al druido. Il primo volume era bello (l’ho persino messo nel
Meglio del 2018)
ma questo lo è ancora di più: c’è una maggiore originalità e si ride veramente
di gusto, anche perché la maestria nel disegno di Hartmann si manifesta anche con
la grandissima espressività dei suoi personaggi.
Anche la cura editoriale della EF
Edizioni mi sembra migliore che nel primo volume, pur con qualche fisiologico
refuso.
venerdì 26 aprile 2019
È solo una mia impressione?
Dall’ultimo volume di Don Camillo a fumetti, il numero 17: Sul campanile. Disegni di Mirko Treccani.
martedì 23 aprile 2019
domenica 21 aprile 2019
venerdì 19 aprile 2019
Caedes: Il Tempio dei Primigeni
Albetto amatoriale spillato di 64
pagine trovato in fumetteria insieme ad altri, tra cui un ulteriore episodio
dello stesso personaggio, che non presenta nessun titolo. Siccome non c’è
nessuna indicazione sull’anno di pubblicazione e nemmeno un numero progressivo
delle avventure di Caedes, ho preso
quello che mi sembrava disegnato meglio.
Il protagonista è un avventuriero
maledetto che deve recuperare la spada Antares e portarla nel Tempio dei
Primigeni per resuscitare (se ho capito bene il flashback iniziale) un suo vecchio amore. Nel suo viaggio incontra
una cacciatrice di taglie con cui dovrà giocoforza allearsi, visto che il suo
bersaglio si trova proprio nel Tempio. Sul posto ha fatto la sua base un
negromante, contro cui Antares non è molto efficace visto che succhia la vita
dai vivi e contro gli zombie è una spada normale. Nel mentre un sacerdote e un
nano si mettono alla ricerca di Caedes dopo che ha rubato la spada. Sullo
sfondo ci sono molti altri elementi solo accennati che testimoniano quanto l’autore
abbia curato e definito la sua ambientazione.
La storia è in sostanza un mix di
classici luoghi comuni fantasy, come è giusto che sia in un genere che trae la sua
forza dagli stereotipi. Probabilmente la vicenda di Caedes inizia nell’altro
volume (visto che essendo disegnato meno bene probabilmente viene prima, quando
Riosa non era ancora così maturo) ma Il
Tempio dei Primigeni è leggibile a se stante, pur con la certezza che fa
pare di un disegno più ampio – e il finale lascia intendere futuri sviluppi.
Giulio Riosa scrive in maniera frizzante e coinvolgente, la storia è piena di
azione e i dialoghi sono ben scritti. Pochissimi i refusi, tra l’altro. È
curioso come abbia scelto di non mostrare quella che in teoria avrebbe dovuto
essere la scena madre della storia, cioè il furto della spada, ma semplicemente
la dia per scontata.
I disegni, come dicevo, mi sono
sembrati migliori rispetto all’altro volumetto senza titolo e in effetti da La Rosa e il Lago
Riosa è molto maturato, arrivando alle soglie del professionismo. Pur con
qualche fisiologico calo (sono pur sempre oltre 60 tavole molto dettagliate) le
anatomie e le inquadrature sono tutte molto curate, in particolare è molto
bravo a rendere gli sfondi e i paesaggi. Oltretutto, pur essendo anche lo
sceneggiatore (e quindi potendo evitarsi simili rotture di scatole) non si fa
spaventare da architetture elaborate e mostri vegetali costituiti da fitti rami
intricatissimi. Tanto di cappello, quindi. Due aspetti ancora da migliorare
sono le onomatopee realizzate a mano (sempre meglio di quelle impersonali fatte
col computer, comunque) e i contrasti chiaroscurali, soprattutto sui volti:
invece che tagliarli in maniera netta li sfuma con dei tratteggi che sporcano
il disegno e gli tolgono espressività.
