(da Il Piccolo - quotidiano locale del Friuli-Venezia Giulia - del 31 luglio 2013) |
mercoledì 31 luglio 2013
lunedì 29 luglio 2013
Nemmeno stavolta ho potuto esimermi
La (ri)lettura è stata illuminante sotto un paio di punti di vista. Blanc-Dumont
è un disegnatore eccellente, e già si sapeva. Ma anche i testi di Greg erano
stupendi, soprattutto il secondo episodio che è anche, forse non a caso, il più
lungo e più articolato. Durante la lettura su Torpedo questo aspetto era passato in secondo piano, forse a causa
della strana programmazione che la rivista fece di Altitudine meno 30: una ventina di pagine all’inizio e poi la
restante metà diluita in ben quattro uscite. Pur se recuperai in blocco i Torpedo e non li lessi al momento della
loro prima uscita è chiaro che una storia così spezzettata perde molto del suo
mordente.
La qualità di stampa (ma non la carta) è inaspettatamente migliore nella
versione Cosmo, almeno per quel che riguarda la prima tranche con cui Torpedo aveva diviso il primo episodio:
essendo stampata su bellissima carta patinata (che richiede un contatto e una
pressione diversi rispetto ad altri tipi di carta al momento della stampa)
alcuni dei tratteggi di Blanc-Dumont si erano persi per strada.
E questo mi porta a un’altra considerazione: se Torpedo era stampato su carta così raffinata e se le altre sue
proposte all’epoca misero in ombra Colby,
beh, diamine, è stata veramente una delle migliori riviste mai pubblicate in
Italia.
Da segnalare infine che la copia che ho trovato del volumetto Cosmo
presenta uno strano fenomeno in copertina, per cui la parte superiore risulta
più scura di quella sottostante (o è la parte più in basso ad essere
sbiadita?). Chissà che un domani non diventi una rarità da collezione.
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domenica 28 luglio 2013
recensioni del concorsone
In attesa che Salvatore rientri dalle ferie e metta sul suo blog le mie recensioni al concorsone, le anticipo qui (anche se tutto è partito il 15 luglio, in termini internettiani è già preistoria):
Clip Comics
(Nilus) 13/1988 (tutto ad
opera dei fratelli Origone, anche le illustrazioni dei giochi)
Nilus tematico su Ulisse: simpatico. ***
Nilus antologico (contempla strisce risalenti ad anni diversi, anche del 1980):
alterna strisce e gag esilaranti ad altre meno ispirate, alcune delle quali
anche poco pertinenti con il contesto storico in cui è ambientata la strip.
Però quelle più riuscite sono veramente ottime. ****
John Killer – tutti gli uomini del presidente: simpatico e più curato del resto a livello
di disegno. Una storia cinica com’è nelle corde del personaggio che forse trae
ispirazione dall’attualità politica dell’epoca. ***
Ketchup: striscia sui paninari (eh, era il 1988...). Non ricordo se era John Killer o questa la striscia di Clip
Comics avversata da Fumo di China. Di
certo il tempo non è stato un gran signore con Ketchup... **
I Classici
Disney 353 (aprile 2006)
Zio Paperone e il Sogno nel Cassetto (testi di Carlo Panaro, disegni di Romano
Scarpa e Lucio Michieli): Zio Paperone corona casualmente il suo sogno di
diventare attore (?) ma la produzione della commedia in cui dovrà recitare è di
Rockerduck che lo ostacola in tutti i modi. Ma saranno proprio le figuracce
collezionate da Paperone sul palco a valergli un ricchissimo contratto come
comico.
Da notare forse
una piccola censura: la donnona su cui precipita Paperone diventa un uomo nella
pagina successiva. ****
Pluto e il Postino Provocatore (testi di Luca Boschi, disegni di Donald
Soffritti): Gambadilegno (che fa il postino come servizio sociale alternativo
al carcere) provoca Pluto approfittando dell’ingiunzione di Topolino di non
cedere alle sue provocazioni, che si fanno sempre più insistenti e improbabili.
