Anche Ut mi sterza sulla metanarrazione? Comincio a ricredermi sulla buona impressione che mi aveva fatto. Vabbè, siamo appena all'inizio, vediamo dove andrà a parare. Episodio molto suggestivo anche questo, comunque. Quindi che bisogno c'era di fare questa boutade?
giovedì 28 aprile 2016
mercoledì 27 aprile 2016
domenica 24 aprile 2016
Trees Volume 1B: In Ombra
qui dovrebbe esserci l'immagine della copertina ma io non la vedo. Adesso la vedo ma non so perché è venuta schiacciata. |
Sarà che forse era pensato in
origine per essere letto tutto d’un fiato dal primo all’ottavo capitolo, mentre
in Italia la lettura è stata spezzata, ma Trees
stenta a decollare. La vicenda si concentra sulla base artica, il villaggio
sperimentale cinese e Cefalù, mentre la situazione ai confini del Puntland, per
quanto fondamentale per gli sviluppi della serie, viene relegata sullo sfondo e
la cornice del candidato statunitense rimane appunto una cornice che serve solo
a passare il testimone al prossimo ciclo.
Ci sono delle morti eccellenti e delle
sequenze coinvolgenti (piccola noticina snob: nella splash page del post-orgia ovviamente tutti i personaggi che non
hanno lenzuola a coprirne le pudenda indossano le mutande, sempre di fumetto
statunitense si tratta) ma forse i vari rivoli in cui si è diluita la trama
l’hanno un po’ rallentata, se non proprio appesantita. E su questi benedetti
alberi aleggia ancora il mistero più fitto nonostante qualche vaga teoria.
Non è che abbia tutta questa
voglia di continuare a seguire Trees,
tanto più che i disegni sketchy di
Jason Howard (il quale disegna tutte le donne uguali con lo stesso mento
affilato e le stesse inquadrature) non invogliano alla lettura, proprio come
l’idea di pagare complessivamente di più per due volumi invece che per uno
fedele alla versione originale. In caso li recupererò con calma se dovessi scoprire
che il finale merita.
sabato 23 aprile 2016
Cosmo Serie Gialla 43 - Golden Dogs 1: Fanny
Erano anni che non prendevo uno
dei bonellidi-BéDé della Cosmo, e nel frattempo la Serie Gialla è arrivata a
quota 43 uscite mentre il formato Cosmo Color ormai è estinto. Evidentemente
non sono il lettore tipo italiano.
Questo Golden Dogs è presentato a colori e a differenza di altre proposte
analoghe della Cosmo che ho sfogliato è stampato bene. Sarà per questo che mi è
venuta voglia di provarlo, anche se Griffo non è tra i miei disegnatori
preferiti. O forse è stata la generosa quantità di tette.
La storia si svolge nella prima
metà del XIX° secolo a Londra, quando il misterioso avventuriero James Orwood
mette su una propria banda di criminali sulla falsariga di quella dei “Black
Birds”, che tanto successo sta avendo con furti, rapine e ricettazione.
Ne fanno parte la bella
prostituta Fanny, l’attore trasformista castrato Lario (o Hillario o Laria) e
tal Lucrèce le cui mansioni non sono ben definite ma che deve essere una
criminale di successo visto che rientra tra quanti sono in procinto di essere
esiliati nelle colonie britanniche.
La storia in quattro parti viene
narrata in un flashforward con voce
narrante fuori campo da Fanny, probabilmente nel corso di un interrogatorio, e
ci viene subito anticipato che i Golden Dogs finirono la loro carriera
criminale a causa di un traditore tra i quattro, creando la giusta curiosità
nel lettore che viene spinto a trovare indizi sull’identità della mela marcia.
A differenza di altre opere
simili, il punto di vista è sempre quello di Fanny e i singoli volumi non si
concentrano (almeno non finora) su un membro diverso della combriccola, tanto
che nel secondo episodio, Orwood,
Fanny domina la scena dopo che i Golden Dogs sono costretti alla separazione e
alla fuga dandosi però appuntamento una volta all’anno nella piazza che vide
nascere la banda, impegno che per sei anni non verrà rispettato. Stephen
Desberg confeziona una storia più suggestiva che originale, in cui il pezzo
forte secondo me è la ricostruzione dell’ambientazione e delle strategie con
cui i malfattori compivano le loro malefatte. Il personaggio di Fanny è inoltre
reso con molta efficacia.
