venerdì 30 maggio 2014
martedì 27 maggio 2014
lunedì 26 maggio 2014
Cosmo Color 9 - Australia DownUnder 1: L'Uomo del Fiume Kenzie
Ignoro se la definizione «Outback western» sia realmente in uso o sia stata
coniata dai Cosmonauti per questo volume, ma ci sta tutta. Australia è a tutti gli effetti un western australiano, anche se
parte un po’ dickensiano.
Solo un'immagine: ero di corvè ai seggi |
L’orfanello Lonàn parte alla volta dell’altro capo del mondo, dove scappa
al destino di figlio-schiavo di un possidente grazie all’aiuto di una damigella
incontrata sulla nave: fortuitamente entra quindi nelle grazie di Ian McFarlane
il quale, e qui arriva il western, deve rientrare in possesso possibilmente in
maniera violenta e spettacolare della tenuta di famiglia usurpata con l’inganno
da avidi proprietari terrieri (oltre ad accompagnarsi a un aborigeno manco
fosse il Tonto di Lone Ranger). Di carne al fuoco ce n’è tanta e di buona qualità,
troppa per poterla sviluppare compiutamente in un volume dalle canoniche 46
tavole: così l’iniziazione ai riti aborigeni di Lonàn viene solo accennata, e
di Abigail si perdono le tracce pur intuendo che avrà un ruolo importante nei
prossimi episodi. Com’è la norma per molte serie franco-belghe questo L’Uomo del Fiume Kenzie è solo
l’antefatto di una saga più lunga, tanto più che termina con un cliffhangerone
di grande impatto. Per fortuna il secondo episodio potremo leggerlo già a
luglio – o così ha annunciato la Cosmo.
Fabio Pezzi: ai tempi gloriosi in cui lavoravo in Sasa Assicurazioni un
collega appassionato di fumetti me ne aveva magnificato le qualità. Aveva
ragione, Pezzi è veramente bravissimo e non mi stupisce che abbia trovato un
suo spazio nel mercato franco-belga. Molto rigoroso nella sua resa realistica
(ulteriore pregio di DownUnder: è
documentatissimo) ma al contempo espressivo, è una vera gioia per gli occhi. Ho
trovato che sia particolarmente bravo nel rendere le mani dei personaggi e gli
animali, entrambi “bestie nere” per più di un disegnatore.
Purtroppo Pezzi viene penalizzato da una qualità di stampa non ottimale.
Non orrenda (beh, non sempre, almeno) ma comunque non ottimale: il problema
deve risiedere nell’utilizzo delle tecnologie informatiche di acquisizione e di
stampa delle immagini: ci sono cioè i tratteggi tremolanti e smangiucchiati
(oltre che evanescenti) comuni a tantissime altre pubblicazioni odierne e i
colori non uniformi sembrano quasi retinati come nei vecchi newsprint di Marvel
e DC. Inoltre mi è venuto l’atroce sospetto che la Cosmo abbia seguito la
lezione dell’Eura/Aurea e abbia rifatto alcuni balloon per farci stare meglio
il testo... ad avvalorare questa ipotesi il fatto che alcune disdascalie hanno
gli angoli perfettamente dritti mentre altre sono appunto stampate male...
sabato 24 maggio 2014
Una lieve imprecisione
Avevo già avuto modo di segnalare che anche gli autori franco-belgi possono sbagliare e ne ho avuto parziale conferma con la lettura dell'ultimo Lucky Luke della Gazzetta dello Sport. Nulla di grave, anzi forse è una cosa voluta: Achdé ha messo un avviso di taglia per un Joe Dalton adulto quando all'epoca in cui è ambientato Kid Lucky 3 non poteva ancora esserselo meritato né avere l'età giusta.
Ma in fondo erano passati quasi dieci anni dal secondo volume di Kid Lucky, in cui avevano fatto la loro apparizione i Dalton da bambini, la svista è giustificabile. Sempre che di svista si tratti: non ho idea di come si chiamasse il padre dei Dalton...
giovedì 22 maggio 2014
Fumettisti d'invenzione! - 77 (76bis)
Mi permetto di integrare il divertente e interessantissimo volume di
Alfredo Castelli con altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito la singola segnalazione e la
pagina di riferimento del testo originale.