Molto belli i disegni di Soffritti. ***
Paperino e la giornata Record (testi di Fabio Michelini, disegni di
Giorgio Cavazzano): Paperino partecipa per l’ennesima volta al tentativo
annuale dei paperopolesi di vincere almeno un record per figurare nel Guinness
dei Primati. Concitata raccolta di gag esilaranti ulteriormente nobilitata
(forse) da una critica alla smania di apparire. Finale perfetto. *****
Magico Pippo – l’Ipnosi (testi di Bruno Concina, disegni di Maurizio
Amendola): storiellina un po’ stiracchiata in cui Pippo apprende la tecnica
dell’ipnosi per far cantare il suo canarino, con esiti infausti. I disegni di
Amendola non mi sono sembrati granché, e in alcune vignette ho avuto
l’impressione che fossero ripresi da altre fonti senza armonizzarsi bene con il
contesto delle tavole. **
Paperino nel dipinto di Bum Bum (Corrado Mastantuono): stupenda storia
neorealista e blandamente metafumettistica in cui Bum Bum Ghigno (e chi è?!) si
finge pittore di successo (quando invece fa, o meglio tenta di fare,
l’imbianchino) per non sfigurare con il vecchio compagno di scuola Procolo.
Ottima trovata risolutiva. *****
Elementare Paperoga! – Il mio nome è Deleterio (testi di Gianfranco Cordara, disegni di
Lara Molinari): oltre al precedente Bum Bum Ghigno non ero aggiornato nemmeno
su questo filone di Paperoga assistente di Umperio Bogarto. I due si trovano
invischiati in una storia di spionaggio a causa del fratello “pecora nera” del
detective: il Deleterio del titolo. Storia frizzante e con più di una gag
divertente. ****
Farfalla Purpurea e il ladro rubacuori (testi di Gérson L. B. Texeira, disegni
di Irineu Soares Rodrigues): la supereroina Farfalla Purpurea indaga con il
riluttante Paper Bat su una serie di furti ai grandi magazzini Pattim. Il
colpevole è un ex modello che riesce a farsi consegnare la merce dalle commesse
grazie al suo fascino irresistibile. Da bambino andavo pazzo per le storie
Disney brasiliane, specie se con supereroi. Lette oggi non mi sembrano poi
granché. Non questa, almeno. ***
Tip, Tap e il gioco dell’oca (Massimo De Vita): i nipotini di Topolino
vengono affidati a Pippo e rinvengono nella sua soffitta un gioco dell’oca
ideato dal prozio Pippagico che risucchia al suo interno chi ci gioca. Dopo
varie peripezie Tip, Tap e Pippo ne usciranno vincitori. Disegni magnifici, peccato
che l’idea di partenza non sia stata sfruttata a dovere, limitandosi a ripetere
sequenze in cui i protagonisti si trovano alle prese con piante o animali
giganti. ***
Soul Papers (testi di Nino Russo, disegni di Fabio Celoni):
parodia in salsa natalizia dei Blues
Brothers. Paperino e Paperoga devono allestire uno spettacolo con cui
salvare i vecchietti di un ospizio dallo sfratto di Zio Paperone che vorrebbe
ricavare dallo stabile un ben più remunerativo supermercato. Ma sarà proprio
l’avido miliardario a salvare i poveri pensionati, come impone la scontata
atmosfera natalizia.
Notevoli i
disegni, ma secondo me troppo autoriali. **
Zagor 8 (1971)
Sfogliato,
imbustato e messo da parte in attesa che valga uno sproposito.
Lurid Scorpion
Special (1992) di Max
Bunker e Pinto
Sviluppo di un
personaggio creato anni prima da Bunker&Magnus per un “libero” western. Nonostante
le dimensioni bonelliane la grigli a due vignette lascerebbe intendere che la
destinazione originale fosse un pocket.
