Torna alla grande Battaglia, con
quello che forse è l’episodio migliore della serie. Ambientato a Trieste nel
1945, vede il vampiro e un povero disgraziato fuggire dall’orrido dove sono
stati gettati insieme ad altri infoibati. Dopo le prime tavole molto evocative
e ben documentate, perfette per ricreare la giusta atmosfera e i presupposti di
tutta la storia senza farsi tirare per la giacchetta da nessuno, comincia il dungeon crawl in cui Pietro e il suo
fortuito accompagnatore cercano una via di fuga. Alla disperazione di Graziano
Tonetto fa da contrappunto la fredda razionalità di Pietro Battaglia,
sicuramente cinico e calcolatore come sempre ma in questo episodio anche un
pochino più umano del solito (per quanto possa esserlo).
Le grotte carsiche si rivelano popolate da altri vampiri ma per il forzuto
e paraculo protagonista non costituiscono poi una grande minaccia.
Ho apprezzato in questo episodio la presenza ridotta delle battute cool e delle frasi a effetto: non è che
manchino del tutto, però possono essere interpretate come parti integranti dei
dialoghi e non sono delle semplici boutade
estemporanee. La rilevanza politica e storica dell’argomento e
dell’ambientazione incombe su tutto l’episodio senza mai tramutarsi in
occasione per fare prediche o assecondare una corrente di pensiero piuttosto
che un’altra, e mi sembra una grande prova di professionalità da parte di
Giulio Gualtieri non aver voluto aderire a nessuna delle scuole di pensiero in
merito.
Ovviamente se si vuole si può leggere il discorso che Battaglia fa a
Tonetto sull’“innocenza” in chiave metaforica e anche i vampiri possono
assumere connotati allegorici anche se non credo che l’intenzione dello
sceneggiatore fosse proprio quella, visto che alla fine Tonetto non diventa un vampiro.
Curiosamente i disegni del veterano Walter Venturi (io me lo ricordo dai
tempi di Napoli Ground Zero, se è lo
stesso) non mi sono sembrati all’altezza della media di quanto visto finora
sulla serie, con l’eccezione di Ryan Lovelock.
È anche vero che gli esordienti o quasi avevano tutto l’interesse a far vedere
quello di cui sono capaci anche a fronte di una retribuzione non milionaria, ma
Venturi mi è sembrato comunque un po’ troppo schematico e in alcuni dettagli
verso la fine forse anche in lotta contro la data di consegna.
Ottima fine d’anno per Battaglia,
comunque (nell’editoriale in apertura la Cosmo ne annuncia nuovi episodi per il 2016), che
in maniera speculare al Multiversity di cui ho parlato ieri
ha scalato qualche posizione del Meglio del 2015.