In questo fumetto di Grant Morrison c’è poco o nulla, il che per alcuni potrebbe pure essere un pregio. Si tratta semplicemente di una storiellina horror mista a un vago romanzo di formazione, condita di elementi pop che faranno felici i lettori più attempati ma che diranno poco a chi non è stato bambino in America negli anni ’70. Il mistero del posto in cui nessuno può morire si è già visto altre volte e il mostro alla base della storia non è molto affascinante, anzi un po’ ridicolo. E il finale è un tripudio di buoni sentimenti. A volte i dialoghi sono prolissi e la storia è molto lineare, per cui credo che buona parte dei testi si deva ad Alex Child. Le quattro protagoniste sembrano essere state create per soddisfare più fette di pubblico possibili: August (carina) soffre per l’abbandono del padre, Rylee è sovrappeso, Cora è una messicana nictofoba e Jennie una ragazza di colore che sogna di fare l’astronauta. August è una discreta ribelle e le ragazze fumano, né mancano riferimenti a droghe varie, ma il sesso (figuriamoci!) è del tutto assente.
Un fumetto assolutamente trascurabile, in cui il nome di Morrison serve evidentemente solo a spacciare una storia banalotta e consolatrice. E in ogni caso i disegni cartooneschi di Naomi Franquiz sono del tutto inadatti per un fumetto horror.
Nessun commento:
Posta un commento