Il cinismo di
Bunker e l’arguzia di alcune battute, oltre alla dissacrante introduzione con
le origini del protagonista, ravvivano un po’ l’interesse per una storia che
altro non è che un western canonico con tutti i suoi stereotipi. Piuttosto
infelice per chi mastichi un po’ d’inglese la scelta di certi nomi come la
città di “Takson”, o lo sceriffo “Snake”. Come detto dallo stesso Max Bunker il
disegnatore ideale sarebbe stato Magnus e lo spagnolo Pinto non è certo il top
pur facendo un lavoro dignitoso. Qua e là mi sembra che “citi”, oltre Magnus per
le fattezze del protagonista, anche De La Fuente e la Modesty Blaise di Romero. ***
Corriere dei
Piccoli – Numero di Natale (ristampa del numero del 26 Dicembre 1943)
Difficile da
giudicare un prodotto del genere. Il tema natalizio “inquina” sia i testi che i
fumetti, che divergono dalle loro solite caratteristiche, e a tratti la stampa
è poco leggibile. Segnalo solo una curiosità: questo fac-simile era allegato al
numero 65 della rivista Giornali di
Guerra. Il direttore responsabile di Giornali
di Guerra si chiama(va) Giorgio Bernardini De Pace. Da sola questa
cosa vale 5 stelline.
sabato 27 luglio 2013
C'è un ponte di Einstein-Rosen in Bisiacaria?
Può darsi. Altrimenti non so come spiegare l'improvvisa e inaspettata apparizione del secondo volume di Lucky Luke in una, pur fornitissima, edicola della ridente Turriaco.
Mi sembrava impossibile che fosse già uscito a pochi giorni dal primo, eppure eccolo qua:
Non ho photoshoppato nulla, giuro, e d'altra parte non saprei nemmeno da dove cominciare per creare un fake. Davanti alla mia incredulità l'edicolante mi ha risposto che questi fascicoli escono sempre di sabato, dove "sempre" significa evidentemente dal numero scorso visto che la collana è stata appena varata.
Adesso però devo trovare qualcosa da dire all'altro edicolante a cui ho detto di mettermi da parte le copie appena arrivano... Vabbè, qualcosa inventerò.
PS: sì, lo so che gli ipotetici ponti di Einstein-Rosen porterebbero distorsioni spaziali e non temporali, ma dovevo pur mettere un titolo al post.
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venerdì 26 luglio 2013
martedì 23 luglio 2013
Lucky Luke 1 - Corsa per l'Oklahoma
Nuova sorpresa della Gazzetta dello Sport: dopo Michel Vaillant (la cui collana continuerà oltre la fine preventivata) oggi ha cominciato a distribuire una nuova serie di allegati dedicata stavolta a Lucky Luke. Che è pure meglio di quella di Michel Vaillant: infatti le pagine sono ben 96 contro le 64 degli altri albi, e in ogni volume ci saranno due episodi completi. Così, almeno, mi è parso di capire. Il tutto a un prezzo surreale: solo 3,99 euro, a parte il numero 1 "lanciato" a solo un euro.
La grafica di copertina riprende quella di Michel Vaillant virandola sul rosso mentre la grafica interna è molto più spigliata pur non essendo per nulla invasiva o chiassosa. La qualità di stampa, carta, redazionali, cura, adattamento, ecc. mi sembra eccellente (forse solo a pagina 70 è sfuggito un errorino: Lucky Luke dovrebbe essere preoccupato per l'armistizio, altroché) e gli unici difetti sono quelli imputabili alla fonte, ovvero qualche pellicola occasionalmente usurata, una colorazione a volte piatta e a volte confusa e il tratto rapidissimo di Morris, che comunque in seguito farà ben di peggio.
Le due storie di questo primo numero sono probabilmente tra le migliori dell'intera serie. Goscinny spara a raffica una serie di gag riuscitissime, pur non lesinando sulla documentazione e sul realismo e soprattutto utilizzando una struttura alfa-omega che apre e chiude le singole storie con rara eleganza ed efficacia.
