mercoledì 5 luglio 2023

Il Corriere dei Piccoli - Una supernova tra le riviste d'autore

Il sottotitolo del volume è ingannevole: non si tratta di una storia de Il Corriere dei Piccoli e nemmeno la proposta di una teoria che voglia far risalire la nascita del fumetto d’Autore a una fase dell’esistenza della rivista – il fumetto «d’autore» viene citato di sfuggita solo due volte. Anche la presentazione in quarta di copertina sembra essere stata scritta per un altro volume: questo fornisce semplicemente la cronologia ragionata e critica dei fumetti (e di alcuni romanzi) pubblicati nelle sedici annate che vanno dal 1961, quando la direzione del giornale passò a Guglielmo Zucconi, fino al fatidico 1976 che ne vide la trasformazione in CorrierBoy. Di supernova, a voler essere puntigliosi, non c’è poi la minima traccia.

Per catalogare le varie opere Andrea Carta ricorre a una categorizzazione opinabile, come lui stesso ammette, in base alla quale certi fumetti rimangono esclusi (come Ernie Pike che comparve solo una volta, Lo Zoo Pazzo che viene considerato alla stregua di una raccolta di barzellette e i personaggi tratti dalla televisione perché appunto di origine televisiva). L’autore elabora anche la definizione di “pseudoliberi” per quegli episodi isolati che, pur facendo parte di una collana-ombrello, sono storie autoconclusive: La Parola alla Giuria, Uomini Contro, ecc. I motivi di queste scelte sono abbondantemente spiegati, cionondimeno mi resta il sospetto che alcune inclusioni o esclusioni siano state fatte col proposito di toccare proprio quota 100, il Re di Picche di Bottaro viene ad esempio ricordato per essere stato principalmente un “ponte” pubblicitario verso Il Corriere dei Piccoli quando comparve anche su quello dei Ragazzi.

Il volume è una lettura piacevole, interessante e approfondita, in cui Carta profonde anche una buona dose di umorismo, soprattutto nelle didascalie e nelle note. Chiaramente non mancano le curiosità, ad esempio non sapevo che la causa della crisi della rivista che porterà alla sua trasformazione in CorrierBoy fu la svolta a sinistra decisa nel passaggio dal Corriere «dei Piccoli» a quello «dei Ragazzi», che avrebbe allontanato i giovani lettori e soprattutto i loro genitori. Molto interessante anche il mistero (svelato) sulle origini e sul perché della mancata ripresa de La pattuglia scomparsa. È evidente inoltre la grandissima passione di Carta per l’argomento, cosa che però finisce per penalizzarlo dal punto di vista metodologico. Il suo amore per il fumetto franco-belga classico contrapposto a molte delle altre proposte della rivista è ribadito, sottolineato, evidenziato e ripetuto talmente tanto da sfiorare quasi il fanatismo degli estimatori di Frank Miller e Jack Kirby (ma loro, poveretti, non hanno mai conosciuto altro). Mi sembra inoltre che critichi più per partito preso che per ragioni oggettive l’introduzione delle serie a episodi al posto delle storie a puntate invise ai lettori (attribuendo a questa scelta della redazione i prodromi del crollo qualitativo della testata): infatti quando ammette che questa impostazione non inficia la qualità di Altai & Jonson deve ricorrere alla desueta formula dell’“eccezione che conferma la regola”, che di per sé non vuol dire nulla e che serve solo per giustificarsi quando viene scoperta una falla nella metodologia usata – tra l’altro pensavo che ormai nessuno usasse più quell’espressione.

Carta non dimostra alcun timore reverenziale verso i Maestri e i Classici mentre esibisce un grande coraggio nel non adeguarsi ai cori di critiche ecumenicamente positive. A farne le spese è anche Valentina Melaverde, di cui non nega però le qualità. Ovviamente la sua schietta onestà è molto lodevole non scadere nell’agiografia, ma spesso si esprime con termini esagerati tanto che in molti casi certe affermazioni sembrano più che altro delle provocazioni. È pacifico che l’ultimo Pratt non fosse ai livelli grafici di venti o trent’anni prima, ma come si può definire «approssimativo» il suo tratto su Anna nella Jungla, che è forse il suo lavoro più curato? Pur non amando Micheluzzi, non trovo molto elegante dire che «solo molti sforzi rendono passabile» il suo disegno. Carlos Gimenez è «modesto» solo in Dany Futuro o Carta lo considera in generale uno scalzacani? Al povero Alessandrini viene poi riservata un’annotazione impietosa riferendosi alla serie Anni 2000: «dopo questo buon inizio, non riuscirà a migliorare il suo disegno più di tanto»! Forse voleva essere un complimento per segnalare quanto Alessandrini fosse bravo già cinquant’anni fa, ma dimostra di non conoscere le sue derive moebiusiane ne Il Maestro o quelle umoristiche in Planet Arium e Anastasia Brown o la sua linea chiara (poi rimpolpata di neri) de L’Uomo di Mosca. Nessun dubbio, invece, sul fatto che Carta non sopportasse Mario Uggeri.

