Questo terzo episodio del nuovo
Ric Roland è più convincente del primo,
ma non al livello del secondo.
In concomitanza col Natale, qualcuno si sta divertendo a disseminare nei grandi
magazzini parigini una falsa guida tascabile attribuita alle edizioni Marabout
(che dai ringraziamenti parrebbero esistere veramente), che elenca vari metodi
per assassinare il prossimo e farla franca. La cosa ha portato a un’impennata
di omicidi, che hanno toccato quota 77. Per quanto il numero sia probabilmente
simbolico (77 sono le avventure originali di Ric Hochet, giusto?) l’iperbole rimane inverosimile, né mi risulta
che Il Manuale del Killer Professionista
allegato a Frigidaire abbia portato a
conseguenze simili. Ric parte comunque alla volta del Belgio, sede delle
edizioni Marabout, per indagare insieme a Nadine.
Chiaramente non ha molto senso
rimproverare alle storie del “nuovo” Ric Roland le derive flamboyant ed esagerate, visto che sono alla base dell’operazione,
ma all’ennesima battutina sarcastica detta in circostanze improprie (ad esempio
dopo che gli hanno fracassato l’auto con lui dentro) è inevitabile leggere il
fumetto con un certo distacco. Oltretutto, secondo il canone stabilito da
Zidrou, in questa serie Michel Vaillant è un personaggio reale.
Lo sceneggiatore ha anche voluto
giocare col lettore introducendo inizialmente delle false piste: solo a pagina
21 viene definito il perimetro entro il quale si svolgerà l’avventura. Oltre a
dare un senso di spaesamento, o almeno di sospensione, questa scelta ha portato
a un’accelerazione sul finale per rimanere nelle canoniche 54 tavole dell’albo.
E la rivelazione finale del colpevole non è che sia così geniale né
apparentemente del tutto plausibile considerati gli attori in gioco e le loro
relazioni. Per fortuna c’è un secondo finale che scioglie sarcasticamente uno
dei fili conduttori dell’inizio (niente di troppo originale, comunque) e un
terzo che forse vuole puntare il dito contro la morbosità delle masse.
Per il lettore franco-belga
sicuramente la ricostruzione scrupolosa dell’atmosfera fine anni ’60 (o siamo
già agli inizi dei ’70?) rappresenterà un bel tuffo nel passato e quindi un
pregio, così come le molteplici citazioni fumettistiche disseminate nella
storia (compaiono uno Charlier, un Denayer, ecc.) ma per un lettore italiano
questo aspetto emotivo sarà molto più rarefatto se non inesistente.
Per quel che riguarda la parte
grafica, Simon Van Liemt è veramente un grandissimo fumettista, ma non è
altrettanto grande come disegnatore. Nelle sue vignette c’è tutto quello che deve
esserci, i personaggi sono posizionati esattamente nel posto giusto e sono
sempre molto espressivi. La lettura insomma procede spedita e fluida ma il
disegnatore (che si concede anche il bel virtuosismo della splash page a pagina 48) non si è profuso molto in dettagli e
talvolta ha indugiato un po’ troppo nel caricaturale. Chiaramente questo stile
è perfetto per creare l’atmosfera vintage
che le Nuove Inchieste vogliono evocare, e anche i colori di Cerminaro
assecondano quest’ottica, ma non credo che il risultato finale sarebbe stato
sminuito se Van Liemt avesse messo qualche particolare in più negli sfondi,
avesse fatto maggiore attenzione ad alcune proporzioni anatomiche o avesse
optato ogni tanto per una inchiostrazione meno grassa e coprente.
Nel complesso Come realizzare un omicidio perfetto è una
lettura piacevole, anche se parte un po’ in sordina e bisogna stare al gioco
degli autori.
Siamo persone proprio diverse sebbene legate dallo stesso amore senza riserve per il medium, perchè ti confesso che leggerei Ric Roland ed il Manuale di Manuntenzione del Frigor di Gail Simone ( riferimento secchioncello ndr ) solo se fosse disegnato da Art Baltazar o Mike Kunkel o Bill Morrison in stile Simpson. Tante zucche tante sentenze, grazie al cielo. Ciao. Graziano
RispondiEliminaNever the end.
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