Che la Gazzetta ci porti a un Rinascimento italiano della BéDé? Stanno pure facendo pubblicità in televisione.
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lunedì 22 luglio 2013
Moçambique Blues
Gli insondabili meccanismi della distribuzione delle case editrici minori
occasionalmente riserva qualche sorpresa. Quando l’altro giorno mi hanno
comunicato che era arrivato Moçambique
Blues sono caduto dalle nuvole non ricordandomi minimamente cosa fosse.
Penso di essere giustificato visto che, come apprendo dalle gerenze del volume,
è uscito dalla tipografia nell’agosto 2012, quasi un anno tondo fa.
Sicuramente a suo tempo lo avrò ordinato, oltre che per sovvenzionare una
piccola realtà, anche per quello che mi sembrava un soggetto interessante, una
proposta originale e una buona offerta considerando il rapporto tra prezzo e caratteristiche
cartotecniche. E in effetti tutto si è rivelato corretto, anzi questo Moçambique Blues offre anche di più – un
testo in prosa in appendice che riciclerò per i Fumettisti d’Invenzione.
Nel Mozambico del 1983, ancora scosso dagli strascichi della guerra civile,
la dottoressa Paulina assolda il relitto umano Nuno Antunes per farsi scortare
presso un facoltoso committente che ufficialmente ha bisogno di cure per il suo
stupendo cavallo. La traversata verso la misteriosa destinazione ha però un
altro scopo e i due si trovano involontariamente a fare da corrieri delle armi.
Il destino beffardo vuole inoltre che l’incontro con lo spietato signore
della guerra Raul Marcelo rinvigorisca ancora di più i fantasmi che tormentano
Nuno, che cinque anni prima fu protagonista di una vicenda non troppo dissimile
da quella di Strategia del Ragno di
Bertolucci o della Ballata in O Minore per
Arpa e Nitroglicerina di Pratt (oltre ovviamente al racconto di Jorge Luis
Borges a cui entrambi si ispirarono), in cui lo stesso Marcelo ebbe un ruolo
determinante.
Il ritmo serratissimo della storia procede tra flashback e sequenze
descrittive, tra momenti sospesi e altri concitati, creando un ottimo mix che
non concede una pausa al lettore e che si conclude in maniera perfetta. Alla
fine c’è pure spazio per un colpo di scena inaspettato e nella trama “tutto
torna”, anche quello che il lettore non si sarebbe aspettato dovesse
necessariamente tornare. Anche la parte che fa da cornice alla vicenda si
chiude con una circolarità ammirevole e per nulla banale, rilanciando anzi
tutta la vicenda e dandole una nuova dimensione. Il tutto calato in un contesto
originalissimo e molto dettagliato, che però non si abbandona al didascalismo
che sarebbe stato legittimo vista l’ambientazione inusuale (beh, forse qualche
noticina in meno poteva bastare) ma offre una bella storia d’azione e intrigo
che mette sul fuoco un sacco di “carne”: il tema del riscatto dell’eroe, della
brutalità della guerra, una ricognizione sulle credenze africane...
Dal punto di vista dei disegni mi pare che il lavoro sia più che dignitoso,
anche se sapere l’età dei disegnatori e le loro precedenti esperienze avrebbe fornito
delle coordinate più precise con cui giudicarli: le anatomie sono corrette, gli
sfondi molto curati (si vede che la documentazione era ottima e abbondante),
l’uso del computer per nulla invasivo e in definitiva i disegnatori se la sono
cavata egregiamente sia nel dare le giuste espressioni ai personaggi sia nel
gestire le scene d’azione.
Non ho riscontrato guizzi di genio, ed è anche vero che la qualità non si mantiene costante nel corso della storia e c’è una flessione soprattutto a metà (non viene specificato se ogni singolo disegnatore abbia curato una parte specifica oppure se a disegnare fossero uno o due con inchiostratori variabili, penso che il primo caso sia quello corretto) ma è pur vero che in anni più generosi col fumetto queste professionalità avrebbero avuto modo di manifestarsi e affermarsi con maggior facilità di quanta ne abbiano oggi. Inoltre non è da escludere che sia stato necessario muoversi in fretta e questo potrebbe spiegare certi elementi che pur resi efficacemente risultano meno curati di altri: Moçambique Blues è ufficialmente il quindicesimo numero di iComics, forse realizzato entro una data di scadenza precisa per poter ancora beneficiare del nome registrato, che dopo un anno diventa di dominio pubblico.
