lunedì 7 ottobre 2024

Corriere dei Piccoli (n. 1?)

Tutta colpa mia. L’editore ha messo bene in chiaro di cosa si trattava con la grafica, lo strillo in alto a destra e soprattutto la didascalica quarta di copertina. Figurarsi che ho persino chiesto all’edicolante di poterla sfogliare prima per sincerarmi che non fosse stampata sulla cartaccia di Comics Cult (non lo è). Non ho scuse, insomma, e non dovevo aspettarmi di leggere approfondimenti su Spaventa Filippi o sulle giustificazioni pedagogiche che portarono alla cancellazione dei balloon originali o sui meccanismi editoriali che permisero la collaborazione di autori internazionali alla testata o chiarimenti sui disegni di Squadra Zenith (proprio tutto di Breccia o c’entrava anche Lito Fernendez?). Questa scintillante rivista brossurata di grande formato si occupa solo di un periodo circoscritto del Corriere dei Piccoli, concentrandosi quasi esclusivamente sul boom dei manga nelle loro varie versioni: apocrifi, originali e anime comics artigianali dei cartoni animati.

Dopo una rapida introduzione alla storia della rivista a firma Luciano Costarelli sfilano interviste e approfondimenti sui vari aspetti dell’oggetto dell’analisi (non immaginavo che Lady Oscar avesse avuto una vita editoriale e televisiva così tormentata), inframmezzati da rapidi flash su curiosità e argomenti satellitari talvolta molto specifici, come i poster e le versioni “fumettate” di film e telefilm e le riduzioni di cartoni animati non giapponesi. D’altra parte le pagine sono 112 e per quanto l’apparato grafico sia sovrabbondante bisogna pur riempirle.

Il mio interesse è molto vicino allo zero, ma riconosco che la passione dei redattori è palpabile, come immagino la loro competenza e lo scrupolo filologico. I contributi più consistenti li portano Costarelli, Fabrizio Ponciroli e Thomas e Silvia Saccani.

Devo dire però che questo speciale mi ha riservato delle sorprese inaspettate, grazie principalmente alle interviste agli operatori del settore (ce n’è anche una a un collezionista). Non avrei mai detto ad esempio che Yoshiko Watanabe avesse collaborato con l’Eura sin dagli albori di Lanciostory, decenni prima di Midori Yamane su Uncanny Valley. Apprendo inoltre che la sceneggiatrice Mara Dalla Libera in realtà non è mai esistita, essendo uno dei tanti pseudonimi di Cristiano Zentilini. E chi diavolo era il «copertinista ufficiale» di Lanciostory e Skorpio citato da Andrea Mantelli che arrotondava disegnando anonimamente le copertine di La Banda TV?

Completano la rosa degli intervistati il multiforme sceneggiatore Giorgio Pelizzari, il creatore dei Ronfi Adriano Carnevali e Giuseppe Calzolari che produsse il diario di Atlas UFO Robot.

Come già detto, la presenza di immagini è sovrabbondante, forse anche eccessiva per chi come me non ne riceve alcuno stimolo mnemonico (eppure sicuramente ho avuto per le mani qualche numero di quegli anni), e per rispettare il generoso menabò i redattori hanno abbracciato anche argomenti non strettamente legati al Corriere dei Piccoli, come la storia delle riviste nate appositamente per cavalcare l’onda dei cartoni animati e il ricordo del robottone autarchico a cui Bianconi dedicò una testata oggi di culto ma di scarso successo. In appendice vengono presentate delle «(post) recensioni» che analizzano numeri singoli di testate diverse. Un’idea simpatica, ma visto che occupano ben dodici pagine è difficile non pensare che siano state messe lì per allungare il brodo. Altra curiosità anche qui, comunque: lo stralcio del Pinocchio transitato su TV Junior è la cosa migliore che abbia mai visto di Daniele Panebarco.

Questa uscita monografica non è scevra da piccole imperfezioni (il criterio con cui sono elencati «gli anime femminili» è alfabetico, non cronologico come dichiarato: questo mi ha un po’ confuso; ovviamente le copie vendute di La Banda TV furono 80/90.000 a settimana e non «80/90»; «deux» ex machina sarà un omaggio al recente film del Joker?) ma mi sembra molto ben confezionata e più che esaustiva, per quanto Kazonga avrebbe meritato almeno la citazione. Non posso quindi dire che siano stati proprio 12,90 euro buttati, anche se limitare la parte illustrata e quindi ridurre la foliazione avrebbe portato a un minore esborso. Dal codice a barre si evince che questo è il primo numero di una testata bimestrale e forse ci sarà tempo e modo per leggere altre monografie su periodi del Corriere dei Piccoli di mio interesse.

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