In questi anni ho trovato traccia di molti Fumettisti d’invenzione, e me ne
sono tornati alla memoria altri ancora – oltre a quelli che mi sono stati
segnalati. Non di tutti, però, sono riuscito a risalire a dati certi, alla loro
reale natura e nemmeno all’effettiva esistenza. Non ancora, almeno. Per
decongestionare il file di partenza che uso per la rubrica affiancherò qualche
post “bis” con quello che ho trovato finora; se qualcuno ha informazioni
aggiuntive e verificate saranno molto gradite.
Eva & Chris – Le Monelle. Da quello che ricordo e che sono
riuscito a reperire, un buon esempio di sfruttamento delle potenzialità del
fumetto come veicolo promozionale prima di Capitan Novara.
Le protagoniste si godono le bellezze di Riccione e si dedicano allo shopping
selvaggio: l’albetto venne infatti commissionato dal gruppo che gestiva la
discoteca Byblos e il parco di divertimenti Aquafan. Ricordo di averlo
sfogliato anni fa in una fumetteria: era in bianco e nero e i marchi dei vari
sponsor paganti erano colorati per metterli bene in evidenza.
Forse proprio a
causa della sua dichiarata natura promozionale Eva & Chris, realizzato almeno graficamente in maniera più che
dignitosa, viene considerato in giro per il web come un esempio di fumetto
trash e associato ad altri prodotti ben peggiori. Tramite internet sono
riuscito a risalire al fatto che il primo «numero unico» ebbe altre sei uscite
tematiche dedicate ad esempio a Milano e a Madonna di Campiglio.
Gli autori,
almeno del primo numero, dovrebbero essere Mario Mattioli e Gabriele Piemontii
ai testi e Stefano Natali ai disegni. Credo sia proprio quest’ultimo a
comparire (motivo del suo inserimento tra i Fumettisti d’invenzione) nella
prima storia Due Giuste tra i Giusti a
Riccione, almeno da quanto desumo dal trafiletto riportato in Fumetti d’Italia 24.
The Artist della
Lone Star Press. In appendice al
quarto numero del Pantheon edito in
Italia da Allagalla ho trovato la copertina di una serie antologica di quelle
abbastanza comuni tra i comic book americani, cioè con due personaggi a
dividersi le pagine: uno era il Blackheart coprotagonista di Pantheon, l’altro un fumettista chiamato
The Artist. A meno che non si sia
trattato di un escamotage estemporaneo, dovrebbe quindi esistere almeno un
episodio breve dedicato al personaggio ritratto in copertina, di cui non sono
riuscito a risalire praticamente a nessuna informazione se non che è possibile
acquistare online questo e altri numeri di Heroic
Tales. Ma con questi chiari luna...
Comics: A Young
Man’s Game? Ho trovato traccia
di questo fumetto di Peter Bagge nel libro-conversazione tra Will Eisner e
Frank Miller (intitolato appunto Eisner-Miller)
pubblicato in Italia da Kappa Edizioni. Su internet, buio fitto al riguardo.
Peccato perché sto elaborando uno speciale solo sui fumetti autobiografici e
sarebbe caduto a pennello. Il lettering manuale lascerebbe intendere che la
storia ha avuto un’edizione italiana in tempi non recenti: forse sull’Odio pubblicato da Phoenix?
mercoledì 21 maggio 2014
"Limited or no connectivity"
Dopopranzo porterò a far vedere il computer, magari è una sciocchezza e questa sera posso già connettermi di nuovo. Già, magari...
domenica 18 maggio 2014
Cosmo Color Extra 3: Luna d'Argento
Nel 1880 a Providence, nello Stato del New Hampshire, giunge la graziosa
signorina Gatling, incaricata di valutare l’eredità del vecchio eremita
Spencer, ucciso misteriosamente da “qualcosa” che non sembra né umano (non ci
sono segni di armi da fuoco) né animale (troppo grandi le tracce di artigli e
troppo violenti i colpi inferti). Quello di Spencer sarà solo uno dei molti
omicidi che costelleranno la vita di Providence, per far fronte ai quali verrà
addirittura ingaggiato uno spietato e micidiale cacciatore di taglie. Che poi è
pure fratello del fanatico prete locale.