Nel complesso si tratta di
un’ottima autoproduzione, che sarebbe stata degna di figurare in qualche spazio
istituzionale, se ancora ne esistessero. Anche la confezione non è male, per
quanto la carta non patinata non permetta di godere al massimo dei disegni (o
sono le scansione a non essere perfette?). Quello che lascia interdetti è la
dabbenaggine a livello di cura editoriale e, diciamo così, di public relations. Oltre
all’intestazione, al nome dell’autore e al titolo dell’avventura, in copertina non
viene riportato nient’altro, nemmeno il prezzo (io l’ho pagato 4 euro). In
seconda di copertina c’è una specie di introduzione, che però non spiega nulla
del progetto limitandosi a riassumere la trama generale di questo episodio,
anticipandone oltretutto dei punti chiave! Stupisce insomma la mancanza di
qualsiasi riferimento che permetta all’autore di presentare se stesso e il suo
lavoro, visto che Caedes dovrebbe
fungere anche da biglietto da visita. Nessun “manifesto programmatico”,
insomma, ma in compenso sono presenti i riferimenti Social di Riosa e perfino il
suo indirizzo mail, e forse oggigiorno questo basta e avanza e sono io a essere
legato a modelli ormai desueti.
martedì 16 aprile 2019
Sine Requie Anno XIII: Gladiatori
…e invece la ristampa del Trono del Crisantemo
non è stata l’unica proposta per Sine
Requie all’ultima PlayModena!
E le sorprese Asterion/Asmodée/Serpentarium/Stratagemma (come al solito, un
disastro capire dov’è lo stand sulla mappa…) non sono finite qui: quest’anno
davano una carta promo a seconda dell’acquisto, e non facevano fare il
disegnino a uno degli illustratori della loro scuderia. Quindi non c’era
l’ansia di lasciare il volume allo stand e tornare periodicamente a vedere se
la dédicace era fatta, mentre il
treno del ritorno incalzava. E poi un disegnino me lo sono fatto fare comunque,
anche se da Leonardo Moretti!
Gladiatori si inserisce nel più recente filone di Sine Requie, ovvero i manuali che
descrivono le società segrete delle singole ambientazioni. Dopo i Braccamorte del Sanctum Imperium
e le SS del IV Reich
finiscono sotto i riflettori i gladiatori del Soviet, gli uomini e le donne
scelti da Z.A.R. per competere nella Lotta Sovietica, che di combattimento in
combattimento (ammesso che sopravvivano) si vedono innestare dei moduli
meccanici fino a perdere quasi del tutto la loro umanità. Non che sia una
società poi così “segreta”, ma al Soviet (la mia ambientazione preferita)
perdono volentieri questa apparente trasgressione, tanto più che all’interno
del manuale c’è anche spazio per un sottogruppo che effettivamente è
clandestino.
Gladiatori offre ovviamente qualche approfondimento su alcuni
lottatori celebri, ma si concentra principalmente sul mondo che ruota attorno
alla Lotta Sovietica: i biscazzieri, i “veggenti” che offrono le loro
previsioni sugli incontri, qualche nuovo modulo meccanico e soprattutto le
tifoserie che seguono fanaticamente i loro idoli fino a creare una struttura
sociale autonoma nei singoli settori che controllano. In altri contesti tutti
questi elementi (forse nati da intenti satirici?) sarebbero probabilmente
sembrati ridicoli, ma nel mondo estremo e surreale del Soviet hanno una loro
ragion d’essere e ne accrescono il fascino.
La promo di Gladiatori |
A proposito di lettura, abbondano
anche in questo volume le parti narrative. Come ho già avuto modo di segnalare,
gli autori sono cresciuti moltissimo come scrittori negli ultimi anni e alcune
vicende (in particolare quella che apre e chiude il volume da punti di vista
differenti) sono molto coinvolgenti. Non sono le parti scritte quelle per cui
compro i manuali di Sine Requie, ma ovviamente
è bene che siano piacevoli da leggere.
L'altro lato della promo |
In Gladiatori è purtroppo evidente la fretta per licenziare il volume
in tempo utile per il PlayModena, che evidentemente non ha permesso una
revisione: al di là dei refusi e delle ripetizioni, le avventure rimandano
sempre a fantomatiche pagine “xxx”. Anche le illustrazioni non sono sempre
congruenti con il testo (Falce della Steppa non ha la cicatrice sul volto), ma
sono errori che si perdonano volentieri a un volume così folle e interessante. E
poi negli ultimi anni Cortini & Moretti stanno lavorando ad altri giochi di
ruolo e, anche se nel caso di L’Ultima
Torcia parte del lavoro viene demandato a collaboratori, è inevitabile che
non possano dedicare tutte le loro attenzioni a Sine Requie.
