H. P. Lovecraft incontra Charles Dickens in questo fumetto per cui nutrivo una certa aspettativa. È il 15 marzo del 1937 e lo scrittore sta per passare a miglior vita in ospedale, devastato da un tumore all’intestino. Fa però in tempo a ricevere la visita di alcuni fantasmi del suo passato (o della sua fantasia): Randolph Carter, la moglie Sonia, Harry Houdini. Vengono così messi in scena dei lunghi dialoghi in cui si ricostruisce la sua vita in uno di quegli huit clos che piacciono tanto ai francesi; ma gli autori Romuald Giulivo e Jakub Rebelka sono più avvezzi al mercato statunitense, e purtroppo si vede. Il susseguirsi di aneddoti, ricordi e curiosità avrebbe trovato la sua dimensione ideale a teatro e non in un fumetto che abbisogna di un minimo di trama e di sviluppo. Oltretutto, le tavole a fumetti vengono inframmezzate da testi interamente scritti, che appesantiscono ancora di più il tutto e avrebbero tratto beneficio da un lettering più leggibile in cui le “s” non fossero così simili alle “a”.
Grazie a dio, a circa due terzi dell’opera questa sembra imboccare una direzione: Nyarlatothep illumina Lovecraft che decide di riscrivere la sua vita per non passare ai posteri come il reazionario razzista e misantropo che sicuramente fu, immagine però esagerata da molti. Poco importa, comunque: L’ultimo giorno di Howard Phillips Lovecraft continua a inanellare aneddoti e vaghe disquisizioni sulla letteratura senza riuscire a coinvolgere il lettore con una trama che sia una, ostentando citazioni e comparsate eccellenti da Jorge Luis Borges a Stephen King, da August Derleth ad Alan Moore. Magra consolazione che l’ultima ventina di tavole sia quasi interamente muta, il gioco è sempre quello di sfidare l’appassionato di Lovecraft a trovare i riferimenti alla sua vita e a stupirlo con le trovate che Giulivo si è inventato, come il parallelo tra la sua fine e quella di Edgar Allan Poe. In sostanza non si tratta di fiction narrativa, per quanto si sforzi di sembrarlo con le allucinazioni del protagonista e i personaggi che spuntano dal nulla, ma è solo un gioco con gli estimatori del Solitario di Providence che si divertiranno ad ascoltare per l’ennesima volta aneddoti che nella maggior parte dei casi conoscono già.
Alla fine la postfazione di François Bon è la parte più interessante del volume se non altro per la ricchezza di curiosità che non conoscevo: non sapevo ad esempio della paraculaggine di Alfred Hitchcock che comprò i diritti di Psycho da Robert Bloch sotto falso nome per pagarglieli di meno. Nelle ultime pagine del volume c’è anche una galleria di studi preliminari e altri lavori di Rebelka, ma col suo stile sospeso tra velleitaria autorialità e caricatura (e con troppo computer di mezzo) non mi pare sia nulla di irrinunciabile, tanto più se i suoi appunti in polacco non sono stati tradotti.
La fantasiosa versione a fumetti della vita di Lovecraft di Hans Rodionoff ed Enrique Breccia è nettamente migliore di questa, sia come testi che come disegni, e il paragone col Providence di Moore e Burrows è ancora più umiliante. Da non esperto di Lovecraft mi ha poi stupito l’assenza nelle molteplici citazioni di Michel Houellebecq che gli aveva dedicato il saggio Contro il mondo, contro la vita incentrato proprio sui suoi ultimi giorni.
L’edizione saldaPress è molto bella con la sua patinata opaca, la solida copertina cartonata e i fregi dorati in rilievo. Forse però una revisione in più sarebbe stata d’uopo: o il numero 47 che si ripete al posto del 46 nel conto alla rovescia di pagina 100 è una citazione che non ho colto?
Boh, se non sbaglio HP aveva 46 anni quando è morto, 47 come millesimo.
RispondiElimina"Contro il mondo contro la vita" è un testo molto controverso che a molti esegeti di HP non è piaciuto.
Figurati cosa glie ne fregava a HP di non passare per razzista (e a Nyarlatothep di "illuminarlo" in proposito).
Stai Giulivo, Luca, buona Pasqua. Iä! Iä! Cthulhu fhtagn!
Ehi, non male come interpretazione del doppio 47.
EliminaDell'Houellebecq ricordo solo che diceva che quando era in ospedale HPL fu un paziente modello che non si lamentò mai. Ricordo che era un libricino assai veloce da leggere, lettura da treno come fu.
Buona Pasqua anche a te, sii Rebelka.