Ennesimo splendido volume
disegnato da quel mostro di bravura e cura calligrafica che è François Schuiten,
ancora una volta con i testi del suo sodale Benoît Peeters – pur se Rivedere Parigi non mi pare faccia parte
del ciclo delle Città Oscure.
L’anno è il 2155 e Karinh viene
caldamente invitata a offrirsi volontaria per una missione esplorativa sulla
vecchia e imbarbarita Terra dopo aver manifestato il suo dissenso a procreare
almeno due figli come vorrebbe la legge dell’Arche (non viene specificato ma immagino
si tratti di un satellite artificiale in cui si è rifugiata l’umanità). Karinh
è oltretutto una mezzosangue, essendo stata concepita da una madre dell’Arche e
un padre terrestre.
Unico componente vigile della
nave spaziale Tube, deve badare alla sua manutenzione e alla sicurezza degli
altri viaggiatori ibernati, tutti ultranovantenni. Ma non è che si ammazzi
proprio di lavoro e alla routine della ginnastica o della cura del giardino
preferisce immergersi in fantasie olografiche che le permettono di connettersi
tramite una sorta di corpo astrale con ambienti e persone della Parigi del
passato, entrando addirittura nelle novelle proto-fantascientifiche di Albert Robida.
In questa sorta di allucinato Solaris spaziale seguiamo il flusso dei
pensieri e leggiamo il diario di Karinh, finché a metà volume un “ibernato”
viene incaricato di prendere in mano la situazione sfuggita al suo controllo. Da
qui in poi la trama prende una piega molto diversa dalla storia intimista che
era stata fino a quel momento, c’è qualche colpo di scena e dei momenti di
tensione e finalmente l’equipaggio atterra sulla Terra, una sorta di
declinazione terzomondista di Blade
Runner. Un vigliacco cliffhanger
finale lascia con l’acquolina in bocca di sapere cosa succederà nel secondo e conclusivo
volume.
I disegni di Schuiten sono
dettagliati e maestosi come non mai, inoltre le sue figure umane sono sospese
tra una grande naturalezza e la sua cifra stilistica personalissima che mai
lascerebbe intuire che sono basate su fotografie (benché dai ringraziamenti
risulti che alcune persone hanno effettivamente posato per lui). Il suo gusto
retrofuturista (l’«ascensore spaziale»!) può apparire ingenuo o troppo distante
da quella che viene comunemente intesa come fantascienza, ma si fa presto ad
assimilarlo e la sua eleganza è spettacolare.
Per quel che riguarda lo
stupefacente aspetto grafico, inizialmente ho temuto che Alessandro Editore
avesse perso colpi pure lui e non fosse riuscito a rendere giustizia in fase di
stampa alle splendide tavole di Schuiten: in realtà il tratto poco inciso è
dovuto alla scelta del disegnatore di usare solo la matita senza ripassarla a
china.
Questo Cartier da libreria
(laddove la libreria temo sia obbligatoriamente quella di Alessandro a Bologna,
altrimenti l’acquisto online) è composto da 64 pagine a colori su pregiata patinata
opaca e costa 19,99 euro. In copertina c’è un simpatico effetto di rilievo, o
meglio di incisione, con il titolo del volume. Noblesse oblige.
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