sabato 30 dicembre 2017

Cosmo Serie Gialla 63: La Rapina del Secolo - Come ho fatto fortuna in Francia nel giugno 1940

Ormai non compro più i bonellidi della Cosmo, ma questo titolo mi aveva incuriosito quando l’ho visto sull’Anteprima. Avendo appunto smesso di guardare a quel reparto nelle edicole, sono rimasto stupito nel vedere che nonostante la mole delle uscite non tutti i punti vendita erano riforniti alla stessa maniera, e alcuni non avevano proprio più materiale Cosmo. Ho avuto insomma qualche difficoltà a trovare il numero 63 della Serie Gialla e per questo ne scrivo così in ritardo rispetto alla sua uscita.
La Rapina del Secolo è un noir bello robusto ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, al momento dell’occupazione francese. Un ingente quantitativo d’oro è sfuggito ai controlli della Banca Centrale di Francia, che ha già provveduto a nascondere il resto altrove proprio per evitare che cada in mano tedesca.
La notizia del prossimo trasferimento è trapelata e un gruppo di criminali si organizza per assaltare il furgone blindato con le due tonnellate d’oro.
Questa sporca mezza dozzina è composta da un gangster corso, un pugile specializzato nel finire al tappeto, la “talpa” all’interno della banca, un tedesco in fuga da Hitler e la figlia di un orologiaio/scassinatore che ne ha ereditato l’abilità.
La Rapina del Secolo presenta situazioni larger than life che in un romanzo possono benissimo venire inserite senza risultare ridicole (il lettore se le immagina come vuole) ma che in un fumetto risultano poco credibili o forzate; scopro però dalle gerenze che in origine la sceneggiatura, tratta appunto da un romanzo di Pierre Siniac, era stata addirittura pensata per il cinema, dove sarebbe risultata ancora più esagerata e inverosimile.
La frenesia dell’azione la rende talvolta poco chiara e rimanda proprio a un film fracassone, ma sul finale Nury e Dorison si riscattano con quel’ultima tavola così beffarda – anche se, ancora una volta, forse poco verosimile.
La qualità della stampa è buona, così come i colori di Laurence Croix sono abbastanza netti da non risultare penalizzati dal passaggio al formato più piccolo e a una carta non patinata (anche se le tavole doppie non si leggono con la stessa facilità in formato ridotto e in brossura), ma la parte grafica in generale è deludente e inadatta a un fumetto del genere. I disegni sono infatti troppo caricaturali: è vero che anche quel gioiello di C’era una volta in Francia soffriva dello stesso difetto, ma qui Laurent Astier esagera e ogni tanto non si distinguono i protagonisti l’uno dall’altro, oppure non si riescono a prendere sul serio dei personaggi che hanno delle fattezze grottesche e che invece dovrebbe esprimere autorevolezza o risultare temibili.
Nel complesso la storia non è affatto male, pur con tutte le sue concessioni all’effettismo spicciolo, e inanella qualche colpo di scena ben congegnato, oltre che una valida ricostruzione dell’atmosfera dell’epoca. Ciò detto, sono più che contento di averci speso solo 5 euro.

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