Griffo come sempre presenta ogni
tanto delle teste pericolosamente sbilanciate da un lato, alcune anatomie
sproporzionate e soprattutto personaggi che sono solo caricature, ma almeno si
colora da solo (e non mi sembra col computer) rendendo così piuttosto piacevole
l’insieme. E alcuni primi piani femminili sono veramente ben disegnati. Per
fortuna ha scelto una struttura della pagina molto libera e tendenzialmente
costruita su tre strisce, così il passaggio al 16x21 non è stato troppo traumatico.
Resta però il dubbio che parte dei dialoghi e delle didascalie sia stata
sacrificata per farli stare nei balloon.
Leggo nel colophon che i due
episodi qui presentati sarebbero stati realizzati, o perlomeno pubblicati, a
distanza di soli 4 mesi: il primo a gennaio e il secondo a maggio 2014; forse
Griffo non è esteticamente il meglio sulla piazza (ma mi risulta che abbia i
suoi estimatori e che sappia realizzare cose egregie se può dedicarvi il giusto
tempo) ma professionalmente è il disegnatore ideale, probabilmente l’unico sul
mercato franco-belga di questo livello a poter realizzare dei volumi con questo
ritmo.
Da segnalare che le 128 pagine a
colori di questo volume presentano solo 104 tavole a fumetti (l’inusuale durata
di 50 pagine del secondo episodio e l’arditissimo cliffhanger finale non indicano un taglio da parte della Cosmo, vero?)
e in appendice ci sono alcuni bozzetti ma soprattutto le anteprime di altri
fumetti! È chiaro che una foliazione più ridotta avrebbe influito sul
contenimento del prezzo ma noi siamo uomini di mondo e sappiamo che è stato
necessario inserirle per arrivare alla quota complessiva di 128 pagine stabilita
con la tipografia e che forse togliere un trentaduesimo o un sedicesimo avrebbe
anche potuto rivelarsi più dispendioso. Ma chi glielo va a dire al lettore tipo
italiano?
mercoledì 20 aprile 2016
Fumettisti d'invenzione! - 98
Mi permetto di integrare il
divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti
d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui
ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo
originale.
CARTOONIST COME PROTAGONISTA – SERIE (pag. 19)
(Spagna 2016, © Pedro Pérez –
Ominiky Ediciones, umorismo)
Pedro Pérez
Patricia Perez detta Trizia è una
giovane disegnatrice formosa, ingenua e dotata di una forza erculea. Ha appena
iniziato a lavorare presso uno studio che realizza videogame (1000 euro al
mese, straordinari obbligatori e non retribuiti) ma il suo sogno è realizzare
fumetti e vedere pubblicato il progetto che sta portando avanti con l’amica
sceneggiatrice Olivia.
Alla NerdCon cui partecipano
anche come cosplayer hanno occasione di mostrare il loro lavoro agli editor
insieme ad altri aspiranti (tra cui una certa Paola Garcia travestita da Jean
Grey) e riescono a interessare le Tomonico Ediciones.
Pseudofumetto: Rampanciufolo
Facciadiciufolo è il fumetto per l’infanzia che Olivia e Trizia stanno
realizzando.
CARTOONIST COME COPROTAGONISTA OCCASIONALE – FUMETTI SERIALI (pag.
28)
(Italia 2015, © Sergio Bonelli Editore, thriller)
Claudio Chiaverotti (T),
Michele Rubini (D)
In un mondo alternativo in cui i serial killer sono delle celebrità il
protagonista cinefilo Morgan Lost svolge l’attività di cacciatore di taglie a
seguito di traumatici eventi.
I Coniugi Rabbit in Morgan Lost 6 (2016). Claudio
Chiaverotti (T), Cristiano Spadavecchia (D)
Una coppia di serial killer agisce ispirandosi a una serie di fumetti
underground con protagonisti animali antropomorfi: The Rabbit Family.
L’autore della miniserie di otto numeri, James Farrel, avrà parte attiva nelle
indagini e questo episodio sembra in generale un attacco contro i luoghi comuni
sul fumetto e la rappresentazione stereotipata che viene fatta di autori e
lettori, proprio sulla falsariga di quanto scritto da Alfredo Castelli in Fumettisti
d’invenzione! (non si può realizzare e stampare un fumetto nell’arco di una
notte, i fumetti non sono solo materiale destinato all’infanzia, ecc.)
Pseudofumetti: oltre a The Rabbit Family, nel
mondo di Morgan Lost convivono fumetti realmente esistenti come Corto
Maltese e Dylan Dog e altri di fantasia come i supereroi Max
Wonder e Plastic Hero.
Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei;
fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)
(Stati Uniti 1955, © DC Comics, storico,
sportivo, fantastico, supereroi)
Ed [France Edward] Herron e Robert
Kanigher (T), Russ Heath [Russell Heath Jr.], Joe [Joseph] Kubert e Irv Novick
(D)
Originariamente testata
antologica che presentava fumetti di soggetto storico-avventuroso, in
concomitanza con la Silver Age e la rinascita di interesse per i supereroi si
trasformò nel 1959 in
un laboratorio in cui testare l’eventuale gradimento di nuovi personaggi prima
di dedicare loro una testata propria.
Dal numero 45 al 49 presentò
storie di ambientazione sportiva con derive fantastiche per poi trasformarsi
nella testata di team-up tra supereroi che sarebbe stata fino alla sua
cancellazione nel 1983 col numero 200 della prima serie (come spesso accade nel
mercato statunitense la testata sarebbe stata ripresa negli anni successivi).
Dal numero 67 (1966) la collana
fu dedicata quasi esclusivamente agli incontri di Batman con altri personaggi.
Small War of the Super
Rifles in The Brave and the Bold 124 (1976). Bob
[Robert G.] Haney (T), Jim
[James N.] Aparo (D)
[James N.] Aparo (D)
Batman e il Sergente Rock sono
sulle tracce di un gruppo di terroristi armati con dei potentissimi fucili di
nuova produzione. Il gruppo (che si fa chiamare «The Thousand») arriva
nientemeno che a casa del disegnatore Jim Aparo per imporgli di disegnare un
finale che li veda trionfare.
Oltre ad Aparo compaiono nella
storia come personaggi anche lo scrittore Bob Haney e l’editor Murray
Boltinoff, a cui Aparo chiede aiuto (ovviamente Haney deve chiedere a Boltinoff
l’autorizzazione per scrivere la storia come vorrebbe).
[TELEVISIONE] ALTRO (pag. 129)
BASTARDO
Divertente video musicale della
cantautrice Charlotte Hatherley diretto dal suo compagno dell’epoca, il regista
Edgar Wright: le situazioni descritte nella canzone (un uomo latino seduce
l’ingenua Charlotte e le ruba la chitarra) vengono rappresentate tramite
supporti tipici della cultura popolare con particolare riguardo al mondo
femminile: articoli su giornali di moda, fotoromanzi, racconti su giornali
scandalistici e persino un fumetto.
domenica 17 aprile 2016
Michel Vaillant Volume Speciale: Altre Pagine Sconosciute
Preso da un contatto alla Lucca
primaverile (che hanno ben pensato di fare in contemporanea col PlayModena).
Il volume raccoglie storie meno che minori nell’economia della saga di Michel Vaillant ma costituisce una
ghiotta proposta per i collezionisti tanto più che la tiratura viene indicata
più volte come «limitatissima».
Le cinque storie brevi contenute
sono:
È ovvio! (1973, 7 tavole), tratta da un volume fuori serie dedicato
alle moto. Michel Vaillant non compare nemmeno e il protagonista è il campione
belga di motocross Joël Robert, realmente esistente e che già era comparso
nella saga. Comparto grafico di grande livello; testi praticamente dedicati
solo alle descrizioni e agli esiti delle gare, che interesseranno solo gli
appassionati dello sport, oppure di moto in generale e di Joël Robert in
particolare.
Esclusivo: le novità del Salone di Ginevra (1983, 5 tavole),
reportage a fumetti comparso su Vogue
Hommes. Michel, Steve Warson e il giornalista ex pilota José Rosinski
illustrano le novità automobilistiche presentate alla kermesse di Ginevra nel 1983. Pura pornografia meccanica,
ovviamente, eppure sono presenti molte situazioni divertenti. Disegni ottimi,
ci mancherebbe, e si nota il distacco dalla storia precedente di 10 anni prima:
gli sfondi e i personaggi erano stati affidati a collaboratori più sintetici ed
eleganti.
