Non avendo potuto mettere le mani sul numero (o i numeri) di SuperG che lo hanno ospitato, ho dovuto
ripiegare sulla lussuosa e un tantinello costosa edizione della Elara. Ma
d’altra parte tutti i plausi e le celebrazioni che ha ottenuto questo Jaybird sembravano giustificare i 25
euro di un volume che comunque di suo è veramente lussuoso, trattandosi di un
cartonato di grandi dimensioni di 128 pagine patinate a colori.
La storia imbastita dai fratelli finlandesi Lauri e Jaakko Ahonen ritrae
una giovane ghiandaia azzurra americana (questo apprendo essere il corrispettivo
italiano del termine «Jaybird», e io che pensavo a un gioco di parole con jail/prigione)
che passa le sue giornate a badare metodicamente alla casa enorme in cui abita
e a soddisfare tutte le necessità della madre inferma immobilizzata a letto. Il
piccolo Jaybird vive da recluso, terrorizzato dai racconti del “mondo di fuori”
che gli continua a fare la madre. Occasionali angosce a parte, la sua vita non
è proprio brutta e al compiacimento nell’ammirare i ritratti dei suoi antenati si
aggiunge anche l’amicizia con un altro abitante della casa, su cui è meglio non
soffermarsi visto che la rivelazione del rapporto tra i due costituisce uno dei
pochi scossoni in una trama altrimenti sin troppo lineare. L’altro scossone è
dato dall’arrivo di un personaggio dall’esterno e dalla conseguente rivelazione
di un segreto ben nascosto nel passato del protagonista.
Graficamente Jaybird è
un’eccezionale prova di storytelling,
con un uso perfetto della scansione e dell’alternanza delle vignette per creare
il movimento e sviluppare le situazioni, oltre a una scelta oculatissima delle
inquadrature. Gli Ahonen hanno anche approfittato della forma e
dell’allestimento del volume per inventarsi delle soluzioni simpatiche ed
efficaci (bellissimo il trucco adottato per il risguardo, che ci proietta nella
storia senza che ce ne rendiamo conto). Per quanto lo stile di disegno possa risultare
piacevole, io lo avrei trovato comunque molto più piacevole senza la mediazione
del computer a creare masse, sfumature, texture ed effetti vari.
In ultima analisi Jaybird può
essere interpretato in vari modi: come una parabola sull’invasività dei
genitori nella vita dei figli, come una declinazione della depressione a
fumetti, come una storia di innocenza perduta o semplicemente come un giallo
macabro e dark («new weird» viene
definito in quarta di copertina). E tutto sommato necessita che il lettore gli dia un’interpretazione che aggiunga
qualcosa a quanto ha letto visto che il materiale di per sé, per quanto buono,
non è molto e non bastano quei due o tre colpi di scena su 128 pagine per
appagarlo del tutto.
Forse 25 euro non li meritava del tutto quello che alla fin fine è un
enorme esercizio di stile, ma Jaybird
è una di quelle di opere che “bisogna” leggere (capirai, tra gli altri premi ha
pure vinto il Gran Guinigi). Bene, l’ho letto; e ne valeva la pena.
Avevo adocchiato un'anteprima in rete quando è stato serializzato su Super G e mi era molto piaciuto (così come altre cose sulla rivista, tra l'altro).
RispondiEliminaNon sapevo l'avessero raccolta in volume e soprattutto non mi aspettavo fosse targato Elara (che se non erro è il loro primo fumetto in assoluto).
Un occhio glielo voglio dare, perché mi sembra un esperimento parecchio interessante.
P.S.: Credo sia Jaakko, non Yaakko.
Io manco sapevo che esistesse questa Elara e ignoro il resto del suo catalogo. Giusto, Jaakko: l'ho scritto corretto nelle etichette (come al solito ho dovuto controllare se venisse prima la L o la J...) ma mi è sfuggito nel corpo del testo, adesso correggo.
EliminaFatto.
EliminaNon che sia notissima, la Elara. Può conoscerla solo un appassionato di fantascienza :)
RispondiEliminaGrazie della segnalazione, me lo segno per recuperarlo!
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