Questo è solo il canovaccio ridotto all’osso di una storia molto più densa
e articolata, basti pensare che sono ben 126 pagine di fumetto. La trama
straborda di personaggi: oltre a Cathy Gatling ci sono uno sceriffo minchione
(anche se...), una bambina pestifera, uno scrittore vanitoso, un poeta
altrettanto altezzoso suo acerrimo nemico, un maniscalco indiano che sembra
saperla molto lunga, un sindaco intrallazzone e tanti altri che da semplici
comparse diventano deuteragonisti o viceversa. Compatibilmente con la collana
in cui è inserita, Luna d’Argento ha
una forte impronta sovrannaturale e horror di cui è meglio non anticipare nulla.
Éric Hérenguel scrive, disegna e colora una storia avvincente per quanto
poco credibile, destreggiandosi con abilità tra stereotipi e situazioni forse
eccessivamente originali (il mélange
di elementi distanti per epoca, cultura e geografia mi è un po’ indigesto).
Nonostante io non sia un appassionato di disegno grottesco ho apprezzato molto
il suo lavoro grafico, in cui mi è parso di cogliere qualche eco dei lavori più
espressionisti di Enrico Marini ma anche qualche viso, soprattutto femminile ma
anche maschile, di Félix Meynet. A seconda della cultura e delle passioni del
lettore la storia potrà sembrare ben poco originale (il Lonsdale citato dai
Cosmonauti nell’editoriale) o fin troppo originale (che razza di western è mai
questo?!) ma credo che chiunque rimarrà soddisfatto dalla sua particolarità, dal
suo ritmo serrato, dai suoi personaggi molto ben caratterizzati e
dall’inaspettato colpo di scena finale. Che poi la storia non vada presa troppo
sul serio sembra dircelo lo stesso Hérenguel “firmando” l’ultima tavola come se
fosse una produzione cinematografica.
Lode alla Cosmo che ci ha concesso di leggere questo fumetto in un’unica
soluzione non dividendolo nei due volumi che costituiscono la sua formula
originale. Un’altra tacca positiva nel carniere di questo editore, ma per me
che non ne seguo tutta la produzione l’unica nota negativa è stata al momento
solo la prima uscita di questi Color Extra.
Probabilmente nemmeno Luna d’Argento
è un «capolavoro del fantastico» ma con questo formato, questa qualità di
stampa e questo prezzo, ovvero soli 6,90€, un fumetto molto buono come Luna d’Argento sembra davvero un
capolavoro.
sabato 17 maggio 2014
Fumettisti d'invenzione! - 76
Mi permetto di
integrare il divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con
altri “fumettisti d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui ho inserito
la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo originale.
CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – ONE SHOTS IN
PUBBLICAZIONI ANTOLOGICHE (pag. 56)
FARE
STORIE
(Italia 2014, in “A” come Ignoranza, © Daw, umorismo)
Daw [Davide
Berardi]
Per
l’esordio in edicola dopo il passaggio sul web e molte pubblicazioni con ProGlo
Edizioni, Daw decide di realizzare anche una storia “autobiografica” in cui
riassume la sua vicenda di fumettista e spiega alcune scelte che ha fatto nel
confezionare il primo albo di “A” come Ignoranza edito da Panini in cui
questa storia è pubblicata.
CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI
SERIALI (pag. 28)
LES
CONTES DU LAPIN JAUNE
(Francia 1984, in (A SUIVRE), © Casterman, fantastico,
surrealismo)
Guitton [Pierre
Guitton]
Un coniglietto di pezza racconta alcune storie che hanno spesso derive
grandguignolesche ed erotiche.
La Femme
Lointaine in [à
suivre][1]
125 (1988). Guitton [Pierre Guitton]
Una donna
vive su un pianeta piccolissimo abitato da pesci volanti, ignara di essere la
creazione di un fumettista.
Fuori tema:
fumettisti non
d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e
autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI,
CARICATURE, CAMEI (pag. 61)
SGT. FURY AND HIS HOWLING COMMANDOS
(Stati Uniti 1963, © Marvel, guerra)
Stan Lee [Stanley Martin Lieber] (T), Jack Kirby [Jacob Kurtzberg] e Dick Ayers [Richard
Bache Ayers] (D)
Le avventure sopra le righe del Sergente Nicholas Fury e dei suoi
pittoreschi soldati durante la Seconda Guerra Mondiale, prima di diventare il
capo dello S.H.I.E.L.D.