La sfida ATC (1983, 8 tavole non consecutive sulle 20 originali),
introduzione ed epilogo di una storia le cui 12 tavole centrali sarebbero state
riciclate da Graton per un volume della serie regolare. Gli ATC sono (o erano)
dei mezzi a tre ruote progenitori dei moderni QUAD. Non essendoci la parte
principale della storia originale, pubblicata su un albo pubblicitario apposito,
l’azione si limita alla presentazione dei mezzi e ad alcuni intermezzi pubblicitari
per Honda e Canada Dry. Quest’ultima è la bevanda misteriosa che faceva da
sponsor anche a quella storia gialla di Charlier e Coutelis pubblicata su L’Eternauta di Zerboni. Pensavo fosse una bibita gassata,
invece è una birra analcolica.
In Francia non è strano che due
colossi del motociclismo e delle bevande investano capitali per promuovere i
loro prodotti tramite dei fumetti. È proprio un altro mondo…
…come conferma A tutto gas! (1992, 12 tavole), storia
pubblicitaria comparsa in un albo apposito per promuovere i prodotti di
Butagaz, «ditta francese produttrice e distributrice di gas in bombole e
cisterne». I due amici But’s e Fabien lavorano per Butagaz e (uno moro, l’altro
biondo) si presentano come “Michel Vaillant” e “Steve Warson” vista la loro
passione per le auto da rally. Inaspettatamente incontrano proprio i loro eroi
(Steve è in zona perché ha acquistato casa) e così mentre i due piloti li
mettono a parte di alcune dritte sui rally i due dipendenti di Butagaz si
dilungano in consigli e suggerimenti che illustrano le offerte Butagaz e più in
generale come lavora la ditta. Pur nell’ottica della marchetta A tutto gas! è una storiellina
scorrevole e simpatica, in cui non manca nemmeno la suspense nelle scene delle corse. Di sicuro lo studio di Graton non
lesinava sulla cura dei disegni anche per questi prodotti collaterali, e in
questo caso è resa ancora più evidente dal bianco e nero con cui la Gazzetta ha dovuto stampare la storia.
Si chiude in bellezza con Operazione Armada (1999, 8 tavole),
albetto allegato in origine alla rivista Fleet:
Wilfried Dubol è un venditore di successo di parchi auto, che assiste
preoccupato alla presentazione di una nuova, mostruosa, autovettura Vaillante
che ha sei posti e sei ruote e può contenere di tutto, oltre ad avere una linea
aggressiva e a pagare il bollo di circolazione più conveniente. Questo modello
Armada non sarà messo in vendita ma solo dato in leasing alle imprese. Per
Dubol e gli operatori del settore è un vero incubo, e infatti…
Operazione Armada è stata palesemente pubblicata in origine in un
formato più piccolo e si nota l’ingrandimento delle tavole a cui è stata
sottoposta. Ciò non pregiudica comunque la sua godibilità ed è probabilmente la
storia migliore del gruppo (quella che ha oltretutto l’onore della copertina),
con cui il volume si chiude in bellezza.
Altre Pagine Sconosciute ovviamente esaurisce il suo scopo nella
soddisfazione dei collezionisti e dei completisti sfegatati di Michel Vaillant, e non a caso costa
“ben” 9,99 euro per 48 pagine, ma è stato emozionante rivedere un pezzo della
collana che ha fatto da apripista alla BéDé in allegato ai quotidiani.
sabato 16 aprile 2016
QVANDO C'ERA LVI 1
Preso principalmente per
solidarietà verso Shockdom
(che dubito abbia bisogno di sostegno vista la mole di materiale che riesce a mandare anche in edicola
e il successo che evidentemente alcuni suoi prodotti hanno).
QVANDO C’ERA LVI è ovviamente una satira del fascismo vecchio e
nuovo, in cui un terzetto di sempliciotti di Casa Pound resuscita il duce con
la complicità di un mad doctor
nazista. Il corpo scelto per la clonazione non è però esattamente rispondente alle
loro aspettative, come scopriranno nel colpo di scena finale – che ovviamente
non rivelo ma che tanto è evidente sin dall’annuncio del prossimo episodio.
Siccome nelle intenzioni la serie
dovrà svilupparsi in 4 albi, è stata prioritaria la necessità di imbastire una
trama e costruirci attorno delle situazioni collegate. In questa maniera, pur
se abbondano le invettive e le stoccate, la satira vera e propria rimane un po’
sullo sfondo e paradossalmente credo che anche un lettore di destra possa
apprezzare il fumetto vista la rappresentazione cartoonesca (quasi affettuosa) dei
protagonisti e i riferimenti puntuali alla sua ideologia.