Non ho riscontrato guizzi di genio, ed è anche vero che la qualità non si mantiene costante nel corso della storia e c’è una flessione soprattutto a metà (non viene specificato se ogni singolo disegnatore abbia curato una parte specifica oppure se a disegnare fossero uno o due con inchiostratori variabili, penso che il primo caso sia quello corretto) ma è pur vero che in anni più generosi col fumetto queste professionalità avrebbero avuto modo di manifestarsi e affermarsi con maggior facilità di quanta ne abbiano oggi. Inoltre non è da escludere che sia stato necessario muoversi in fretta e questo potrebbe spiegare certi elementi che pur resi efficacemente risultano meno curati di altri: Moçambique Blues è ufficialmente il quindicesimo numero di iComics, forse realizzato entro una data di scadenza precisa per poter ancora beneficiare del nome registrato, che dopo un anno diventa di dominio pubblico.
Detto della qualità tecnica della parte grafica, quello che invece non mi
convince dei disegni sono alcune scelte stilistiche. I neri nettissimi alla
Alberto Breccia/José Muñoz/Ruben Marchionne (Frank Miller per i poveri di
spirito) fanno sembrare l’ambientazione glaciale, quando invece immagino che in
Mozambico faccia un caldo tremendo.
Ho trovato infelice, ma probabilmente è solo un mio problema, il fatto che
per le fattezze del protagonista si sia preso a modello Samuel L. Jackson.
Anche per il fatto che Nuno è mezzo guercio, mi ha ricordato inevitabilmente il
Nick Fury Ultimate di Bryan Hitch, tanto più che molte inquadrature sono
proprio identiche. Non dico che lo staff di Moçambique
Blues abbia copiato o ricalcato Hitch (e se lo avesse fatto lo avrebbe
fatto decisamente male) ma artisti diversi non possono che utilizzare come base
di partenza le foto e le pose disponibili di Samuel L. Jackson, che sono
inevitabilmente sempre quelle. Immaginarsi il super-agente segreto cool del sotto-universo Marvel calato in
questa storia così realistica e drammatica, in cui oltretutto ha un ruolo da loser, non è stato facile, diciamo che
la sospensione dell’incredulità a volte saltava come una puntina sul giradischi.
La confezione avrebbe invece potuto essere un pochino più curata, per
uniformarsi alla qualità del fumetto; ogni tanto si scade in ingenuità
fanzinesche (ma forse anche qui per la necessità di “chiudere” il volume per
tempo): oltre a refusi vari e alla punteggiatura un po’ creativa, la cediglia
di “Moçambique” non è una cediglia ma un apostrofo messo al contrario e artigianalmente
incollato sotto una “c”, le note sono messe prima
del fumetto e non alla fine o nelle pagine stesse, la grafica di copertina è
spoglia e i pochissimi elementi vanno a coprire parzialmente la bella
illustrazione di Angelo Bostecchini. Anche il formato è un po’ strano: la
diagonale sembra essere stata pensata per un comic book eppure spesso si
indulge su ben quattro strisce. L’altezza del volume è quindi in proporzione
molto più elevata della larghezza e mancano quei due centimetri di margine dalla
costola che a mio avviso avrebbero consentito una lettura più tranquilla
senza preoccuparsi di rovinare il volume aprendolo troppo.
Il volume è consigliatissimo se cercate una storia originale, avvincente, engagée e molto curata, oltretutto
consta di ben 80 pagine (64 di fumetto) e costa solo 8 euro. Magari vi arriva
fra un anno, ma vale la spesa.
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