The Howling Commandos through the Past darkly! in Sgt. Fury and
His Howling Commandos Annual 6 (1970). Gary Friedrich (T), Dick Ayers e
John Severin (D)
Stan Lee è in crisi perché non sa cosa fare per imbastire il sesto annual
della serie su Fury. Convoca quindi una riunione con Gary Friedrich, Dick Ayers,
John Severin e Roy Thomas che avrà come ospite d’onore lo stesso Nick Fury, il
quale sceglierà in prima persona quali storie ristampare.
Fuori tema:
fumettisti non
d’invenzione: citazioni, caricature, camei; fumetti biografici; metafumetti e
autoreferenzialità; parodie
METAFUMETTI E AUTOREFERENZIALITA’ (pag. 64)
(Italia 2007, © Ausonia, fantascienza, drammatico)
Ausonia
[Francesco Ciampi]
Opera molto particolare realizzata con un mix di fotografie ritoccate,
computer grafica e fumetto propriamente detto (elaborazione di un precedente
lavoro di Ausonia). Due ragazzi, Sarah e Uto, forse hanno vissuto una storia d’amore;
uno dopo l’altra finiranno entrambi al “Post-Human processing Center” , dove
subiranno il processo che li trasformerà in macchine utili alla società.
Pseudofumetto: Uto ricorda un fumetto di
grandissimo successo, Why not?, che leggeva però controvoglia solo
perché era molto popolare tra i suoi coetanei. Lui preferiva altri fumetti, non
citati per esteso: «albi poco colorati, con tanto testo e poca azione...
fumetti da sfigati».
mercoledì 14 maggio 2014
Speriamo bene.
Nella pagina della posta dicono che col colore ci sarà un conseguente miglioramento della carta, il tutto a soli 2,50 euro contro i 2 tondi di adesso. Vedremo...
martedì 13 maggio 2014
lunedì 12 maggio 2014
Lover: le tavole... perdute? rinnegate? adattate?
Recentemente mi hanno regalato la lussuosa ristampa del Lover di Marcello Jori targata Coconino
Press. Non ho saputo resistere alla tentazione di confrontarla con il vecchio
volumetto brossurato della Milano Libri (7.500 lire del 1985: veramente uno sproposito!)
e ho scoperto che sono state eliminate 5 tavole finali – ne è stata aggiunta
una, ma è quasi solo testo.
Non penso che le tavole eliminate siano andate perdute, e comunque sarebbe
ininfluente perché da quello che si evince dalle gerenze («fotolito: MGP») pare
che siano stati usati gli impianti di stampa originali; inoltre una vignetta di
una tavola “perduta” è stata riciclata ricavandone un’intera pagina nuova,
quindi l’accesso almeno a quella c’era.
Non si tratta nemmeno di un problema di spazio e foliazione, facilmente
risolvibile, e quindi con tutta probabilità Jori ha voluto fare una nuova
versione della storia, tanto più che il finale di questa edizione è
effettivamente cambiato. Un po’ come fece Silvio Cadelo con Il Fiore Innamorato (e anche lì la
versione definitiva servì ad eliminare uno spiegone). Lascio il piacere di
leggere il nuovo finale ai lettori, e non anticipo nulla se non che anche il
tono generale dell’opera subisce un netto cambiamento.
Di seguito le tavole scomparse, per poter godere (oddio, con i miei mezzi
tecnici e la mia abilità di fotografo c’è poco da goderne) dell’arte di
Marcello Jori – il quale tra l’altro ha scritto per il volume Coconino una
splendida introduzione, che da sola (poco importa quanto sia veritiera)
varrebbe l’acquisto:
domenica 11 maggio 2014
Il Papa Terribile 1: Della Rovere
Seguito de I Borgia (di cui
riprende le sequenze della caraffa truccata e della morte di Cesare Borgia, ma
da un altro punto di vista) Il Papa
Terribile è la storia di Giuliano Della Rovere e delle nefandezze politiche
e sessuali che ne hanno prima determinato l’ascesa al soglio pontificio e poi caratterizzato
il papato. Come in altri lavori recenti di Jodorowsky la trama generale è appena
intuibile nell’accumulo di scene messe una dietro l’altra apparentemente senza
molti legami fra di loro se non per la depravazione e la violenza che le
caratterizza.
