Questo 2015 fumettistico è stato un anno piuttosto importante visto che abbiamo assistito a degli eventi come l’uscita dell’ultimo episodio di Ken Parker e il Tex disegnato da Eleuteri Serpieri, per non parlare di riprese eccellenti e forse insperabili fino a poco tempo fa come quelle di Corto Maltese e di Sandman – mentre per Kriminal sembra che ci sarà ancora da aspettare.
La Bonelli sta sfornando novità a tutto spiano e la BéDé non è mai stata così presente in edicola e fumetteria come nel 2015, oltretutto con buona varietà di formati (anche se alcuni a quanto pare già bocciati dai lettori). Le edicole, poi, hanno traboccato come non mai di collaterali e allegati di ogni scuola e latitudine, pur se in alcuni casi non si è riusciti ad andare avanti oltre a quanto preventivato.
Se questa situazione sia il segnale di una ripresa o solo un ultimo azzardo rantolante prima della dipartita definitiva del fumetto in Italia lo scopriremo ovviamente solo nei prossimi anni.
Il Meglio
1
Caravaggio 1. Un capolavoro. “Meno” capolavoro di quanto avrebbe potuto essere senza l’intrusione del computer, ma pur sempre un capolavoro.
2
S.O.S. Felicità. Era ora. Grandioso.
3
Le Armi del Meta-Barone. Spettacolare. Certo, rimane il rimpianto per quello che Jodorowsky e Charest avrebbero potuto fare se la saga si fosse concretizzata come tale.
4
La ristampa anastatica di Linus allegata a Repubblica. È stato emozionante assistere al Big Bang delle riviste di fumetto d’Autore ma lo è stato anche vedere come siano cambiate la società e la cultura italiane in cinquant’anni. A quanto pare non sono l’unico ad aver apprezzato visto che la collana continua: speriamo che la si possa leggere ancora a lungo.
5
Alix. Una grandissima riscoperta. Avevo qualche pregiudizio su questo classico della BéDé, che ho felicemente scoperto essere del tutto infondato. La frammentazione spezza-continuity adottata dalla Mondadori appare veramente poca cosa adesso che c’è la certezza che la saga non continuerà. Forse un costo percepito come alto rispetto a quello di altri prodotti simili (e oltretutto da pagare ogni settimana) avrà avuto il suo peso associato a un personaggio che in Italia è praticamente sconosciuto. Veramente un peccato.
6
Il figlio clandestino in Don Camillo a fumetti 10. Uno spettacolo. Che Claudio Villa sia un mostro di bravura è risaputo, ma qui è riuscito addirittura a rendere iperrealisti dei personaggi dalle fisionomie inventate, rendendole con incredibile fedeltà!
7
Gli episodi di Ric Roland dagli anni ’80 in poi. Istintivamente avevo intuito che sarebbero stati migliori di quelli precedenti e in effetti, pur nell’eterogeneità dei contenuti (e talvolta con l’impressione che le canoniche 44 tavole fossero troppo poche), ci ho preso.
8
Battaglia. La sorpresa del 2015, anno che oltretutto ha chiuso con la sua storia migliore.
9
All’ombra del campanile rosso di Ramello e Cuneo su Il Giornalino. Più una conferma che una rivelazione. In assenza di altre serie italiane altrettanto incisive è la proposta che gradisco di più del settimanale. Personaggi molto simpatici e caratterizzati, storie interessanti e abbastanza originali, situazioni spesso esilaranti e trovate anarcoidi che a volte non mi aspetterei di trovare su Il Giornalino. I disegni sono dinamici, espressivi e molto curati, perfettamente in linea con il tono un po’ surreale di certi episodi (mi sfugge però perché Cuneo disegni le mani chiuse senza distinguere le singole dita – l’effetto finale ha un che di inquietante).
10
Non ti scordar di me ne I Nuovissimi X-Men 20. Niente di che, ma rispetto agli altri lavori di origine statunitense un simpatico gioiellino con uno spunto carino e (incredibile a dirsi) originale. Anche qui si cade nel viziaccio che avevo evidenziato l’anno scorso proprio per una storia dei Nuovissimi X-Men, cioè l’attenzione più rivolta al discorso che alla storia, ma in fondo è una scelta giustificata dalla trama.
