Stavolta parliamo di Figli
dell’Olocausto, un buon prodotto “made in Italy” del 1990. Pubblicato dalla
stessa Black-Out de I Signori del Caos,
ne riprendeva un po’ il motore ludico calando i giocatori in un contesto
decisamente originale: una desolata e pericolosissima Italia post-atomica!
Questo l’esemplare in mio possesso, una rara versione in scatola che oltre
al manuale base offriva anche delle (brutte e fuori contesto) miniature:
Evidentemente I Signori del Caos
aveva avuto i suoi riscontri favorevoli, o più in generale la Black-Out era
riuscita a ritagliarsi un suo spazio nel settore (non dimentichiamo che
pubblicava anche una prozine e dei librogame), visto che potè produrre anche
quest’altro gioco di ruolo. In realtà Figli
dell’Olocausto era un progetto realizzato da uno studio esterno e offerto
“chiavi in mano” all’editore, come possiamo leggere a pagina 2:
Il Gruppo ALAN, il cui logo deve non poco a Roger Dean, è stata una delle
poche realtà italiane che hanno coniugato creatività a intraprendenza
imprenditoriale, e stando a quanto si legge i suoi membri non sono rimasti in
attesa di una chiamata salvifica ma sono stati molto attivi nel procacciarsi
occasioni di lavoro.
Evidentemente questa propositività è stata premiata da alcuni buoni
risultati, visto che la “N” di ALAN corrisponde a Nicola Genzianella, oggi
disegnatore di Dampyr, di cui
fornisco (se ho interpretato correttamente la firma) qualche esempio tratto dal
volumone:
La migliore recensione mai letta riguardo al nostro gioco! ;-)
RispondiEliminaAlcune note:
1) L'idea di base era quella di un RPG stile Mad Max all'italiana (Resident Evil era ancora da venire), incentivando i giocatori nella costruzione delle proprie ambientazioni a partire da luoghi reali.
2) Lo schema di gioco fu in parte ripreso da quello de I signori del Caos, ma rielaborato alla ricerca di un maggior realismo e di una limitazione di comportamenti di gioco esasperati. Ne risultò un gioco un poco complesso. In realtà, quella pubblicata doveva essere la "versione beta", che ci proponevamo di migliorare, sulla base del feedback dei giocatori e della nostra esperienza di master di RPG.
3) Il concept originale del gioco, così come gran parte dello schema di gioco, è di Andrea Cortellazzi. Sull'ambientazione abbiamo contribuito tutti quanti.
4) Purtroppo il gioco subì diverse modifiche, rispetto alla nostra proposta iniziale (ad esempio, doveva chiamarsi "Figli dell'Apocalisse").
5) I testi furono scritti con un word processor precedente a MS WinWord. Siccome però la casa editrice usava un Mac, un dipendente ribattè il tutto, infarcendo il manuale di ogni genere di errori ortografici.
6) Il Gruppo ALAN era nato durante la nostra frequenza della Scuola del Fumetto di via Savona a Milano. L'idea dell'acronimo dei nomi ci venne mentre ci recavamo in auto a Modena, per il primo incontro con l'editore.
7) Avevamo anche un contatto con Albertarelli della Editrice Giochi, ma la maggiore sintonia di Andrea Cortellazzi con lo staff della Black-Out portò a scegliere quest'ultima.
8) Grazie per i complimenti. L'idea con la quale ci eravamo formati alla Scuola del Fumetto era: "inutile fare il giro delle case editrici, per chiedere se hanno bisogno di noi: realizziamo noi stessi dei demo di progetti e vediamo se a qualcuno interessa produrli". Funziona ancora.
Considerate che oggi questa cosa è più facile, perché sono disponibili strumenti meravigliosi, ma alla fine degli anni'80, neppure Internet esisteva ed abbiamo dovuto costruirci da soli il nostro "hardware". E' vero anche che oggi abbiamo ormai dei curriculum estremamente densi di esperienze.
9) Quelle miniature non ci sono mai piaciute (non furono un'idea nostra) e neppure la carta su cui fu stampato il manuale, né la copertina non plastificata.
10) Of course: Nicola Genzianella è NICOLA Dampyr GENZIANELLA (la sua età indicata nel frontespizio è uno dei tanti refusi di cui sopra: in realtà ha 10 anni di meno). Non chiedetemi perché non abbia incluso la sua opera prima nel CV: all'epoca, profetizzai che avrebbe fatto carriera, perché la sua ricerca di uno stile grafico era già evidente.
11) Finalmente qualcuno si è accorto che il nostro logo è una mia citazione di Roger Dean (anche il logo del manuale lo è; fu realizzato con un vero aerografo, mica Photoshop)
12) L'originale dell'illustrazione di copertina è una tavola 50x70 che ho dipinto ad olio (ancora oggi, non è asciutta).
13) Da più di 20 anni parliamo di una riedizione di Figli dell'Olocausto, ma... bisogna convincere il capo-progetto.
Un caro saluto al blogger Lorenzon ed a tutti i lettori di "Che cosa sono le nuvole". Grazie per esservi ricordati di noi.
Livio Cazzulani (la L del Gruppo ALAN)
Ahivoi, se questa è la migliore recensione che avete avuto immagino che sia stata anche l'unica.
RispondiEliminaDe "I Figli dell'Olocausto" (concordo: nome infelice che ricorda più la Shoah che la fantascienza) avevo cominciato a scrivere un pezzo più articolato per DM Magazine, ma non sono mai andato oltre una decina di righe.
Non ci ho mai giocato ma una delle cose che mi avevano colpito positivamente era che da un canovaccio tutto sommato scontato (i sopravvissuti che devono cavarsela con la violenza in un mondo ostile) eravate riusciti a inventarvi un sacco di spunti interessanti e originali, come l'organizzazione della criminalità - se ben ricordo.