In effetti c’è un po’ il gusto di vedere cosa diavolo sarà capace di
inventarsi di volta in volta questa simpatica canaglia d’un Diabolik porporato.
Sarà pure un piacere infantile, ma preso dalla giusta prospettiva nel complesso
è divertente. È inequivocabile poi che la ricostruzione storica sia attenta e
ricercata, e i personaggi realmente esistiti (Macchiavelli, Michelangelo, ecc.)
vengono fatti muovere secondo dinamiche non banali, ma il succo de Il Papa Terribile non è quello. Oltretutto
è occasionalmente ravvisabile in questo fumetto una piacevole inclinazione
grottesca e quasi umoristica (ma chissà quanto voluta da Jodorowsky), anche se
forse dovuta solo al disegno molto espressivo.
I disegni, quindi: Theo (al secolo Theo Caneschi) compie un eccellente
lavoro e pur essendo personale e riconoscibile a tratti mi ha ricordato il
grande Emiliano Simeoni. Anche i coloristi hanno fatto un lavoro egregio
riuscendo a non mortificare il segno di Theo come invece accade spesso con
l’utilizzo del computer. Unica (ma risibile e ininfluente) pecca della parte
grafica è la scelta, se ho ben interpretato le tavole, di non inchiostrare i
disegni ma di stamparli direttamente a partire dalle matite. Il risultato è
poco incisivo e in alcuni casi anche diafano, quando per una storia così truce
e carnale avrei preferito un segno più marcato e deciso. Potrebbe comunque
trattarsi di un difetto (ripeto: risibile e ininfluente) della sola versione
italiana, che per quanto poco riduca le tavole rispetto al formato di partenza
mi sembra che non renda come l’originale francese che avevo sfogliato qualche
Lucca fa senza riscontrare questo effetto un po’ evanescente.
Etichette:
Alejandro Jodorowsky,
BéDé,
recensioni,
Theo
venerdì 9 maggio 2014
martedì 6 maggio 2014
Il Morto 14: Confessione
A dispetto del nome, Il Morto è
più vivo che mai: siamo già arrivati alla quattordicesima uscita e, mi sembra,
nel rispetto di una cadenza regolare. La validità della nuova impostazione
(sottotrama generale ma singolo volumetto leggibile come “one shot”) si
conferma con Confessione, in cui il
protagonista visita un paesello senza nome per trovare tracce del proprio
passato rimanendo come da copione invischiato in una situazione pericolosa.
È proprio la confessione del titolo, data a un ignaro Peg che si trovava
per caso nel confessionale, a innescare la serie di eventi che porteranno
Giuseppe Olone a scoprire che non è Giuseppe Olone, stroncando nel mentre la
carriera criminale di due balordi.
Anche in questo episodio ci sono azione, ritmo, personaggi molto ben delineati, buoni dialoghi (fantastica la sequenza d’apertura!), idee non banali
e un’ottima rappresentazione di un’Italia sospesa tra provincia profonda e
metropoli viziosa, senza mai scadere però nella parodia o nello Strapaese. Il
cinismo abbonda forse più che nelle precedenti uscite, stemperato però da un
inaspettato e forse un po’ affrettato lieto fine.
Sul fronte grafico mi sembra che ci sia stata una lieve flessione ma
nonostante alcune incertezze Marco Boselli confeziona comunque delle tavole dignitose
– in particolare, mi sembra che sia bravo a disegnare i primi piani. Peccato
per l’effetto un po’ ridicolo con cui (forse da parte della redazione) si è
cercato di rappresentare la nebbia.
In appendice c’è una simpatica storiella di H. W. Grungle, gradevole anche se il disegnatore Paolo Telloli non
si è espresso al suo top.
lunedì 5 maggio 2014
Historica 19 - Ambulanza 13
Se ho ben interpretato l’introduzione (ahimè, spoileroseretta) Ambulanza 13 è la versione a fumetti di
un’opera letteraria di Patrick Cothias, che quindi avrebbe lasciato le
incombenze della sceneggiatura al solo Patrice Ordas. Se così fosse, sarebbe
probabilmente questa la causa di dialoghi più asciutti e meno tracotanti delsolito
e dell’assenza di “scene madri” in favore di una patemizzazione più discreta.