Detto questo, nel 2015 la testata ha intrapreso una china discendente. Le storie mi sono sembrate sempre meno ispirate, Mahmud Asrar è bravo ma non è Immonen, Ciclope è un fumetto per ragazzi(ni), crossover e team-up sono stati noiosi e le fotografie sovraesposte di un jaeleeggiante Sorrentino non mi hanno convinto.
Con il post-Secret Wars all’orizzonte penso che sarà il momento giusto per staccare.
Il Peggio
1
Il Segreto di Compleanno in C’era una volta FABLES 19. Madonna che schifo i disegni di Aaron Alexovich. A parte la felicissima parentesi di Lan Medina (che purtroppo si è rivelata appunto solo una parentesi) Fables non ha praticamente mai brillato per la bellezza del suo comparto grafico ma qui si esagera. Questo stile graffiti/deformed/kawaii reso ancora più sgradevole dalla pessima qualità di stampa mi ha fatto desistere dal leggere quell’episodio.
2
Giovanni Paolo II – Karol il Grande. Uscito nel 2014, trovato per caso in fumetteria quest’anno e acquistato per i disegni di Toppi. Non è probabilmente la prova migliore del Maestro (ma avercene), però i testi di Pagot sono interessanti e coinvolgenti nonostante i necessari presupposti agiografici e quindi un’inevitabile staticità enunciativa della narrazione. Lo metto nel Peggio del 2015 perché è il volume stampato peggio di tutti quelli che ho visto nella mia vita – e ne ho visti.
Pazzesco, le scansioni sono state così approssimative o poco risolute (si dice così?) da rendere persino ostico leggere il lettering. O meglio, non proprio ostico: le lettere si distinguono ma è come vederle dall’oculista quando ti mette sugli occhi le lenti graduate. Questo solo per il lettering, figuratevi il resto. Oltretutto in generale il volume denuncia alcune carenze nella cura: nella sola introduzione Stefano Gorla inciampa in un Giovanni «Polo» invece che «Paolo» e soprattutto commette un errore grammaticale scrivendo «buon sciatore» e non «buono sciatore».
Io come ho scritto ho preso il volume solo per Toppi, e sono rimasto un tantinello infastidito: non mi stupirebbe se qualche lettore credente fosse rimasto offeso dalla poca cura dedicata al protagonista della storia.
3
Multiversity. La proverbiale montagna che ha partorito il topolino. Non che sia proprio orrendo, ma mi aspettavo molto di più di un semplice tour guidato tra le nuove terre alternative della DC Comics risolto con una megarissa. Pax Americana, poi, è puro velleitarismo e mi sfugge se il gioco del fumetto-nel-fumetto-nel-fumetto del sesto episodio volesse essere umoristico o didattico, ma in entrambi i casi con me non ha centrato l’obiettivo.
Il numero 3 mi è arrivato con mesi di ritardo e se non fosse arrivato sarebbe quasi stato meglio. A conti fatti, meglio ancora sarebbe stato se non fossero arrivati nemmeno quelli successivi.
4
Colorado. Non ricordo di aver mai percepito in un altro fumetto una sensazione così netta di progressivo, ineluttabile e costante abbassamento della qualità grafica. Pur rimanendo un western con tutto lo strascico di stereotipi e banalità che ne consegue, la storia aveva degli spunti che potevano rendere la lettura interessante, ma i disegni si sono rivelati un continuo calando e non sono riuscito ad andare avanti oltre il terzo episodio.
5
Sam Zabel e la Penna Magica. Non è esattamente un brutto fumetto, più che altro è di un’ingenuità spiazzante. L’immaginario di Dylan Horrocks sembra essere rimasto fermo a mezzo secolo fa, così come anche la sua cultura fumettistica. E in sè il soggetto è alquanto banalotto e anche infantile. Piuttosto pesanti (per non dire irritanti), inoltre, gli inserti filosofici sul medium fumetto e soprattutto i facili moralismi di Horrocks, per fortuna limitati a un paio di occasioni.
Va poi detto che come disegnatore è senz’altro migliorato rispetto al seminale Hicksville, ma non brilla certo per la ricercatezza del suo disegno. Che poi... la Bao pubblica questo volume in un formato più grande di quello che la Black Velvet adottò per Hicksville mentre relega La Lega degli Straordinari Gentlemen a un formato ridotto. Mah.
Buon 2016!