Gli insondabili meccanismi della distribuzione delle case editrici minori
occasionalmente riserva qualche sorpresa. Quando l’altro giorno mi hanno
comunicato che era arrivato Moçambique
Blues sono caduto dalle nuvole non ricordandomi minimamente cosa fosse.
Penso di essere giustificato visto che, come apprendo dalle gerenze del volume,
è uscito dalla tipografia nell’agosto 2012, quasi un anno tondo fa.
Sicuramente a suo tempo lo avrò ordinato, oltre che per sovvenzionare una
piccola realtà, anche per quello che mi sembrava un soggetto interessante, una
proposta originale e una buona offerta considerando il rapporto tra prezzo e caratteristiche
cartotecniche. E in effetti tutto si è rivelato corretto, anzi questo Moçambique Blues offre anche di più – un
testo in prosa in appendice che riciclerò per i Fumettisti d’Invenzione.
Nel Mozambico del 1983, ancora scosso dagli strascichi della guerra civile,
la dottoressa Paulina assolda il relitto umano Nuno Antunes per farsi scortare
presso un facoltoso committente che ufficialmente ha bisogno di cure per il suo
stupendo cavallo. La traversata verso la misteriosa destinazione ha però un
altro scopo e i due si trovano involontariamente a fare da corrieri delle armi.
Il destino beffardo vuole inoltre che l’incontro con lo spietato signore
della guerra Raul Marcelo rinvigorisca ancora di più i fantasmi che tormentano
Nuno, che cinque anni prima fu protagonista di una vicenda non troppo dissimile
da quella di Strategia del Ragno di
Bertolucci o della Ballata in O Minore per
Arpa e Nitroglicerina di Pratt (oltre ovviamente al racconto di Jorge Luis
Borges a cui entrambi si ispirarono), in cui lo stesso Marcelo ebbe un ruolo
determinante.
Il ritmo serratissimo della storia procede tra flashback e sequenze
descrittive, tra momenti sospesi e altri concitati, creando un ottimo mix che
non concede una pausa al lettore e che si conclude in maniera perfetta. Alla
fine c’è pure spazio per un colpo di scena inaspettato e nella trama “tutto
torna”, anche quello che il lettore non si sarebbe aspettato dovesse
necessariamente tornare. Anche la parte che fa da cornice alla vicenda si
chiude con una circolarità ammirevole e per nulla banale, rilanciando anzi
tutta la vicenda e dandole una nuova dimensione. Il tutto calato in un contesto
originalissimo e molto dettagliato, che però non si abbandona al didascalismo
che sarebbe stato legittimo vista l’ambientazione inusuale (beh, forse qualche
noticina in meno poteva bastare) ma offre una bella storia d’azione e intrigo
che mette sul fuoco un sacco di “carne”: il tema del riscatto dell’eroe, della
brutalità della guerra, una ricognizione sulle credenze africane...
Dal punto di vista dei disegni mi pare che il lavoro sia più che dignitoso,
anche se sapere l’età dei disegnatori e le loro precedenti esperienze avrebbe fornito
delle coordinate più precise con cui giudicarli: le anatomie sono corrette, gli
sfondi molto curati (si vede che la documentazione era ottima e abbondante),
l’uso del computer per nulla invasivo e in definitiva i disegnatori se la sono
cavata egregiamente sia nel dare le giuste espressioni ai personaggi sia nel
gestire le scene d’azione.
Non ho riscontrato guizzi di genio, ed è anche vero che la qualità non si mantiene costante nel corso della storia e c’è una flessione soprattutto a metà (non viene specificato se ogni singolo disegnatore abbia curato una parte specifica oppure se a disegnare fossero uno o due con inchiostratori variabili, penso che il primo caso sia quello corretto) ma è pur vero che in anni più generosi col fumetto queste professionalità avrebbero avuto modo di manifestarsi e affermarsi con maggior facilità di quanta ne abbiano oggi. Inoltre non è da escludere che sia stato necessario muoversi in fretta e questo potrebbe spiegare certi elementi che pur resi efficacemente risultano meno curati di altri: Moçambique Blues è ufficialmente il quindicesimo numero di iComics, forse realizzato entro una data di scadenza precisa per poter ancora beneficiare del nome registrato, che dopo un anno diventa di dominio pubblico.
