Probabilmente I Signori del Caos
è il primo gioco di ruolo realizzato e prodotto in Italia, “probabilmente”
perchè le informazioni non sono proprio sicure al 100% e in epoca di tirature
condominiali e di scarsa attenzione alle gerenze non era facile risalire
all’effettiva data di uscita di un prodotto, soprattutto se i contenuti dei
boxed set venivano poi riciclati per eventuali riedizioni successive.
Su internet si trovano ancora siti o interventi in forum che citano Kata Kumbas come primo gioco mai creato
interamente in Italia e quindi uscito per primo, ma ormai pare assodato che I Signori del Caos vide la luce nel 1983
e Kata Kumbas, indipendentemente
dalla data effettiva di realizzazione, fu distribuito solo nel 1984.
Nonostante la scarsità di mezzi e le inevitabili ingenuità (quelle che
oggi, a distanza di trent’anni, sembrano ingenuità), I Signori del Caos non è affatto un gioco disprezzabile; nonostante
voci molto autorevoli del settore ludico italiano insistano nel definirlo
semplice riscrittura del classico Dungeons
& Dragons (sciocchezza di cui Wikipedia
si è appropriata), per l’epoca il sistema di gioco era innovativo e anche
l’ambientazione, per quanto il melange
di Tolkien e Grecia Classica fosse un po’ stridente, non era affatto banale.
A quanto pare I Signori del Caos
ebbe un certo successo: l’affermazione del prodotto permise la creazione di un
altro gioco di ruolo, I Figli
dell’Olocausto, e gli fu perfino dedicata una fanzine. Chiaramente, non mancarono
moduli e supplementi, pur se non tutti quelli annunciati videro la stampa. Come
“atlante” geografico la Black-Out pubblicò Arret
(settembre 1988?), un curioso supplemento formato da due scatole che, oltre a
una mappa enorme e ai nuovi manuali con le regole, presentava anche degli
interessantissimi “game props” (e finalmente arrivo al nocciolo del post!):
affidate alle matite di Giorgio Montorio e Roberto Bonadimani, c’erano delle
belle illustrazioni sciolte stampate su carta semitrasparente ad alta grammatura.
Presentati giustamente come veterani del fumetto, i due disegnatori hanno
realizzato qualcosa di veramente ottimo. Il loro lavoro è apprezzabile anche in
virtù del fatto che nessuno dei due aveva probabilmente nemmeno un’infarinatura
vaga dell’iconografia dei giochi di ruolo, e quindi dettero delle
interpretazioni assolutamente personali di razze e tipologie di personaggi che
un giocatore era abitutato a “vedere” in ben altre maniere più stereotipate.
Arret diventa un inconsapevole punto di contatto
tra il fumetto più popolare (Montorio tra le altre cose proveniva da Diabolik, e realizzò una breve serie
proprio su Le Amazzoni, soggetto
principe delle sue illustrazioni) e quello più autoriale (Bonadimani realizzava
fumetti solo per il proprio piacere, senza mai abbandonare il suo posto di
lavoro forse anche per non sottomettersi alle logiche commerciali del settore
fumettistico).
Ecco qualche esempio:
(Roberto Bonadimani aveva già fatto capolino nella scatola base de I Signori del Caos – almeno, nella
versione che ho io – ma in quel caso si trattava probabilmente della riproposta
delle immagini di un portfolio)
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