L’ambulanza del titolo e il relativo personale militare sono quelli che si
trova a guidare il medico novellino Louis Bouteloup, scaraventato nell’inferno
della guerra delle trincee dalla fine del 1915 a metà 1917. Un racconto
bellico, quindi, su cui non c’è poi molto da dire visto che rientra in pieno negli
stereotipi del genere e non offre particolari spunti di originalità con
situazioni che non si siano già viste o lette in altri film, romanzi o fumetti.
A fare la differenza in positivo, almeno per me, è stata invece la rigorosa
documentazione profusa nella ricostruzione degli eventi, della società e delle
condizioni sanitarie dell’epoca.
Ambulanza 13 ha faticato a carburare. A causa della sua origine letteraria viene fatto un uso massiccio di didascalie (il che aumenta il tempo di lettura, cosa che è un bene ma che è anche alla base della scarsa tempestività di questa recensione), molte situazioni sono frammentarie e per far stare tutto nella canoniche 46 pagine di un albo francese si è evidentemente tagliato qualcosa: addirittura non vengono fatte le presentazioni di tutti i membri della squadra, e considerato che alcuni si chiamano con nomi comuni come “Kosher” ed “Elemento” certi dialoghi risultano inizialmente poco chiari. Il fatto che la compagnia dell’Ambulanza 13 sia soprannominata Asso di Picche, sottolineato nell’introduzione, non viene poi minimamente considerato nel fumetto, come se questi volumi fossero indirizzati a un pubblico che ha già letto il romanzo e ha già abbondante familiarità con l’ambientazione e i protagonisti.
Ambulanza 13 ha faticato a carburare. A causa della sua origine letteraria viene fatto un uso massiccio di didascalie (il che aumenta il tempo di lettura, cosa che è un bene ma che è anche alla base della scarsa tempestività di questa recensione), molte situazioni sono frammentarie e per far stare tutto nella canoniche 46 pagine di un albo francese si è evidentemente tagliato qualcosa: addirittura non vengono fatte le presentazioni di tutti i membri della squadra, e considerato che alcuni si chiamano con nomi comuni come “Kosher” ed “Elemento” certi dialoghi risultano inizialmente poco chiari. Il fatto che la compagnia dell’Ambulanza 13 sia soprannominata Asso di Picche, sottolineato nell’introduzione, non viene poi minimamente considerato nel fumetto, come se questi volumi fossero indirizzati a un pubblico che ha già letto il romanzo e ha già abbondante familiarità con l’ambientazione e i protagonisti.
Sembra che di carne al fuoco ne sia stata messa troppa per poterla gestire
in maniera compiuta e soddisfacente, ma invece alla fine tutte le varie
sottotrame che nei primi tre volumi sembravano perdersi sullo sfondo (la
situazione politica di papà Bouteloup, le vicende spionistiche o presunte tali
di suor Isabelle, la storia della ritrattista Emilie, il destino del capitano
Seagull, la “vendetta” di Favre e la sua relazione con la sorella di Louis, ecc.)
troveranno i bandoli delle rispettive matasse con grande appagamento del
lettore.
Alain Mounier ai disegni compie il suo consueto lavoro più che dignitoso.
Avendo come preciso riferimento Jean Giraud ha saputo sviluppare un suo stile
personale e riconoscibile, e nonostante le occasionali flessioni mi sembra che
siano più frequenti i picchi.
In questo numero di Historica ho
ravvisato una cura editoriale un pelino meno accorta del solito. Assolutamente
nulla di grave, in ogni caso: cito come curiosità “un” trapezista morto a
pagina 28 che ha tutta l’aria (e le tette) di essere una donna. Diciamo che più
che altro il lettering scelto non è dei migliori (al di là dello stile, punti
esclamativi e punti di domanda si confondono), ma procedendo con la lettura ci
si fa presto l’abitudine. Mentre invece è più difficile abituarsi ai tratti
tremolanti ed evanescenti dovuti ai moderni mezzi di stampa.
Se Ambulanza 13 è riuscito ad
appassionare un profano come me (anche se solo una volta letto nella sua
interezza), immagino che entusiasmerà gli appassionati del genere.
domenica 4 maggio 2014
Warren Ellis presenta Tokyo Storm Warning
Sotto la copertina peggio scansionata che abbia mai visto (ma nella gallery
all’interno la stessa illustrazione è proposta dignitosamente – per gli
standard di oggi) vengono presentate due miniserie scritte da Warren Ellis e risalenti
al 2003, entrambe sviluppate in origine sulla lunghezza di 3 comic book.