Non ho riscontrato guizzi di genio, ed è anche vero che la qualità non si mantiene costante nel corso della storia e c’è una flessione soprattutto a metà (non viene specificato se ogni singolo disegnatore abbia curato una parte specifica oppure se a disegnare fossero uno o due con inchiostratori variabili, penso che il primo caso sia quello corretto) ma è pur vero che in anni più generosi col fumetto queste professionalità avrebbero avuto modo di manifestarsi e affermarsi con maggior facilità di quanta ne abbiano oggi. Inoltre non è da escludere che sia stato necessario muoversi in fretta e questo potrebbe spiegare certi elementi che pur resi efficacemente risultano meno curati di altri: Moçambique Blues è ufficialmente il quindicesimo numero di iComics, forse realizzato entro una data di scadenza precisa per poter ancora beneficiare del nome registrato, che dopo un anno diventa di dominio pubblico.
Detto della qualità tecnica della parte grafica, quello che invece non mi
convince dei disegni sono alcune scelte stilistiche. I neri nettissimi alla
Alberto Breccia/José Muñoz/Ruben Marchionne (Frank Miller per i poveri di
spirito) fanno sembrare l’ambientazione glaciale, quando invece immagino che in
Mozambico faccia un caldo tremendo.
Ho trovato infelice, ma probabilmente è solo un mio problema, il fatto che
per le fattezze del protagonista si sia preso a modello Samuel L. Jackson.
Anche per il fatto che Nuno è mezzo guercio, mi ha ricordato inevitabilmente il
Nick Fury Ultimate di Bryan Hitch, tanto più che molte inquadrature sono
proprio identiche. Non dico che lo staff di Moçambique
Blues abbia copiato o ricalcato Hitch (e se lo avesse fatto lo avrebbe
fatto decisamente male) ma artisti diversi non possono che utilizzare come base
di partenza le foto e le pose disponibili di Samuel L. Jackson, che sono
inevitabilmente sempre quelle. Immaginarsi il super-agente segreto cool del sotto-universo Marvel calato in
questa storia così realistica e drammatica, in cui oltretutto ha un ruolo da loser, non è stato facile, diciamo che
la sospensione dell’incredulità a volte saltava come una puntina sul giradischi.
La confezione avrebbe invece potuto essere un pochino più curata, per
uniformarsi alla qualità del fumetto; ogni tanto si scade in ingenuità
fanzinesche (ma forse anche qui per la necessità di “chiudere” il volume per
tempo): oltre a refusi vari e alla punteggiatura un po’ creativa, la cediglia
di “Moçambique” non è una cediglia ma un apostrofo messo al contrario e artigianalmente
incollato sotto una “c”, le note sono messe prima
del fumetto e non alla fine o nelle pagine stesse, la grafica di copertina è
spoglia e i pochissimi elementi vanno a coprire parzialmente la bella
illustrazione di Angelo Bostecchini. Anche il formato è un po’ strano: la
diagonale sembra essere stata pensata per un comic book eppure spesso si
indulge su ben quattro strisce. L’altezza del volume è quindi in proporzione
molto più elevata della larghezza e mancano quei due centimetri di margine dalla
costola che a mio avviso avrebbero consentito una lettura più tranquilla
senza preoccuparsi di rovinare il volume aprendolo troppo.
Il volume è consigliatissimo se cercate una storia originale, avvincente, engagée e molto curata, oltretutto
consta di ben 80 pagine (64 di fumetto) e costa solo 8 euro. Magari vi arriva
fra un anno, ma vale la spesa.
Muy interesantes todas las notas del blog!!!! Saludos. Martha Barnes-- (Argentina)
RispondiEliminaGracias.
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