martedì 21 marzo 2023

Le 7 Vite dello Sparviero Terzo Ciclo 1: Quindici anni dopo

Ho approfittato del disguido che mi ha impedito di leggere subito questo volume per ripassare il quarto di Plume aux Vents e l’ho trovato pessimo come ricordavo, con una sceneggiatura squilibrata e varie sequenze bizzarre se non proprio ridicole. Dopo la lettura di Les Eaux de Mortelune mi approccio alle storie di Cothias con ancor più circospezione: sarà anche stavolta tutto fumo e niente arrosto? Farà di nuovo le sue battutine sceme? Perpetuerà le sue trame all’infinito senza mai arrivare a una conclusione?

Pur allertato da questi pensieri l’impatto iniziale di Quindici anni dopo non è stato molto promettente, coi suoi duelli accompagnati dalle perle di saggezza di Bello, nativo irochese, che sciorinava la sua cultura sulla giurisprudenza e la politica della Francia del XVII secolo. Ma per fortuna la trama si è incanalata sin da subito in una direzione netta e precisa e lo stile di scrittura si è fatto più solido. Tanto che a posteriori le uscite di Bello mi sono sembrate quello che dovevano essere, cioè divertenti.

Quindi anni dopo non è solo un omaggio/storpiatura a Dumas (di cui compariranno alcuni moschettieri, come già successo in passato) ma è anche il nocciolo della vicenda, che ruota attorno alla ricerca di Ariane della figlia Ninon fortunatamente sopravvissuta appunto quindici anni prima, all’inizio di Plume aux Vents. Insieme a Bello e al fido Germain la protagonista indaga sul destino della bambina mentre il visconte di Roquefeuille, protetto da Gastone d’Orleans fratello del re, le mette i bastoni fra le ruote. Nel frattempo Gabriel de Troïl rinuncia al suo proposito di seppellirsi nella cripta di famiglia spinto da Leonardo Lingua-Agile e dalle esigenze del copione, riunendosi così alla compagnia. Non mancherà un momentaneo lieto fine, anche se ad attendere Ariane saranno nuove violenze.

La vicenda è appassionante e documentatissima, con personaggi realmente esistiti che recitano insieme ai nostri beniamini di fantasia. Assolutamente apprezzabile è poi il fatto che si tratta di uno one-shot (averlo saputo prima mi sarei letto direttamente il secondo senza aspettare questo). Purtroppo, però, Quindici anni dopo paga lo scotto di essere parte di un disegno più grande. Molto, molto più grande. Magari il lettore occasionale non se ne sarà avveduto, così come la lettura de Il Giullare del Re poteva passare all’epoca per autotrofa su Skorpio, ma il volume è zeppo di rimandi agli altri spin-off delle Sette Vite, ovviamente Ninon Sècrete in testa. Saperlo mi ha fatto un brutto effetto, come se al disegno generale mi mancasse qualche tassello, il che è esattamente la verità. Dirò di più: il fatto che Ninon venga mostrata sempre di spalle tranne che nella penultima pagina mi ha dato l’impressione che questa scelta fosse un’autocensura preventiva degli autori, essendo la sua serie © Glènat mentre da Plume aux Vents in poi Ariane e soci si sono accasati presso Dargaud. Ovviamente non può essere così, essendo Ninon de Lenclos un personaggio storico su cui (credo) nessuno possa mettere un trademark, però non è stata una bella sensazione. Un po’ come leggere Betelgeuse di Leo senza aver prima letto Aldebaran: certo, la storia si capisce, ma (dannazione!) si intuisce anche che c’è qualcosa di pregresso senza cui certe sfumature e certi passaggi potrebbero non essere stati colti completamente… Con in aggiunta l’amara consapevolezza che in Italia probabilmente non vedremo mai Ninon Sècrete, per quanto mi pare sia una delle serie migliori nate a seguito delle Sette Vite.

Ah, anche qui ci sono accenni al fatto che i protagonisti sembrano non invecchiare, mais glissons.

A differenza dei volumi editi dalla Lizard ho notato un lessico che fa il verso all’argot francese dell’epoca, forse sin dall’origine è sempre stato così e solo oggi si è optato per una traduzione più fedele.

Ma chi se ne frega dei testi, alla fine. I disegni e i colori di André Juillard sono semplicemente stupendi, una vera gioia per gli occhi. L’esperienza su Blake & Mortimer si manifesta con una maniera più sintetica di disegnare i nasi dei personaggi in secondo piano, nulla che tolga alcunché al valore delle sue vignette. Che a volte addirittura commuovono per la scrupolosissima fedeltà alla documentazione storica e per la pazienza con cui ha dipinto i fiocchi di neve.

Caso praticamente unico a quel che ne so (non ne ricordo altri nella saga delle Sette Vite, ma d’altronde non ho che una parte delle decine di volumi che costituiscono l’epopea), Quindici anni dopo non dura le canoniche 46 tavole ma 52.

E adesso sotto col secondo volume!

2 commenti:

  1. Anche l'ultimo volume di Ninon Secrète, che era pensato in origine per essere il volume conclusivo dell'intero ciclo, è più lungo del solito. Tra l'altro, a rimarcare la sua natura di epilogo un poco malinconico, se per il grosso è disegnato da Proudhomme (che ha realizzato tutti gli albi di Ninon), contiene molte vignette disegnate dagli altri artisti del ciclo (tra cui Juillard stesso), risultando così una chiusura corale

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    1. Purtroppo di Ninon non ho letto niente. Pensavo che il "finale" ci sarebbe stato in Le Fou du Roi (ultima Vita, giusto?) o La Masque de Fer.

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