QVANDO C’ERA LVI è comunque una storia simpatica e confezionata
professionalmente (si veda la buona gestione dei tempi comici ad esempio nella
sequenza del crowdfunding), anche a livello di disegno, ma per me il piatto
forte sono state le varie appendici con finte vignette d’epoca, le sorprese
degli ovetti Kinder a tema, la traduzione autarchica dei termini inglesi
moderni, ecc. Svincolati dalla continuity
e liberi di sfogarsi estemporaneamente, lì gli autori fanno veramente
ridere di gusto.
In definitiva, pur non essendo il
piatto forte geniale né originalissimo (mi ha ricordato tra gli altri Primo e Capitan Italia, anche se in effetti i punti di contatto sono pochi),
rimane un prodotto godibile. Il Piccolo
Führer che viene pubblicizzato all’interno sembra promettere bene!
giovedì 14 aprile 2016
Sugar Skull
Con Sugar Skull termina la desolata, disturbante, melanconica trilogia
iniziata cinque anni or sono con X’ed out.
Cinque anni per noi italiani, ché la Rizzoli Lizard dopo aver pubblicato L’Alveare quasi in tempo reale ha
aspettato due anni per fare uscire Sugar
Skull.
Al netto dello splendido reparto
grafico (Burns ci sa fare anche coi colori, per quanto digitali), sembra che
l’autore si sia impegnato a inanellare tutti quelli che per me in un fumetto
sono difetti. Anche se tutti i nodi vengono al pettine, persino quelli di cui
mi ero scordato, Sugar Skull non è
praticamente per nulla narrativo ma esclusivamente descrittivo. Il ritmo della
narrazione si sfalda e si accartoccia senza alcun motivo apparente. Le visioni
metaforiche, per quanto giustificate, sono preponderanti e compiaciute.
L’intento manifesto è quello di costruire un’atmosfera particolare più che una
trama articolata. Forse c’era anche la voglia di épater la bourgeoisie con certi elementi. La storia, in ultima analisi, è banale. Eppure…
Eppure Sugar Skull non sarà il fumetto migliore che ho letto in questi
ultimi anni ma sicuramente quello che mi ha coinvolto e catturato di più. In
queste pagine il lettore si prende un calcio nello stomaco dopo l’altro. E gli
argomenti che tratta, eccezion fatta per le «stronzate da liceo artistico», mi
sono pure estranei, per fortuna.
È ovviamente gratificante
arrivare al bandolo della matassa e capire qual è il rapporto tra Doug e
Johnny, e quali sono gli eventi che li hanno portati dove sono adesso, ma la
vera forza di Sugar Skull è l’ansia
con cui il lettore affonda sempre di più nella vita del protagonista e di chi
gli sta attorno, l’orrore gigantesco di una esistenza minuscola, il terrore di
leggere nei dialoghi le meschinità in cui tutto sommato molti possono
riconoscersi.
Sicuramente Burns è riuscito a
ottenere questi risultati anche grazie alla perfetta scansione delle vignette, dalle
dimensioni calcolate al millimetro ed efficacemente alternate con vignette
scure o monocrome – ma forse sto solo cercando di razionalizzare qualcosa che difficilmente
può esserlo.
Sulla trama meglio non dire
nulla: gli indizi che Burns aveva seminato in precedenza si sono concretizzati
nella maniera più logica. Bello comunque il colpo di scena (per me, almeno, lo
è stato) sull’identità del “teschio di zucchero”, che mi fa pensare che in
fondo la Rizzoli Lizard ha fatto bene a non tradurre il titolo vista la mole di
significati che può assumere.
Si fa presto a dire che è più
difficile scrivere una storia breve con un’idea originale (vedi, sempre di
Burns, il delizioso El-Borbah) piuttosto
che stiracchiare il proprio disagio per pagine e pagine, eppure Sugar Skull ha toccato le corde giuste
per candidarsi a essere ricordato tra il meglio del fumetto degli ultimi anni,
e sicuramente ha saputo costruire un immaginario che rimarrà a lungo impresso
nella memoria del lettore.
Adesso mi è venuta voglia di rileggermi
tutta la saga dall’inizio, e mi sa che mi rileggerò pure The Black Hole.
martedì 12 aprile 2016
Gary 0: Il Monito Rongo-rongo
Data l’ottima impressione che mi
aveva fatto la mezza puntata di Gary
ospitata in appendice a Il Morto 3
ho recuperato questo vecchio Alboink con una storia completa e in effetti ne
valeva la pena.