Tokyo Storm Warning è un omaggio all’immaginario televisivo e
cinematografico nipponico fatto di robottoni e mostri rettiliformi.
Inevitabilmente c’è un sacco di azione, ma non mancano i soliti piacevoli e
azzeccati dialoghi di Ellis, che qui prendono in giro bonariamente usi, costumi
e manie dei popoli giapponese e statunitense, oltre forse a riservare un po’ di
autoironia anche alla sua dichiarata paura irrazionale dei cani. La storia si
svolge in un universo distopico in cui nel 1945 la bomba atomica venne gettata
su Tokyo, e Warren Ellis ha dato una magistrale lezione di sceneggiatura con
l’utilizzo intelligentissimo di un MacGuffin
che compare all’inizio della vicenda. Oltretutto, questo elemento chiave assume
alla fine un contorno veramente toccante e nelle ultime pagine offre diversi
spunti di riflessione non banali.
Forse Tokyo Storm Warning avrebbe
meritato almeno un episodio in più per far montare meglio la suspense e
approfondire alcuni personaggi, ma anche sulla breve distanza il meccanismo
funziona alla perfezione. Delizioso.
Mek è invece una storia più consueta, ovviamente per
i canoni ellisiani: tratta di potenziamenti fisici e interfaccia uomo-macchina,
argomenti già trattati da Transmetropolitan
a Doktor Sleepless (mi sembra anzi
che questo Mek sia stata un po’ la
prova generale per Doktor Sleepless).
La profetessa della cultura “Mek” Sarissa Leon, oggi scrittrice e politica a
Washington, torna nella natia Sky Road per far luce sull’omicidio di una sua
vecchia fiamma e per districare un traffico di “bad Mek”, potenziamenti
illegali di origine militare. Nulla di particolarmente originale o
entusiasmante (sempre prendendo come metro di giudizio il lavoro di Ellis,
sempre parecchie spanne sopra tutti gli altri sceneggiatori di comic book) ma senz’altro
una lettura piacevolissima.
Il problema di questo Warren Ellis
presenta Tokyo Storm Warning sono i disegni. James Raiz è bravissimo a
disegnare robottoni e mostri, ma purtroppo ha delle carenze innegabili per quel
che riguarda l’anatomia umana e l’organizzazione delle scene negli interni.
Inoltre in una storia che coinvolge personaggi di etnie diverse e che proprio
su questa diversità basa alcune battute è disarmante che non si capisca dai
soli disegni chi è giapponese e chi americano. In alcune pagine verso la fine
Raiz è stato sostituito dal bravo Carlos D’Anda, e la differenza si vede. Con
questo spero di non aver sputtanato Raiz più del dovuto: pur soffrendo delle
criticità che ho esposto (ma in fondo in Tokyo
Storm Warning contano di più i robottoni e i mostri, che disegna
ottimamente) non è assolutamente un cane, e a questo mondo si è visto ben di
peggio. Difatti, poche pagine dopo compare l’atroce Steve Rolston, che cane lo
è davvero.
Come si fa a dare del lavoro a uno che disegna pupazzetti stilizzati, e che
non solo non capisce nulla di anatomia ma non rispetta nemmeno i suoi canoni
sballati e disegna i personaggi con corporature e connotati variabili a seconda
delle inquadrature? Veramente una scelta balzana affidargli Mek, perchè il suo stile ridicolo (che
non va bene nemmeno per l’umorismo visto che è inespressivo) rende appunto
ridicole sequenze che si volevano drammatiche.
Ho notato una fortissima somiglianza con i disegni di Roberto Recchioni,
quindi immagino che entrambi si siano ispirati a una medesima fonte anni ’90 la
cui conoscenza mi è stata per fortuna risparmiata.
Disegni di Rolston a parte (ma parliamo di Warren Ellis: a un certo punto,
chi se ne frega dei disegni!) questo bel volume cartonato è consigliatissimo, e
mi sembra che 17 euro siano anche un prezzo onesto per le sue 144 pagine.
Oltretutto è stato stampato su una bella carta patinata opaca, quindi potete
sfogliarlo agevolmente senza timore di lasciare ditate.
sabato 3 maggio 2014
Iscriviti a:
Post (Atom)