Minutemen (testi e disegni di Darwyn Cooke)
Miniserie decisamente complessa e articolata, questa di Darwyn Cooke. Ma la
sua complessità non è garanzia di riuscita.
La vicenda si concentra inizialmente su Hollis Mason, il primo Nite Owl, in
procinto di scrivere il celebre Under the
Hood, ma chiaramente questo meccanismo diventa il grimaldello con cui si
penetra nel “vero” passato dei Minutemen, protagonisti sia di una lunga trama
che si dipana su ogni numero sia delle occasionali storie laterali che si concludono
nell’arco di un singolo episodio.
Vengono approfonditi con buoni risultati i personaggi di Silhouette e
Moth-man, mentre lo stesso trattamento non è altrettanto efficace con Hooded
Justice e Capitan Metropolis, che inizialmente risultano quasi delle
macchiette. Oltre che a livello narrativo, anche a livello stilistico Minutemen è ricco e variegato, fornendo
un mix di leggerezza, situazioni scabrose, dramma, umorismo (non sempre
riuscito), aderenza pedissequa al canone mooriano e drastiche deviazioni da
quello stesso canone.
Darwyn Cooke ha anche delle discrete idee ma mette troppa carne al fuoco
per cuocerla a dovere.
Dal punto di vista grafico non capisco tutta questa passione per lo stile
retro di Cooke. Ci siamo già passati con molti altri autori anche decisamente
migliori di lui: solo per rimanere in ambito USA pensiamo a Mike Allred, e
francamente dopo un po’ questo stile stufa se non sfocia in qualcosa di nuovo e
personale. Tanto più che i rimandi bassi (Jack Kirby) e alti (la Pop Art
statunitense) si alternano senza soluzione di continuità. L’ho trovato inoltre
poco adatto in più di un’occasione: oltre alla necessità di ricorrere a tagli
di capelli e vestiti diversi per personaggi che altrimenti sarebbero tutti
uguali, la sequenza in ospedale col ragazzino avvelenato dalle radiazioni è
francamente ridicola, e di sicuro non voleva essere questo l’intento di Cooke.
Minutemen non mi è sembrata la miniserie peggiore
dei Before Watchmen, pur se confusa e
poco credibile qualche buon argomento l’ha introdotto. E almeno mi è parso di
cogliere la passione sincera che Cooke ha messo nel suo lavoro. Troppo poco,
comunque, per gridare al miracolo.
Rimandata a settembre.
Dollar Bill (testi di Len Wein, disegni di Steve Rude)
Ce n’era proprio bisogno? Tra tutti i candidati papabili per una miniserie
o uno one shot proprio l’anonimo ometto che in Watchmen faceva da tappezzeria e che serviva per sottolineare
l’incompatibilità del supposto idealismo supereroistico con il mondo reale sono
andati a pescare... e meno male che dignitosamente si sono tenuti lo spazio di
un solo episodio.
Coerentemente con la vita e lo spessore del personaggio, Len Wein
imbastisce una trama e un background scontati e già visti molte altre volte. Mi
sembra che si sia ispirato alle commedie hollywoodiane dell’epoca in cui è
ambientata la storia, ma c’è anche un po’ di Viale del Tramonto alla fine, cosa che un po’ eleva il tutto. Come
nel caso del suo altro progetto in Before
Watchmen, Ozymandias, anche qui
lo sceneggiatore fa un uso smodato delle didascalie, quasi a voler realizzare
più un racconto illustrato che un vero e proprio fumetto. Gli va riconosciuto
però che il meccanismo funziona bene, anche perchè il contrasto tra la storia
“raccontata” e “recitata” è spesso divertente.
Ecco, forse c’è un tocco un po’ troppo umoristico (forse necessario anche a
causa del mezzo cross-over con Minutemen)
considerata la fine indecorosa che Dollar Bill fa in Watchmen.
La ricostruzione dell’epoca mi sembra fatta molto bene, o almeno io l’ho
trovata suggestiva, però è un’arma a doppio taglio: alcuni riferimenti alla
cultura americana, soprattutto sportivi, mi sono sfuggiti.
Notevole a mio avviso il fatto che il “filologo” Rude si sia anche fatto il
lettering da solo. Per quel che riguarda i disegni, però, mi pare che si allinei
anche lui agli altri nomi eccellenti di Before
Watchmen: grandi aspettative deluse. Forse con un inchiostratore un po’ più
robusto e/o dettagliato avrebbe fatto una figura migliore. Non che sia male,
anzi, e il suo kirbyeggiare viene stemperato dall’eleganza delle sue
inquadrature e della costruzione delle vignette, ma mi sarebbe piaciuto vedere
delle tavole più “piene”, tanto più che (immagino) Rude non aveva l’incombenza
delle scadenze a fargli pressione visto che si tratta di un episodio a se
stante.
Nel complesso questo one shot non approfondisce più di tanto la storia e la
personalità del personaggio titolare, ed è anche giusto che sia così visto che
Dollar Bill/William Benjamin Brady non aveva alle spalle un background
interessante (tra gli squilibrati protagonisti di Watchmen ci sarà pure qualcuno che avrà diritto ad avere una vita
piatta e banale, no?), ma offre uno sguardo più approfondito su Minutemen 1.
Rimandato a settembre.
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