Rimane purtroppo il dubbio, anzi
la certezza, che tra quarantanove anni e sei mesi starò ancora qui a lamentarmi
del fatto che gli autori non abbiano ancora spiegato cosa diede origine al
Risveglio e cosa si trova “oltre la Soglia”.
sabato 13 aprile 2019
Captain Marvel 1: Un nuovo inizio!
Era un bel po’ che non leggevo
minchiatine supereroistiche, ma per un euro potevo fare lo sforzo. E poi i
disegni non sembravano niente male. Questo fascicolo di Captain Marvel non è uno speciale uscito per sfruttare il richiamo
del film ma è proprio il primo numero di una nuova collana dedicata alla
protagonista. Evidentemente la Panini crede molto in Capitan Marvel se le
dedica una testata da edicola quando altri personaggi più famosi (almeno per
me) sono ripiegati in fumetteria.
La storia, scritta da Kelly
Thompson, è quella che ci si aspetterebbe dall’ennesimo passaggio di consegne
tra team creativi in piena epoca post-moderna. L’azione comincia ex abrupto e parlando tra di loro i
personaggi riassumono gli eventi appena trascorsi e giustificano alcuni cambiamenti,
riaffiora un villain altamente
ridicolo mentre i dialoghi indulgono in battutine che si vorrebbero cool inframmezzate da scenette che
vorrebbero essere divertenti (e in alcuni casi – il cane che vomita e le
ripromesse dei passanti di abbandonare Manhattan – lo sono).
Carol Danvers è tornata sulla
terra in tempo per salvare Manhattan da un “kraken” e riallacciare i contatti
con gli ex compagni Avengers; Tony Stark le organizza un’intervista per ragioni
di pubbliche relazioni e alla fine tutto si sposta in un universo alternativo dove
la storia può procedere autonomamente senza che abbia ripercussioni sul Marvel
Universe. Insomma, nulla per cui gridare al miracolo ma nemmeno per gettare via
l’albo schifati, tanto più che pagandolo meno di un caffè si ha diritto a ben 32
pagine di fumetto (ok, 30 togliendo le pagine coi credits), contro le misere 20
di un normale comic book.
Diverso il discorso per quel che
riguarda i disegni: Questa Carmen Carnero (mai coperta, è italiana?) è
veramente molto brava. In particolare è efficacissima nel rendere le
espressioni e la “recitazione” dei personaggi, soprattutto di quelli femminili.
Non un capolavoro, insomma, ma si
legge di gusto.
venerdì 12 aprile 2019
Historica Biografie 24: Darwin (prima parte)
Il protagonista di questo nuovo
volume di Historica Biografie non è
come di consueto un condottiero o un regnante, ma il naturalista Charles
Darwin. Lo sceneggiatore Christian Clot prova a scrivere in maniera brillante
anche se un po’ frammentaria, tentando di fare emergere la personalità dei vari
personaggi senza limitarsi a elencare gli eventi che li videro coinvolti. Il
volume prende le mosse agli inizi del 1831, quando Darwin, studente sin troppo
gaudente, è messo nuovamente di fronte sia all’inettitudine che al disinteresse
nel seguire le orme della famiglia paterna, stirpe di medici. Più che felice di
“rassegnarsi” a diventare ministro della Chiesa, riceve un invito inaspettato a
far parte di una spedizione in Sudamerica con cui potrà dar seguito alle sue
passioni: ammirare la natura e catalogare insetti e altri animali. Il divieto
di partire del padre viene superato grazie all’intervento dello zio, e così ha
inizio il celebre viaggio che durerà ben più dei due anni previsti. Questo
primo volume arriva sino alla fine del 1832, quando ormai Darwin ha raccolto un
vastissimo campionario delle meraviglie (animali e vegetali) che si trovano in
Patagonia, così come ha potuto studiare l’animo umano, scoprire dei fossili ed
elaborare alcune riflessioni che scuotono per la prima volta la sua solidissima
fede religiosa.
I disegni di Fabio Bono, colorati
da Dimitri Fogolin, non mi sono sembrati molto adatti alla storia. Pastoso e
arrotondato, il suo tratto tende a volte al caricaturale e ogni tanto i
personaggi cambiano fisionomia e corporatura di vignetta in vignetta. Nei campi
lunghi i volti si distinguono difficilmente. Mi ha ricordato un po’ Tamiazzo, e
non a caso le sequenze più efficaci sono la doppia splash page a metà del volume e l’incubo con l’armadillo,
ascrivibili quasi a un contesto fantasy.
