Ho ordinato anche la versione deluxe
in fumetteria ma non ho resistito e l’ho preso già in edicola; e poi
sinceramente la copertina di Roi mi sembra più bella di quella di Mari. Ut è una storia affascinante e
originale, ambientata in un mondo pittoresco e suggestivo in cui convivono
panorami marittimi, architettura mitteleuropea, rimandi a culture orientali (la
«mastaba»), scorci da film espressionisti e interni ispirati, tra le altre,
alla Pop e alla Op Art.
In un apocalittico futuro che non ricorda nessun’altra ambientazione
post-atomica (vedi l’elenco dei riferimenti di cui sopra) il saggio Decio,
probabile omaggio a Decio Canzio, ha incaricato il suo servo mascherato Ut di
controllare che nessuno vada a curiosare nella loro base, la mastaba. Ut è
veramente un personaggio interessante, ben lontano dagli stereotipi degli eroi
seriali: un omaccione non troppo intelligente che però a volte si abbandona a
fulminanti aforismi. Questa ambivalenza si applica anche alla sua sensibilità:
assolutamente spietato con gli altri umani indipendentemente dal sesso e
dall’età, nutre un affetto smodato per un gatto trovato per caso che lo porterà
anche a trasgredire gli ordini di Decio.
Gli equilibri del mondo di Decio e Ut vengono modificati quando nella
mastaba si risveglia Iranon, un efebico ma gigantesco e fortissimo umano del
mondo di prima («fossile», lo chiama con disprezzo Ut) che Decio farà
accompagnare alle Vie della Fame per fargli recuperare i frammenti del Diario
di Hog con cui riuscire a interpretare i suoi sogni. Un incipit bello strambo,
vero? E siamo appena all’inizio. Le Vie della Fame della città (o quartiere) di
Chatis sono percorse da un’umanità desolata e cannibale, retrofuturisticamente
dickensiana, che ha sviluppato un olfatto sovrumano per trovare vittime da
divorare e controllata nell’ombra da società segrete.
Siamo insomma in un mondo surreale, onirico e metafisico, nato dalla
fantasia di un giovane Corrado Roi che ne racconta la genesi nell’introduzione.
Paola Barbato ne ha assecondato lo spirito imbastendo una sceneggiatura che
procede anch’essa per accumulo di simboli e sequenze che sembrano seguire una
propria logica interna disgiunta da una concatenazione lineare, seguendo un po’
gli impulsi repentini del protagonista. Ma al contempo la struttura e la
dinamica dei poteri nelle Vie della Fame non sono affatto semplici e a causa
dell’intervento di Ut e Iranon si ingarbugliano in maniera tale da richiedere
al lettore un certo sforzo per dipanare la matassa fatta di inganni e di false
piste, oltre che di personaggi ambivalenti. Io, poi, confesso di non aver
affatto capito in cosa si differenzierebbero gli esseri umani corrotti di
adesso rispetto a quelli del passato (da cui il “Circolo degli Uomini” si vanta
di discendere), ma immagino che sarà rivelato nei prossimi numeri. A integrare
questa lettura decisamente non banale e stimolante ci sono dei dialoghi
frizzanti e anch’essi per niente stereotipati. Mi chiedo cosa ne penserà un
lettore tipico Bonelli come Alessandro Olivo, se mai lo leggerà.
Al di là dell’aspetto narrativo, che mi ha catturato e che lascia prevedere
faville per il futuro, quello che più colpisce di Ut è la sua splendida resa grafica. Corrado Roi si è veramente
superato e ha confezionato delle tavole stupende in cui il suo tratto e le sue
fantasie (i periscopi nelle case… le parole crociate sui muri…) sono stati integrati
da effetti bellissimi e da inquadrature ricercate, oltre che da alcuni
preziosismi come la voce ripetuta “questo è il Diario di Hog” a incorniciare le
tavole in cui ne vengono letti alcuni brani. Da quel che conosco io della
Bonelli credo che Ut si distacchi
molto dalla produzione consueta, come testimonia anche il prezzo di “ben” 4
euro per le solite 96 pagine, ma a ben guardare lo strapopolare 16x21 potrebbe
paradossalmente diventare un buon viatico per la penetrazione nel settore dei
graphic novel, visto che tutto sommato non è troppo distante dal 17x24
solitamente associato a quella fascia di prodotti. E da quel che si è potuto
vedere in questo primo numero il sognante e raffinato Ut ha senz’altro i numeri per essere considerato tale,
indipendentemente dalla casa editrice che lo ha prodotto.
La copertina è ruvida in rilievo (da fumatore di pipa la stavo per definire
“rusticata”), un effetto non spiacevole ma che secondo me toglie un po’ di
nitidezza alla bella illustrazione di Roi contaminandola con le venature del
cartoncino.
Tanto per mostrare che l’arte di Roi non mi ha obnubilato le capacità di
giudizio segnalo due errori che (incredibile!) ho trovato in questo albo
Bonelli: a pagina 18 Decio dice che un personaggio «non si accorto di niente»
senza “è” mentre a pagina 25 Ut apostrofa Iranon così: «Non riconosci la notte
dal giorno». Non era più indicato il verbo “distinguere”?
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