Tutte queste considerazioni molto personali tolgono ogni valenza accademica al volume (nelle schede dei fumetti sono addirittura presenti delle valutazioni espresse in stelline), cosa che probabilmente non voleva nemmeno avere, ma si rimane un po’ perplessi nel vederlo inserito nella stessa collana che ospita Eccetto Topolino e Jacovitti – Sessant’anni di surrealismo a fumetti.

L’elenco dei fumetti è inframmezzato comunque da introduzioni dall’approfondito approccio storico, in cui con grande scrupolo documentaristico Carta segnala le variazioni di formato, foliazione e politica editoriale. Solo che nel conclusivo capitolo 6 «last but not least» si dà la zappa sui piedi da solo dimostrando forse che oltre a queste sedici annate del Corriere dei Piccoli/Ragazzi di fumetti non deve averne letti molti altri, ricorrendo a internet e alle sue scempiaggini per recuperare qualche tassello. La rivista L’Eternauta non chiuse affatto nel 2000, ma col numero 148 del 1995 (la testatina venne mantenuta nei successivi volumi monografici per questioni d’opportunità), e se veramente la sua «agonia» fosse dovuta alle dichiarazioni di Oreste del Buono sulla qualità della “Linea Latina” rispetto a quella francese (ma limitata alla sola linea chiara, se ben ricordo) sarebbe stata ben lunga, durando 15 anni!

Corto Maltese, poi, non mi pare proprio che abbia pubblicato fumetti «naif» o «sperimentali»… sì, certo, da quelle pagine transitarono anche Benicio Nuñez e Jô Oliveira, che alla pittura naif possono essere associati, ma la loro presenza fu assai sporadica. Se con naif Carta voleva intendere prodotti ingenui e dilettanteschi si potrebbe ricordare quel fumetto assai bruttino su Arthur Rimbaud e forse Fan di Rosco non era adattissimo alla rivista, ma anche l’inesperta Nives Manara a un certo punto si sarebbe fatta onore. Di sperimentale poi cosa ci sarebbe stato? Madaudo, subito sparito? Muñoz e Sampayo, già abbondantemente “digeriti” dal pubblico della Milano Libri?

A integrare l’elenco delle serie ci sono delle interviste a Mino Milani, Alfredo Castelli e Sauro Pennacchioli e delle appendici sugli Albi Ardimento e Sprint e sull’effimera Zack Avventura, oltre all’elenco delle dieci storie più meritevoli del periodo preso in esame secondo l’autore.

L’edizione è molto curata (non come in altri prodotti analoghi), grafica e impaginazione sono buone e non ci sono praticamente refusi – o nulla che infici la lettura: non è difficile capire cosa si intenda con «invisbile» e se a una data manca il numerale dell’anno di pubblicazione lo si evince da quelli precedenti o successivi. Un indice analitico però ci sarebbe stato proprio bene.

Una nota di merito al copertinista Sebastiano Barcaroli che ha realizzato un’immagine sintetica ed elegante, sintesi ed eleganza che evitano problemi con i detentori dei diritti delle immagini dei personaggi raffigurati, sapientemente stilizzati.

Forse in altri tempi mi sarei incazzato per aver speso 25 euro per un volume che si finge qualcos’altro, ma in un periodo di magra anche questo va bene. Inoltre come dicevo sopra lo stile di Carta è piacevole e gli aneddoti sono simpatici. Se però cercate «La storia della prima rivista di fumetti italiana» (come promette lo strillo in quarta di copertina) dovete cercare altrove.

4 commenti:

  1. " ...ripetuto talmente tanto da sfiorare quasi il fanatismo degli estimatori di ... Jack Kirby (ma loro, poveretti, non hanno mai conosciuto altro)"
    Grazie, buon uomo :D

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    1. Ma tu non sei un fanatico, dai, e di fumetto ne conosci.

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  2. Ho appena saputo che è morto Francesco Coniglio.

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