Il volume si conclude con dei
redazionali d’approfondimento scritti dallo stesso Clot (il fumetto in sé dura
le canoniche 46 tavole), in cui si ricostruisce la giovinezza del protagonista,
vengono approfonditi molti dei personaggi e soprattutto si sottolinea quanto la
vicenda di Darwin sia stata determinata da una serie di circostanze fortuite.
Visto che in questa parte manca la sezione del “making of” immagino che in
origine Darwin non facesse parte della
collana Ils ont fait l’Histoire.
mercoledì 10 aprile 2019
Historica 78: La Grande Guerra - Verdun
È uscito in ritardo, questo
settantottesimo numero di Historica
(come testimoniato dalle due copie invendute del precedente ancora da dare in
resa venerdì scorso), e ci ho messo un po’ per finire di leggerlo visto
l’argomento non proprio entusiasmante. Ancora la Prima Guerra Mondiale,
nonostante le celebrazioni avrebbero dovuto di logica finire nel 2018…
Verdun è comunque un fumetto di guerra un po’ particolare, che non
si concentra solo sugli scontri a fuoco. Nel primo capitolo, Prima della tempesta, assistiamo a una
sorta di “dietro le quinte” della carneficina che falcidierà soldati francesi
per quasi un anno. I generali rifiutano di capire, anche posti di fronte
all’evidenza, che la difesa di Verdun non è praticabile e costerà un immane
tributo di vite umane. Lo sceneggiatore Jean-Yves Le Naour si limita a mettere
in scena eventi realmente accaduti, con tanto di commento metanarrativo del
colonnello Serrigny sul fatto che in futuro gli storici non leggeranno il suo
diario, e in effetti senza un vero protagonista che faccia da catalizzatore questo
primo episodio non è molto accattivante.
Col secondo, L’agonia del Forte di Vaux, le cose migliorano: stavolta c’è un
protagonista, il comandante Raynal che si offre volontario per presidiare la
postazione del titolo cercando di arginare l’inarrestabile avanzata tedesca. Le
Naour si profonde in dettagli molto realistici sulla misera vita quotidiana dei
soldati, che evocano con efficacia il clima di disperazione imperante; inoltre
si impegna a usare con consapevolezza le possibilità che offre il fumetto, come
la costruzione di senso dal confronto tra due vignette con la stessa
inquadratura ma differenti per alcuni particolari (vedi la “presentazione” del
cane e le molte sequenze di comunicazione con la lanterna). Ma in definitiva la
vicenda non si eleva dallo stereotipo della storia di guerra.
L’ultimo volume qui raccolto, I fucilati di Fleury, è il più
originale: non parla di combattimenti o difese di fortezze ma della lotta di
una vedova per riabilitare il nome del marito, fucilato senza processo per
presunto abbandono del posto. Peccato che nell’introduzione Sergio Brancato
sveli in dettaglio come va a finire la vicenda – che pur essendo storicamente
documentata potrebbe non essere conosciuta da tutti i lettori. Purtroppo la
retorica ruba molto spazio all’originalità di partenza del soggetto.
Il comparto grafico è diviso tra
Marko (al secolo Marc Armspach, layout), Iñaki
Holgado (realizzazione finale) e Sébastien Bouët (colori). La lunga
frequentazione del secondo con l’animazione emerge da alcune deformazioni
caricaturali decisamente fuori luogo in un fumetto del genere. Va segnalato
però che sin dal secondo episodio il suo tratto si fa più leggero ed elegante.
Lodevoli i colori, per nulla coprenti o “effettati” come quelli di molti altri
colleghi di Bouët.
Come evidente dai riassunti, Verdun è una serie di one shot senza personaggi fissi, anche
se forse lo sfigurato Auguste de I
fucilati di Fleury faceva già capolino ne L’agonia del Forte di Vaux. Stando così le cose, è probabile che il
progetto continui indefinitamente in Francia finché avrà il favore del
pubblico. Pur avendo qualche punto di interesse in più rispetto ad altri
fumetti di guerra, la serie è indirizzata principalmente agli amanti del genere
e difficilmente entusiasmerà gli altri, me compreso.
lunedì 8 aprile 2019
domenica 7 aprile 2019
venerdì 5 aprile 2019
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