domenica 12 febbraio 2012

Adiós muchachos



L’ho letto di straforo: preso per un amico e letto prima di passarglielo. Un volume fantastico, credo proprio che ne comprerò una copia anche per me.
Presentato come la storia di una ragazza cubana che vive con i mezzi di cui l’ha fornita la natura, è in realtà un racconto molto più complesso e articolato. E Alicia è solo uno dei tanti personaggi, nemmeno il più interessante.
Ora, della storia mi sa che è meglio non parlare, almeno non troppo nel dettaglio. Molto originale senza cadere nell’assurdo o nel ridicolo, è talmente piena di colpi di scena che una parola in più o in meno può rovinarne la lettura. Mi limito a dire che ci sono un po’ di neorealismo, una bella ambientazione, qualche stilettata sarcastica al Marxismo (ma l’«intrigante umorismo» promesso in quarta di copertina io non l’ho colto), dei personaggi molto ben caratterizzati e una trama articolata che procede per scarti, false piste, cambi di prospettiva e da cui a loro volta gemmano altre trame minori.
Quello che mi ha lasciato stupefatto è l’incredibile e perfetta corrispondenza tra testo e immagine, una osmosi che raramente ho trovato nei fumetti tratti da opere letterarie, in cui spesso il disegnatore di turno è costretto a illustrare il testo d’origine o poco più. Qui sembra proprio che certe tavole siano state ideate pensando allo stile di Bacilieri, così efficace nel rappresentare sia i dettagli che la confusione. Le sequenze mute sono eccellenti e la raffica di flashback a pagine 22 è roba da manuale. E Bacilieri è stato bravissimo a rendere ambiguo il suo tratto in una scena-cardine che mi ha spinto a rivedermi le tavole precedenti per vedere se effettivamente tutto filava. E in effetti è così, tutto torna alla perfezione; oltretutto rivedendo le pagine precedenti con la consapevolezza di quello che sarebbe successo di lì a poco ho potuto apprezzare l’ambiguità di certi particolari che mi erano sfuggiti in un primo momento (o meglio, a cui avevo attribuito il significato che suggeriva il disegnatore: qui si parla proprio delle basi del disegno a fumetti e spero che abbiate letto Daniele Barbieri per apprezzare la raffinatezza di Bacilieri). Ma ho detto anche troppo.
Un volume consigliatissimo, insomma, con le solite pecche produttive che il fumetto italiano vanta orgogliosamente dagli ultimi 10 anni o giù di lì. Oltre ai miei soliti fantasmi arterioscletorici, comunque mai così giustificati come in questo caso (il formato 17x24 non è il più adatto per godersi questi fumetti... i colori al computer sono freddi... la qualità di stampa non è più quella di una volta...) aggiungo anche che la Rizzoli Lizard avrebbe potuto piazzarlo a un paio di euro in meno, non solo in relazione alle caratteristiche cartotecniche: se è vero che Matz non è ancora la star che è in Francia (ok, non lo è ancora nemmeno in Francia ma ormai a brevissimo lo diventerà), la firma di Paolo Bacilieri ha una “solvibilità” quasi unica nel nostro paese visto che attira, potenzialmente, un pubblico molto vasto formato dai lettori che lo conoscono per le diverse opere e i diversi ambiti in cui lavora.

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