Gary, il cagnone protagonista, e
il suo assistente chihuahua Spike vengono inviati sull’Isola di Pasqua per fare
un reportage per il Sensational
Geographic. In maniera del tutto fortuita scoprono le preziose tavolette
mancanti del Rongo-rongo (il linguaggio locale) e traducendole apprendono la
storia dell’isola e del suo declino.
Ovviamente, con un meccanismo
collaudato, la parte relativa a questa storia viene resa con un fumetto nel
fumetto che costituisce la parte principale dell’albo. Come dichiarato in
apertura, il fumetto è ispirato al film Rapa
Nui (a sua volta tratto dal romanzo omonimo) e ne riprende in chiave comica
la maggior parte delle sequenze.
Il Monito Rongo-rongo non è comunque solo una parodia visto che lo
sceneggiatore e disegnatore Fulber vi ha inserito (oltre a inevitabili
digressioni umoristiche autonome) persino dei riferimenti documentari precisi, per
nulla scontati da trovare in una pubblicazione di questo tipo.
Il livello del disegno è ottimo,
ma d’altra parte nella sua biografia in appendice si legge che Fulber (al
secolo Fulvio Bernardini) ha iniziato a disegnare nel 1977, ed essendo
l’albetto del 2000 è inevitabile che dopo 23 anni si sia abbondantemente “fatto
le ossa”! I suoi personaggi, cani (anche se mi è sembrato di vedere pure
qualche gatto) antropomorfi, sono espressivi e dinamici, l’inchiostrazione è
perfetta e le sue vignette vantano sia una grande pulizia che le rende molto
leggibili sia una grande ricchezza di dettagli e particolari, in cui è
piacevole perdersi per scoprire ad esempio l’esito della pesca di un pescatore
sfortunato o le tribolazioni dei topolini che fanno da contrappunto
all’esplorazione della grotta in apertura dell’episodio.
Pur essendo uscito una ventina d’anni fa la copia dell’albetto che ho trovato io è praticamente come nuova, come mi hanno fatto notare nella fumetteria dove l’ho preso. Sicuramente segno della buona qualità dei materiali che le realtà amatoriali, non dovendosi preoccupare di ammortizzare i costi per grosse tirature, possono permettersi. Ma temo anche cartina di tornasole dello scarso interesse che il grande pubblico ha riservato a questo personaggio (di cui però vedo che le edizioni Menhir hanno prodotto molti altri albi), che invece avrebbe meritato maggiore fortuna.
Pur essendo uscito una ventina d’anni fa la copia dell’albetto che ho trovato io è praticamente come nuova, come mi hanno fatto notare nella fumetteria dove l’ho preso. Sicuramente segno della buona qualità dei materiali che le realtà amatoriali, non dovendosi preoccupare di ammortizzare i costi per grosse tirature, possono permettersi. Ma temo anche cartina di tornasole dello scarso interesse che il grande pubblico ha riservato a questo personaggio (di cui però vedo che le edizioni Menhir hanno prodotto molti altri albi), che invece avrebbe meritato maggiore fortuna.
domenica 10 aprile 2016
Historica 42 - Il fronte orientale 1: La battaglia di Kursk
Decisamente smilzo questo
quarantaduesimo numero di Historica,
che nonostante lo strillo sul cellophan («120 pagine») in realtà ospita due
volumi della quadrilogia L’Armée de
l’ombre dalla durata canonica di 46/48 tavole. Il resto sono l’introduzione
di Sergio Brancato, schizzi preparatori, copertine originali, illustrazioni e work in progress delle tavole. Ma in
questo caso non mi dispiace affatto leggere meno di 100 pagine di fumetto visto
che si tratta di un’altra storia di guerra.
La vicenda di snoda tra il
novembre del 1942 e la fine del 1943 (ognuno dei due episodi è introdotto da flashforward che dovrebbero movimentare un
po’ l’ennesimo canovaccio di guerra): la Wehrmacht viene spedita sul fronte
russo per espugnare Stalingrado, ritenuta fondamentale per le sorti della
guerra, e il tragitto dei soldati viene funestato dal clima rigidissimo, dalle
distanze titaniche da percorrere, dalla disperazione e da alcune decisioni
scellerate del comando (dato il lavoro di documentazione svolto dall’autore non
dubito che i convogli dei treni venissero fatti circolare aperti nonostante il
freddo micidiale). Alla fine i partigiani e i soldati russi diventano l’ultimo
dei pensieri per l’esercito tedesco, come sottolineato anche da Brancato
nell’introduzione.
