Il Meglio
1
L’ultima Gioventù. Ce n’è voluto di tempo per vederlo dopo
la debacle della Planeta DeAgostini, ma ne è valsa la pena. Il capolavoro di
Trillo e Altuna, e quindi uno dei fumetti migliori di tutta la storia del
fumetto. Se soffermarsi sulla qualità dei testi è superfluo, vale la pena
segnalare come la qualità di stampa sia fenomenale e riesca a cogliere tutta la
perizia e l’attenzione che Altuna riversò nel fumetto: si colgono i vari
passaggi di china, le matite non cancellate, le pecette con cui corresse alcuni
disegni. Ignoro se Altuna sia particolarmente veloce nel disegnare o
incredibilmente perfezionista (dubito che lo saprò mai vista la solerzia con
cui risponde alle mail – ma è in ottima compagnia), sta di fatto che ne L’ultima Gioventù è addirittura riuscito
nell’impresa di utilizzare contemporaneamente retini e mezzatinta.
Un volume da avere assolutamente, tanto più che il prezzo, in linea con
quanto fatto da Planeta, non è affatto elevato.
2
Spirou e Fantasio. Era ora, un classicissimo della BéDé quasi
sconosciuto in Italia stampato in maniera ineccepibile, con un apparato
redazionale ottimo e tutto sommato a un prezzo piuttosto conveniente. Del primo
volume ho gradito di gran lunga di più il secondo episodio, ma anche gli altri
due non sono affatto male. Però, diamine, Le
Dictateur e le Champignon è una raffica continua di invenzioni e di gag,
tutte risolte con una naturalezza incredibile che non fa percepire affatto la rigida
struttura seriale alla sua base.
Il secondo devo ancora leggerlo, ma credo di potermi già sbilanciare a dire
che è un altro gioiello.
3
Spaceman. Un capolavoro.
Ufficialmente è uscito a fine dicembre 2012, ma qualcuno lo ha visto prima di
metà gennaio?
4
The Garfield Show. Anche
se avrei preferito un’intensificazione delle uscite
vista l’elevata qualità di questa rivista, devo dire che il passaggio a
mensile ha portato qualche vantaggio per i lettori. Più pagine e quindi nuove
proposte e più spazio per le storie lunghe che adesso sono meno frammentarie, il
tutto allo stesso prezzo della versione precedente. E anche la carta è
migliorata. Quindi il Meglio del 2012 è diventato ancora migliore.
5
Lucky Luke. Addirittura
meglio dell’apripista Michel Vaillant.
Due storie per volume a 4 euro, integrate da redazionali e dalle copertine
originali. E soprattutto i primi episodi inediti in Italia! Un vero Cartier da
edicola. Ma certe cose possono farle evidentemente solo i gruppi editoriali più
grossi.
6
Shanghai Devil. Certo, ha esordito nelle edicole nel
2011, ma l’ultimo fondamentale episodio è del 2013. Stupendo romanzo a fumetti in cui Manfredi non solo fa sfoggio di
una grande capacità affabulatoria e di una sapiente costruzione della storia,
ma anche di una cultura e di una documentazione impressionanti. Più che il
finale (comunque buono), è stata notevole l’evoluzione della saga, soprattutto
se consideriamo l’inizio col freno a mano tirato.
Certo, si tratta pur sempre di fumetto Bonelli di impostazione classica: un
accenno di tetti spioventi nello sfondo ci viene spacciato per la Cina... tre
barchette sul molo sarebbero il porto più grande di Pechino... le scene
d’azione sono costruite tutte sui dettagli e quando presentano delle figure
intere sembrano essere ritagliate da un altro formato più grande... oltre a
questo, a livello di disegno ho percepito un netto calo rispetto alla precedente
Volto Nascosto. Tutti dettagli che
non possono comunque inficiare la qualità dei testi.