Il fronte orientale segue un manipolo di soldati quasi tutti
reclute (ma c’è anche un veterano che vuole andare a Stalingrado per
ricongiungersi col figlio), troppo poco caratterizzati perché qualcuno spicchi
sugli altri: si nota solamente quello ultranazista con probabili agganci in
alto nelle SS.
La storia, soprattutto per me che
non apprezzo il genere, è la stessa di altre migliaia di film, romanzi e
fumetti, ma Olivier Speltens ha saputo elevare il materiale di base
introducendo dei particolari sulla vita dei soldati evidentemente tratti da
testimonianze dirette, che danno alla serie un tocco quasi documentaristico.
Ai disegni Speltens non brilla
per personalità né per gradevolezza, anche se nel secondo episodio mostra buoni
margini di miglioramento. Non discuto che mezzi corrazzati, aerei e fucili
siano riprodotti con cura certosina, ma alle sue figure umane ne L’inverno russo mancano espressività e
grazia. Oltre al fatto che i colori fatti col computer dallo stesso Speltens
appiattiscono il tutto e lo rendono simile a tanti altri prodotti dello stesso
genere, con tanto di quei leziosi effetti a simulare esplosioni e polvere.
Nel secondo episodio, Il risveglio del gigante, ho notato però
come anticipato sopra un netto miglioramento nella parte grafica che spero possa
continuare o almeno stabilizzarsi su questo standard. Anche dal punto di vista
dei testi e della regia delle tavole Speltens ha fatto progressi e il secondo
episodio si legge con maggior piacere.
Nessun balloon invertito, questa
volta, anche se all’inizio si era indecisi tra Dnepr e Dniepr, ma forse si
possono usare tutti e due. Tanto per lamentarmi un po’ segnalo come il titolo
originale (L’esercito dell’ombra) fosse
ben più evocativo e affascinante dell’anonimo Il fronte orientale con cui è stata ribattezzata la serie, anche se
in effetti il titolo italiano potrebbe costituire un migliore richiamo di
sirena per un eventuale lettore occasionale interessato all’argomento.
Ah, e forse non è la Mondadori ad
avercela con il mio edicolante di fiducia ma il distributore locale, visto che
il precedente I Passeggeri del Vento che tanto mi ha fatto penare
gli è stato chiesto in resa nonostante non gli fosse mai stato inviato…
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recensioni
sabato 9 aprile 2016
Fumettisti d'invenzione! - 97
Mi permetto di integrare il
divertente e interessantissimo volume di Alfredo Castelli con altri “fumettisti
d’invenzione” e simili.
In grassetto le categorie in cui
ho inserito la singola segnalazione e la pagina di riferimento del testo
originale.
LEOPOLDO (LEOPOLDO: LA HISTORIETA PERDUTA)
(Argentina 2014, in
Fierro, © Saccomanno/Mandrafina, fantastico)
Guillermo Saccomanno (T),
Domingo Mandrafina (D)
Leopoldo è un giovane appassionato di fumetti che con l’aiuto di Lutz e
alcuni incontrollabili fenomeni di viaggio del tempo ricostruisce la vicenda di
un fantomatico inedito di Oesterheld e Breccia e con essa la storia della sua
vita e della Storia argentina, finché scopre che anche la sua esistenza è in
realtà un fumetto realizzato da tal Osvaldo Brancato.
KDO CHCE ZABÍT JESSII? (SUPERMAN
VUOLE UCCIDERE JESSIE)
(Cecoslovacchia 1966, commedia
fantastica)
Regia: Václav Vorlícek; sceneggiatura: Václav Vorlícek e Milos Macourek, con Olga Schoberová (Jessie), Juraj Visny (Superman), Karel Effa [Karel Effenberger](cowboy)
Un ingegnere deve risolvere il
problema del sollevamento di pesanti masse di macchinari in una fabbrica: dal
fumetto Kdo chce zabít
Jessii? (letteralmente: “chi vuole uccidere Jessie?”) prende l’idea
dei guanti antigravitazionali indossati dalla protagonista.
Nel frattempo sua moglie ha messo
a punto la tecnica sperimentale del “sogno riparatore”, ideata per rasserenare
il sognatore e tramutare i suoi incubi in sogni piacevoli: questo strumento ha
però la controindicazione di materializzare le cose sognate e così quando
applicherà il “sogno riparatore” al marito che sognava le vicende del fumetto
un cowboy e un cattivissimo Superman arriveranno nel mondo reale per dare la
caccia a Jessie, proprio come nella finzione del fumetto.
Mentre i personaggi “reali”
recitano normalmente, quelli usciti dal fumetto si esprimono con i balloon, che
sono alla base di alcune gag.
Le immagini dei titoli di testa e
il fumetto stesso sono stati realizzati dal fumettista ceco Karel (“Kaja”)
Saudek, fratello del celebre fotografo Jan Saudek.
Pseudofumetto: Le avventure
di Jessie compaiono in appendice alla rivista Technicky Svet (“Mondo Tecnologico”).
Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei;
fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
FUMETTI BIOGRAFICI (pag. 63)
“AUTOBIOGRAFIA”
EN B.D. (AUTOBRIOGRAFIA A
FUMETTI)
(Italia/Francia 1982,
in B.D. Bulle 9, © Eredi Magnus, autobiografia)
Magnus [Roberto Raviola]
Breve storia pubblicata in occasione del Festival di Angoulême per
presentare il lavoro di Magnus al pubblico francese. L’autore spiega da dove
proviene la sua passione per i fumetti e quali sono state le suggestioni (le
macerie del secondo dopoguerra) che ne hanno forgiato l’immaginario.
Fuori tema: fumettisti non d’invenzione: citazioni, caricature, camei;
fumetti biografici; metafumetti e autoreferenzialità; parodie
CITAZIONI, CARICATURE, CAMEI (pag. 61)
KING CITY (IDEM)
(Stati Uniti 2007, © Brandon
Graham & TOKYOPOP Inc., fantascienza, umorismo)
Brandon Graham
Il Cat Master Joe è un po’ ladro,
un po’ spia e un po’ ricettatore e come ogni Cat Master riesce nelle sue
imprese grazie al suo gatto alieno multifunzione. Tornato dopo due anni di
addestramento nella natia King City si trova invischiato in una strana storia
mentre anche il suo vecchio amico Pete e la sua ex fidanzata Anna hanno i loro
bizzarri grattacapi.
In appendice alla serie
propriamente detta compaiono dei contenuti extra o delle storie brevi, nella
maggior parte dei casi opera dello stesso autore, che raccontano la vita da
fumettista di Brandon Graham (e occasionalmente della sua compagna Marian
Churchland). Qualche altro riferimento metatestuale è sparso qua e là nelle
pagine del fumetto.
mercoledì 6 aprile 2016
Il Morto 22: Murder Inc.
Questo nuovo episodio de Il Morto ha stentato a decollare
nonostante la premessa originale e interessante alla sua base. I portinai
dell’enorme palazzone di uffici Torre Magnus si sono inventati un sistema per fare
i soldi: spiano le conversazioni dei vari direttori, amministratori delegati,
ecc. e a seconda delle eventuali acredini (e ce ne sono) offrono i loro servigi
anonimamente come «MURDER Inc.» per eliminare le cause dei “fastidi”.
La prima metà dell’albo si
dilunga un po’ troppo sulla presentazione dei vari personaggi coinvolti, e Peg
(in questo episodio autista di un pezzo grosso) viene chiamato in ballo con il
vecchio e banale trucchetto dello scambio di persona. Quando però si arriva
all’azione anche questo episodio deflagra e pur non essendo tra le storie
migliori de Il Morto alla fine la
lettura è più che soddisfacente, tanto più che il cinismo di Ruvo Giovacca ci
risparmia un lieto fine posticcio proponendone uno più realistico coi “cattivi”
che non vengono puniti ma si limitano a progettare di trasferire la loro
attività altrove. Forse li rivedremo in qualche numero futuro: Norma è un
personaggio molto ben caratterizzato che meriterebbe di tornare.
Anche i disegni di Luciano
Bernasconi mi sono sembrati un po’ sottotono, nonostante la sua prova sia
comunque dignitosa. Molto buona la costruzione della dinamica dell’incidente
d’auto da pagina 56 a
pagina 59.
In appendice la breve storia del
mistero Edizione Straordinaria – Notizie
del domani, in cui Giovacca riprende un canovaccio non originale ma
suggestivo, purtroppo penalizzato dalla resa grafica dilettantesca di Pat Elly.
lunedì 4 aprile 2016
QUIZ
Trovate i tre nomi eccellenti
nell’elenco di quanti vennero giudicati dal Gufo nella sua rubrica (“pagella”
agli aspiranti fumettisti che sottoponevano i loro lavori) su Linus 40 del 1968.
domenica 3 aprile 2016
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