7
Dark Universe. Un
antologico originale e interessante. Le due serie principali (Animal Man e Swamp Thing) sono scritte bene e disegnate ottimamente, i
comprimari sono piacevolmente spiazzanti per il mix di elementi esterni che
introducono (fantasy, fantascienza, teen romance). Insomma, un antologico nel
vero senso della parola, in cui possono trovare spazio storie di ogni genere
che stupiscono e coinvolgono il lettore. Oltretutto, mi pare sia lapubblicazione stampata meglio tra quelle che seguo della RW Lion:
alcuni tratteggi che in origine erano dritti risultano, incredibilmente,
proprio dritti e non tremolanti!
8
Devil: gli ultimi giorni. Un buon thriller cupo e avvincente che,
pur dovendo muoversi entro i limiti del fumetto Marvel e della sua cosmologia,
è riuscito a superare alcuni passaggi obbligati e anzi a renderli parte
integrante della sua dirompente carica iconoclasta. Disegni forse un pochino
troppo artsy, talvolta compiaciuti del
proprio scarso realismo, ma si è visto di peggio, di molto peggio (intendo
quelli di Janson: gli altri di Mack e Sienkiewicz per forza di cose nascono
come “quadretti” statici).
9
Watchmen. Questa
operazione della RW Lion è stata veramente illuminante. Rileggere il capolavoro
di Moore e Gibbons in questa versione, così com’era stato offerto ai lettori
americani in origine, ha dato tutto un altro ritmo alla storia e ha presentato
un modo di fruirne ancora più efficace di quanto avessi immaginato. Per fortuna
la storia la sapevo già a memoria, altrimenti sarebbe stato un supplizio
centellinarsela al ritmo di un capitolo al mese.
Purtroppo la RW Lion non ha offerto un prodotto esattamente impeccabile,
e il passare degli anni si nota nella scelta di usare un tipo di colorazione
diversa per il fumetto vero e proprio e per i Racconti del Veliero Nero, scelta forse comprensibile dal punto di
vista estetico ma che sottolinea la diversità di questa versione rispetto ai
comic book originali.
Il Peggio
1
Grendel 0: il diavolo nelle
azioni. Un libro di testo da adottare nelle
scuole di fumetto per spiegare come non si fanno i fumetti. Il diavolo nelle azioni
è riuscito a farmi passare ogni voglia di cominciare a leggere Grendel e mi ha fatto odiare il suo
autore. Non è infatti un vero e proprio fumetto ma un racconto illustrato un
po’ sulla falsariga del sopravvalutato Luther
Arkwright di Bryan Talbot (ma molto peggio).
Grendel mi aveva sempre incuriosito e mi chiedevo
cosa potesse avere di tanto particolare per essere assurto a livello di mito
del fumetto indipendente. A giudicare da questo fascicoletto credo di averlo
capito: aveva un pubblico ignorante che essendosi nutrito solo di supereroi
riteneva che tutto quello che usciva dal genere fosse un capolavoro. Erano gli
anni ’80 e Wagner, buon per lui, è salito sul carrozzone al momento giusto.
Oltretutto i disegni sono di una povertà e a volte di una bruttezza disarmanti.
Non basta il tentativo di costruirci intorno delle architetture art deco per
nobilitare quelle scadenti imitazioni di manga e Windsor-Smith con il torcicollo.
Vagamente simpatica la storiellina (ma anche qua racconto illustrato e non
fumetto) di Jill Thompson in appendice, ma ci vuole ben altro per farmi passare
la delusione, ma diciamo pure incazzatura, per un acquisto del genere.
2
Showman Killer 1: un eroe
senza cuore. Jodorowsky è uno dei miei sceneggiatori
preferiti ma, dannazione, qui sembra fare la parodia di se stesso. La storia è
truculenta oltre ogni dire e presenta per l’ennesima volta elementi che hanno
già costellato i suoi romanzi, le sue opere teatrali e ovviamente gli altri
suoi fumetti. Oltre a scadere nella banalità, la storia è piena di repentini
salti logici e di contraddizioni (il protagonista sarà pure privo di
sentimenti, eppure sorride e si incazza). E quelle poche cose di contorno che
non si conformano a quanto detto sono patetiche tanto sono ridicole. E poi in
ultima analisi succede veramente troppo poco in questo primo volume, che deve
sì essere un’introduzione, ma che se procede senza dare una vaga spiegazione di
quello che ha introdotto alla fine invoglia ben poco all’acquisto
del successivo, che difatti ho lasciato sugli scaffali.
Ai disegni un Fructus rozzo e approssimativo, a cui probabilmente va il
primato dei cieli e delle comparse (nel senso di figure umane sullo sfondo) “dipinti”
più velocemente. Drammatico il fatto che non riesca a riproporre il
protagonista uguale di vignetta in vignetta. Persino la sua corporatura cambia,
e non credo che nelle intenzioni originarie fosse per sottolineare che è un
mutaforma... I fumetti che Fructus aveva pubblicato su BoDöi una quindicina d’anni fa erano molto, molto meglio.
3
Pixie colpisce ancora!. Non
che sia una porcheria assoluta, ma nel complesso è proprio un fumetto scarso.
La Immonen usa uno stile cervellotico e arzigogolato per narrare una storia
tutto sommato semplice e lineare (si capisce che tutta la parte a scuola è un
sogno/illusione... perchè tirarla tanto per le lunghe?), le battute che
vorrebbero essere spiritose sembrano forzate e il gioco di rimandi alla storia
degli X-Men toglie il piacere della lettura al compratore occasionale – tanto
più che non ci sono nemmeno note che spieghino ad esempio chi è Jason Wyngarde.
La Pichelli fa un lavoro dignitoso, però è difficilissimo caratterizzare
tutte quelle donne senza ricorrere a degli espedienti che le rendano dei mostri
e infatti oltre alla rarissime facce azzeccate (alcune inquadrature delle
asiatiche Psylocke e Corazza) finiscono per assomigliarsi tutte, anche se i
costumi e altri dettagli aiutano il lettore a non confonderle.
Il peggio comunque viene dai colori di Christina Strain, roba da Euracomix
dei tempi peggiori.
4
Nippur allegato a Lanciostory. Certo, non dovrei criticare una cosa che non ho
nemmeno letto, però questo è veramente un sogno
infranto. Poi, chissà,
magari un giorno si decideranno a pubblicare veramente gli episodi disegnati da
Olivera e la serie sarà riproposta in maniera integrale ma ho dei seri dubbi sul
fatto che in Italia li vedremo mai, almeno sotto il marchio dell’Aurea.
5
Blackgas. E vabbè, anche Warren Ellis è un essere
umano e gli è capitato di non azzeccare un fumetto, o magari di scriverlo senza
entusiasmo oppure di cominciarlo alla grande ma di peggiorare in corso d’opera forse
per sopraggiunti impegni. Questo Blackgas,
però, pur non essendo del tutto una vaccata, si mantiene costantemente sul
livello del divertissement leggerino
e stupidotto. Lo spunto non è male, gli elementi di partenza sono interessanti
pur se le battute sembrano forzate, ma poi ecco il patatrac e il dipanarsi per
nulla chiaro di una storia che vorrebbe rendere complessa la sua banale
semplicità. Ed è anche un po’ antipatico il tentativo della Panini di inserire
a forza questo lavoro, che già è bruttino di suo, nel filone sbanca-botteghini
degli zombie (è roba del 2006, quando la moda non si era ancora affermata).
Max Fiumara, comunque, è l’elemento peggiore di Blackgas. Francamente non capisco come possa aver lavorato con
Marvel e DC se non ricorrendo a uno stile più elaborato di quello molto
asettico e impreciso che sfoggia qui. Ironia della sorte, Blackgas è uno dei volumi Panini stampati meglio, almeno tra quelli
che ho visto io.
6
X-Statix presenta: Deadgirl. “Peggio”
non certo per la qualità del fumetto in sè, che anzi è eccezionale, quanto per
la qualità di stampa di livello infimo. Ho cercato di convincermi che fosse
magari una scelta degli autori rendere eterei e indistinti i personaggi e gli
sfondi (tanto più che tutte le copie che ho visionato avevano lo stesso difetto
e dopotutto si tratta di una storia ambientata per massima parte in un reame
intangibile), ma qualche ricerca mi ha amaramente smentito. Veramente un
peccato.
Buon
2014